I. Chi non sa cantare bene, deve urlare quando io sento le limpide armonie della primavera e [quando] i prati sono ovunque variopinti e la rugiada mattutina mollemente s’espande sull’erba presso il salice.
II. Io non oso manifestare visibilmente il mio amore, ma neppure posso cessare di amarla, ora che si vedono fatui seduttori amoreggiare e che i falsi amanti si comportano slealmente e il loro amore inganna ed illude.
III. Non c’è re o imperatore che osi aiutarla ad indossare il mantello screziato o fare alcunché per ottenerne ricompensa. La notte però mi rende felice, quando in sogno mi sembra di stringerla fra le braccia.
IV. Laggiù alla sua dimora andrò furtivamente, rischiando come andassi per mare; se di me non s’impietosisce, sarà come battere il ferro freddo. Infelice! Tanto la vado supplicando senza averne alcuna gioia.
V. Se la mia amica non vuole amarmi, dica almeno, poiché io l’amo, se potrebbe farlo un giorno: quanto a me, le sono sottomesso, cortese sarò se mi accetta, sincero quando altri mentisca.