I. Io debbo ben cantare con animo sincero (o anche con perfetto amore) d’inverno così come faccio d’estate, come è ragionevole; onde col freddo voglio fare una canzone gaia, come quando in primavera mi prende desiderio di cantare, poiché la rosa assomiglia a colei di cui canto, e parimenti la neve ha lo stesso aspetto di lei: perciò in ambedue [le stagioni] io debbo cantare per amore di lei, tanto fortemente la rosa e la neve mi fanno ricordare [lei].
II. Al disopra di tutti (ossia più altamente di tutti) io amo una donna nobile e ricca di virtù, per cui ho bisogno sempre di un nobile cuore per ben amare, poiché la «misura» ammonisce che si abbia l’animo adeguato alle azioni che si intraprendono; e siccome io ho concepito per lei un amore tale, comunque vadan le cose, che tutti gli altri amanti hanno dame poste più in basso della mia, il mio animo aspira a superare i perfetti [amanti] nel ben amare e i più valenti, se posso, nell’agire nel miglior modo.
III. Quando ben considero nel mio alto pensiero quale è colei a cui mi concedo e mi dono, tanto l’amo, poiché supera tutte le donne leggiadre che vi sono, che riguardo all’amore tengo ciascuna donna in nessun conto, e che non conosco alcun’altra al mondo tanto pregiata di cui io prendessi piacere giacendo [con lei] e baciando[la], così che io non voglio punto assaporare alcun frutto, per cui la dolcezza potesse mutarsi per me in amarezza.
IV. Odio gli specchi, perché troppo mi sono dannosi riguardo a lei, che mi fa languire nella sua prigione. Quando ella guarda il suo corpo e il suo viso, pensando quale è (ossia quanta è la sua bellezza), poco stima il mio tormento, e allora gli occhi le vanno calando (ossia facendo penetrare) nel cuore l’orgoglio per cui disprezza il mio amore: tanto mi tiene a vile e tanto tien cara se stessa, poiché è (letteralm. vive) senza pari in pregio e in bellezza.
V. E chi fa tutto ciò che può di bene, servendo la sua donna, secondo che prescrive la legge dell’amore, può sicuramente chiederle la ricompensa, e colei deve ben dargliela, se comprende (o anche se ascolta) la legge dell’amore: e quindi io ne prego la mia donna, chiedendo pietà, in quanto non le domando ricompensa in nome di nessun diritto, perché ella vale tanto, che nessun servire può essere pari alla sua ricompensa.
VI. Come il sole offusca, quando risplende, gli altri chiarori, [così] va offuscando le altre donne nel pregio la contessa dalla nobile persona, quella di Rodez, senza offuscare la mia donna.
VII. La contessa non mi deve punto aver in odio, se io amo e apprezzo colei di cui sono vassallo senza pari (ossia pienamente fedele).