I. Come il malato, che non si sa riguardare quando è guarito, per cui il male lo riprende e, nel suo ricadere, lo danneggia molto peggio di quel che ha fatto prima, così mi è accaduto e mi accade a proposito del male d’amore da cui sono infiammato: poiché non mi sono riguardato quando ne ero uscito fuori, ora ho un male tale che non ne guarirò mai, se non mi guarisce la bella per la quale io l’ho.
II. Tuttavia, benché sia un male, io non voglio invocare del tutto la guarigione del male d’amore, poiché questo dolore è affatto dolce a sopportarsi, quando penso chi sia, donde [venga] e da quale stirpe colei per cui muoio, a cui mi sono donato completamente (oppure per sempre), le piaccia o non le piaccia; poiché io l’amo tanto con cuore sincero e leale che, se ella mi uccide, io la ringrazierò.
III. Un poco mi fa trepidare la gelosia, perché tutti desiderano la sua gentile persona, e perché non posso valere tanto, che [ella] non possa trovare un amatore che valga di più: però, se io fossi da lei giudicato secondo giustizia, siccome l’amo di più [degli altri], ne sarei meglio amato. Ma, comunque la mi vada, l’amerò sopra a tutte; dunque commetterà fallo se verso altra mi spinge.
IV. Ahimè! con quanto mio danno vidi il suo volto, la sua amabile persona e il suo nobile aspetto, e la [sua] bella accoglienza, e il [suo] grazioso riso, e il [suo] amoroso parlare, e il [suo] dolce sguardo, e il [suo] gaio contegno, se in breve non ottengo da lei pietà! Sono tanto afflitto dai mali dai quali sono tormentato per l’amore di lei, che temo di morire desiderando la sua gaia persona, perché mi è lontana dagli occhi e vicina al cuore.
V. Ben debbo più di tutti ringraziare Amore, poiché ha allontanato il mio cuore costante e il mio animo da una donna dal cuore mutevole, e mi fa amare colei nella quale sono tutti i beni senza alcun mancamento, dato che il suo pregio e le sue bellezze la fanno tanto piacere, salvando il suo onore, che dagli uomini più stimati odo dire che in lei non manca alcuna cosa; e perciò io mai mi allontanerò dall’amore di lei.
VI. Ristoro, mi concedo a voi, a cui mi sono dato, e ringrazio colei che mi fece, cambiando, cambiare; poiché col suo cambiare fa sì che io, odiando lei, ami colei che è la più graziosa.