I. Sordello, che cosa vi sembra della nobile e pregiata contessa? Ché tutti vanno dicendo e motteggiando che voi per amore di lei siete venuto qua, e che pensate di essere suo amante, piuttosto che Blacatz, che è incanutito per lei.
II. Pietro Guglielmo, Dio ha posto ogni sua cura nel crear lei per mio danno, e le bellezze che altre hanno sono niente [rispetto a quelle di lei], e il [loro] pregio è piccolo: che io e Blacatz fossimo impiccati, prima che qualcuno potesse arrivare sino a lei (?).
III. Messer Sordello, mai io non vidi qua un innamorato di tale specie come voi siete; poiché gli altri amanti vogliono baciare [le loro dame] e giacere [con esse], e voi non vi curate (oppure mettete in non cale) ciò che gli altri amanti vogliono avere.
IV. Da lei voglio soltanto compagnia (o anche cortese divertimento) e onore, Pietro Guglielmo, e se ella vi mescolasse un poco di sapore d’amore, per pietà e non per obbligo, io lascerei a chi la volesse ogni ricchezza, sol che io ne avessi tale piacere.
V. Messer Sordello, voi vi date l’aria di essere più moderato di agni amante che mai sia nato; e se il conte sta sicuro, se ne potrebbe ben pentire, poiché voi osaste oltraggiarne un altro, Sordello, se si osasse dirvelo.
VI. Pietro Guglielmo, voi deviate dal retto cammino (oppure andate fuor di strada), a guisa d’uomo a cui non piace la gioia d’amore; ma il conte è tanto saggio che per questo non gli importa meno il dormire (ossia non perde per questo i suoi sonni), poiché si deve nascondere e coprire ciò che non si conviene vedere e udire.
VII. Sordello, sa molto bene schermire colui che può sottrarsi al vostro colpo.
VIII. Pietro Guglielmo, ben so sopportare il male e godere il bene che dà l’amore.
