I. «Messer Sordello, io ho l’ordine dal potente e gentile conte di Provenza, che ha alto pregio, di domandarvi se vi piacerebbe di più o vi sembrebbe più conveniente che la vostra amica conoscesse il vostro cuore, come [cioè] voi l’amate, oppure che voi conosceste quello di lei, se [cioè] ella vi ama o se voi siete ingannato. Scegliete come vi piace (o anche secondo la vostra opinione), poiché io so bene che cosa scegliereste, se qualcuno non ve ne facesse rimprovero».
II. «Montanhagol, cento volte mi piacerebbe di più che colei per cui io muoio vivendo conoscesse bene, dovunque fosse, il mio cuore, che tiene in tormento, piuttosto che io conoscessi quello di lei. Infatti, se la verità le mostrasse come io sono tormentato da lei, ella ne avrebbe pietà, oppure il suo cuore sarebbe (ossia a meno che il suo cuore non fosse) duro come pietra e freddo come ghiaccio, tanto che ne avrei mercé».
III. «Sordello, è meglio veramente che voi conosciate il cuore e il pensiero di colei che amate fedelmente, se essa vi ama o vi inganna, poiché sovente sotto una bella apparenza si nasconde una grande falsità; e se voi vi trovate ingannato (ossia se per caso siete ingannato), molto sembrerete insensato, se poi amate senza essere amato e seguite questa follia; infatti, quando uno vede i propri errori, è folle se non si corregge».
IV. «Montanhagol, anche se a colei che io amo e servo lealmente, piace di uccidermi, io non lo considero punto un tradimento; perciò voglio che ella conosca bene, dovunque stia, il mio cuore fedele, che io le dono. Infatti tosto si volgerà in gioia il dolore da cui sono tormentato, non appena lei, dama ricca di pregio, saprà come io languo notte e giorno, e che in lei, a cui io mi sono donato, è la mia morte e la mia vita».
V. «Sordello, se qualcuno pone alla discrezione altrui le sue azioni (o anche la sua vita) che potrebbe convenientemente regolare da se stesso, io ritengo [ciò] una follia (ossia penso che commetta una follia); perciò io ritengo cosa più utile che voi conosciate la vita del cuore (ossia gli intimi sentimenti) e tutti i pensieri della bella che voi cantate, anziché ella sappia come voi pensate di ingannarla, se lei credesse a voi. Se ella è tale quale voi la lodate, sarà folle, se si fida di voi».
VI. «Dal momento che feci dono di me stesso sinceramente Montanhagol, a colei che mi possiede senza contestazione, io non sono più stato in mio potere (ossia non sono più stato padrone di me stesso), ma sono stato fedele, languendo, sotto la sua signoria. Se lei, da cui sono tormentato, fosse ben sicura di ciò, tosto sarei coronato da quella gioia che ormai dovrebbe venirmi, e per la quale sono tutto pieno di desiderio e di tristezza».
VII. «Sordello, il potente e onorato conte di Provenza, in cui è un perfetto e altissimo senno, giudichi, se gli piace, questa nostra disputa, poiché io penso che nessun uomo vivente o nato non la giudicherebbe meglio».
VIII. «Poiché il mio signore è lodato come uomo che poco teme e molto è temuto da quelli da cui non è amato, Montanhagol, gli sia lasciata la decisione, cattiva o buona (oppure ingiusta o giusta), qualunque essa sia».