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Italiano
Marco Boni

I. Poiché ho trovato chi conosce e comprende, e sa discernere gli sciocchi dagli assennati e riconoscere la perversità e la bontà, io non so quale altra cosa debba andar cercando; perciò mi fermo a Tolosa almeno uno o due mesi, e per amore dei valenti compagni metterò in iscritto un sirventese.
 
II. Il sirventese ha questo argomento (oppure sostiene questa tesi): [vuol mostrare] che, come disdice al prode la povertà, così disdice al ricco [che sia] vile la ricchezza; infatti, ambedue hanno gran pena e gran tormento, e non so dire quale dei due abbia maggior dolore, poiché il prode povero non può vivere lieto, e il ricco vile vive afflitto e preoccupato: ambedue vivono in grande dolore.
 
III. Non è vita [questa], anzi in verità è morte, poiché è ben morto colui a cui mancano gioia e divertimento, e colui a cui manca tutto ciò che piace al cuore soffre cosa peggiore della morte, perché vive con tristezza. Mi sembra quindi che fosse bene e [fosse] cosa giusta che il troppo del ricco malvagio e dappoco fosse aggiunto al poco dell’uomo valente e povero, poiché il poco e il troppo danneggiano l’uno e l’altro.
 
IV. Ma voglio farvi intendere una cosa, secondo ciò che io credo sia ragionevole e vero: che mai non fu ricco a causa della ricchezza un uomo malvagio, né l’uomo prode [fu] povero a causa del [possedere] poco oro o argento; infatti il prode, quando ha maggior penuria di averi, meglio può mostrare quanto sia valente e nobile, e del ricco malvagio, quanto più è provvisto di mezzi, meglio si può dimostrare l’indole vile.
 
V. Tutti gli eccessi sono un male, questo odo dire dalla gente, e male sono tutte le scarsità, se rettamente considerate la questione; così come un uomo a causa dell’eccesso [delle ricchezze] oltrepassa la giusta misura (ossia si comporta in modo non conveniente), a causa della scarsità [di esse] è vile e di nessun valore; e di ciò che è niente non si ha cura, e ciò che è troppo né Dio né la ragione lo vogliono; quindi sarebbe necessario che tra il poco e il troppo stesse (ossia si seguisse) quella virtù che si chiama «misura».
 
VI. Ben può aver pregio colui che ha cura del valore, povero o ricco, solo che il cuore sia prode; poiché ognuno di noi nacque senza ricchezza, e senza ricchezza saremo pasto dei vermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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