I. L’aria chiara e il canto degli uccelli, il fiore fresco e la foglia che si spande per i rami — e la verde erba nasce — mi dice d’essere pronto a levare una canzone non chiusa, tale che sia nuova la melodia, sicché la canti chi ormai voglia; perché cantino ora i cavalieri, ché il canto apporta allegrezza, e perde il più della propria vita chi non è gaio conforme alla stagione.
II. Perché tristezza e gran cruccio non produce bontà, ché anzi è danno e turbamento: non produce prodezza; poiché, come ogni cattivo impedimento deriva da cupidigia, così ogni fatto triste nasce dall’esser tetro, se qualcuno lo fa abitualmente. Dunque chi ha desiderio di gioia, ben tenga come si conviene il proprio sentiero e lasci la tristezza e il cupo sembiante ai malvagi e ai servi villani.
III. Ma riguardo alle due gioie occorre senno e perspicacia, e l’una è degradazione e l’altra elevazione. E se l’uomo segue il mondo si volga dove (= verso quella gioia che) più gli piace, ché gradisce i suoi beni colui ch’è senza pentimento; perché così è della gioia menzognera — se qualcuno la segue e fugge l’altra perfetta —, come del cane cui cadde dalla bocca la carne, quando lo tradì l’ombra nell’acqua.
IV. Perché chi alla gioia mondana s’avvicina e così si felicita: « ora la terrai », non la possiede, ché, quando più cresce, diminuisce; perché, se l’amore fu una volta propizio, chi non mi promette e garantisce, la quale domani non mi venga meno in questo, onde l’amore perisce fuorché quando si volge in discordia? io non so [davvero]; ma e sento e voglio l’amore dove non v’è in nulla difetto, dove mi nutrisce la mia buona speranza.
V. Ché la sua gioia meglio rallegra colui che le s’abbandona senza finzione e duro sembiante e senza incostante desiderio, ché sempre perpetuamente vive e verdeggia qui con vera lunga lode il suo valore a cui ogni pregio s’inchina; ché, come la rosa risplende nel roseto meglio d’altro fiore del giardino, supera tutte le gioie la sua gioia con la maggiore letizia che mai nacque né nasce.
VI. Chi l’apprenderà canti la canzone senza grida, onde molto m’aggrada colei le cui mani io bacio.