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Italiano
Alberto del Monte

I. In prossimità dei brevi giorni e delle lunghe notti, quando l’aria chiara s’oscura, voglio che ramifichi e germogli il mio sapere d’una novella gioia che mi fruttifica e mi fiorisce; poiché vedo le querce schiarirsi delle dolci foglie, onde si ritrae tra i rimpianti e i freddi l’usignolo e il tordo e la gazza e il picchio,
 
II. Di contro a ciò m’è grato l’apparire di un amore lontano e separato perché val poco levarsi e coricarsi a lui senza colei, cui è devoto; ché amore vuol gioia e abbandona i tristi, e chi si rallegra nell’ora in cui è angustiato, ben mi pare che gli vuol essere a dritto amico.
 
III. Ché io vedo e credo e so ch’è vero che l’amore ingrassa e dimagra l’uno con l’ingannare, l’altro coi piaceri, e col pianto l’uno e l’altro col riso; colui che esso vuole ne è ricco o mendico, per cui io amo ciò che ne ho più che essere in qualche modo re di Scozia e di Galizia.
 
IV. Io non so come comportarmi, ma soffro, perché m’ha conquistato una per cui rivive gioia e nasce valore, tale che davanti a lei sbigottisco; poiché non mi chiede di parlare, me ne vien danno, tanto temo di lasciare il meglio e prendere il peggio; quanto più ne ho il cuore, penso; perché non desisti da ciò?
 
V. Ah! se il suo nobile cuore fosse indovino dei miei desideri, dacché la mia signora mi vieta il possesso di ciò di cui l’ho maggiormente sollecitata! Tuttavia non so rivolgerle lusinghe né esortazioni, ma ho verso di lei cuore assai migliore che non appaia; s’ella non lo intende, morirò molto vecchio.
 
VI. Tanto m’è dolce e grata la sua vista per la gioia che me n’è posta nel cuore e soprattutto la buona speranza ch’io ne ho, onde me ne arricchisco; ché non fui giammai tanto vile né misero che, purché la vedessi un momento, non mi sapesse di gran povertà rendere ricco.
 
VII. Questa è la letizia e la gioia e il piacere che aggrada a molte genti, e il suo pregio sale a grandi poteri e il suo amore signoreggia, ché cortesia e bellezza le son d’aiuto: servizio d’amore, che in lei si spande e cresce, (è) pieno di dolcezza, fresco e bianco, come la neve;
 
VIII. per cui io penso: non ti sradicare mai dal luogo dov’ella, quando mi conquistò, m’incoronò più che se mi donasse la Francia il re Luigi.
Con questa canzone sappia il villano, Aldrico, che quello d’Alvernia decide che uomo senza servizio d’amore non vale in nulla più che una bella spiga cattiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

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