I. In estate, quando grida la gazza e rivive per mezzo le siepi la gioventù col fiore che nasce, allora è giusto che si lasci il fals’amore ingannevole ai miseri vili.
II. I peggiori e i malvagi ne hanno la parte migliore e la minor pena: valutano poco questo coloro che se ne irritano. Amerò, ché non posso altrimenti, perché sono custode di un amore dal quale so che sarò tradito.
III. Io sono stato fatto prigioniero in un castello, benché non osi dimorarvi, e tuttavia non posso astenermi dal difenderlo dai miei nemici: non sarò già assalito, perché è costruito su un’alta roccia.
IV. Se il portiere mi vuol giurare che non vi lascia entrare altri, potrò combattere con sicurezza; ma temo che sarò ingannato al giuramento, perché mille volte non ci son riuscito.
V. Làson legato con promessa e giuramento di non amare verso altra parte, ma di ciò è gran peccato che io amo e non sono amato: sempre ho fatto accordi e promesse, perché sono gentilmente accolto.
VI. Chiedo al Signore Iddio il conforto d’essere innamorato, ché n tale ora nacqui, da non poter mai amare con pazienza, e m’è grato d essere uscito dalla terra dove fui nutrito.
VII. Iddio mi lasci trovare l’amore dove ormai non posso fidarmi; e quanto l’amerò, [tanto] essa pensa d’ingannarmi; ché llora mi ritengo salvo, quando mi mente tutto ciò che mi dice.
VIII. Molto deve cavalcare chi pensa trovarla diversa, ché come il cielo chiude il mare, non si possono mai trovarle che non siano mutevoli verso gli amanti e verso i loro mariti.
IX. Sempre dev’essere attristato chi è custode di tale amore.