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Italiano
Michele Loporcaro

I. Notte e giorno ho due signori malvagi che mi fan torto e non oso lamentarmene, né oso da essi dipartirmi o allontanarmi: parlo di Madonna ed Amore, a cui piace di farmi soffrire perciò stesso che il servir loro m’è caro e bello, e il piacere che in ciò provo raddoppia ogni giorno; e so che questo è gran misfatto, ma ad Omero re del canto fu perdonato torto maggiore.
 
II. Se fosse vivo Berengario di Tours non saprebbe incantare tanto soavemente come colei che mi fa desto sognare quando penso a lei, cosicché una tal dolcezza mi nasce al cuore che se anche quel momento durasse mill’anni non mi sembrerebbe che fosse un breve giorno, quel momento in cui il suo corpo gentile e gli occhi assassini vedo e rimiro in tutta la loro bellezza, finché non me ne distoglie qualche insolente.
 
III. E dunque si rammenti delle mie querele, Madonna, cui appartengo senza alcuna insincerità, che dimentichi il suo pregio per un istante senza perciò perderlo, e le sovvenga dei miei gravi dolori, che dimentichi il suo rango elevato, e le sovvenga come l’amo di nascosto, e dimentichi i suoi modi spavaldi, e le sovvenga come io soffro, e dimentichi tutti i suoi umori prepotenti, e si ricordi di accordarmi il joi d’amor.
 
IV. E (così facendo) ella non farebbe a me opera misericordiosa più di quanto lei stessa vorrebbe che io facessi a lei, se si compiacesse di amarmi tanto bene come io l’amo, e considerasse ciò motivo di onore, ed io fossi verso di lei crudele e disdegnoso due volte tanto. E sarebbe commisurato e giusto, che allora saprebbe il suo spavaldo cuore arrogante come soffre amante non riamato, dato che non crede a me né alle mie canzoni.
 
V. Ché lei canta e ride dei miei pianti, e riposa e dorme mentre io veglio, ed io mi umilio, lei s’inorgoglisce e il mio travaglio non le pesa, ed il mio affanno è per lei sollazzo; io la prego con detti amorosi, lei si nega con risposte disdegnose, ella è sprezzante, io la supplico, ella mi danneggia ed io per lei innalzo il suo pregio in parole ed in musica.
 
VI. Bella donna graziosa e sprezzante, mi valga mercé il fatto che mai leale amante non amò tanto che non fosse riamato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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