I. Quest’anno, col freddo che faceva alle calende di aprile, venivo da Olargue attraverso il bosco, da solo, cavalcando speditamente; e vidi vicino a un recinto una pastora con una vacca magra e il suo vitello, che custodiva; e pregava molto devotamente, e si abbassava e si alzava come usano i ‘continenti’.
II. Mi diressi dritto verso di lei, la strada lasciai e il mio retto cammino. Quando mi vide venire, la ben fatta creatura terminò il suo privato discorso; la salutai, e lei salutò me, la bella, e mi segnò e mi benedisse, come se mi vedesse morto. «Cara ragazza, perché benedirmi ora così?» «Signore, perché il vostro viso ha sembianza di morte».
III. «Ragazza, voi che siete amabile, non ricordatemi il mio dispiacere, ché io vi porto amore vero, vogliate dunque ricambiarlo». «Riponete la vostra speranza in Dio, signore, che veramente non riconosco vita in voi; ricordatevi della morte». «Ragazza, in nome di mio padre, voi non mi confortate affatto». «Signor fratello, in cattive condizioni vi vedo, e di ciò mi dispiace».
IV. «Voi facilmente me ne guarireste, signora Toza, se mi concedeste il vostro amore». «Signore, sono sposa di Dio, per cui non desidero altro signore». «Ragazza, vi han fatta i Minori beghina?» «Signore, per il re che io adoro, no, ma per il mio cuore voglio servire fino alla fine colui che per noi volle soffrire, con martirio, dura morte sulla croce».
V. «Ragazza, che vi piaccia servire Dio mi fa molto piacere». «Signore, la morte mi fa paura, che oggi non è vivo chi lo fu ieri, e non si conosce il giorno vero né l’ora, e perde il dolce gaudio perfetto chi muore in peccato». «Ragazza gaia, a Dio piaccia, così come sostiene il mondo, che una cattiva morte non vi colga». E volsi altrove il mio freno.
VI. Come che sia, Guglielmo di Lodève ha in sé gaio pregio che turba la gente villana ed esalta i valenti.
VII. Il mio Belh Ray ha tanto vera bellezza che, solo che l’abbia vista, uno non crede ne abbia altrettanto nessun’altra creatura.