I. Mi va così bene che io non desidero di questo mondo altro benessere; ricchezza di conte o di re non credo mi possa dare tanta allegrezza come mi dà in abbondanza la più bella che è fiore di bellezza; ché io ho il suo amore e lei ha il suo onore, l’amica. Ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.
II. Poiché la amo come me stesso, e lei ama me allo stesso modo, e siamo di un medesimo cuore e di una medesima fede, non è grande meraviglia se io ne innalzo lode, poiché non ne conosco una migliore né si orna al mondo una più bella. E possa essere io il suo amante. Ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.
III. La bella a cui mi inchino mi raddoppia il benessere in cui mi tiene, poiché vedo la sua bellezza che non ha pari né uguale, che col suo splendore spegne altro chiarore come il giorno spegne la stella dell’alba; per cui mi piace dire: ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.
IV. Nobiltà e bontà ha in sé la gaia creatura, senza dubbio, e le piace che io me ne rallegri perché sa che faccio avanzare il suo onore; per la qual cosa gaia gioia mi esalta, ne pianga altri o ne rida. Dunque, poiché mi ha messo nello stato d’animo di cantare senza reclamo, ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.
V. Io canto gaiamente come devo fare poiché mi eleva gaia signora dalla gaia persona, a cui piace servizio d’amore quando onore non ne venga sminuito. È per me più che sorella, poiché mi soccorre in modo che io non sento dolore ma gaudio senza difetto che mi guida. Ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.
VI. Guglielmo di Lodève ha valore e cortesia, e il Belh Ray nobiltà; che io stia gaio per il suo amore. Ben devo cantare gaiamente dato che ho un così gaio godimento.