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Italiano
Sergio Vatteroni

I. Il Signore, che è guida del mondo, che fece ogni bene, unico vero Dio perfetto, umile, pieno di grazia, che, preso, dai maledetti giudei fu messo in croce, ucciso, ferito da lancia, senza colpa, come è fede, io prego che, siccome è chiaro barone, re dei re, signore, fiore, con il suo perdono prezioso, il suo amore mi conceda — poiché con i miei falsi discorsi incostanti sono stato peggiore di un orso, e nei miei pensieri pieno d’ira e di peccati, con falsità che mi inganna, così male operando nell’anno — che gli sia mercé, quale che io mi sia, di ciò che gli domando, tanto che la mia anima ne rida nell’ora del passaggio: quando sarà il giorno le doni vita là dove vanno, grandi, i salvi.
 
II. Dai miei errori e dai miei peccati mi sia data liberazione, se piace alla bontà del signore piacente, a cui pace non dispiace, anzi ne hanno compensi veramente le buone volontà (indirizzate al bene), e ne viene a buon porto sicuro l’anima del cuore dolce, buono, umile, quando la morte lo morde e gli tronca la vita; ma io, se ci ripenso, porto, fellone, cuore orgoglioso, i miei occhi mi hanno dato spesso consolazione falsa, cattiva, con una apparenza che fa avanzare il peccato che mi ha tradito. Il perdono del re che stamattina vidi ne sarà purificazione, perché ne ho speranza senza dubbio alcuno, e in altro non confido né ho ricordo. Per il suo onore conceda alla mia fine puro gaudio.
 
III. Nel suo paradiso, dove germoglia e nasce più bene di quanto non si possa dire, ed è fatto più vero, se gli piace, Dio, vero pane che gaio ci pasce, voglia accogliere la mia anima peccatrice, piena di misfatti turpi, che non seppe mai tenere viva la verità da quando nacque, sviata dall’unico dovere (legittimo, cioè servire Dio). Per certo io mi confesso a lui, e gli piaccia avere mercé, non mi voglia considerare in base alla valutazione (dei miei peccati), nel gaudio che io aspetto sera, mattina, lontano o vicino, della dimora dove ad agio stanno i leali eletti, metta me peccatore, il padre, re celestiale, che ci volle trarre da malagio, dato che eravamo, e per sempre, tutti ugualmente malvagi; si degni di farlo,
non consideri le mie cattive azioni.
 
IV. Il salvatore misericordioso abbia pietà di me, tale quale come il padre la ebbe verso il ladrone quando (Cristo) soffrì mali mortali. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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