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Italiano
Sergio Vatteroni

I. Gemendo e piangendo, col dispiacere e col gran travaglio, lasso!, che ho, cesso il mio canto, poiché non mi potrebbe mai più valere nulla; e voglio che gioia si allontani da me perché morte ha allontanato da questo mondo il signor Guglielmo di Lodève, da cui mi veniva gaudio gioioso.
 
II. Morte, tu ci hai portato via colui che possedeva pregio fine e vero, e sapeva fare il suo dovere meglio di nessun altro che è rimasto qui, e meglio (sapeva fare) ciò che si conviene a valore, e meglio (sapeva fare) buone azioni con cuore ben disposto, per cui, quando mi torna alla mente, sto peggio di quello che seppelliscono vivo.
 
III. E chi mai saprà mantenere prodezza così bene? Non lo so, poiché i più ricchi sono più avidi e cattivi; rinnego me stesso e tutto ciò che esiste, perché muoiono i buoni e i malvagi vivono. Dio! da ciò mi viene così gran dolore che il cuore mi si strugge.
 
IV. In verità, a causa della sua morte vale meno questa terra e ciò che ai prodi piace: dono e ospitalità e soccorrere i poveri nella loro grande pena e aver pietà dei colpevoli. Crudele morte, tu hai rotto il ponte da dove venivano tutti questi beni, e l’hai portato via, io non so dove.
 
V. A che mi giovano i miei lamenti dato che non lo rivedrò mai più? Ahi lasso! che farò in tanto grave dispiacere per il nobile ben educato? Dio, che sostiene il mondo, gli perdoni e gli conceda la dimora desiderata dove stanno gli apostoli, vicino a lui, e la gioia eterna di lassù.
 
VI. Madre di Dio, fonte di mercé, la tua gran bontà lo aiuti e lo metta là dove con te le vergini hanno gaio gaudio gioioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

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