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Italiano
Paolo Squillacioti

I. Per Dio, Amore, sapete veramente bene che Umiltà quanto più si abbassa tanto più sale e Orgoglio cade quanto più è salito in alto; dunque devo avere io gioia e voi spavento, [voi] che mi mostraste sempre un orgoglio smisurato e risposte arroganti alle mie umili canzoni: per cui ci si deve aspettare che Orgoglio cada giù, perché dopo un bel giorno ho visto scendere una notte scura.

II. Ma quanto a voi non pare che possiate venir meno; tuttavia, quando viene meno colui che è valente e pregiato, quanto più vale, tanto più ne è incolpato, perché secondo il valore la colpa sale e discende; e quand’anche gli si perdoni il misfatto certo non gli sarà fatto perdono del biasimo, poiché quello [scil. il biasimo] permane nella cattiva attesa nella quale mette molti [altri] colui che si comporta contro misura verso uno.

III. Ne ha biasimo, sebbene ciascuno lo tenga celato, perché nell’inganno ne è più beffato colui che lo commette che colui che viene ingannato; e voi, Amore, perché agite tanto spesso in modo che ciascuno più vi serve e più se ne lamenta? Per il servizio spetta una qualche ricompensa, onore o amicizia, avanzamento o dono: senza una di queste cose appare folle chi per esso [scil. il servizio] si sforza.

IV. Davvero fui folle io che ci misi [nel servizio] il cuore e il senno: ma non fu affatto senno, piuttosto fu gran follia, perché è folle chi crede di essere assennato e si sa sempre meno quanto più si apprende; e, poiché Mercé che vale più di Giustizia non mi valse ne ebbe potere nei vostri confronti, poco mi sembra che Ragione mi sarebbe valsa; per cui fui folle perché ebbi cura di voi.

V. Ma ora sono ricco, dato che non mi rivolgo a voi, poiché è dal pensare che dipendono ricchezza e povertà, dato che è ricco chi si ritiene appagato ed è povero chi mira a una ricchezza esagerata; per questo io sono ricco: mi rende sicuro una gioia tanto grande quando penso a come sono divenuto disamorato, perché prima ero afflitto, ora sono gioioso; per cui ritengo che ciò sia per me una grande fortuna.

VI. Cortesia altro non è se non misura, ma voi, Amore, non sapeste mai cosa fosse; per cui io sarò tanto più cortese di voi che al maggior assalto terrò nascosto il mio corruccio.

VII. A don Aziman e a don Tostemps affrettati canzone, perché appartieni a loro e ai loro argomenti, poiché allo stesso modo è ciascuno di loro poco amoroso, eppure fanno mostra di ciò di cui non si dànno cura.

 

 

 

 

 

 

 

 

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