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Italiano
Paolo Squillacioti

I. Cantare mi diventa dolore quando mi sovviene di don Barral, e poiché non m’importa più d’amore, non so come né di che canti; ma ciascuno richiede una canzone e non gli importa dell’argomento: così occorre che la faccia di nuovo, come le parole e la musica; e poiché, costretto [e] senza amore canto per debito di follia, il mio canto sarà comunque importante, sebbene non sia cattivo né buono.

II. Gli amanti si somigliano tutti ed egualmente i ricchi avidi, che con dolore di cuore le loro gioie diminuiscono sempre quanto più ne hanno: perché esse sono paragonabili a una finestra che si rimpicciolisce se ci si colloca [qualcosa]; quanto più uno raggiunge ciò che persegue, tanto più ha motivo di [continuare a] inseguire; per cui stimo migliore di re e imperatore colui che vince ambedue quei cattivi atteggiamenti che vincono la maggior parte dei baroni.

III. Sarebbe cosa buona se si apprezzasse Dio come sé, e il bene come il male! Ma si stima ciò che non vale e si ritiene un danno il proprio vantaggio; per cui non oso dire nel mio canto a voi il vostro vantaggio, perché non sta bene al mondo, né credo che gli piaccia, che gli si dica altro se non il suo male; e tuttavia posso dire il disonore se i turchi sono vinti fra loro e caduti in disgrazia, poiché del tutto vinti vincono noi.

IV. Ben ci vincono, poiché non cerchiamo di riscattare la mortale vergogna; e se noi fossimo leali ci tornerebbe a grande onore; perché fu un cortese espediente di Dio che trovassero perdono [anche] i potenti, i quali diventano più fragili del ghiaccio se si chiede loro astinenza; tuttavia, fra coloro che lodevolmente conquistano Dio ne ha presi al suo servizio taluni la cui confessione non gli piacerebbe affatto se ciò non si verificasse.

V. Dunque, i nostri baroni che fanno e il re inglese, che Dio lo salvi? Pensa di aver compiuto il suo incarico? Si consumerà un inganno davvero laido se egli fa la spesa [oppure: lo sforzo] e un altro fa la presa: cosicché l’imperatore si adopera affinché Dio recuperi la sua terra! per primo credo che questi [ma cfr.Commento] ci venga in aiuto se Dio gli rende il suo onore: è ben giusto che, essendo tanto ricco il dono, altrettanto lo sia la ricompensa.

[VI]. Al re francese consiglio che rimedi al ritorno, che non lo consideri una cosa buona; per cui dico, se ora che serve ci porta lì soccorso, che non ne abbia paura, e se non ci va ora che è tempo dico che è infamato doppiamente.

VII. Don Aziman mi aggrada molto, e molto ne stimo il valore perché col mio signore don Barral sono morti pregio e larghezza, così come se non ci fosse [stato] nient’altro.

VIII. Don Tostemps, io e voi siamo l’uno per l’altro gioiosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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