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Italiano
Paolo Squillacioti

I. Come colui che è tanto gravato dal male che non avverte dolore, non sento corruccio né tristezza, a tal punto sono dimentico di me [stesso]; perché tanto cresce il danno [per la morte] di Don Barral, il mio buon signore, che il mio cuore [oppure: la mia persona] non lo può concepire e nessuno finché non lo prova può sapere quanto sia grande; per cui, se ora canto o rido o piango non me lo tengo più in conto, cosa che avrei fatto prima.

II. Mi chiedo se sono stregato o [se] ho perduto la ragione non trovando il suo grande valore; perché ci manteneva così in onore che proprio come la calamita attira il ferro e lo fa sollevare, egli faceva innalzare verso il pregio molti cuori [per quanto] costretti e oppressi; e chi ci ha tolto pregio e gaudio e onore, senno, larghezza, fortuna e ricchezza, [costui] vuol poco il nostro vantaggio.

III. Ahi! quanti ne ha diseredati, che erano tutti ricchi nel suo amore, e quanti ne morirono il giorno in cui egli morì e fu sotterrato! che in un solo [giorno] non ne vedeste tanti morti; perfino coloro che lo sentivano [soltanto] nominare contavano di trarne vantaggio, tanto era valente il suo pregio; perché seppe rendere più alto il suo nome, da piccolo grande e da grande maggiore, finché non lo potè contenere [alcuna] misura.

IV. Ahi! Signore dolce e amichevole, come posso dire la vostra lode? A mo’ di ruscello sorgivo che tanto più scaturisce quanto più viene vuotato, cresce la vostra lode pensando ad essa, e in essa trovo adesso più da fare, e somiglia al vostro donare del quale vi cresceva il desiderio quanti più richiedenti venivano; ma Dio, come a buon donatore, vi donava subito mille volte tanto.

V. Ed ora, quando eravate salito più [in alto], siete caduto a guisa di fiore che, quando lo si vede più bello, allora cade più repentinamente; ma Dio ci mostra con esempi che dobbiamo amare lui soltanto e disprezzare il secolo infelice nel quale passiamo come viandanti, perché ogni altro pregio diventa disonore e ogni altro senno stoltezza, tranne quello di coloro che eseguono i suoi comandi.

VI. Caro Signore Dio, che non volete la morte di alcun peccatore, anzi per uccidere la loro soffriste voi la vostra, fatelo [scil. Barral] vivere in pace là con i santi, poiché non lo voleste lasciare qui! E voi, Vergine che per molti pregate vostro Figlio, per cui egli li soccorre, degnate di pregare per lui, poiché tutti i migliori hanno speranza nelle vostre care preghiere piene di grazia.

VII. Signore, è grande meraviglia, che io possa ora cantare di voi, quando piuttosto dovrei piangere; però piango tanto nel pensare che assai facilmente molti trovatori diranno di voi maggiori lodi di me che ne avrei dovuto dire mille volte di più.

 

 

 

 

 

 

 

 

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