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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,018- Folquet de Marselha

 

S'al cor plagues, ben fora oimais sazos
 
Scheda metrica
 
[690:1]    a10 b10 b10 c10 c10 b10 b10 c10 a10 a10    a: os, b: er, c: ai
 
5 coblas unissonans di 10 vv. e 2 tornadas di 4 e 3 vv.; lo schema si ritrova con le stesse rime in PBarj 326,1, canzone diversamente attribuita nei codici, edita da ultimo da Beretta Spampinato 1978, p. 197 (nº IVa; sull’attribuzione vd. pp. 63-64): cfr. Beltrami-Vatteroni 1988-94, I, p. 265 (n° 200); si veda anche la ripresa su rime differenti in GcFaid 167,39 (XLVI) = Frank 1953-57, n° 690:3. I décasyllabes sono tutti a minore (cesura lirica ai vv. 5, 14, 23, 52; cesura italiana al v. 7), eccetto quello a v. 42 che presenta una cesura maschile a maiore (cfr. Beltrami 1990, p. 501).
L’ordine strofico è unico; ugualmente quello delle tornadas (la prima è assente in DIKNOPQSUc, la seconda in RV). Dc è latore delle coblas I-III e della seconda tornada. In F, dopo l’incipit e i primi 9 vv. della cobla IV (vv. 31-39), è intervenuta una lacuna di una decina di carte che ha interessato il v. 40 e il resto della sezione dedicata a Folchetto, per cui ricorro al descriptus Fa, che trasmette soltanto la cobla IV.
 
Melodia (mss. GR): Sesini 1942, p. 110, n° 3 (solo G); Gennrich 1958-60, III, p. 88, n° 85 (cfr. IV, p. 58); Fernández de la Cuesta 1979, p. 211; Van der Werf 1984, p. 96*.
 
 
Nota al testo (1)
 
È dalla tabella delle adiafore che occorre partire per interpretare i dati offerti dalla tradizione manoscritta, dal momento che l’unico errore significativo a interessare un numero abbastanza consistente di testimoni è l’alterazione della misura del v. 7 (vd. infra). Ben individuabili due raggruppamenti principali: α = ABDIKPS, cui si aggiungono G ed N e β = CDcJKpMRVf, cui si aggiunge ls. All’interno del gruppo α sono congiunti: AB per 7 negus che rende ipermetro il verso; IK perché hanno, a parte 17 romaner, una sillaba in meno allo stesso v. 7 (K sana la lacuna aggiungendo in margine hom, lezione buona di DcJRV e DNQ). Ancora il v. 7 è utile a chiarire alcuni rapporti all’interno del gruppo β, dove CKpMO, insieme con i mss. della «terza tradizione» di Avalle, PSUc, hanno nuls hom (C sostituisce, come fa altrove, nuls con luns: cfr. vv. 8 e 31 e FqMars 155,22 (II), 3 e 4); rilevante in β la diffrazione al v. 36 che interessa una parte dei mss. del gruppo: posta come lezione buona per qu’ieu vos cuig di α+FGNUc e di CM (per OQ vd. più sotto), si registrano le seguenti lezioni:
 
J
quieus cuiava
Kp
cuiera uos
R
cui quer (cui segue uno spazio bianco)
V
cuiauaus
ls
cuieraus donc
f
e cug er aus
 
All’origine della diffrazione pare esserci il passaggio di q’ieu uos al monosillabico qieus e, come rimedio all’ipometria, l’aggiunta di er, da alcuni fuso al verbo (cug er > cuiera); da notare lo spazio bianco di R, segno dell’incapacità da parte del copista d’interpretare una forma particolarmente difficile o corrotta dell’antigrafo. Altra probabile diffrazione al v. 51: in luogo di estra grat, lezione buona conservata in β dal solo f (con AB), gli altri mss. del gruppo presentano una deformazione (esta grat C, ester grat Kpls, esteres, con ultima e erasa, G) oppure una sostituzione sinonimica (mal mon grat JMRV) fortemente sospetta di erroneità, dal momento che il sintagma è presente senza alternative nella tradizione anche a v. 54. Segnalo infine, sempre in β, 21 mes di Kpf e negli stessi mss. l’assenza di car (o ben) al v. 34 (f scongiura l’ipometria aggiungendo dopo conosc); assai rilevante la ‘tripla lezione’ di R al v. 37: il ms. legge (sobre) uoler come VU, ma uoler con a spcr. a o esp. (si ottiene così ualer, lezione generale), è preceduto da saber (lezione di N) anch’esso espunto. Venendo ai mss. della «terza tradizione», PS sono congiunti da 37 mos invece di m’es e 43 et invece di en, ma anche da 15 qe, 45 muo e 9 nam con c; cfr. l’adiafora 45b uers. Uc, accomunati da una serie di lezioni (4 eus, 6 quel, 13 pens, 25 apoderisc, 40 merce(s) mi, 46 qar eu, 56 qe ben) alcune delle quali certamente erronee (2), paiono tuttavia divergere in questo testo da PS (cui li lega una sola lectio singularis, 27 per chous; si noti inoltre che i soli Pc registrano una lacuna che interessa parte dei vv. 16-17), per collegarsi piuttosto al gruppo β: cfr. la tab. A2 e le varianti 41 ara con Cf e 44 adonc(s) con Kp. Come indicato nella nota 1, Stroński fa risalire al ramo z del suo stemma i mss. OQUc, in base alla variante 34 car ben (ben anche in C) (3), ma l’incontro è più probabilmente dovuto a contaminazione; OQ comunque presentano la medesima lezione, 36 e deuria uos (os Q) in un verso interessato a un già esaminato caso di diffrazione (anche 31 e si con G) e in genere si accordano con il gruppo β (cfr. tab. A2). Il solo Q condivide con D il rimante ‘francese’ 2 mantenir in luogo di mantener (4), e più in generale evidenzia un rapporto (per contaminazione secondo Stroński) con il gruppo α; F, latore della sola cobla IV, si lega anch’esso ad α (cfr. tab. A1, 38); mentre la cit. nel Breviari d’Amor (α) dipende decisamente da β e in particolare da C, come dimostra la comune omissione del v. 13, oltre a 17 ni sus (con f, che tuttavia ha nin).
Fin qui i rapporti che presuppongono una trasmissione verticale, sia pure perturbata dalla contaminazione: la tradizione del v. 41 presenta però ben 12 diversi assetti testuali nei 21 mss. che lo trasmettono:
 
1.
a so
conosc
quieu
sui  trop
paoros
AB
 
2.
a cho
conosc
que
sui  meins
paoros
DPS
(qeu PS, neiis S)
3.
a ço
par ben
qeu
sui  mens
paoros
Q
 
4.
a daicho
sai
que
sui  mens
paoros
NO
(so ueins O)
5.
a zo
conosc
qeu
sui  nemps
pauros
GIK
(que IK)
6.
ara
conosc
que
soi  menz
pauros
Uc
(neins c)
7.
aysi
conosc
qieu
sui nems
paoros
M
 
8.
ara
conosc
que
trop  sui
oblidos
Cf
 
9.
e si
conosc
que
soi  trop
oblidos
JR
(son R)
10.
e si
conosc
que
so  nems
oblidos
V
 
11.
aissi
conosc
cum
sui  trop
oblidos
Kp
 
12.
aissi
conosc
qeu
sui  truep
rancuros
ls
 
 
Tale situazione (si noti che gli assetti salgono a 15 tenendo conto dell’opposizione que/queu, che separa PS da D al n° 2 e IK da G al n° 5, e di neins di c, che pare derivare da nems, piuttosto che mens) che isola praticamente solo le coppie di mss. dei piani bassi, può essere semplificata considerando mens di DNOPQSUc innovazione banalizzante a partire da nems (intendendo che chi dice io chieda mercé alla donna per un eccessivo timore, che lo spinge a non mantenere nella disperazione un orgoglioso silenzio) e trascurando, oltre a que/quieu, le innovazioni di Q (n° 3), NO (n° 4), Kp (n° 10) e ls (n° 11): per la prima variante si oppongono infatti α (a so, a daicho) a β (e si, aissi) e si registra la concordanza Cf+Uc (ara); per la seconda AB concordano con parte di β (trop) opponendosi al resto della tradizione (nems > mens); per la terza parte di β (oblidos) si oppone al resto della tradizione (paoros). Tuttavia, non potendo recisamente escludere la legittimità di mens (può infatti occorrere del coraggio a chi è disperato per chiedere mercé) e volendo evitare semplificazioni, ipotizzo che la proliferazione delle varianti possa dipendere dall’introduzione nel testo di lezioni alternative poste sui margini o nell’interlinea degli antecedenti dei canzonieri a noi noti. L’ipotesi, che consente qualche deroga al principio restaurativo di non mescolare le redazioni (5), si può estendere all’intera cobla V, particolarmente ricca di varianti, alcune delle quali potrebbero costituire indizi in suo favore: si veda 44 aissi com in D, lezione di compromesso fra aissi col di ABCGIKMPQS e si com lo di JKpNORUVcfls; oppure 47 denha R e deinh f, coniugano al tempo e alla persona di deia (ABDGIKPS+CJMV) il verbo (deignes) di KpNOQc (il contrario, o meglio uno scambio paleografico n-u, succede con degues in Uls: lo suggerisce il fatto che c e cª, descriptus del primo e base d’innesto delle lezioni di ls, hanno in questo caso lezioni differenti). Al di fuori della cobla si veda la doppia lezione di S al v. 9: il ms. legge sens con P e DcMRVflsDQ, ma il termine è espunto ed è sostituito nell’interlinea da qes, lezione di ABGIKJO (inoltre sies C, sis c, esser U, quit Kp; l’omissione di N può essere un caso di doppia redazione negativa).
 
Fondo l’edizione sulla versione α e adotto A come ms.-base, commentando tutti i luoghi nei quali mi discosto da essa; la versione β è basata sul testo del ms. R (eccetto la seconda tornada, assente nel ms., per la quale mi baso su C) per la quasi costante discordanza delle sue lezioni rispetto a quelle di α (cfr. tabella): servendomi degli altri mss. del gruppo, elimino le lectiones singulares, emendo le irregolarità morfologiche e colmo le lacune; inoltre emendo 16 car mê (il solo car è comune a Kp) > ni no m’en, 28 es (con VPS) > er, 29 eus (con VQ) > eis, 39 de ma chanso (con V) > de vostr’ amor. Mantengo invece nella cobla V, la più ricca di varianti, 41 son (con OV), 47 denha (cfr. deinh f e deignes KpNOQc) e 48 savals (con V); assumo infine 29 n’es di C come lezione del gruppo (cfr. es DJc, ne R, ner V), mantenendo allo stesso v. lo gazardos di RJc; rinuncio a dare una soluzione per la diffrazione che interessa il primo emistichio del v. 36 (vd. supra).
 
 
 
Note
 
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 196-97) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, z, y), più uno isolato per il solo ms. a (corrispondente al mio ls), che raggruppano le seguenti famiglie: AB, DPS, IK (= x); OQ, Uc (= z); Cf, JR (= y) (Q contamina con x e f con a, quest’ultimo contamina a sua volta con AB). Inoltre, N si lega principalmente a x tramite PS e contamina con O; G si lega anch’esso a x tramite IK; Dc si lega a y tramite Cf, M si lega a y tramite JR e contamina con a. Non viene considerata la posizione di F e V, quest’ultimo ritenuto «illisible» (ma cfr. parte I, § 2.1.1). ()
 
(2) In particolare: 4 eus, perché l’oggetto del guardare non è la donna (·us = vos) ma «lo ben e·l mal q’ieu n’ai», 13 pens in luogo di bes, che si collega evidentemente al joi dei vv. 12 e 14, ma anche 40 merce(s), perché i due mss. esplicitano il riferimento contenuto nel pronome ill. ()
 
(3) Inoltre l’editore indica 45 lo lais con Cf (cui va aggiunto anche lo lay [o lax] di V) e 47 degues con Na (ovvero Nls; ma quest’ultimo caso è, come s’è visto, più complesso). ()
 
(4) Cfr. PRmToul 355,6 (V), 46: «de granz solaz e de ioi mantenir» su cui de Razos de trobar, vers. CL, 440-43: «Et en aquella chanzo, en la fin de la tornada, pauset un mot frances per proenzal qan dis: De gran solaz et de ioi mantenir. Et degra dir mantener; mas la cobla vai in -ir» (Marshall 1972, p. 159). ()
 
(5) In particolare al v. 41 metto a testo nems (ovvero il verso di G, comunque riconducibile ad α), anche in considerazione del fatto che forme come ueins O, neiis S, neins c, ma anche mens, possono esserne deformazioni, mentre trop ha l’aria di una glossa. ()

 

 

 

 

 

 

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