BELH SENHER DIEUS QUORA VEIRAI MO FRAIRE
(BdT 401,4)
È un breve componimento, formato da due coblas e un’invio, in cui RmGauc tesse le lodi «del senhor d’Uzest que avia nom aissi quon elh, Raimon Gaucelm», come ci riferisce la rubrica. Si tratta quindi del medesimo signore, della maison de Sabran, di cui il nostro trovatore parla con eguale devozione nella lirica IV.
Il canto d’elogio si apre con un’invocazione a Dio che lo aiuti a vedere al più presto il suo fraire le cui virtù: valore guerriero, lealtà, nobiltà, sono universalmente riconosciute. Sono svolti quindi lungo le due coblas, in una sequenza che potremmo definire simmetrica, il motivo dell’elogio delle qualità eccellenti del signore e quello dell’amore per udita, suscitato dalle voci della gente intorno a lo pro Raimon Gaucelm.
La fama che lo circonda lo dipinge come il signore ideale
que tant de be n’aug comtar e retraire (v. 3)
quar manta gen / ditz que valen / pretz a (vv. 5-7)
que dels valens es qu’anc nasques de maire / segon qu’aug dir (vv. 10-11)
ed è la stessa rinomanza che si sente riecheggiare anche nella lirica IV
E no m’o planc quar d’aval e d’amon
n’aug mais nomnar lo mieu frair’En Ramon (vv. 15-16)
la quale si chiude con la dedica del sirventese al signore d’Uzest
Sirventes vai, drech cami a pales
al mieu frair’En Ramon Gaucelm (vv. 41-42)
Al solo sentir raccontare del suo perfetto pregio, che lo rende il più meritevole degli uomini, Raimon sente dunque di amarlo senza riserve:
ses estraire / l’am de cor lïalmen (vv. 7-8)
fe que deg a mon paire / ... / .. l’am tan ses cor vaire (vv. 9-11)
sì che ogni sua facoltà è già messa a disposizione del signore:
que·l cor e·l sen e·l saber e·l vejaire / e·l bon talen, / li diei corren (vv. 12-14).
E questa volta non ad un sirventese, ma al giullare Bernatz, affida il compito di raccogliere ed esprimere al frair’En Raimon il suo messaggio di completa, fedele ed assoluta obbedienza: «ieu vuelh dir e faire / tostemps so mandamen» (vv. 19-20).
SCHEDA RETORICO STILISTICA
A sostenere il tono quasi da panegirico ricorrono espressioni che si potrebbero definire deprecative «que mal m’ira si no·l vei ans de gaire» (v. 4), solenni «fe que deg a mon paire» (v. 9) e sconfortate, come l’interrogazione dei primi versi (vv. 1-3); l’esaltazione delle doti del signore è sottolineata dalle figure dell’iperbole «que dels valens es qu’anc nasques de maire» (v. 10), dell’enumerazione «lo pro ... franc, de bon aire» (v. 2), «que·l cor e·l sen e·l saber e·l vejaire / e·l bon talen» (vv. 12-13); l’iterazione sinonimica «comtar e retraire» (v. 3), «de cor lïalmen» (v. 8), le dittologie «son afaire / e son bon estamen» (vv. 15-16), «dir e faire» (v. 19) e l’anastrofe «valen / pretz a» (vv. 6-7) , «dels valens es» (v. 10), «que·l cor ... / ... / li diei corren» (vv. 12-14).
Si noti lungo tutto il componimento, la ripetizione morfemica di dir, con varie sfumature semantiche: ditz (v. 6), dir (v. 11), dis (v. 15), digatz (v. 18), dir (v. 19); l’accostamento di due verbi sinonimi accompagnati dallo stesso soggetto, in figura d’interpretatio: «n’aug comtar e retraire» (v. 3); ed infine alcuni esempi di allitterazione: «mal m’ira» (v. 4), «ses estraire» (v. 7), «e·l sen e·l saber» (v. 12), «Bernatz breumen» (v. 17), anche in rima: 11 vaire : 12 vejaire.
Rubrica: So son .ii. coblas que fes .R. Gaucelm del senhor d’Uzest que avia nom aissi quon elh Raimon Gaucelm.
Scheda metrica: Frank 29:4. Canzone elogiativa di due coblas unissonans + 1 tornada di 4 vv.
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rime a -aire b -en
Decasillabo a maiore: v. 2.
Cesura mediana: v. 10.
Coincidenza tra pausa logica e cesura: vv. 1, 2, 9, 11.
Incontri vocalici: dialefe, vv. 4, 19.
Rime grammaticali 15 afaire : 19 faire; 3 retraire : 7 estraire
Enjambements: vv. 6, 12.