CXVII.
GIOVANNI D’ALBUSSON e NICOLETTO DI TORINO
Testa secondo V. Crescini, Man.3, p. 304 sgg.
CXVII. A questa tenzone furono attribuite diverse date: del 1226 (C. DE LOLLIS, in Nuova Antol., 1895, p. 421), del 1236 (F. TORRACA, Federico II e la poesia provenz., ibid, p. 240), del 1238 (O. SCHULTZ-GORA, in Zeitschr. für Rom. Philol., VII, p. 216; ed. Ein sirventes &c., p. 36). Parve a me (Osservarzoni sulle poesie provenz. relative a Federico II, p. 112) che essa non possa essere stata composta se non nel 1231. Infatti, nel momento in cui il dialogo ha luogo, si verificano tre circostanze: 1.) Federico II, mosso dall’Italia meridionale («devas Salern», v. 5), marcia verso la Lombardia ribelle; 2.) un’oste, raccolta in Germania, si avvia alla volta dell’Italia; 3.) il marchese Bonifacio II del Monferrato milita nel partito avverso all’Imperatore. La simultaneità di questi fatti non si avverò che nell’estate-autunno del 1231. La tenzone rispecchia lo stato d’animo de’ Ghibellini nel momento in cui viene annunciata, da una parte, la convocazione di un parlamento in Ravenna per il di dell’Ognissanti e l’avanzare di Federico II verso questa città, lungo la costa Adriatica; dall’altra, la spedizione di Arrigo, re de’ Romani, dalla Germania verso la frontiera Alpina. Nell’uno e nell’altro evento i Ghibellini d’Italia ripongono le migliori speranze, e, fra le altre, quella dello schiacciamento del Marchese di Monferrato. Siamo, a quanto pare, avanti l’ottobre, perché fu in questo mese che i delegati delle città guelfe deliberarono, nel congresso di Bologna, la resistenza e mandarono un esercito a sbarrare i passi del Trentino; ciò che paralizzò l’azione di Arrigo. Se il sogno di G. d’A. fosse avvenuto dopo che l’esercito del Re dei Romani fu costretto a rimanere inattivo nel Tirolo, il suo interlocutore non mostrerebbe di avere tanta fiducia in esso. Quanto all’azione spiegata nella circostanza dal Marchese di Monferrato, essa è descritta nel decreto d’amnistia concessa da Federico II il 14 agosto 1233 (da Castrogiovanni). Ivi si legge: «remittentes... universitatibus... necnon Marchioni Montisferrati, qui infra statutum a partibus terminum comisisse probatur, omnes iniurias et offensas quae contra nos, filium nostrum et principes comisisse videtur, impediendo curiam nostram, hac ultima vice apud Ravennam indictam, principibus ad curiam ipsam venientibus iniurias irrogando, prenominato filio nostro ad nos venire volenti aditum precludendo» &c. (vedi HUILLARD-BRÉHOLLES, Examen des chartes de l’Eglise Romaine contenues dans les roulaux dits Rouleaux de Cluny; in Notices et Extraits, vol. XXI, part. II, p. 359). Egli era stato dunque il principale artefice del blocco di Arrigo. V. ancora, per ciò che è della politica di Bonifacio II, piú in là, Lanfranco Cigala, Estier mon grat (n. CXXXVIII).