CXXX.

SORDELLO

 

Testo secondo V. Crescini, Man.³, p. 295 sg.

CXXX. Dal v. 27 appare come la poesia sia stata scritta in Provenza, dove Sordello, partito dall’Italia verso il 1228 (cf. num. XCVII), era tornato dopo una dimora nella Spagna e nel Portogallo. Blacatz, la cui morte ha ispirato al trovadore mantovano questo compianto celebre, è lo stesso signore di Aups, col quale fu in stretta relazione Falchetto di Romans (v. num. CXII). Trovadore egli stesso, l’antica biografia provenzale lo dice «gentils bars et autz e rics, larcs e adreits»; aggiunge che gli piacevano «dons e domneis e guerra e messios e cort e mazans [=festeggiamenti] e bruda [=allegrie rumorose] e chans e solatz e tuich aquel faich per qu’om bons a pretz e valor» &c. (CHABANEAU, Biographies, p. 296). Si ignora la data della sua morte, e quindi quella della poesia. Per il terminus a quo vedi il v. 14. Quanto a quello ad quem, siccome la poesia di Sordello, grazie all’ingegnosa trovata del cuore spezzato, distribuito e mangiato, ebbe due imitatori, in Bertran d’Alamannon (Mout m’es greu, in SALVERDA DE GRAVE, Le troubad. Bertran d’Alamanon, p. 95) e in Peire Bremon Ricas Novas (Pos partit an lo cor En Sordel e ’N Bertrams, in J. BOUTIÈRE, P. Br. R. N., p. 77), cosí si è cercato di rinvenirlo in queste. Nulla nell’Alamannon, il quale sostituisce agli uomini altrettante donne; dal Ricas Novas non si ricava che la data del 23 marzo 1237, limite estremo della vita di Giovanni di Brienne (cf. num. LXXIV), ivi ricordato come ancora vivente (vedi A. JEANROY, Anthol. des troubad. p. 105; J. BOUTIÈRE, op. cit., p. 119).