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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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074,012- Bertolome Zorzi

 

CLXXV.

BARTOLOMEO ZORZI

 

Testo secondo E. Levy, Der troub. Bartolome Zorzi, p. 58 sgg. 

CLXXV. B. Z. compose nella prigionia anche questo sirventese (cf. i nn. CLXVI, CLXXI). Da esso apprendiamo: 1.) che i Genovesi tenevano prigionieri circa mille Veneziani (v. 18); 2.) che costoro erano stati patteggiati, cioè che avrebbero dovuto già esser liberati (vv. 16–9, 41–5); 3.) che Genova non aveva mantenuto i patti e lasciava morire tanta gente (v. 33). Contro questo procedere della Repubblica protesta il trovadore, rivolgendo un appello accorato al Re di Francia. Noi sappiamo che il santo Re aveva noleggiata la flotta genovese per la sua secondo crociata, e che, nell’imminenza della spedizione, era intervenuto presso i governi di Genova e di Venezia per tentare fra loro la conclusione di un accordo che gli avrebbe facilitato l’impresa transmarina. Ciò nel 1269 (NICOLAI GUERCII Ann. Ian., p. 114). Altri tentativi di pace e di tregua venivan fatti, simultaneamente, dalla corte pontificia. Questi ebbero termine, alla fine dell’anno, con un compromesso, del quale disgraziatamente non conosciamo che in parte i termini. Ma esso rimase inefficace. Su di che mi basti rinviare il lettore allo studio di R. CESSI, La tregua fra Venezia e Genova nella seconda metà del sec. XIII (Arch. Veneto-Tridentino, vol. IV, 1923, p. 9 sg.). È assai verisimile che in tale compromesso sia stata contemplata anche la restituzione de’ prigionieri di guerra, e che tale clausola non abbia avuto esecuzione, come tutte le altre dell’atto stesso. È per tale mancata esecuzione che B. Z. si rivolge al Re di Francia, per mezzo del quale le trattative continuavano ancora. Egli dice che ciò avviene mentre il Re tiene Genova sotto il suo «captener»: espressione che non può valere, nel caso attuale, se non «sotto la sua grande influenza», in considerazione del buon affare che Luigi IX procurava a’ Genovesi come vettori della sua spedizione imminente. Al momento in cui il trovadore scrive, il «passaggio» non ancora ha avuto inizio (v. 59): si è dunque poco avanti il maggio del 1270. Della nuova crociata B. Z. prevede, caso mai il Re non riesca, nel frattempo, a ottenere la liberazione dei prigionieri Veneziani, sorte uguale alla precedente. Su di che si vede che non fu cattivo profeta! Le trattative per la restituzione de’ prigionieri continuavano ancora il 7 febbraio 1273, come dal documento di tal data riferito, in parte, da G. CARO (op. cit., I, p. 191 nota; II, p. 412). Ivi i Veneziani affermavano: «illi nobiles Veneti qui in carceribus retinentur, ita viliter et miserrime se habuerunt in conflictu navis quando capti fuerunt, quod non sunt digni aliqua redemptione. Numquam enim auditum fuit quod tres galee, imo tria ligna satis parva, caperent talem navem ita bene munitam» (cf. n. CLXVI). I Genovesi, naturalmente, per tirare sul prezzo del riscatto, sostenevano che coloro «se defenderunt quantum potuerunt, verumtamen, sicut Deo placuit, fuerunt superati et capti». 

 

 

 

 

 

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