CLXXVI.
LANFRANCO CIGALA
Testo secondo P. Rajna, in Studj di Filol. Rom., V, 51. Non indico che le lacune non potute riempire dall’illustre editore: stampo senza [ ] le parole dateci monche dal lacero frammento del codice e completate da lui.
CLXXVI. PIO RAJNA, pubblicando per primo questo misero frammento di sirventese (cf. n. CLXVII), riuscí, dopo una sagacissima analisi delle fonti storiche, a datarlo, in maniera non dubbia, tra l’aprile e il maggio del 1273 (Studj di Filol. rom., V, pp. 17 sgg.). In quest’anno seguí la rottura tra Carlo d’Angiò e Genova. Nel febbraio, il Vicario da Carlo lasciato in Toscana, avanza in territorio ligure sino a Bozzolo e Brugnato, di dove è costretto a far ritorno a Sarzana, essendogli stata impedita l’avanzata dal Vicario genovese Ansaldo Balbo. Poscia, il sopraggiungere di altre forze genovesi al comando del capitano del popolo Oberto Doria, lo obbliga ad accamparsi nel piano di Trebbiano, ove se ne sta per due mesi, l’aprile e il maggio, sforzandosi di offendere, quando può, il territorio ligure e gli abitanti. Ma il Balbo viene ad accamparglisi in vicinanza, e non passa giorno senza scontri e combattimenti di maggiore o di minor portata. Alla fine, non potendo durare, il Vicario si ritrae. Quind’innanzi non si vede dalle fonti che la Riviera di Levante sia stata molestata da Carlo. È, secondo il RAJNA, in questa serie di fatti che le parole di L. C. trovano una spiegazione. Essi seguirono in prossimità e per entro agli stessi dominî di Moroello: infatti il castello Malaspiniano di Arcole veniva a trovarsi precisamente tra Vezzano e Trebbiano, tra il campo francese e gli afforzamenti genovesi. Il Marchese, di cui l’aiuto doveva essere ambito e sollecitato da entrambe le parti, era costretto a destreggiarsi fra l’una e l’altra con tutte le risorse dell’arte diplomatica: egli dové «trasgitar» einsieme «schermirsi siffattamente (“Mas estrain par qu’ensems se ne deffenda”) da non compromettersi punto». In somma, conchiude il RAJNA (p. 26), «è probabile che la fiera invettiva sia stata scagliata durante i due mesi che il Vicario regio rimase a Trebiano: è sicuro che essa cade in quel torno». Da notare il silenzio assoluto che sopra la condotta del Marchese serbano gli Annali Genovesi. Ciò fa pensare che egli non si mettesse in realtà dalla parte di nessuno de’ due contendenti. Ma l’atteggiamento di L. C. di fronte a lui vuol bene essere quello dell’opinione pubblica genovese.