5 coblas unissonans di 9 vv. e una tornada di 4 vv.; lo schema metrico è un unicum.
Ordine strofico
ABDIKPT
I
II
III
V
IV
GO
I
II
V
III
IV
M
I
III
IV
II
V
La tornada è assente GMPQR, oltre che in Dc, che tramanda nell’ordine le coblas I, V e III, e in W, che presenta sotto forma di cobla esparsa la strofa II.
Melodia (GRW): Sesini 1942, p. 130, n° 13 (solo G); Gennrich 1958-60, III, p. 84, n° 81 (cfr. IV, p. 57); Fernández de la Cuesta 1979, p. 198; Van der Werf 1984, p. 87*.
Appare difficile in questo caso una classificazione complessiva dei testimoni: dalla tabella delle varianti adiafore si enucleano con una certa nettezza solo i gruppi α = ABDTIKP e β = EJRV. All’interno di α, confermato da un ordine strofico probabilmente scorretto (2), AB sono congiunti da un’ipermetria a v. 26 (per folla > per la folla), mentre IKP+c condividono la rima identica 14:28 pliuenza (Tls leggono invece 14:28 crezenza; ma vd. infra); a v. 4 i soli IK riducono a uia la lezione iu(t)ga di ABDTP+Q; DT hanno 47 et an per e den (probabilmente indotto dal precedente 46 al uostre sen); e DP+Kp tramandano invece di 26 folla atendenssa una lectio facilior come long(a) atendenssa (3). Ancora a v. 4, passando al gruppo β, EJRV+Kp leggono iutgon (iuron R) in dipendenza da un soggetto sing., sebbene collettivo, come 3 gen; a v. 24 EJRV hanno menpren (in luogo di menten o nenten) già rimante del v. 7. Un’altra rima identica coinvolge mss. dei due gruppi: a v. 26 EJR + C e IK sostituiscono entendensa ad atendenssa, cosicché in IKRT si ha una rima identica con 32 entendenssa, laddove C riduce entendensa alla forma sincopata entensa (sullo scambio si veda Asperti 1990, pp. 442-43) e EJ cercano di rimediare con crezensa, a sua volta rimante del v. 28 nei due mss.
Si può inoltre dare consistenza a un gruppo θ formato da GQ cui s’aggiungono O e Dc, sebbene i quattro mss. condividano, per di più insieme a C, nient’altro che un’adiafora caratterizzante come 7 quar contramor: al suo interno GDc condividono l’alterazione dei vv. 19-20 (E ia per mi nô uos uen uenza. merce(s) qeu no lai aten); GO e, parzialmente, Dc presentano il medesimo ordine strofico. Infine O condivide con P un’ipometria a v. 35 e con NVls una lezione priva di senso, ma probilmente poligenetica, come 47 et en per e den.
Non è riconducibile tout court a uno dei tre gruppi sopra indicati il ms. C, latore di un testo evidentemente contaminato: si potrebbe tuttavia indicare in una redazione β il testo base su cui si innesta la contaminazione tenendo conto di 26 entendensa (con EJR+IK) e di 28 car (con EJRVBdN), lezione quest’ultima non a torto definita «insignifiante» da Stroński a p. 205; lo stesso si dica per ls che lo stesso Stroński collega a β (il suo y) in base a 48 dei estar da confrontare con estar V, destar Kp, estau(c) EJ (e cfr. anche 47 et en con V+N, ma si tenga conto della rima identica 14:28 crezensa con T, discussa infra); e per Kp che condivide una lezione erronea come 4 iutgon con EJV+R. Non ho invece elementi per collegare in qualche modo ai tre gruppi i mss. M, N e Uc.
Esulano inoltre dal quadro sopra prospettato alcuni singoli versi, per i quali si potrà ipotizzare che il ‘disordine’ sia dovuto ad antecedenti dotati di varianti alternative distribuitesi poi nei canzonieri. Paradigmatico è il v. 45 dove l’opposizione fra i rimanti estenenssa e abstenensa fa scindere coppie di mss. notoriamente legate, come EJ, Uc, GQ: leggono infatti estenenssa ABIKT CJls GONU (e cfr. estenza P), mentre abstenensa è appannaggio di ERVKp Mqc (e cfr. astrenenza Dc); si potrebbe trattare di un facile scambio poligenetico, se il correttore di D non avesse espunto la e- iniziale di estenenssa soprascrivendo ab: che tali correzioni siano una prova della natura di editio variorum dell’exemplar di D è un’osservazione di Avalle-Casamassima 1979-82 già citata nella Nota al testo di FqMars 155,14 (IV). Altro caso esemplare è al v. 38 dove a inizio verso le varianti contrapposte car/que e mieills/mais si dispongono nei mss. secondo le quattro combinazioni possibili:
1. car mieills ABIK EJRV C NQ [meil Q]
2. que meillz DT M
3. car mais OU
4. que mais P Kpls DcG [qi P]
Il ms. c, anch’esso latore di numerose doppie lezioni, reca al di sopra di mielz l’alternativa mais: in una situazione che di per sé farebbe pensare a un antecedente dotato di varianti alternative la doppia lezione di c, per quanto limitata a una delle due coppie di varianti, offre una chiara conferma. Lo stesso codice conserva un’ulteriore doppia lezione a v. 14, dove si legge pliuensa a testo e alcredensa sul marg. sinistro della carta: anche qui si dovrà ipotizzare che alla base della doppia opposizione dei rimanti crezenssa/pliuenssa ai vv. 14 e 28, ossia:
14 crezenssa ABDT Cls U
pliuensa IKP EJRV Kp GQO MN c W [peruence W]
28 pliuenssa ABDIKP C Uc
crezensa T EJRV Kpls GQO MN BdN
vi sia una situazione del tipo:
pliuensa crezensa
14 don(c) non aiatz mais crezensa 28 Mas [o Car] ieu auia pliuensa
da cui le già discusse rime identiche 14:28 pliuensa in IKP+c e 14:28 crezensa in Tls (ne consegue una attenuazione del valore congiuntivo di questi due errori) (4). Infine, al v. 24 registro una serie di opposizioni di varianti attraverso la quale la tradizione si suddivide in maniera non omogenea:
24 sieu puosc... AB Kpls QO M c
sen puosch... N
si puos... DTIKP ERV Dc
ses uos... C
e poisc... G
pueisas... J
qe ies... U
...quen... ABDTIKP EJRV CKp GDcO
...en...ls Q MN Uc
...aissom nenten AB N c [aison c]
...aisso menten TIKP CKpls QO M[enten Q]
...aiso men pren EJRV
...e cho me tem D
...uos non menten U
...als nom enten Dc
La II strofa in W, tramandata sotto forma di cobla esparsa, è caratterizzata da numerose lectiones singulares, oltre che dalla veste grafica francesizzante propria del canzoniere; gli esigui elementi che vi si rintracciano paiono indirizzare verso il gruppo α, ma con marcate oscillazioni in altre direzioni: cfr. il v. 17 que (con ABDT EJRV G) ma (con U) cancon (con UT) en (con ABDT) peruence. Quanto alla fonte da cui Berenguer de Noya ha ricavato per il suo Mirall de trobar (BdN) l’incipit della canzone e i vv. 28-34, il fatto stesso che l’autore dica che la citazione è tratta dalla «quarta cobla» esclude il gruppo α, inoltre GO ed M; indirizza verso la versione β la lezione 28 car condivisa con CEJRV, mentre altre varianti 28 cresença, 29 quant, 32 per, troppo diffuse per dare indicazioni precise, non contraddicono l’ipotesi. D’altro canto, nel suo esame complessivo delle citazioni trobadoriche di Berenguer, Palumbo 1955, pp. XXII-XXXII indirizza verso C V M T, oltre che verso c.
Adotto la versione α come base dell’edizione e B come ms.-base: oltre che per emendare errori, irregolarità morfologiche e lectiones singulares, intervengo sul testo del ms.-base in due luoghi, al v. 17 (que mas chansos en paruenssa > en mas chansos qu’en parvenssa) e al v. 44 (e lais men car ai sabenssa > mas lais m’en quieu ai sabenssa), adottando comunque la lezione di altri mss. del gruppo α (rimando alle rispettive note del Commento per la giustificazione). In apparato la versione β, fondata sul ms. E: lo emendo da lectiones singulares e irregolarità morfologiche; correggo inoltre 47 de (con Uc) > d’En, e ‘regolarizzo’ le grafie 8 trob > trop e 23 cabtenensa > captenensa; conservo tuttavia 16 nin, condiviso col solo P ma da confrontare con nim di RV+IK, ed alcune lezioni classificate sopra come erronee, ma che caratterizzano fortemente il gruppo: 4 iutgon, 24 menpren, 26 entendensa. A v. 25 è plausibile lo scioglimento «qu’ar».
Note
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 205-206) presenta quattro rami non ricondotti all’archetipo (x, g, u, y) che raggruppano le seguenti famiglie: AB, DTIKP (= x); QG (= g); Uc (= u); EJ, RV (= y). Inoltre Dc e O si legano a g, a (che corrisponde al mio ls) si lega a y; non sono classificati C e N (Stroński si limita a indicare le sigle fuori dallo stemma), mentre non è in alcun modo rappresentata la posizione di M: nella discussione l’editore scrive che il ms. «est, sans doute, comme d’ordinaire, le résultat de contaminations; il s’accorde avec y aux vv. 14 et 28 et au 28 (soffron)» (p. 205). (↑)
(2) La successione III-IV è sottolineata da una struttura capfinida: 26 folla - 29 follamen (inoltre l’esclamazione di v. 37, all’inizio della cobla V, pare conseguente al contenuto della cobla IV, così come pare effettivamente conclusivo il distico finale della stessa cobla V). Ripropongo perciò l’ordine strofico di Stroński avvertendo che, nell’indicare a p. 60 l’ordine di GO, M e Dc, l’editore offre dati scorretti: «GO(Dc): I, II, IV, III, V; M: I, III, V, II, IV; Dc: I, IV, III seules». (↑)
(3) Effettivamente Cropp 1975, p. 193 scrive che: «le topique particulièrement courtois est assurément celui de la longue attente exprimée par l’infinitif substantivé atendre ou par les substantifs atenda et atendensa accompagnés de l’épithète lonc»; la studiosa cita fra gli altri BnVent 70,19 (XIX), 28-29: «que·l be que·m fara, no·m venda / ni·m fassa far lonj’ atenda»; GlSt-Did 234,15 (XII), 11: «per qu’ieu am mais de leis lo lonc aten» (così le due versioni di f, ma l’altro testimone V legge lo bon aten); RicBarb 421,7 (VII), 18-19: «Car qui aten / ni fai trop loni’atenda». (↑)
(4) I termini alternano anche nella tradizione di PVid 364,37 (XL), 13: «plevensa» a testo, crezensa in RUc (con «crezensa» che si ritrova, senza varianti, al v. 55); il testo vidaliano è una replica alla canzone folchettiana: si veda in proposito nella parte I il § 3.2.1.2.4. (↑)