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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.
Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.
155,004- Folquet de Marselha
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A vos, midontç, voill retrair' en cantan
Scheda metrica
[518:1] a10 b10 b10 a10 a10 c10 d10 d10 c10 c10 d10 a: an, b: é, c: en, d: ós
Della canzone resta un frammento di due coblas unissonans di 11 versi ciascuna, la seconda mancante dell’ultimo verso; lo schema metrico è un unicum, ma Folena 1991, p. 97, n. 36, rintraccia uno schema molto simile, privo soltanto dell’ultima rima d, di cui si contano 12 esempi, tutti sulle stesse rime (è il n° 517 di Frank 1953-57). L’analisi metrica di Antonelli 1987 prende avvio dalla seguente descrizione: «La strofa di Folchetto è a coblas unissonans, costruita su una fronte (o piedi) di quattro versi, dalla partizione se non incerta certo la più pronta a sottolinearne l’unità nella differenza, grazie al contatto immediato stabilito fra le rime b dal riuso speculare del modulo |a b| e ad una sirma indivisa quindi unitaria. I versi sono tutti decasillabi e non svolgono, come del resto normalmente presso i provenzali, la funzione di sottolineare le partizioni: semmai tessono un filo unitario rispetto al discorso rimico» (p. 25). Segnalo infine una cesura lirica al v. 9 e rimando al Commento per il v. 13.
Nota al testo
La canzone è inserita da Brunetti 1990, e quindi «avec quelques ajouts et corrections de détail» da Asperti 1994, pp. 54-67, nella serie degli unica di T, tutti, ma in varia misura, riconducibili alla Provenza propriamente detta e databili fra gli anni ’70-’80 del XII sec. e gli anni ’60 del XIII sec.: il testo rimonta pertanto a quella tradizione ‘linguadociana’, risalente al tipo y di Avalle, che la Brunetti affianca alla tradizione ‘veneta’, dipendente dall’ editio variorum e, a cui veniva usualmente ascritto il canzoniere ( 1). Il nucleo provenzale di T, confermato dalla prossimità del ms. a canzonieri di origine provenzale come Mfa, ha secondo Asperti nella «composante liguro-piémontaise» una propaggine italiana ( 2): è qui che lo studioso individua il punto d’incontro fra la tradizione provenzale di T e quella, pure provenzale, le cui tracce sono riscontrabili in L, codice con più solidi agganci alle corti appenniniche e in particolare latore unico di FqMars 155,12 ( XXIII), alla cui Nota al testo rimando per le conseguenze del discorso qui aperto.
Il componimento, che chiude la sezione folchettiana del canzoniere (cc. 225r-233r), è vergato su una rasura in una parte del codice che risulta palinsesto ( 3), ed è pertanto mal leggibile ( 4): la circostanza sconsiglia di promuovere a testo gli interventi vòlti a sanare le corruzioni ai vv. 13 e 15, per i quali rimando al Commento.
Note
(1) Alla localizzazione tradizionale nel Veneto settentrionale (cfr. Bertoni 1915, pp. 195-96) Asperti affianca l’ipotesi di un assemblamento del codice in Occitania; accetta inoltre la datazione più alta («all’incirca fra gli ultimi venti anni del XIII ed i primi del XIV secolo») opposta da Brunetti 1990, p. 68 a quella vulgata (secc. XIVex.-XVin.): questa era stata in precedenza messa in discussione da una perizia paleografica di Armando Petrucci (secc. XIIIm.-XIV), citata dalla Brunetti, ma già riferita da R. Antonelli nell’inedita relazione La tradizione manoscritta provenzale e la Scuola siciliana, presentata al XVI Congresso internaz. di lingustica e filologia romanza (Palma de Mallorca, 1980), come informa Bologna 1993, I, p. 71, n. 22 (e cfr. p. 24, n. 21), e da Roncaglia 1983, p. 322: cfr. la sintesi di Avalle-Leonardi 1993, pp. 84-85. (↑)
(2) A questa si affianca la componente iberico-catalana; in particolare, è proprio alle corti del Monferrato e dei Del Carretto, che Asperti (cfr. pp. 67-71) fa risalire la fruizione di T, e di A vos, midontç, da parte dei poeti siciliani: rimando al Commento per la nota questione della traduzione-rifacimento di Giacomo da Lentini. Per le vicende successive del codice si veda G. D. B. Brunetti, Per la storia del manoscritto provenzale T, CN, LI (1991), pp. 27-41. (↑)
(3) Giuseppina Brunetti mi conferma che anche la carta su cui è vergato il testo è interessata al fenomeno, genericamente descritto in Brunetti 1990, p. 52: «Il manoscritto risulta infatti palinsesto in molte carte tutte situate nella parte finale»: la ringrazio per questa e per altre utilissime indicazioni generosamente offertemi. (↑)
(4) Né ci si può giovare della prospezione ottocentesca di Appel 1890: «Das Gedicht ist sehr schlecht geschrieben und so verwischt, dass es zum grossen Teil sehr schwer, an einzelnen Stellen gar nicht lesbar ist» (p. 94). La parte leggibile non eccelle peraltro per correttezza formale, come dimostrano i numerosi emendamenti e integrazioni al testo. (↑)
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