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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

437,010=076,002- Sordel

 

C) «PARTIMEN»


XVII

(PARTIMENS CON BERTRAN D’ALAMANON)

 

I rapporti tra i manoscritti sono incerti. Si può notare, per una serie di lezioni comuni o vicinissime tra loro (v. 1, 13, 17, 19, 20, 21, 24, 29, 31, 36, 41, 43, 45, 50), una certa affinità tra F (rappresentato, s’intende, per la parte mancante dalle sue copie) e M, di fronte ai quali C sembra stare a sé; cosicché si potrebbe proporre lo stemma

Ma tale stemma è solo un’ipotesi, perché in realtà le lezioni nelle quali F e M coincidono o si accostano non appaiono di natura tale da provare che i due mss. risalgono a un ascendente comune: si potrebbe anche sostenere che tali lezioni sono le lezioni originarie — di fronte alle quali quelle di C rappresentano una innovazione, del copista di C o di qualche suo antigrafo —, ammettendo di conseguenza la derivazione indipendente di F e di M del testo originale di Sordello.

A proposito delle copie di F è da avvertire che — come ha mostrato il BERTONI nel suo studio L’histoire du chansonnier provençal ambrosien D 456 inf. n. 25, in Romania XXXVIII, 1909, p. 131 e segg. — solo due di esse, e precisamente Fa e il Palatino 990, sono copie dirette e indipendenti di F: l’Ambrosiano non è che una copia del Palatino, e quindi si può trascurare, tenendo presente in sua vece il cod. parmense (il DE LOLLIS invece utilizza il ms. Ambrosiano, lasciando da parte il Palatino). Il ms. parmense è stato trascurato dalla Bibliographie del PILLET e del CARSTENS (cfr. p. XIV e XLIV), che indica con Fb il cod. Ambrosiano, mentre lo JEANROY, nella Bibliographie sommaire des chansonniers provençaux, indica con Fb il Palatino e con Fc l’Ambrosiano. Io penso che, per rendere evidenti anche nelle sigle gli stretti legami che intercorrono tra questi due codici, sarebbe opportuno indicarli rispettivamente con Fb¹ e Fb², ma poiché in questa lirica essi sono assolutamente identici, eccetto che ai v. 29 e 47, mi servirò comunemente della sigla Fb per indicare la loro concorde lezione, unendo, per risparmiar spazio, il b all’esponente a nel caso che la lezione sia data anche da Fa. Nei v. 29 e 47, ove per iscrupolo di compiutezza ho voluto dare anche la lezione dell’Ambrosiano (a rigore del tutto trascurabile), ho indicato tale ms. con Fb². - È superfluo avvertire che per i v. 53-56 tengo presente F, lasciando da parte le sue copie.

Ho posto a fondamento del testo il ms. C, di cui ho seguito anche la grafia.

Il Bertran che qui disputa con Sordello è certamente Bertran d’Alamanon, come è oramai opinione comune (cfr. P. C., 76, 2 e 437, 10), e non ha alcun fondamento (cfr.. SALVERDA DE GRAVE, ibid., p. 86 e seg.) l’attribuzione a Bertran d’Aurel tentata da P. MEYER (Des rapports de la poésie des trouvères avec celle des troubadours, in Romania, XIX, 1890, p. 35). Il partinens fu certamente scritto in Provenza: ma è impossibile indicarne con una certa esattezza la data di composizione, per la mancanza di dati sicuri su cui fondarci. Il DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., p. 32 e seg. e Pro Sordello de Godio, milite, in Giorn. stor. d. lett. it., XXX, 1897, p. 172 e seg. vorrebbe collocarlo nel 1241, ma per giungere a tale data egli lo collega arbitrariamente (cfr. l’Introduzione, p. LXIII, n. 242) alla tenzone Pos anc no·us valc tra Granet e Bertran d’Alamanon, secondo lui assegnabile appunto a tale anno. Il SALVERDA DE GRAVE, ibid., p. 87 e seg., vorrebbe invece assegnare il componimento a una data anteriore al 1235, e cioè al matrimonio di Guida di Rodez (con la quale si deve identificare con molta probabilità la comtessa... de Rodes dei v. 49-50: cfr. l’Introduzione, p. LXII, n. 236): ma anche questa tesi suscita qualche riserva, in quanto Sordello sembra aver cantato Guida di Rodez anche dopo il suo matrimonio (nella chiusa dell’Ensenhamen d’onor il trovatore si rivolge infatti a una dama designata col senhal di N’Agradiva, sicuramente usato per Guida, e nella seconda tornada del planh in morte di Blacatz è nominata una dama indicata col senhal di Restaur, che sembra pure usato per Guida: cfr. l’Introduzione, p. LX e seg.). Più soddisfacente sembrerebbe apparentemente la data proposta dal FABRE, Guida de Rodez, baronne de Posquières, in Annales du Midi, XXIV, 1912, p. 336 e seg., il quale, fondandosi su nuove notizie da lui rintracciate su Jean de Valery, l’illustre barone francese ricordato nella seconda tornada (sul quale precedentemente gli studiosi di Sordello non avevano notizie posteriori al 1250: cfr. O. SCHULTZ-GORA, Die Liebensverhältnisse der italienischen Trobadors, in Zeitschr. f. rom. Phil., VII, 1883, p. 209; SALVERDA DE GRAVE, ibid., p. 87), ritiene che il componimento sia posteriore al ritorno (1250) di Jean de Valery dalla settima crociata nella quale tanto si distinse per il suo valore — il v. 55 sarebbe appunto una allusione alle eroiche imprese compiute dal barone francese in Oriente — e anteriore alla partenza di Jean per l’impresa dell’Hainaut (1253), dato che all’epoca della composizione del partimen egli appare ancora in Francia (cfr. v. 56). Anche a proposito della data proposta dal FABRE (accolta anche dal PARDUCCI, Granet trovatore provenzale, in Miscellanea di letteratura del medio evo, Roma, 1929, p. 5 e seg.) si può però obiettare che l’allusione alle illustri imprese compiute dal Valery potrebbe esser riferita anche a fatti precedenti alla crociata, e che non è detto che Jean facesse conoscenza con Carlo d’Angiò soltanto alla crociata, come appunto pensa il Fabre, e fosse pertanto noto nell’ambiente provenzale solo dopo il suo ritorno dall’Oriente. D’altra parte, se si accoglie l’ipotesi che si accenni a imprese di Jean anteriori alla crociata, nulla vieta di risalire ai tempi di Raimondo Berengario, alla cui corte anche Bertran d’Alamanon si trovò mentre in essa viveva Sordello, come prova in modo inoppugnabile il documento del 5 giugno 1241 citato nell’Introduzione, p. LXXVI.

La questione della data di questo partimen va collegata con quella della data del sirventese Pos al comte di Granet, che evidentemente si collega ad esso per l’argomento e per la menzione della contessa de Rodes e di Johan de Valleri nelle tornadas; ma anche sulla data di questo componimento non si può raggiungere una soluzione sicura (cfr. l’Introduzione, p. LXIII e seg.).

Schema metrico: a’10 b10 b10 a’10 c10 c10 a’10 a’10. Sei coblas doblas e doppia tornada (cfr. p. CXLVII).

 

 

 

 

 

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