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Blasi, Ferruccio. Le poesie di Guilhem de la Tor. Genève - Firenze: Leo S. Olschki S. A. - Leo S. Olschki, 1934.

236,008=250,001- Guilhem de la Tor

È difficile poter stabilire chi sia il Seigner n'Imbert di questa tenzone. Lo Chabaneau (e l'ipotesi non dispiacque al Restori prima, e venne accolta dal Bertoni poi (1)) ha pensato a Uberto di Biandrate, che tenne corte e fu potente signore, celebrato, insieme al fratello Goffredo, nello scambio di « cobbole » tra Falchetto di Romans e Nicoletto di Torino. (2) Non sappiamo chi dei due fratelli fu interlocutore di Falchetto di Romans, in risposta alla « cobbola » che questi aveva indirizzata al conte di Biandrate; (3) ma ciò dimostra che i due conti ebbero relazioni coi trovadori e li ospitarono nella loro corte. Di Uberto di Biandrate si hanno notizie dal 1201 al 1234; e forse financo nel 1240 circa. (4) Il Torraca (5) è dell'opinione che si potrebbe anche pensare a Uberto Pelavicino da Pellegrino, potente signore di parte Ghibellina, che sembra aver scritto versi, per testimonianza del Salimbene, che lo dice: « pulcher homo et solatiosus et cantionum inventor ». (6)
Mi sembra poco verosimile poter identificare l'Imbert del nostro partimen, con Peire Imbert, (7) poeta provenzale, che il De Lollis ha dimostrato essere stato, insieme a Bertran del Pojet, nel 1270, in missione in alta Italia per Carlo d'Angiò; (8) e questo perchè di G. de la Tor non si hanno più tracce dal 1233, allorchè morì Giovanna d'Este da lui cantata, mentre il trovadore fiorì circa il 1260-70; (9) ed anche perchè non vi sarebbe stata ragione di disparità tra due poeti, essendo chiamato l'uno Seigner n'Imbert e l'altro semplicemente Guillem. L'Imbert deve essere, di conseguenza, un personaggio di molta importanza e pare quasi certamente che debba trattarsi d'un signore italiano. In questo caso io sarei dell'opinione dello Chabaneau, ammettendo come probabile che il nostro trovadore, che visitò quasi tutte le corti dei signori dell'alta Italia, abbia conosciuto anche quella dei conti di Biandrate, dove gli fu possibile avere questa tenzone col conte Uberto.
 
2. las razos « membri, corni del dilemma: alternativa delle questioni poste a base d'una trattazione poetica (partimen o joc partit). Cfr. Jeanroy, Ann. du Midi, II, 287, n. 2; Stroński, El. de Bar., p. 108; Bertoni, I trov. d'It., p. 516, n. 2; Levy, S. W. VII, 62.
 
3. sgg. Per la sintassi di questa strofa, cfr. Bertoni, op. cit., p. 517, n. 3.
 
4-5. (e v. 29), cfr. Levy, Archiv, CXL (1920), 112.
 
6. Cfr., per questo passo, Appel, Literat. (1915), 353. Il Bertoni, nella traduzione, ha dato: « finchè conosce che non può accondiscendere », nelle note: « non può peccare in amore — quindi non può fare le vostre voglie ».
 
12. en chantan « in poesia »; cfr. IX, 44, nota.
 
15. Sulla costruzione prolettica (l'abbiamo qui come anche al v. 20), che consiste nel voler dar rilievo al soggetto della proposizione dipendente, anticipandone l'espressione in quella principale, facendolo precedere dalla prep. de col significato di « riguardo a, quanto a », cfr. Stimming, Bertr. de Born, p. 236 (IV, 1, nota); De Lollis, Sordello, p. 259, n. 31; Jeanroy-S. De Grave, Uc de S. Circ, p. 181, n. I e Bertoni, op. cit., 517, n. 15.

 

 

Note :

1. Gr. 250, 1; Biogr., 360; Restori, Per un serv., 311, n. 1; Bertoni, I trov. d'It., 64. Cfr. per le notizie storiche su i conti di Biandrate: E. Bianchetti, L'Ossola inferiore, Torino, 1878, vol. I, p. 142 sgg (vol. II: documenti); Q. Sella, Codex Astensis, in Atti. R. Acc. Lin., S. II, vol. IV, p. 121 sgg., Roma 1875-6: De Barth. Poesie Provenzali Storiche, op. cit., II, 46. ()

2. Vedi Bertoni, I trov., op. cit., p. 60, testo XIV e De Barth. loc. cit. ()

3. Cfr. Bertoni,I trov.,  op. cit., pp. 64-65, testo n. XVII e De Barth. op. cit., II, 48. ()

4. Vedi la tavola genealogica dei conti di Biandrate pubblicata dal Bianchetti, op. cit., e nel Codex Ast., p. 121, secondo la quale di Uberto di Biandrate non si hanno notizie oltre il1234. Da un articolo del Claretta (Un docum. ined. del sec. XIII sui conti di Biandrate nell'Arch. stor. ital., VII, 1881, 299) risulterebbe che il conte Uberto era tra i vivi nel 1237 e, sicuramente, morto nel 1240. ()

5. Studi su la lirica ital., 151 e 283, n. I; De Barth. op. cit., II, 200, nota. ()

6. Salimbene, Chronica (Mon. Germ. Hist., Script., XXXII, 376). ()

7. Ci ha pensato E. David nell'Hist. lett. de la France, XVIII, 632. Questo trovadore ha solo una canzone in CR (Gr. 346; Biogr. 372); Aras pus vey que m'aonda mos sens. Si leggano alcuni versi in Choix, V, 317, l'intero componimento in Mahn, Ged., 750, 751 e notizie in Millot, III, 428. ()

8. Di Bertr. del Pojet trovatore dell'età angioina, in Misc. di studi critici edita in onore di A. Graf, Bergamo, 1903, p. 690 sgg., e Romania, XXXIII, 124, n. I. ()

9. Cfr. Bertoni, op. cit. p. 65, n. 3. ()

 

 

 

 

 

 

 

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