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Blasi, Ferruccio. Le poesie di Guilhem de la Tor. Genève - Firenze: Leo S. Olschki S. A. - Leo S. Olschki, 1934.

236,012=437,038- Guilhem de la Tor

Se è vero, come opina il Restori, (1) che Guglielmo de la Tor si è incontrato con Sordello nella corte dei da Romano, circa il 1224, (2) o poco dopo, desumendo ciò dalle tornadas del giuoco partito, dove l'uno elegge ad arbitra della tenzone Adalaide di Viadana e l'altro Clinizza da Romano, la data di composizione di questo piato andrebbe posta tra il 1224 e il '26, perché, dentro questo periodo di tempo, come vogliono vari studiosi, andrebbe ricercato il ratto di Cunizza allo sposo, il conte Ricciardo di S. Bonifacio, a Verona, per opera del poeta mantovano. (3) Il Restori lo vuole accaduto nel 24, il Bertoni nel 25, il De Lollis non prima del 26. (4) Appare quasi certo che la tenzone dovette essere composta al tempo delle buone relazioni, se Sordello  potè invocare a giudice Cunizza, e con sì alte lodi; e cioè, o poco prima del rapimento, o subito dopo; perchè, come si sa, avvenuto questo, i buoni rapporti tra i due amanti non durarono a lungo.
Cunizza da Romano non tardò a piantare in asso Sordello per fuggire con un nuovo amante, Bonio di Treviso, (5) donde le ire e la guerra mossa dal trovadore contro la donna più volte infedele, di cui sembra risuonare una eco nell'allusione della poesia di P. Guillem de Luserna: Qui Na Cuniça guerreia, (6) se si deve credere, come anch'io propenderei, che qui si alluda veramente a Sordello, accusato d'ingratitudine dal poeta di Luserna, che vuole difendere e riabilitare Cunizza. Se così stanno le cose, dato che lo Jeanroy e il S. de Grave collocano questo scambio di « cobbole » tra P. Guillem de Luserna e Uc de S. Circ verso il 1225, il ratto della donna dei da Romano sarebbe press'a poco avvenuto nello stesso anno, nel quale andrebbe anche ricercata la data della composizione. Rimane, ad ogni modo, fuori dubbio che la tenzone fu composta prima del 1228, allorché Sordello abbandonò l'Italia per la Provenza, muovendo da Treviso. (7)
 
16-18. qe ... qe. Per la ripttizione del qe dopo una proposizione frapposta, specialmente se condizionale, rimandava già il De Lollis, Sordello, 274 a Levy, Bert. Zorzi, p. 89, nota ai vv. 35-36 del n. XIII e alle Poésies relig., 131, nota ai vv. 1266-68. In questo stesso componimento ricorre ancora ai vv. 52-54.
 
26. Ricorre spesso nelle poesie dei trovadori il nome di Andrea di Francia, come l'esempio tipico dell'amante fedele e disinteressato fino al punto da lasciarsi consumare dalla passione amorosa. Il personaggio ha assunto talora importanza epica, come si può vedere negli accenni che ne fa il Birch-Hisch. Epischen Stoffe, pp. 82-85, dove sono riprodotti i brani dei trovadori che ne trattano, e tra questi, anche il fugace ricordo di G. de la Tor (p. 83). Cfr. inoltre su questo soggetto: Rayn. Choix. II, 299-301; P. Meyer, Dern. Troub., 475, G. Paris, Romania, I, 106-7 e C. De Lollis, Sordello p. 274, n. 26 e p. 290, n. I. — Aucir è da prendersi per « uccidersi per amore, e quindi, semplicemente, morire », poichè si sa per certo che Andrea non si suicidò, ma morì consunto d'amore per la regina di Francia.
 
47. qi « si quis » cond.; cfr. III, 5.
 
51. È preferibile la lezione di A esbaudiria, come ha fatto osservare il Levy, Zeitschr., XXII (1898), 255.
 
53. sol ital. « soleva »; cfr. su ciò, Levy, Guill. Figueira, p. 89 e De Lollis, Sordello, 263, n. 34.
 
56. s'il. Lo Schultz Gora (Zeitschr., XXI (1897), 252) proporrebbe di scrivere si 'l, ma si può lasciare la prima forma; rimando, per questa, alla nota 16 del n. X.
 
57. Anche qui il Levy Zeitschr. cit., ha proposto giustamente di scrivere a dreit.
 
61-67. Sull'uso di car, indicante motivo, come inizio d'una proposizione secondaria che, incominciante con congiunzione di tal valore, preceda quella principale, già il De Lollis (Sordello, p. 260, n. 41), rimandava al Diez, Gr. 5, 1020.
 
68. Io sarei propenso ad accogliere la tesi del Cavedoni, Delle accoglienze e degli onori, op. cit., 298, di Schultz-Gora, Dichterinnen, p. 15 (nota), del Canello, Fiorita, p. 174-5, del Restori, Per un serv., p. 315, n. I e infine del De Bartholomaeis, op. cit., II, 66, nota, 68, che sostengono doversi trattare di Cunizza. Solo il De Lollis sostiene la lezione di « Agneseta », appoggiandosi all'autorità maggiore dei due mss. A D (Sordello, p. 121) che, quanto al nome della dama (Agneseta), dovrebbe prevalere su quella di tutti gli altri mss. Ma mi sembra che i fatti storici non gli diano ragione, perchè, come ricorda anche il De Bartolomaeis (loc. cit.), il De Lollis stesso (Sord., p. 23) non è riuscito ad identificarla: appare inammissibile la sua identificazione con una delle due Agnesine di Saluzzo; cfr., a questo proposito, De Bartholomaeis, Studj romanzi, VII (1911), p. 307.

 

 

Note:

1. Per un servent., 315. ()

2. In quello stesso periodo furono alla corte dei da Romano, Sordello, Uc de S. Circ, P. G. De Luserna, Messonget ed altri e, forse, anche G. de la Tor. Cfr. Casini, I trov. nella Marca Trevigiana, nel Propugnatore, XVIII (1885), 149 sgg. ()

3. Allude chiaramente a questo ratto il trov. Reforzat nei seguenti versi (17-20) :

Sordel ten hom per cavalier leial,
car leialmen saup la dona enantir,
q’el fes de nueg de son alberc fugir,
per qe·n meiret antre nos son hostal

pubblicati dal Bertoni, che vuole composto circa il 1225 il componimento di cui essi fanno parte (Giorn. storico lett. ital., XXXVIII, pp. 290 e 295). Il Bertoni tornò di nuovo sull’argumento, publicando per intero l’oscuro componimento di Reforzat in Studj Romanzi, XII (1915), 187. Cfr. anche la breve recensione di questo lavoro, in Archiv, (1916), 241-42. ()

4. Restori, Per un serv.,l. cit.; Bertoni,I trov.,l. cit; De Lollis, Sordello, 12; v. il lungo elenco degli studiosi che si sono occupati di Sordello e del rapimento di Cunizza in Bertoni, Giorn. stor. cit., pp. 295-97. ()

5. Di questo personaggio ci fornisce qualche notizia il Casini,I trov. nella Marca Trevigiana, op. cit., p. 166, n. 2. ()

6. Cfr. Casini, I trov. nella Marca Trevigiana,op. cit., 165 sgg.; Jeanroy-S. de Grave, Uc de S. Circ, pp. 132 e 165; Bertoni, I trov. d’It., pp. 70 e 275; De Barth. op. cit., II, 59. A questo componimento rispose, com’è noto, per le rime, Uc de S. Circ, di nuovo accusando Cunizza: su questa donna ricordata da altri trovadori, le opinione, com’è palese, sono abbastanza discordi, e questo scambio di « cobbole », avvenuto nella Marca trivigiana mette chiaramente in luce come essa avesse denigratori e ammiratori nel mondo cortigiano. Cfr., a questo proposito, oltre le opere e i luoghi citati, De Lollis, Sordello, pp. 21-23 e Bertoni, Cunizza da Romano e Folchetto di Marsiglia nel Paradiso di Dante (Studio criticio in onore di G. A. Cesareo), Palermo, 1924, 254. Per Cunizza, in particolare, cfr. l’ampia bibliografia dello Scartazzini, nel commento Lipsiense al canto IX del Paradiso e l’articolo a lei consacrato nella Enciclopedia Dantesca, vol. I, 509, a cui già rimandava il De Bartholomaeis, op. cit., II, p. 59, XCIV (nota). ()

7. Come è ricordato in un verso di P. Br. Ricas Novas: « E·ls baros conois totz de Trevis tro a Gap » (Boutière, Les poésies du troub. P. Br. Ricas Novas, Toulouse-Paris, 1930. XVIII, 15), facendo il viaggio a tappe, secondo il sistema trobadorico, quale sembra tracciato nella biografia più estesa del trovatore italiano, che in questo punto s’accorda perfettamente con l’itinerario indicato in una danseta di Uc de S. Circ (Una danseta voil far). Cfr. Jeanroy-Salverda de Grave, Uc de Saint-Circ, pp. 100 e 159; Bertoni, Romania, XLII, p. 110; De Bartholomaeis, op. cit., II, 84. ()

 

 

 

 

 

 

 

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