Dopo essersi scagliato contro i giullaretti maldicenti, il nostro verseggiatore attacca i giovani ricchi e nobili, i quali per la loro avarizia sono la causa della «malvestat» nel mondo. Abbiamo qui il solito motivo della sordidezza rimproverata alla classe elevata e della decadenza della nobiltà, del pregio, della cortesia. Peire de la Mula non può dirsi certo dotato di molta originalità!
1. de razon «conformemente a ragione, conforme a un giusto ragionamento», come in N'Aymeric, be·m par de razo (Bartsch, Denkm., 134). La locuzione de razon viene qui ad avere il senso che ha spesso per razon. Stroński, Folq. de Marseille, p. 221. Il poeta dice che non deve (leggi «dovrebbe») «mettersi in angoscia», ma in verità ci si mette. Cfr. al v. 8: garir pogra·m.
4. M'o enseignon. Intendo: mi danno l'idea, e anche l'occasione, di fare ciò, in altre parole, di fare «un sirventes o dos». A questo senso enseignar arriva attraverso il significato assai comune (Levy, S.-W., III, 34) di «mostrare, indicare». La locuzione cazut d'aut ios ha il senso di d'aut bas cazut in Uc de Saint-Circ, X, 19. D'altronde, bas o en bas cazer è frase assai comune (Raimb. de Vaq. in Mahn, Werke, I, 377; Gavaudan, ediz. Jeanroy, Romania, XXXIV, 537; J. Esteve in Mahn, Ged., 749; Jacme Mote in Meyer, Derniers troub., p. 463, ecc.). Cfr. anche Cnyrim, Sprichwörter, p. 35, n. 403.
5. chastiars ni pregieira. Notevole l'accompagnamento dell'infinito sostantivato (il riprenderli, l'esortarli) con a dirittura il sostantivo (anzi che: preiars) voluto, del resto, dalla rima.
6. descomunals (I mss. ECLR hanno la forma con i: descuminals, descominals). Il significato è «fuori del comune» ma in senso cattivo. Così interpreterei anche il descominal del primo esempio (Monge de Montaudon, 7, 2) del Levy, S.-W., II, 126. Cfr. anche Peire Vidal, Anc no mori, v. 25: Anc mais no vi plag tan descomunal (Anglade, p. 77).
8. garir. È da notare il senso che ha qui il verbo garir, quasi di «consolare, rasserenare».
10. mout i faiz q'enoios. Sulla locuzione faire que, basterà rimandare alla nota apposta da noi al testo n. III, 38 e LXIII, 35.
11. etz. Notisi la forma setz (cfr. ital. siete) del ms. A. V. p. 186, n. 3. Ho già detto che questo tratto non è punto decisivo per l'italianità del copista di A, perchè si hanno più esempi di siffatta seconda persona plur. con un s- analogico. Si aggiunga agli esempi raccolti dal Levy, Literat., XVI, 229: Vesque de Clerm. 2, str. II: sez (D, c. 205d e ms. H, n. 130).
12-13. La traduzione dice chiaramente com'io interpreto questi due versi. La serpeillieira deve essere, in questo caso, la tela che avvolgeva gli effetti dei girovaghi poeti e giullari. In u (v. 12) si ha l'accusativo di us (uns), come sempre con aver usato impersonalmente.
17. La liberalità di Alessandro il Grande fu un motivo caro ai trovatori. Gauc. Faidit (Fort chauza es): Qu'Alixandres lo reis que venquet Daire — No cre que tan dones ni tan meses. Aim. de Peguilhan (Ara·m par ben): Qu'anc no fo tan larcs segon mon parer — Alexandres de manjar ni d'aver. R. de Vaq. nell’epist. al Marchese: Aleyxandres vos laisset son donar (ediz. Schultz-Gora, I, 98). Per altri accenni ad Alessandro si veda: Birch-Hirschfeld, Ueber die den prov. Troubadours des XII u. XIII Jahrhund. bekannten epischen Stoffe, pp. 18-20. Anche in una cobbola di T (c. 108) leggiamo: Alexandres (ms. -is) fon lo (ms. sē) plus conquerens - Et (ms. ce) le pus larcs (ms. larc) de nostres ancesso[r]s. — Roais è Edessa, il cui nome arabo era Er-Roha (ora Orfa). Guglielmo di Tiro: «Est autem Edessa nobilis Mesopotamiae metropolis, quae alio nomine Rhages appellatur» (libro IV, cap. 2; nell'ant. versione francese: Rohès). Vedasi, su ciò, Crescini, Ramb.di Vaqueiras a Baldovino imperatore, estr. degli Atti del R. Istituto Veneto, T. LX, P. II (1901), p. 38, n. 1.
18-19. Si cfr. Elias Cairel (Pois chai la follia): E de l'emperador Enric — Vos dic aitan que be sembl’al rei Daire — Qui sos baros gitet de lor repaire. Peire Vidal (Anc no mori): E pois val pauc rics hom, quam pert sa gen — Qu'a Daire·l rei de Persa fo parven. Quanto alla designazione di «ros», si noti clic nell'«ensenhamen» di Guiraut de Cabreira abbiamo: De Daire ros — Que tan fon pros — Que se defendet de traizon (rived. sul ms. D, c. 203b). Augier Novella (ediz. Müller, in Zeitschr., XXIII, 57) scrive: ab dar fo Alixandres ricx — E Daires per tener mendicz. Quanto al senso che ha in questo passo sostraire, cfr. Peire Rogier, Al pareyssen, v. 25: si tot lor dompna·ls sostrays (Lavaud, Troubad. Cantaliens, Aurillac, 1910, II, 411 traduce per «frustrer»). L'Appel, P. Rogier, p. 72 ricorda il seguente passo di Bern. de Ventadorn 18, 4: Si tot madomna·m sostrai — Ja de re no·m clamerai.
21. Per le allusioni a Carlomagno nell'ant. poesia provenzale, vedasi Birch-Hirschfeld, Op. cit., pp. 60-61. Si aggiunga il nostro testo n. LXIV, str. III.
22. Androine. Vedi questo volume, a p. 59. |