1. es: per la riduzione - s < - tz, cfr. al v. 12 lus e XV, 2 e n.; XVII, 3. L' Auriflama in antico provenzale è anche il vessillo dell'impero, per cui cfr. FEW 1928, I, p. 183 ( < AURU + FLAMA) e Daurel e Beton, a cura di Charmaine Lee, Parma, Pratiche Editrice, 1991 ("Biblioteca Medievale" 19), p. 194 n. 2114.
3. flaman: l'agg. potrebbe essere riferito anche a flama, per cui non ritengo opportuno aggiungere il morfema del caso retto.
5-7. Più che all'immagine della luce, l'oro e il fuoco sono di solito associati a quella dell'affinamento spirituale e della purezza: cfr. "Qe·l flama qu'amors noiris | m'art la nuoich e·l dia, | per qu'ieu devenc tota via | cum fai l'aurs el fuoc plus fis" Peirol 366, 9, 21; "Aissi cum l'aurs s'afin'el fuec arden, | suy afinatz" PoChapt 375, 27, 15; "aissi for' afinatz | vas lieis, cum l'aurs s'afina en la fornatz" GcFaid 167, 15, 44-45 ecc.
16. enflamatz: la correzione è a mio avviso autorizzata dal regolare enflamatz 10 in rima; lo stesso dicasi per flamans 17, per cui cfr. flamans 4r, reflamans 9 : 12.
17. flamier: 'fiaccola'. PL traduce la voce flammier con 'flamme' o 'fureur'; più vicino al nostro contesto è Godefroy, IV, 23b s.v. flammiere, che cita un solo es. tratto da un inventario del 1347 ("un flammiere d'arain, six soulz") e si chiede se sia opportuno tradurlo 'flambeau'.
18. yolia: variante grafica di jolia, dove si noti la lettera y- tipica di f per rappresentare i- iniziale assoluta di parola (cfr. Zufferey 1987, p. 210, che cita yssir 12r 24, yray 36r 10 ecc.).
L'aggettivo ricorre solo in trovatori relativamente tardi quali Bertran Albaric (77, 1a, 8) e Serveri de Girona (434a, 17, 70; 434a, 24, 18).
20. flamairar: cita questo unico esempio SW 1902, III, p. 500; flameyar in PVilar 365, 1, 3. |
