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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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2. Guillami] Sarà Guglielmino di Camposanpietro, fuggito da Verona poco prima dell’assedio di Faenza, temendo l’ira de’ Ghibellini e ricoveratosi nel suo castello di Treville? Cosí si chiede lo ZINGARELLI (op. cit., p. 5).

3. Gui Guerra] Guido Guerra, figlio di Marcovaldo e della «buona Gualdrada» di Dante (Inf., XVI, 37), era corso in aiuto di Faenza con forte nerbo di combattenti (Ann. Placent. Gibell., p. 484). Notevole la sua parte nelle lotte contro l’Impero, prima e dopo la morte di Federico II. Innocenzo IV, in una lettera del 26 ottobre 1243 (in HUILLARD-BRÉHOLLES, Histdiplom., VI, p. 136), gli esprimeva la sua gratitudine. Nel 1255, fu il duce de’ Guelfi di Firenze quando scacciarono i Fiorentini da Arezzo (VILLANI, VI, 61). Capitanò poi i Guelfi usciti da Firenze, partecipò alla battaglia di Benevento e rientrò, nel 1267, co’ Guelfi, in quella città (ibid., VII, 9). «Spesse volte condusse grandi eserciti», scrive Filippo Villani, «spesso grandi nemici, non meno con forza che con arte, vinse. Fu molto guelfo, spesso capitano, sprezzatore de’pericoli... d’animo alto e liberale e giocondo molto, da’ cavalieri amato, cupido di gloria, ma per l’opere buone da lui fatte» (vedi ZINGARELLI, op. cit., p. 4; SCARTAZZINI, Encicl. Dantesca, I, p. 974).

Miquel Morezi] Michele Morosini, veneto, era podestà di Faenza in quell’anno ; v. SCHIRRMACHER, Kaiser Friderich der Zweite, III, p. 169. 

4. Bernart de Fosc] Bernardino di Fosco da Faenza ricordato da Dante:

                  verga gentil di piccola gramigna
                  (Purg., XIV, 121).

I commentatori antichi lo dicono figliuolo di un Fosco, lavoratore della terra. Divenne eccellente nella sua città (vedi SCARTAZZINI, Encicl. Dant., I, p. 221); e fu podestà di Pisa nel 1248, di Siena nel 1249 (vedi T. CASINI, in Giorn. Dant., IV, p. 57).

sier Ugoli] F. TORRACA (Le rimembranze di Guido del Duca, in Nuova Antol., 1° settembre 1893, p. 23 sgg.) lo identificherebbe con Ugolino dei Fantolini di Cerfugnano, lodato da Dante (Purg., XIV, 121). «Questo fue da Faenza, valorosa e nobile persona», scrive JACOPO DELLA LANA. Le stesse parole ripetono gli altri vecchi commentatori di Dante. Come fautore de’ Manfredi, ritornò secoloro a Faenza in seguito al tradimento di Tebaldello Zambrasi. Cadde all’assalto di Forli nel 1282, combattendo nelle schiere di Giovanni d’Appia (vedi SCARTAZZINI, Encicl. Dant., I, p. 748, e rinvii).

17–21. Raimondo VII di Tolosa aveva perduto quasi tutto il Languedoc in seguito alla spedizione di Luigi VIII (cf. n. XCII). Nel 1229 ne ricuperò una parte; ma Avignone, Nîmes, Uzès e Gourdon gli furono portate via definitivamente (v. ZINGARELLI, op. cit., p. 7; A. JEANROY e J. J. SALVERDA DE GRAVE, op. cit., p. 158; e rinvii). Raimondo VII, alleato di Federico II nel 1240, lo aveva abbandonato nel ’41. Il trovadore gli consiglia di non tornare all’alleanza, la quale potrebbe cagionargli nuove umiliazioni.

22. Pietro II di Aragona, ucciso nella battaglia di Muret nel 1213. 

25–30. È noto che i re d’Inghilterra abbiano tentato più volte di rivendicare i loro antichi dominî in Francia ricuperati da Filippo Augusto. L’impresa di Enrico III nel 1231 era fallita. Naturale quindi che Enrico III, cognato di Federico II, sperasse l’appoggio di lui. Nel 1238 aveva mandato in Italia buon numero di soldati, con Enrico di Trubeville, per aiutarlo contro le città lombarde. Dall’altra parte, non saranno mancate insinuazioni presso Luigi IX per muoverlo a sostenere la causa della Chiesa. Non conosciamo se la promessa di cui parla U. di S. C. sia stata fatta realmente balenare ad Enrico da Federico. Certo è che, appunto durante l’assedio di Faenza, Gregorio IX offrí la corona imperiale a Roberto d’Artois, fratello di Luigi IX (v. ZINGARELLI, op. cit., p. 9; A. JEANROY e J. J. SALVERDA DE GRAVE, op. cit., p. 138; e rinvii).

32–4. Non è provato che Federico II avesse in animo di passare in Francia tra il ’39 e il ’40, anche se nel frattempo fosse riescito a pacificare la Lombardia. Era forse questo un disegno che gli si attribuiva ad arte per indurre Luigi IX a un intervento nelle faccende italiane. Certo, se tal disegno avesse avuto, la resistenza di Milano e le ostilità di Alberico da Romano nella Marca Trivigiana, glie lo avrebbero impedito. Alberico fu all’assedio di Ferrara al principio del 1240, insieme col cardinal legato Gregorio di Montelongo.

39–40. Che si progettasse da parte guelfa un’invasione del Regno non risulta da altre fonti; ma la cosa è piú che mai verisimile. In ogni modo, non può essere un’idea del trovadore.

41–2. Il vescovo eletto di Valenza è Guglielmo I di Savoia, partigiano di Federico sino al 1238, poi del Papa. Morí improvvisamente nel 1239, e corse voce di veneficio. Il v. 42 sembra indicare che l’Imperatore era sospettato del delitto. I due principi che U. menziona al v. 41 sono i fratelli di Guglielmo, cioè Amedeo e Tommaso di Savoia. Quest’ultimo aveva sposato Giovanna di Fiandra. Egli era stato nemico dichiarato dell’Imperatore; se U. dice che non lo deve aiutare, ciò fa pensare che, verso il 1240, si fosse riavvicinato a lui. Quanto ad Amedeo, era in buoni termini con Federico II (vedi ZINGARELLI, op. cit., p. 11 sgg.; A. JEANROY e J. J. SALVERDA DE GRAVE, op. cit., p. 159).

 

 

 

 

 

 

 

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