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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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154,001 - Folquet de Lunel

24. L’Infante di Aragona, elogiato da Paulet di Marsiglia (n. CLIX) e da Guiraut Riquier nel 1268 (MILÁ Y FONTANALS, Trovad. en España, p. 242 nota); poi, come re, da Paolo Lanfranchi da Pistoia (Valenz senher, in MONACI, Testi ant. Provenz., p. 94). 

26–9. Gli elettori non si sono, dunque, ancora adunati, il che avverrà a Francoforte il 1º ottobre del 1273. Intanto Alfonso, ritenutosi omai senza competitori, e allo scopo di evitare la convocazione degli elettori, si era affrettato a spedire un’ambasciata al Papa, sollecitando ancora una volta la nomina sua. Senonché, come è risaputo, la risposta di Gregorio X fu affatto negativa, per i motivi che sono elencati nella lunga lettera di risposta, del 16 settembre 1272, della quale v. il testo in RAYNALDI Ann. Eccles., III, p. 308 sgg. 

37–9. Si sarà trattato soltanto della fazione Ghibellina di Milano, ché il Comune continuava nella tradizionale inimicizia con Pavia, sulla quale minacciò di piombare nel marzo del 1272 (Ann. Placent. Gibellini, p. 555). Organizzatore della lega Ghibellina, favorevole ad Alfonso ed avversa a Carlo d’Angiò, fu Guglielmo V del Monferrato, col quale si erano collegati gli Astigiani. Guglielmo aveva sposato la figliuola del Re di Castiglia nel gennaio del ’71. Scrivono gli Annales Placent. Gibellini (p. 557): «De mense iunii [1273] Marchio Montisferrati venit Papiam honorabiliter, et de mense iunii concordiam et pacta et societatem fecit cum comuni Papie et cum comuni Ast . . . et hec omnia fiebant contra regem Karolum». Quanto a Cremona, principale fautore di Alfonso era Buoso di Dovera (cf. n. CLVI), il quale, poco dopo l’elezione di Rodolfo, e prima ancora dello sbarco di duecento cavalieri spagnoli a Genova, mandati da Alfonso in soccorso del genero (aprile 1274), si recherà in Spagna. «Naves multe cum domno Bosio de Dovaria mote sunt et vadunt in Yspaniam pro ducendis militibus domni regis» (Ann. Placent. cit., p. 560). In Piemonte, centro dell’opposizione a Carlo d’Angiò, e quindi del favore ad Alfonso, si era fatto Asti sin dal 1269 (v. Q. SELLA, Cod. Astensis, I, p. 140). Genova, come si è veduto a n. CLXXVI, già ostile a Carlo a cagione delle sue ambizioni nell’Oriente, aperse le ostilità contro di lui sulla fine del 1272. Con Genova, oltre ad Asti, stette Piacenza. Con Carlo, Tommaso di Saluzzo, Alessandria e i Del Carretto (v. OBERTI STANCONI Ann. Ian., p. 149 sgg.). 

40. Forse in Italia si era già divulgata la voce de’ preparativi che Alfonso X andava facendo per venire a prendere possesso dell’Impero. Egli trovavasi allora in Avila con la sua corte (v. MARIANA, Hist. general de España, to. I, p. 661). 

43–5. Poco dopo il supplizio di Corradino, mentre don Enrico era rinchiuso nel castello di Canosa, Alfonso X di Castiglia e Giacomo d’Aragona sollecitarono da Carlo d’Angiò, per mezzo di un’ambasceria, un’alleanza contro gl’infedeli e contro il ghibellinismo tedesco, nonché la liberazione di don Enrico. Abbiamo il testo della risposta di Carlo, la quale è tutta una elencazione delle colpe dell’Infante verso di lui. Per quanto Carlo, sulla fine della lettera, si dica disposto alla liberazione, quando questa avrebbe potuto farsi senza scandalo, col consenso e con l’autorità della Chiesa, con la sicurezza e l’onore di tutti &c., tuttavia le trattative non approdarono a nulla. La risposta di Carlo è del 13 luglio 1269. Fu in seguito a tale rifiuto che le corti di Spagna furono indotte a mettersi in relazione co’ Ghibellini d’Italia, fra cui il Marchese del Monferrato, perché Alfonso fosse una buona volta riconosciuto imperatore (v. DEL GIUDICE, op. cit., p. 226 sgg).

48. Tornava ad esser questo il pensiero dominante, segnatamente dopo l’enciclica di convocazione del concilio di Lione, del 22 marzo 1272 (RAYNALDI, Ann. Eccles., III, p. 297 sgg.). 

53. Bernart] Il giullare incaricato della trasmissione. 

54. Don Ferdinando, figlio di Alfonso X, si trovava, all’epoca della composizione del sirventese, non in Castiglia, ma in Siviglia, ove era stato mandato dal padre, per fronteggiare la nuova minaccia del re moro di Granata Al-Amir, sin dal 1271 (v. MARIANA, Histgeneral de España, I, p. 659). 

 

 

 

 

 

 

 

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