Come la prima poesia del ciclo dell’emperairitz Eudossia, la canzone è fornita di una razo; eccone il testo (1):
(1) D’En Folquet de Marceilla vos ai ben dich chi el fo ni don, ni con montet en pretz et en valor, e con reinet al mon ni con s’en parti, e con el amet la moiller de son seingnor En Baral, e con el fez de leis maintas bonas chansos de pretz e de rancuras, e con el anc no·n ac joi ni plaser. |
(2) Et aras voil vos dire con el puois s’enamoret de la Emperariz, qe fo moillier d’En Guillem de Monpellier, la qal fo filla de l’emperador de Costantinopol – que ac nom Manuel –, la cals fo mandada al rei Anfos d’Aragon, si con ai dich en l’autr’ escrit. (3) Don el fez aqesta chanso qe dis: |
Uns volers outracuidaz
S’es inz e[n] mon cor aders.
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(4) E si fo aisi desaventuraz q’en aqela sason qe s’en fo enamoratz, la domna si fo encusada q’ella agues mal fait de Guillem de Monpellier, so[n] marit. (5) E fo cresut per el; si qu’el la mandet via e la parti de si; et ella s’en anet. (6) Don Folquet remas tris[tz] e grams e dolens, si con el dis qe mais no seria jausenz, puos qe n’era mens: |
L’Emperariz, qui jovens
A pojada els a[u]ssors gratz;
E si [·l] cors non fos forsaz,
Ben feira parer
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Per i personaggi qui menzionati e le loro vicende rimando alla trattazione nel commento alla razo di FqMars 155,23 (IX): qui mi limito a osservazioni puntuali sul testo. Nel § 2 si allude a un «autr’escrit» nel quale Stroński (p. 144) ha riconosciuto la razo di BtBorn 80,32 (XXIII) (2) incontrando l’approvazione di Boutière-Schutz 1964, p. 479, n. 1, mentre Panvini 1952, p. 36 pensa piuttosto alla razo di FqMars 155,23 (IX). Nell’edizione di Favati 1961 la scansione in versi dell’ultima parte della razo comprende anche mais no seria iausenz puos qe nera mens; il risultato è un tristico in -ens che non ha corrispettivo nel testo folchettiano: «Mais no seria jausenz / puos qe n’er a mens / l’Emperariz, qui jovens». Sono invece nel giusto Boutière-Schutz nel collegare il primo dei presunti versi di Favati al v. 16 della canzone: «mas d’un conort sui jauzens», e a sottolineare l’abilità del biografo nella manipolazione testuale.
Datazione: parte I, § 1.3.1.4.
7-9. desesperatz, desesper: un’analoga figura etimologica è in PVid 364,46 (VIII), 81-82: «Si tals peccatz no fos dezesperansa, / dezesperatz me for’ ieu ses duptansa». Una schedatura di occorrenze di desesper(ar) è in Cropp 1975, p. 299, n. 92.
10. esperansa: su questo e altri derivati di esperar si veda Cropp 1975, pp. 196-98.
11. Abbastanza varia è l’articolazione della tradizione del verso:
1. |
car |
mout |
mi sent aut |
poiatz |
ABls ERVM |
[qar mon M] |
2. |
car |
tant |
mi sent aut |
poiatz |
C NOQ |
[mas tant C] |
3. |
car |
trop |
mi sent aut |
poiaç |
G |
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4. |
car |
trop |
me soi haut |
poiaz |
c |
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5. |
car |
trop |
en aut sui |
puiatz |
IK |
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6. |
e car |
tant |
alt sui |
poiaz |
DT |
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La situazione può essere spiegata con un ascendente fornito di varianti alternative, contenente le opzioni mout-tant-trop e sent-sui; difficile dire quale sia la direzione dell’inversione soi haut-aut sui negli assetti 4-6. Altrettanto difficile la scelta della lezione dal mettere a testo. Volendo scartare la lezione quasi singolare di IK, opto per il verso di c: va tenuto conto, tuttavia, che questo ms. conserva tracce di una collazione anteriore alla copia (si veda qui la doppia lezione 21 fermaz al pausaz, già discussa nella Nota al testo), per cui si può pensare che il suo verso sia una soluzione di compromesso fra il verso di IK (ulteriomente modificato da DT), di cui conserva con G la variante trop, e gli assetti 1-2. Verrebbe insomma elaborata nella parte centrale del verso una struttura avverbio+pronome+verbo+avverbio (trop me soi haut), peculiare degli assetti 1-3, con i materiali degli assetti 5-6. Si dà tuttavia anche il caso, in situazioni analoghe, che c conservi la lezione più soddisfacente: cfr. la Nota al testo di FqMars 155,7 (XIV), a proposito del v. 32: di qui la mia scelta. Altra soluzione sarebbe quella di rivolgersi agli altri tre componenti del gruppo γ e quindi adottare l’assetto 2 (è la scelta di Stroński che conserva in sostanza il verso di C, suo ms.-base). Diversa, ma radicalmente diversa è l’opzione ecdotica di base, è l’analisi di Perugi 1978, II, 540, che conduce alla soluzione «Mas per mi sent aut poiatz»: «la doppia redazione allineata da *DT* consente di porre la serie Mas [Car, E]».
17. ven: opportunamente Lewent 1912, col. 332 segnala che Stroński più che il saill (lezione di ABls DT) messo a testo, traduce con «vient» la lezione da me adottata.
21-23. È il tema topico dell’inganno sensoriale dovuto alla passione amorosa: un esempio in BnVent 70,44 (XLIV), 9-12: «tan ai al cor d’amor / de joi e de doussor, / per que·l gels me sembra flor / e la neus verdura».
23. maltraitz: secondo Asperti 1990, p. 190 la variante di CIKQ mals traitz (-it Q) «è tutt’altro che insostenibile» (a proposito di RmJord 404,2 [II], 18: «maltraitz» a testo, mals tratz in Rf DIK); lo studioso, al cui spoglio rimando, aggiunge che «potrebbe rivelarsi significativo il ricorrere della lezione mals trags in canzonieri legati alla famiglia denominata β da Avalle».
24. pero si sai: la punteggiatura di Stroński induce Salverda de Grave 1911, p. 501 alla giusta osservazione: «pourquoi une virgule entre si et sai?»; il si mi pare pleonastico e pertanto ometto di tradurlo.
25. Si confronti su indicazione di Stroński (p. 78*) Seneca, Epistulae ad Lucilium, 50, 6: «nihil est quod non expugnet pertinax opera et intenta ac diligens cura».
aturs: si vedano i rimandi e le indicazioni di Asperti 1990, p. 184 (a proposito di RmJord 404,2 [II], 1-2: «Ben es camjatz eras mos pessamens / e l’aturs fraitz...»).
33. vezers: ho mantenuto volutamente aperta la traduzione perché se lo sguardo può essere il «regard [de la dame]», come specifica Stroński a p. 122, altrettanto bene, e con un parallelo in FqMars 155,6 ( XVII), 24, può essere lo sguardo di chi dice io: così Lewent 1912, col. 332. E così è nei modelli classici rintracciati dallo stesso Stroński (p. 78*): Bucoliche, VIII, 41: «Ut vidi, ut perii, ut me malus abstulit error!», imitato da Ovidio nelle Heroides, XII, 33: «Et vidi, et perii! nec notis ignibus arsi».
34. m’ac desebut: concordo con Lewent 1912, col. 332 che contesta il «m’ait trompé» di Stroński, propendendo per «überrascht, gewonnen»: il senso complessivo sarebbe «nur ein Blick auf sie hat mich so schnell gefangen»; cfr. il significato n° 2 («überraschen») del SW, II, p. 26 (s.v. decebre).
37. A partire dalla «preziosa singularis di *c* (con cui *T* contamina)» Perugi 1978, I, pp. 31 ricostruisce: «que eu fui enamoratz».
49. no-saber: abbandono il ms.-base E, che con MR legge no-caler, per la lezione di CV, più confacente al senso complessivo della cobla: da sottolineare inoltre il legame con 42 mos sabers, che ha un parallelo nella cobla II, dove il secondo e il penultimo rimante sono 12 poders e 19 poder, attestati da tutti i mss. (ma non manca anche un corrispettivo di no-caler a v. 53). Non fa problema la presenza in rima di saber anche a v. 59 (ancora nel penultimo v. della cobla), in quanto «l’unità semantica» del sintagma no-saber rende equivoca la rima: si vedano casi del tutto analoghi in Antonelli 1979, pp. 125-30 (la citaz. è a p. 126). Inutile quindi la preferenza di Stroński per 59 parer, lezione largamente minoritaria di DTRN²; d’altro canto la plausibilità di saber è adombrata dallo stesso editore a p. 157. Né fa problema l’ulteriore occorrenza del rimante saber nella prima tornada a v. 65, dove però la tradizione non è univoca: ABls OV leggono infatti poder, introducendo una doppia ripetizione, del tutto ammissibile, all’indietro con 19 poder e in avanti con 68 poder nella seconda tornada, questi ultimi senza alternative nella tradizione (fatta eccezione per R che sostituisce il v. 68 col v. 40).
58-60. Gli ultimi tre vv. della cobla in cui Folchetto allude evidentemente al ripudio di Eudossia da parte di Guglielmo VIII di Montpellier (cfr. vv. 55-56) sono di interpretazione controversa. Lo stesso Stroński deve scongiurare alle pp. 156-57 l’ipotesi ‘di scuola’ che fols si riferisca a Eudossia medesima «coupable et dechue par sa propre imprudence». Resterebbero due possibilità: per quella più ovvia 59 fe( i) ra è una 1ª sing. riferita a chi dice io nel testo: se il suo cuore (con un nominativo sigmatico già adottato in FqMars 155,18 [ III], 23; comunque la forma ‘regolare’ cor è in CEOQRTV) non fosse costretto («attristé» è la traduzione di Stroński a p. 157) egli farebbe sapere (o mostrerebbe, con parer) come un uomo stolto (cioè Guglielmo) sa provocare la propria rovina (passerebbe insomma dall’allusione all’aperta denuncia). È l’interpretazione da me accolta, con l’opzione cors = ‘persona’; l’altra, «plus hardie mais moins vague» (p. 157), oltre a escludere la possibilità di eu a inizio del v. 59, cui andrà preferito ben di N², o beill di DT (da cui il in Gc), fa di fe( i) ra una 3ª sing. riferita a Eudossia: se la sua persona (cioè lei stessa) non fosse privata della libertà (ovvero chiusa nel monastero di Aniane) farebbe ben sapere (o mostrerebbe) come un uomo stolto sa provocare la propria rovina; in altre parole: «si l’on pouvait voir l’impératrice, la follie de l’homme qui l’a répudiée éclaterait à tous les yeux». Scettico su entrambe le interpretazioni è invece Lewent 1912, col. 332; la sua proposta (dubitativa) focalizza il discorso sull’ io: «und wenn mein Herz nicht unter dem Zwange (der Liebe, der es zum Singen treibt) stände, so würde ich wohl zeigen, wie (l. com für c’om) ein Tor (d.h. ich selbst) sich zu schaden weiss (d.h. ich würde aufhören zu dichten)». Non tiene evidentemente conto dei problemi qui esposti Perugi 1978, I, p. 502 se, senza alcun commento, può ricostruire: «eu·l fera parer». Segnalo inoltre la possibilità, già avanzata da Stroński a p. 157, di sciogliere «no·n» a v. 58.
Suscita inquietanti perplessità l’esperimento decostruzionistico di Ross G. Arthur, Folquet de Marseille and the Empress of Montpellier, Ten, VI (1990), pp. 1-6: combinando fra loro i diversi significati delle singole lezioni (per es. e si·l cors non fos si scompone in «my/her heart/person/body were not/was not» ecc.) gli assetti ricavati varierebbero da 1728 a 15552; evidentemente Ross G. Arthur confonde la filologia e l’ermeneutica con l’enigmistica. Come spiegare altrimenti lo ‘scioglimento’ di 60 com fols: «a fool/a foolish con/Fol-con de Marseille»: a con è apposta, ad aumentare le inquietudini, la seguente nota: «Ms. M reads “con.” I have left this word untranslated because I do not know what it means. Anatomical equivalents, from whatever socio-linguistic register, will not do: they oversimplify as much as would “adipose tissue” as an equivalent for St. Paul’s “flesh”. Modern dictionaries are of no use; perhaps, given recent work on feminine alterity, we should stick with Cotgrave: “con: a woman’s &c.”».
Note
(1) Cito da Boutière-Schutz 1964, pp. 478-79 (la razo è tràdita dal solo N a c. 22v), che, a parte le due superflue introduzioni di -n in «e[n]» e «so[n]», si limita agli interventi necessari (il corsivo in «enamoratz» nel § 4 deve essere un refuso): § 2 «de Aragon» (ms. de Ragon); § 6 «tris[tz]» (ms. tris, mantenuto da Stronski e Favati), «pojada els a[u]ssor» (ms. poiadra els assor), «si[·l]» (ms. si). Resta aderente al ms. (fin troppo: mantiene «de Ragon»!) anche Favati 1961, p. 178, mentre il testo di Stronski (p. 6; cfr. comm. a p. 148) si caratterizza per un più marcato interventismo: segnalo nel § 1: «moillier» (ms. mollier), «Barral» (ms. baral); § 2: «de l’emperaritz» (ms. de la e.), «la quals» (ms. la qual); § 6: «Folqetz» (ms. folqet), «a poiad’ e·ls» (ms. a poiada els); registro al contrario il mantenimento della scriptio del ms. in «l’autre scrit» alla fine del § 2 (cfr. anche p. 144). L’edizione Favati si differenzia soprattutto nella seconda citazione dalla canzone, su cui si veda più sotto. (↑)
(2) Edita da Boutière-Schutz 1964, pp. 107-12; si ricordi in partic. il § 29: «E saup com el avia traïda la filla de l’emperador Manuel, que l’emperaire l’avia mandada per moiller ab gran tresor et ab grant aver et ab molt honrada compaingnia, e los raubet de tot l’aver que la domna e·ill Grec avian». Si veda sull’argomento l’analisi di E. W. Poe, L’autr’ escrit of Uc de Saint Circ: the razos of Bertran de Born, RPh, XLIV (1990), pp. 123-36, in partic. pp. 126-29; e Guida 1997, p. 27. (↑)
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