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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

437,037- Sordel

1. Toz: lo JEANROY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Revue critique d’hist. et de littérat., XLII, 1896, p. 285 propone di leggere Tuich; - van: plurale liberamente accordato coll’indeterminato e collettivo hom (cfr. A. STIMMING, Bertran de Born,Halle, 1879, p. 293, n. al v. 88 del n. 38).
 
3. deison: il LEVY,rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 255, propone l’emendamento dison.
 
5. es mal de...: «sta male in fatto di...»; cfr. F. DIEZ, Gramm., Bonn, 1882, p. 884; S. W., III, p. 213, 14.
 
6. qi: col consueto senso di si quis, per cui cfr. la canz. IV, v. 8.
 
7. no lo·m: il ms. ha nolon, e il DE LOLLIS stampa no lo’n, lezione che il LEVY, ibid., vorrebbe conservare, traducendo «aber er sollte es von mir nicht thun». Io ho ritenuto preferibile accogliere il leggero ritocco lo·m, proposto dubitativamente dalla Bibliographie del PILLET e del CARSTENS, p. 400. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 251 invece, correggendo più radicalmente, vorrebbe leggere non lo. Il BERTONI, I trov. d’It.,Modena, 1915, p. 299, pur ammettendo la possibilità di mantenere anche lo, propone «con molta esitazione» non o oppure no m’o.
 
8. Il verso manca di due sillabe nel ms. Ho colmato la lacuna accogliendo la congettura proposta dall’UGOLINI, La poesia prov. e l'Italia, Modena, 1949, che mi sembra la più persuasiva. Il LEVY invece (rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 255) vorrebbe leggere, richiamandosi al v. 31 della canz. III, Q’ieu l’ai tengut [en] car e [l’ai] onrat tot dia; ma tale duplice omissione mi sembra paleograficamente poco spiegabile. Lo JEANROY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 285, ritiene che il passo si potrebbe sanare aggiungendo car sap all’inizio del verso. Il DE BARTHOLOMAEIS, Poesie prov. stor., Roma, 1931, propone di inserire ades dopo tengut.
 
9. fol: sulla voce, di cui non abbiamo in prov. alcun altro esempio, cfr. L. R., III, p. 352; S. W., III, p. 516; e cfr. la nota del LEVY, ibid., che richiama l’ant. fr. foule (cfr. GODEFROY, IV, 111) e il prov. mod. foulo (F. MISTRAL, Tresor. d. felibr.,Aix-en-Provence-Avignon-Paris, 1878-86, I, p. 1160) e si domanda se non si debba leggere fol’. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 251, ha anch’egli qualche dubbio sulla lezione fol e si chiede se non si debba correggere fol in sol.
 
11. La ripetizione fol[s] ... plen[s] de follia suscita alquanti dubbi. Lo SCHULTZ-GORA (ibid.) si domanda se non si debba porre un’altra parola al posto di follia, oppure emendare fol in pos. Il BERTONI (I trov. d'It., p. 299) propone, con molte riserve, di sostituire follia con falsia. Lo JEANROY (ibid.) vorrebbe leggere Mal fol e enoios... Il LEVY, d’altra parte, vorrebbe togliere l’e davanti a enoios.
 
12. qi: cfr. v. 6.

 

 

 

 

 

 

 

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