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Del Monte, Alberto. Peire d'Alvernha, Liriche. Torino: Loescher-Chiantore, 1955.

323,017- Peire d'Alvernha

Il motivo sentimentale della canzone è affine a quello di Be m’es plazen, ma con una disperazione che lì manca: qui infatti v’è non solo una più decisa condanna degli amori empirici, ma anche l’incapacità di chiudersi in un’illusione amorosa.
 
1-6. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 36, 1-7.
 
1. iais: ZENKER = ghiandaia (Häher). Sulla gazza nella lirica medievale, cfr. W. HENSEL, Die Vögel in prov. u nord fr. Lyrik des Mittelalters, in R. F., 26, 1908, p. 584 ss.
 
2. plais: cfr. nota a XIII, 7.
 
3-6. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 18, 37-38.
 
3. L’estate deve segnare un rinnovamento della natura e della «giuventù» (sul sovrasenso di questo termine nel dizionario trovadorico, cfr. BATTAGLIA, op. cit., p. 47); è perciò che occorre abbandonare il fals’amore.
 
6. acropitz: ZENKER= babbei (Tröpfen); ma cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 36, 17; PEIRE VIDAL, ed. Anglade, 40, 68; e cfr. LEVY, Pet. Dict.,s. v. acropir.
 
7-8. Cfr. CERCAMON, ed. Jeanroy, 4, 8-10.
 
9. Cioè: coloro che s’irritano diquest’apparente iniquità tengono poco conto che quello è il fals’amore.
 
11. sui guitz: ZENKER = hege. Per guitz = custode cfr. PEIRE VIDAL, ed. Anglade, 32, 36: l’editore traduce joug (?), ma cfr. APPEL, Chrest., gloss. s. v. guitz.
 
12. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 44, 5-6. Il poeta sarà tradito appunto perché non è savais, non può averne lo mieills e·l meins del fais.
 
13-14. Strofa inintelligibile allo ZENKER, il qual supponeva questo senso: lo ho amato senza trovare corrispondenza; che non ha alcuna aderenza col testo. Lo SCHELUDKO accosta a questi un verso di Marcabru, a sostegno della sua tesi (Amor dei e Amor mundi) e... passa oltre: non risolve cioè nulla (è forse opportuno qui notare che la somiglianza di espressioni e di modi stilistici, quale anche qui si va indicando fra Peire e altri trovatori, non implica, ovviamente, identità d’ispirazione). Occorre prima di tutto chiarire il simbolo del castello che qui non è, come altrove (cfr. UC DE SAINT CIRC, ed. Jeanroy-Salverda De Grave, n. a 8, 65), la donna, ma l’illusione: l’illusione d’amore di cui il poeta è prigioniero ma in cui non ha la forza di rimanere, poiché sia la realtà empirica (gli enemics del v. 16) sia le stesse passioni del poeta (l’autre del v. 20) perpetuamente la minacciano e insidiano: egli la difende dalla realtà, fiducioso nella sfera di solitudine (l’auta rocha del v. 18) in cui egli s’è elevato; ma teme invece le sue stesse passioni, che già altre volte gli hanno impedito di ritrarsi dalla realtà nell’illusione (vv. 19-24).
 
19-24. Lo ZENKER interpreta questa strofa ad litteram (!).
 
22. al sagramen passar: per simili forme, cfr. TOBLER, Vermischte Beiträge, p. 91 ss.; GUILHEM ADEMAR, ed. Almaquist, 12, 50; passar sagramen = prestar giuramento; cfr. JAUFRE, ed. Brunel, 3484; cfr. anche passar coven in ELIAS DE BARJOLS, ed. Stroński, gloss. s. v. passar.
 
25. Lai: cfr. nota a III, 22.
plevitz e iuratz: sono comunemente associati; cfr. GUGLIELMO DI POITIERS, ed. Jeanroy, 9, 27; MARCABRU, D’aisso lau Dieu, ed. Roncaglia, 20; lo stesso, ed. Dejeanne, 30, 65.
 
27. pechatz = danno, come in italiano, in prov. moderno (cfr. MISTRAL, Trésor, s. v.), in ant. franc, in ant. spagn. (cfr. SPITZER, Zts., 35, 298).
 
27-28. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 25, 12-13.
 
29-30. ZENKER: allezeit habe ich verhandelt und geredet, damit ich freundlich aufgenommen werde; e in nota: man erwartet sia. Ma c’è sui. Io intendo: io faccio questi patti e promesse, nonostante mi dolga di non essere riamato, perché essa m’illude con soavi accoglienze. Infatti la sua illusione amorosa vive sulla rischiosa trama d’una esperienza reale. Ora, al poeta basta che la donna si comporti in modo da permettergli d’illudersi, pur sapendo che il suo amore non è corrisposto.
 
31. solatz: cfr. UC DE SAINT CIRC, ed. Jeanroy-Salverda De Grave, n. a. 9, 28.
 
32. si’ enamoratz: ZENKER = ich geliebte werde (?!); ma in nota confessa di non capire. Si potrebbe supporre che il poeta non abbia adoperato sia enamoratz come cong. pres. pass. del verbo enamorar, ma sia come cong. pres. di esser ed enamoratz come aggettivo col senso di «amabile, che innamora» (cfr. AIMERIC DE BELENOI, ed. Dumitrescu, 19, 23). Ma la verità è che sia enamoratz significa proprio sia innamorato ed è solo il razionalismo degli esegeti che, non intendendo la coerenza fantastica dei trovatori, li accusa d’incoerenza logica, e attribuisce loro la propria impoetica banalità, tacciandoli poi proprio di questa. Il poeta prega Dio di renderlo innamorato, non del falso amore, ma di un amore che viva d’illusione e non cerchi un’impossibile gioia nella realtà empirica.
 
33-36. Infatti il poeta, per un doloroso destino, ha sempre amato di fals’amore, senza la patz peculiare alla fin’amor. Perciò è lieto d’essersi allontanato dalla terra dov’è stato allevato, cioè d’essersi staccato dal costume amoroso nel quale fin’allora era vissuto, per esser fatto prigioniero nel castello dell’illusione. Ma egli non ha la forza di rimanervi ed è perciò da Dio che quella forza invoca.
 
33. Cfr. GUGLIELMO DI POITIERS, ed. Jeanroy, 4, 7.
 
34. en patz = con pazienza; cfr. AIMERIC DE BELENOI, ed. Dumitrescu, 17, 3; GIRAUT DE BORNELH, ed. Kolsen, 9, 22; 17, 75; 34, 18; 43, 82; 39, 37; ecc.; GIRAUT DE SALIGNAC, ed. Strempel, 1, 9; GUILHEM FIGUEIRA, ed. Levy, 5, 7; e cfr. V, 18.
 
38. ZENKER: on ja no·m puesca fiar = auf die ich mich nicht verlassen kann (?). Io intendo: Iddio mi faccia amare proprio colei che so quanto sia sleale verso di me. È sempre la volontà di vivere nell’illusione d’amore, che induce il poeta a voler amare una donna da cui nulla può sperare. Infatti ogni speranza empirica distruggerebbe la natura solitaria e rinunciataria, egocentrica e purificatrice, assoluta e perfetta, di quest’amore. E quest’interpretazione è confermata dai vv. 41-42.
on: cfr. la nota a III, 22.
 
39. la tenrai car: quest’espressione, con l’aggettivo invariabile quasi con valore avverbiale, è comunissima. Cfr. STIMMING, Bertran de Born, 6, 44. Altri esempi: BERTONI, I trov. d’Italia, 5, 8; BERNART DE VENTADORN, ed. Appel, 39, 25; GIRAUT D'ESPANHA, ed. Hoby, 6, 23 e 7, 8; GUILHEM MONTANHAGOL, ed. Coulet, 6, 19; PEIRE RAIMON, ed. Cavaliere, 2, 14; UC DE SAINT CIRC, ed. Jeanroy-Salverda De Grave, 3, 26; ecc. Il corrispondente è tener vil: cfr., per es., RIGAUT DE BARBEZIEUX, ed. Chabaneau-Anglade, 3, 21.
 
40-41. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 44, 53-54; BERNART MARTI, ed. Hoepffner, 4, 12-13.
 
41-42. Infatti, quando la donna gli mentiràin modo totale e costante, egli potràmantenere la sua illusione, mentre la verità, rivelatrice della realtà, gliela distruggerebbe.
 
44. trobar è lezione comune a tutti i mss. tranne C; ma è ripetuto come parola rima al v. 46: occorre, malgrado tutto, preferire il sercar di C?
 
45. Cfr. ARNAUT DANIEL, ed. Lavaud, 7, 17-19.
 
46-48. Cfr. BERNART MARTI, ed. Hoepffner, 4, 40-42; e cfr. anche MARCABRU, ed. Dejeanne, 6, 6-7.
 
48. Cfr. MARCABRU, ed. Dejeanne, 8, 30.
 
49-50. Cfr. vv. 11-12. Li è una condizione individuale; qui una legge comune: e sono il nucleo sentimentale della poesia.
Questa tornata presente nei mss. Ca¹ ed Ez doveva essere anche nell’archetipo. In E e a¹ segue una seconda tornata: in E:
 
Ieu irai tos tems marritz
d’aital amor sui guitz
 
in a¹:
 
Eu sui de tal amor guitz
don serai (tart serai) tart seignoritz.
 
In E è una corrotta (il secondo verso manca d’una sillaba) ma palese variazione della prima tornata col v. 11. Riconosciuta spuria questa, quella di a¹ rimane isolata e quindi si rivela anch’essa spuria.

 

 

 

 

 

 

 

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