I manoscritti si possono dividere in due gruppi principali: CE da un lato e ADGIK dall'altro. Il primo gruppo viene contraddistinto, di fronte all'altro, dal v. 3 (Quna), dal v. 12 (desta razo), dal v. 38 (senanso enan.); ma è chiaro, per altro, che C ed E non risalgono direttamente ad una medesima fonte (cfr. vv. 2 la razo C, 6 si pot C; 7 cuy es C; v. 14; 20 paguat C; 24 men C, ecc.). Anche il secondo gruppo può dividersi in due sottogruppi: AG e DIK (cfr. v. 31 bon, 33 tals). La migliore lezione è rappresentata da ADGIK.
2. De las razos. Qui e al v. 12 razos indica, al plurale, le due questioni (ognuna delle quali è dunque una razon) che costituiscono il nostro componimento, che è un vero e proprio partimen o joc partit (poichè, posta l'alternativa, è lasciata libera la scelta all'interlocutore). Cfr. ms. A, n. 533: «Raimon, d'estas doas razos — Qe·m partetz»; A, n. 531; «De Berguedan, d'estas doas razos — A! vostre sen chausetz en la meillor». (Levy, S.-W., VII, 62). Selbach, Streitg., p. 115; Jeanroy, Ann. d. Midi, II, 287, n. 2. Qualche esempio ora per il singolare: Elias de Barjols (ediz. Stroński, p. 39), En Iaufrezet, v. 7: «La qal razon tenretz per plus astruga?»; Folq. de Marseille (XV, 68, ediz. Stroński); «jutjada si' esta razos» (tenzone con Tostemps). Inutile certo insistere oltre su questo senso ben noto di razon.
3 sgg. Notevole la sintassi di questa strofe: S'una dompna amatz ... Ed un' autra q'es ben atretan pros ... A cal d'ambas en sabretz mais de grat. Si potrebbe, fors' anche leggere: E d'un'autra. Non parmi però che la funzione del de in d'un'autra, sia la medesima o almeno si avvicini a quella illustrata nella nota al v. 1 del nostro testo n. XVI. Qui abbiamo piuttosto una costruzione a senso, anzichè analogica come l’altra.
4. avetz mes lo cor e l'entendenssa. Cfr. Monge de Mont. Aissi: Vostra beutatz on ai mes mon esper. Simili locuzioni con mettre sono ben note ed io non vi insisto oltre.
6. «Non può peccare in amore» quindi non può fare le vostre voglie, s'io bene intendo.
10. sabretz mais de grat. Saber grat equivale a saber bon grat, cioè: «saper grado». Levy, Petit dict., p. 211.
13. triar lo mielz. Triar è molto usato, come tutti sanno, insieme a prendre e chauzir, quando si tratta della scelta fra le proposte di un «partimen»; e anche la locuzione triar lo mielz è assai frequente, p. es. Raimon, Bertran si foses, str. I:lo meillz triar (D, c. 148). Reputo inutile offrirne altri esempi.
15. Q'ieu pretz trop mais de dompna. Abbiamo in de dompna un caso di prolepsi. Se ne hanno, come si sa, molti esempi in ant. franc. e provenzale. Cfr. Jeanroy-Salv. de Grave, Uc de S.-Circ, p. 181.
17. Notevole potrebbe essere la variante samo di C ( s'amor). Chissà che sotto gli occhi dell'amanuense non istesse un modello scritto in Italia, ove l' r fosse abbreviata in un modo sconosciuto al di là delle Alpi (cfr. questo vol. a p. 193)?
24. en faich ni en parvenssa. Com'io interpreti questo passo, risulta chiaro dalla mia traduzione.
32. mou de grat. Uso, questo, di mover abbastanza comune in questa e in altre locuzioni. Cfr. il v. 17 del nostro testo n. LIII, v. 17 (Jacme Grill e L. Cigala) e Folq. de Mars. III, 1: Tan mou de corteza razo — Mos chantars, ecc. Cfr. Tobler, Darstellung der latein. Conjug., p. 39. |