Notes - Anmerkungen - Notes - Notas - Notes - Note - Nòtas

Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,020- Folquet de Marselha

Nel ms. N² è conservata una razo in cui vengono nominati l’emperairtz Eudossia, moglie ripudiata di Guglielmo VIII di Montpellier, il visconte di Marsiglia Raimon Jaufre Barral, morto alla fine del 1192, e la sua prima moglie, Azalais Porcelet, anch’essa ripudiata prima del maggio 1191 (1):

(1) Apres non gaire lonc temps qu’En Folqet fo casegu[t]z en ira et en dolor de la domna qe se fo anada e partida de Monpellier, En Barals, lo seus seingner et seingner de Marceilla, – lo cal el amava plus q’om del mon, – muri. (2) Don li dopleren las greus dolors q’el avia de la muillier d’En Baral, so[n] seingnor, q’era morta, e de la Emperariz, qe s’en era anada; e fetz aqest plainch que dis:
Si con sel q’es tan grevatz
Del mal qe non sen dolor,
Non sent ira ni tristor.
 
Favati 1961, p. 177 ritiene lacunoso e perciò «incomprensibile» questo testo, ed integra far parentesi quadre ...e de la Emperairitz dopo «en dolor de la domna» al § 1 e ...e d’en Baral dopo «la muillier d’En Baral» al § 2, emendando di conseguenza in mortz il successivo «morta»; questo il commento: «il femminile ha potuto introdursi nel testo solo a causa di una lacuna, che poteva far ritenere che qui si parlasse della donna (del resto morta nel 1201 [direi meglio post 1201], e quindi dopo che già da qualche anno Folchetto aveva abbandonato la poesia almeno amorosa) anziché di Barral» (p. 397). Tuttavia che la «domna [...] partida de Montpellier» sia Eudossia poteva esser dato per implicito, in quanto la storia qui raccontata costituisce l’ultimo episodio di una vicenda che si sviluppa attraverso le razos di FqMars 155,23 (IX) e 155,27 (X), entrambe comprese in N² (l’ultima soltanto in N²). La seconda integrazione va invece a sanare un errore che è già nella vida del trovatore e che può essere dipeso, come ho già rilevato nel Profilo biografico (parte I, § 3.1.2), da una confusione da parte dell’estensore delle biografie (Uc de Saint-Circ secondo Guida 1997, pp. 26-38) fra morte e ripudio di Azalais: scorrettezza che si coniugherebbe però all’estrema precisione dell’indicazione di avvio, che quasi sorprende Boutière e Schutz: «Le biographe savait-il vraiment que peu d’années séparaient la répudiation d’Eudoxie (1187) et la mort de Barral (1192), déplorée dans le planh ci-dessous? (2)». Il collegamento fra morte di Barral e interruzione dell’attività poetica da parte di Folchetto, già presente nella vida, è accettato e fatto risaltare da Anglade 1908, pp. 169-70.
Un’analisi del componimento incentrata sull’uso del proverbio e delle espressioni sentenziose è quella di Pfeffer 1987, in partic. pp. 405-407 (cfr. ora Pfeffer 1997, pp. 50-52).
 
3. tristor: la virgola a fine verso manca nell’ed. Stroński, ma si tratta probabilmente di refuso tipografico («et de la tristesse, de telle façon...» è infatti la traduzione, p. 132): sollecitata da Schultz-Gora 1921, p. 146 in alternativa ai due punti di Springer 1895, la virgola è già nello Choix e in Bartsch 1855, e viene introdotta da Lommatzsch 1917 e Cavaliere 1938 (ma non da Sansone 1984-86).
 
6. mos cors: la duplice interpretazione, evidenziata nella mia traduzione, è risolta a favore di ‘il mio cuore’ da Springer 1895 («mein Herz»), di ‘la mia persona’ da Stroński («je ne puis», e cfr. Glossaire, p. 244, s.v. cors) e, conseguentemente, da Sansone 1984-86 e Cavaliere 1938.
 
11. que: già Raynouard adotta il cum dei soli AB: lo seguono nella scelta Springer 1895 e Stroński che traducono il verso rispettivamente «ich achte dessen nicht mehr, wie ich zuvor gethan hätte» (p. 86) e «je ne l’apprécie plus comme je l’aurais fait auparavant» (p. 132); analoga l’interpretazione di Sansone 1984-86 e Cavaliere 1938, mentre Bartsch 1855, l’unico ad avere que, non dà traduzione. Se il contesto si oppone a un que che introduce un secondo termine di paragone, come invece il plus che lo precede suggerirebbe a prima vista (il distico 10-11 suonerebbe in questo caso: ‘per cui, se ora canto o rido o piango non me lo tengo in conto più di quanto avrei fatto prima’), resta la superiorità stemmatica di que e, interpretato come ‘cosa che, ciò che’, la sua maggiore difficoltà rispetto a cum. Se si considera inoltre che AB sono caratterizzati, in questo componimento, dalla tendenza a esplicitare riferimenti impliciti, come al v. 27 (un jorn per un sol) o a glossare il testo, come al v. 51 (mon desprezar per segl’ azirar), e che cum è lezione di ABa al verso successivo (in luogo di sui), per cui il suo inserimento potrebbe essere un semplice errore d’anticipo, restano ben pochi margini di accettabilità per una lezione apparentemente ineccepibile.
 
12. qu’ie·m pes: a testo, con Bartsch 1855 e Stroński, la lezione di R (e cfr. quieu mi NP, che tuttavia rende ipermetro il v.): su pensar riflessivo, col senso di ‘ritenere’, si veda SW, VI, p. 221 (s.v. pensar, pesar, n° 11); un es. nella pastorela GrRiq 248,15 (Appel 1930, p. 103), 55-57: «pros femna, via torta / queretz, don seretz morta, / so·m pes, enans d’un an» (altri ess. si ricavano dal Glossar di Appel 1930, p. 286, s.v. pensar). Qu’eu degli altri testimoni (ABDIKQa) è lezione dello Choix e di Springer 1895.
 
16-17. Il paragone con la calamita è in BnVent 70,26 (XXVI), 41-42: «vas se·m tira com l’azimans / la bela cui Deus defenda»; RmMir 406,2 (XXXV), 67-68: «qe·m tira plus q’adimanz / ab diz et ab faiz prezanz»; AimPeg 10,12 (XII), 25-28: «A ley del fer que va ses tirador / vas l’aziman que·l tira vas si gen, / Amors, que·m sap tirar ses tiramen, / mas tirat m’a sevals per la melhor» e 10,24 (XXIV), 1-3: «Yssamen cum l’aÿmans / tira·l fer e·l trai vas se, / tir’ Amors mon cor ancse»; cfr. inoltre Flamenca, vv. 2065-68.
 
21. astr(e): cfr. RmJord 404,1 (I), 41-42: «Tant vos det Dieus d’astre e de poder, / bona dona, que hom no·us va vezer» e la nota di Asperti 1990, p. 232 a proposito di RmJord 404,3 (III), 9.
 
24. ric: secondo Stroński, che traduce «riche» (p. 132), il termine «joue sur les deux sens: “riche” et “heureux”» (Glossaire, p. 263, s.v. ric); cfr. lo studio di V. Piccinini, Analisi semantica di antico-provenzale ric/ricaut, MR, IV (1977), pp. 272-93.
 
25. jor: alcuni mss., ABIKRa, hanno iorn (iôr R); altri due casi di jor ‘giorno’ in rima con -or sono rintracciabili, grazie al Rimario di Beltrami-Vatteroni 1988-94, II, rima or (pp. 245-53) in GcFaid 167,50 (XLIX), 19 (iorn nel ms. V) e GcFaid 167,30b [= CtBret 178,1] (XLVII), 51; analoghe rime francesizzanti sono attestate in GcFaid: si vedano in merito le considerazioni di Beltrami 1992, p. 282 sgg. (a proposito di GcFaid 167,57 [VI] di cui lo studioso offre un testo che sostituisce la «ricostruzione necessariamente fantasiosa di Mouzat», sebbene «non pretend[a] di fornire una nuova edizione critica»).
 
27. vist: variante grafica del perf. di 2ª pl. nei mss. IKNP (e cfr. uis a), la forma può essere confusa con una 2a sg. che il contesto non esclude a priori: è tuttavia 59 sofrist vos (in IKNP, e cfr. soffris DQRV) a risultare dirimente; ugualmente, le forme di N 45 fost e 46 faillist sono varianti grafiche di foz, fos e faillitz. Altri ess. in GlSt-Did 234,15 (XII), 1-2: «Per Dieu, Amor, en gentil luoc cortes / saupest assire tot mon cor e mon sen» (grafia di f; l’altro testimone, V, legge saubes), ancora in GlSt-Did 234,12 (IX), 25, 27, 41: «vos lai vist» (tre volte; in entrambi i testimoni Dªa¹) e in BtCarb 82,14 (Contini 1937, p. 134), 35-36: «si vos m’est greus [...] e si m’est bons» (nell’unico testimone f); si veda inoltre la varia lectio di FqMars 155,16 (VIII), 42 saubest Dcf, con «saubetz» a testo; di BnVent 70,4 (IV), 5: comandest Mf, con «comandetz» a testo; di GsrSt-Did 168,1 (Sakari 1963, p. 313), 25: auzist CDIKa¹ (cfr. auzis R), con «auzitz» a testo; e le lectiones singulares di f in MoMont 305,7 (XIV), 72 (naguest clam) e Caden 106,7 (VII), 47-48 (uos est sella que dir oc...). Secondo Zufferey 1987, p. 213, n. 28 (dalle cui indicazioni ricavo quasi tutti i dati sopra esposti): «il faut remarquer que le phénomène n’affecte que la 2es pers. pl. issues de lat. -stis (ainsi, on ne rencontre jamais *amast pour amatz)», ma l’affermazione è contraddetta dalle sue stesse indicazioni di p. 115, dove c’è un rimando alla razo di ArnDan 29,2 (VII): «e foro aquitiast los gatges» (secondo l’unico testimone R); Boutière-Schutz 1964, p. 62 e Favati 1961, p. 211 emendano rispettivamente in «e foro aquitiat li gatge» (§ 12) e «e foro aquitiat los gatges» (r. 22): è evidente che si poteva mantenere aquitiast, o emendare il grafema finale in -tz, come in un passaggio della vida di GlBal, che in R è: mot li fon gran lo termes ans que fos tornats: Boutière-Schutz 1964, p. 322 emendano in «fos tornatz», Favati 1961, p. 255 in «fos tornat» (la versione H legge invece fos tornatz).
 
33. garanz: per esemplificare il significato di «Umgränzung, Kreis» il SW, IV, p. 40 (s.v. garan, n° 1) cita il passo folchettiano; cfr. il Glossaire di Stroński, p. 251, s.v. garan, che integra la voce di Levy con DPrad 124,3 (II), 14-15: «car de totz bes vos estrenet / tan largamen e ses garan».
 
34. privaz: la mia traduzione, più vicina al senso letterale dell’aggettivo (cfr. il lat. privatus«extraneo opponitur» in Du Cange, VI, p. 510b: tale opposizione, già in Guilh-IX 183,7 [IV], 9: «no soi estranhs ni soi privatz», attiene al lessico giuridico, come si ricava dalla citata voce del Glossarium e soprattutto da SW, VI, p. 562, s.v. privat, n° 2), trova rispondenza nel Glossaire di Stroński, p. 260, s.v. privat: «intime, ami»; tuttavia l’editore, sulla scorta di Springer 1895, che traduce il verso con «Ach, holder, trauter Herr» e soprattutto del SW, VI, p. 563, che cita il passo folchettiano per esemplificare il significato di «lieb, hold» (s.v. privat, n° 4), traduce col traslato «cher»: analogamente Cavaliere 1938: «caro» e Sansone 1984-86: «diletto».
 
38. Cfr. ArnMar 30,19 (XXV), 39-40: «atressi creis vostr’ honors, / cum hom plus en ditz lauzors».
 
45. plus pujatz: questo e altri ess. di superlativo senza articolo sono registrati in Asperti 1990, p. 195.
 
48. adoncs il chai: una buona lezione (adonca chai), che si può sospettare essere quella originaria, è attestata nel solo ms. D; e cfr. adôcas falh R, col verbo che deriva dall’interferenza con la famiglia α (ill faill adoncs AB, il adonc fail a, la donc de fail V). Per le occorrenze di adonca(s) si vedano, oltre al LR, III, p. 75 (s.v. adonc, adoncas), SW, II, pp. 284-85 (s.v. donc, doncas, doncs), n° 2 e il Glossar di Appel 1930, p. 262, (s.v. adonc).
 
51-52. Più che evidente il sostrato biblico del passo; il luogo più vicino è forse Hbr 11,13: «iuxta fides defuncti sunt omnes isti non acceptis repromissionibus sed a longe eas aspicientes et salutantes et confidentes quia peregrini et hospites sunt supra terram»; anche Giacobbe, alla domanda su quanti anni abbia, risponde in Gn 47,9: «dies peregrinationis vitae meae centum triginta annorum sunt parvi et mali» (per il pellegrinaggio al cospetto di Dio, si veda I Par 29,15 e Ps 37,13).
 
59-60. Accolgo, come già Cavaliere 1938 e Sansone 1984-86, la proposta, peraltro dubitativa, di Lewent 1912, col. 335: «Setze komma hinter vostr’ und lies en patz Faitz lo lai viur’ ab los sans (?)»; in precedenza tutti gli editori, mettendo la virgola alla fine di v. 59, avevano collegato en patz a soffrist (Springer 1895, p. 87 traduce: «sondern den Deinen ruhig erlittest», Stroński, p. 133: «vous souffrites la vôtre tranquillement»). L’espressione sofrir en patz è comunque ben attestata nella tradizione trobadorica: si veda la nota di Asperti 1990, pp. 164-65 (a proposito di RmJord 404,1 [I], 35: «mas ges no·m guart de gen sufrir en patz»).
 
67-68. Due gli assetti testuali del distico di apertura della tornada:
 
1.    Seigner, meravilla es grans, / car eu de uos puosc chantar
ABDQV
2.    Seingner, merauillas granz / es, car de uos puosc chantar
IKNPR
 
[Rispetto all’assetto 1, Q legge merauelles, con elisione invece di sinalefe; V legge merauellas es, con conseguente ipermetria, e eu com pusc de uos]
 
Il verso 1 è adottato da Springer 1895, che tuttavia non segnala in apparato le lezioni di IKNPR e V, facendosi riprendere da Stroński a p. 209 (ma questi attribuisce anche a V la lezione merauillas degli altri mss.); il verso proposto da Stroński mescola i due assetti: «Seigner, meravillas grans! / car eu de vos puosc chantar», soluzione criticata da Schultz-Gora 1921, pp. 146-47 che ripropone il verso di Springer 1895; non è tuttavia corretta l’affermazione che «meravillas der anderen Hss. ist nichts anderes als meravilla ‘s», in quanto nell’assetto 2 es apre il v. 68 dopo l’enjambement. È proprio questa costruzione a rendere a mio parere superiore il verso di IKNPR, anche per la presenza nel verso 1 del pronome eu, che potrebbe essere stato inserito per ristabilire l’isometria. Meravillas, che traduco al singolare, viene spesso costruito al plurale: cfr. il Glossaire di Stroński, p. 255, s.v. meravilha. Accolgo inoltre la proposta di Salverda de Grave 1911, p. 503 di sostituire il punto esclamativo di Stroński con una virgola; anche Cavaliere 1938 e Sansone 1984-86 correggono il testo di Stroński, conformandosi alle indicazioni dei recensori.
 
 
Postilla 2009
 
Sul valore di sap nei mss. DQ al v. 31 (saup a testo) rinvio a Squillacioti 2009, pp. 488-89.
 
 
Note
 
(1). Per i dati biografici si vedano i commenti delle poesie del ‘ciclo dell’emperaritz’ (IX-XI); sulla corte di Marsiglia sono da consultare le documentatissime pagine di Stroński (pp. 159-72). Riproduco l’edizione di Boutière-Schutz 1964, pp. 480-81, emendando col ms. la grafia del primo seingner nel § 1 (il ms. legge seingnor, corretto dagli editori in «seigner»; mantengo, di contro, le superflue intergrazioni grafiche in casegu[t]z e so[n]); l’edizione di Stroński (p. 7) è meno rispettosa del ms., sebbene gli interventi siano davvero minimi, e comunque, tranne in un caso, mai segnalati in apparato: Folqetz, q’ome, e il già discusso seingner nel § 1; dobleren, l’unico intervento segnalato e l’emperariz nel § 2. ()
 
(2). Boutière-Schutz 1964, p. 481, n. 1 e cfr. la sintetica analisi di Stroński a p. 148. ()

 

 

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI