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Longobardi, Monica. I vers del trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgari", 29 (1982-1983), pp. 17-163.

248,001- Guiraut Riquier

1. Nei primi vers si protrae la tematica amorosa delle cansos e con essa il tipico esordio stagionale (in particolare primaverile) per cui cfr. Au. RONCAGLIA, « Trobar clus »: discussione aperta, « Cultura Neolatina », XXIX, 1969, pp. 5-55, spt. p. 52, che offre ampia bibliografìa in proposito e R. DRAGONETTI, La Technique poétique des Trouvères dans la chanson courtoise, Brugge, I960, pp. 140 ss. e, riallacciandosi al locus amoenus virgiliano, pp. 169-176.
 
2. L'uso di evocare la donna amata attraverso una perifrasi costruita su cors + aggettivi è comune nella lirica trovadorica, cfr. CROPP, p. 44; il termine, come in questo passo, è spesso posto in rapporto col quasi omonimo cor ' cuore ', creando un richiamo volutamente allusivo ed ambiguo, cfr. CROPP, p. 258; GUIDA, p. 171 e Ph. MENARD, Le coeur dans les poésies de Bernard de Ventadour, « Actes » 1974, pp. 182-195.
de bon grat - la perifrasi vale l'aggettivo grazitz come al v. 50 e nella Supplica, v. 266 « e novas de bon grat » (BERTOLUCCI P., p. 105).
 
3. Cenni più o meno espliciti ad un committente sono frequenti in tutto il Canzoniere, dal versante lirico (cfr. canso XVIII, 4-5, MÖLK, p. 85 « Tals m'o a volgut mandar, Qu'ieu dey de grat obezir ») a quello didattico (cfr. Novas, 306-308, PFAFF, p. 137 « Me preguet caramen Que son reprendemen Li aportes denan » o nella expositio de la canso del menor ters d'amor, 8-9, PFAFF, p. 210 « que sel on totz bes creys M'o a si comandat »).
Qui si tratta, come è ovvio, di una commissione sui generis e cioè della suggestione che la dona esercita in primo luogo sul cor dell'aman.
 
5-6. GUIDA, p. 173, nota 32, osserva che il fut. composto è molto frequente nella I pers. ma molto raro nelle altre.
 
9. PFAFF « el als » si configura come un refuso, adottando questo editore l'apostrofo come segno diacritico per la proclisi.
 
10-12. Affermazioni di etica professionale non sono rare in Riquier, cfr. per es. PFAFF, p. 155, 283-4 « Mas en totz deu gardar, Co pot, ans quel comens ».
so·m pes - per l'uso del pronome che si accompagna ai verbi come pessar, cfr. SCHULTZ-GORA, par. 178; paralleli antico italiani offre AGENO, p. 142 « Quando mi penso il tempo ch'aver soglio (Guitt., R. 122. 12) ».
 
13. secreth - l'ultima vocale è aperta, nonostante l'etimo, come rilevato da RONCAGLIA, p. 55, e questo ne consente l'inserimento nella serie di rime -et, tutte aperte.
 
14-15. Al cosselh è dedicato un capitolo delle Leys (I, 142-197); cosselh nelle sue varie accezioni (cfr. SW I, 333) è mot-refrain nel vers VII.
 
16. mas - mai CR: la cong. avversativa è resa da C, ad eccezione di questo caso, nella serie dei vers con mas; mai è forma episodica di R (cfr. II, 4 e 25).
Non figurando mai in testi lirici, secondo quanto osservato da A. SAKARI, Distinction entre MAI(S), MAI « plus » et MA(S) « mais » en ancien provençal, « Actes » 1974, pp. 497-500, mai avvers. di R viene rifiutato anche da GUIDA, p. 337, nota 66.
La distinzione osservata da Sakari tra mais, mai con valore di ' più ' o con valore temporale (ancmais, jamais) da una parte e mas avversativo dall'altra, trova piena conferma nei vers.
 
17. PFAFF « qu'elh m'ames » - come forma del cong. imperf. l'interpretazione non è ammissibile per l'apertura della vocale entro un sistema di rime a vocale chiusa.
metre captal, inoltre, è un sintagma comune in Riquier, cfr. PFAFF, p. 123, 250 « Que mes l'a bel captal».
metre e donar è pure un binomio frequente, cfr. RAYN. IV, 221 e SW V, 268.
 
21. per que·m muer - il dativo etico presente in R, oltre che d'uso comune (cfr. 10-12, nota) è anche più espressivo in contesti ' emotivi ' come questo.
 
22. PFAFF, « S'ieu », dove i manoscritti hanno si'n (R) e si en (C) (il ms. C è restio all'elisione, cfr. III, 39).
 
24. qui·n - la lezione di C è facilmente riducibile a variante grafica di cui (cfr. GRAFSTRÖM, par. 43, pp. 119-20).
Casi analoghi ai vers IV, 23; VIII, 16 e XXIV, 33.
Altri esempi relativi a Sordello, raccolti in BONI, Gloss., p. 288. La lezione di R q(ue)n, conferisce alla domanda un tono di genericità più spiccata, mentre quella di C individua già in un essere personalizzato (il cor leugier) il responsabile del dan.
La scelta di quen da parte di PFAFF non credo sia frutto di opzione fra i due manoscritti (un rifiuto del ms. base C sarebbe stato segnalato), bensì lettura e interpretazione banalizzante per que congiunzione, dato che PFAFF non coglie il tono interrogativo della frase.
 
27. La lezione di R meth, è da rifiutarsi per ragioni di rima: la vocale, infatti è chiusa in un sistema a vocali aperte. Anche la consecutio, d'altronde, presenterebbe l'anomalia di un hysteron proteron.
La lezione, però, può essere utilizzata come traccia dell'omissione di un pronome, necessario ad R, altrimenti ipometro, a C per difetto di senso, individuabile in me, come confortato anche dal verso successivo (per l'integrazione cfr. MINETTI, p. 91).
trieth, perfetto di triar, si trova nell'espressione tecnica di triar en bon loc (SW IV, 418) riferito, come qui, al ruolo nobilitante della donna amata.
 
28-29. Mentre il primo entier si presta al contrasto con frag, il secondo si pone come sinonimo di fis (amaire), cfr. XVIII, 37 e XXIV, 24.
 
31-32. Identico concetto in termini quasi identici nella canso IV, 39-40, cfr. MÖLK, p. 34 « Per qu'ieu vuelh mas dan honrat conquerer Qu'aunit profìeg ».
 
33. Cfr. SW VII, 376-7 « Don vivas lay que rotz seras e vielhs ».
 
34. torn aia neth R - lezione non chiara nella sua globalità: neth può essere inteso, a parer mio, solo come l'agg. ' netto ', ma, oltre a non offrire senso alcuno, non entrerebbe nello schema per ragioni analoghe a quelle esposte al v. 27, nota, a proposito di meth.
 
34-35. Ancora martire d'amore nella canso VI, 18 (p. 40) « tro que·l cor me sofranha ».
Piace a Riquier l'espressione metaforica della morte come badalh derrier, che ripropone anche in un componimento didattico (Pfaff, p. 205, 168).
Per l'uso di tro, tro que con cong. e indic., cfr. SW VIII, 477-8.
 
37. PFAFF non intende Deportz come senhal.
 
41. cors - ' cuore ' o ' corpo '? La possibilità della formazione di un nominativo analogico sigmatico per cor ' cuore ', mimetizza ancor di più i due sostantivi.
 
42. Riquier si autonomina di frequente: oltre ai generi dialogati dove l'apostrofe è, per ovvi motivi, molto comune (pastorelle e tenzoni) restano ancora molti altri casi, tutti, però, nella parte didattica, cfr. PFAFF, p. 100, 11; p. 106, 141-2; p. 123, 5; p. 211, 51, nel sagel p. 232, 10-11 e cfr. BERTOLUCCI P., Supplica, p. 50, 29 e p. 99, 44; il caso più grazioso è quello dell'Epistola a « Na Vaqueira de Lautre » (PFAFF, p. 106, 141-2) « E si midons mon nom enquier, Per ver ai nom Gr. Riquier ». Invece questo è l'unico esempio nei generi vers e cansos.
 
43. L'apostrofe a questo primo vers trova il suo pendant nella prima canso (MÖLK, p. 21, 49) «A·n Bernat d'Olargue t'en vai, ... Chanson... » e mentre nei vers questo caso rimane isolato, nelle cansos si ripete, cfr. MÖLK, p. 90, 68.
 
44. Si tratta di Amalrico IV, visconte di Narbona, alla cui corte Riquier visse i primi sedici anni di carriera poetica, cfr. ANGLADE, cap. I. L'ultimo componimento a lui dedicato è il Planh in morte del visconte, avvenuta nel 1270.
 
47. Cfr. RAYN. IV, 329; SW V, 423 e PD 262 «noeud», traslato ' senza inciampi '.
 
49. autre - si è normalizzata la lezione dei manoscritti (autres) perché mai riscontrata nel nominativo plurale, accettando invece los per li, in virtù di un uso raro nei vers, ma comunemente attestato. Al vers XX, 59 si trova, infatti la forma completamente corretta: li autre.
 
50. Solatz e chans - cfr. MÖLK, p. 66, 12 « E deport e chant e solatz ». Solatz ha una varia gamma di significati, cfr. CROPP, pp. 327 ss. « consolation, plaisir d'amour, conversation ». « Solatz évoque donc la participation à la vie de cour et à tous les divertissements ».
 
51-52. em potz R, en breu R - per l'uso di ' m ' ed ' n ' davanti a labiale, cfr. CRESCINI, p. 52 e GRAFSTRÖM, par. 53, pp. 155-159. Per R, in particolare, cfr. BERNHARDT, XXIX.

 

 

 

 

 

 

 

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