Nel modo di succedersi delle rime nelle strofe, le analogie sono senza dubbio prevalenti sulle singolarità: una rima è mantenuta intatta dalla strofa precedente ed una nuova vi è introdotta in una progressione che descrive un cerchio perfetto, aperto e chiuso dalla stessa rima.
Il vers ha una varietà di rime simile al XXI.
Rime equivoche: vv. 1-2, 15-16 (aver di valore sostantivale e poi verbale), 27-30, 38-39 (clames ' chiamare ' e ' reclamare ') 37-40, 43-44 (pagatz ' pagare ' ed ' esser pago ') 48-49, 52-55 (dugatz sostantivo e voce verbale); altre sono equivocz contrafagz: vv. 3-4 (de chazer / dechazer) 18-19, 28-29, 45-46.
Le rime dei vv. 35-36 sono del tipo utrissonans, divergono, cioè, sotto l'identità della forma, per l'apertura della vocale (pes < PENSUM e pęs < PEDES).
Le rimanenti sono tutte di tipo derivatius (vv. 41-42), per lo più del tipo definito dalle Leys (pp. 113-114) vicios, dato che il creyssemen, cioè l'aggiunta del prefisso, crea opposizione di significato: vv. 5-6, 8-9 (amparatz-desamparatz) 11-12 (desplazer-plazer), 13-14, 21-22, 23-24.
Curioso effetto allitterante al v. 16 e la paronomasia don-dol.
Molto forte l'iperbato ai vv. 56-57 « lo coms ... d'Astarac ».
Enjambements: vv. 2-3, 11-12, 27-28, 32-33, 41-42.