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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,006- Folquet de Marselha

 

Chantan volgra mon fin cor descobrir

 

Scheda metrica

[546:1]    a10 b10 b10 a10 c10’ b10 d10 d10 d10    a: ir, b: ers, c: ansa, d: or
 
5 coblas unissonans di 9 vv. (e una tornada di 3 vv.); lo schema è un unicum. I décasyllabes sono tutti a minore (cesura lirica ai vv. 1, 28).
 
Ordine strofico
 
DªIKNPTc GLSV I II V III IV
Stroński I II V III IV
 
La tornada è tràdita dai soli mss. GLSV: in L è aggiunta in margine da altra mano, così come la cobla III, entrambe richiamate da un segno posto rispettivamente alla fine dell’ultimo e del primo verso dell’ultima cobla (la mia IV) vergata dalla prima mano: di qui la ricostruzione dell’ordine strofico in I II V III IV più la tornada. Sull’autenticità della tornada e le fonti del correttore di L si veda più sotto la Nota al testo. Il florilegio Dc trasmette le coblas II e V, mentre la cobla V, ultima del testo cui segue uno spazio bianco pari a 5 righe, è l’unica leggibile nel frammento Ab (si veda riproduzione fotografica nell’Append. I di Zufferey 1987, planche III).
 
Nota al testo (1)
 
Caratteristica più evidente della varia lectio della canzone è la frequente infrazione alla regola codificata dalle Leys d’Amors secondo la quale vanno evitate le rime identiche (2): per di più un mot tornat en rim, 15:45 meillor, è attestato da tutta la tradizione, come accade altre due volte nel canzoniere folchettiano in 155,1 (V), 4:26 e 155,2 (XIX), 1:21.
Vanno in primo luogo analizzate le rime identiche che si accompagnano a più ampie modifiche del verso: in questi casi si possono assumere come erronei, congiungendo di conseguenza i relatori, i rimanti 8 lausor (:16 lausor) in DªIKNP, 15 sabers (:3 sabers) in EMQR, 10 auenir (:4 auenir) e 22 enriqir (:31 enreqir) in GLS; in dettaglio:
 
DaIKNP
       8     e mon chantar dei nauer gran lausor
     16     queu ia pogues retraire sa lausor
 
[al v. 8 gli altri codici leggono e mon chantar don ai gaug e paor, eccetto AB che leggono lo mieus chans doncs me da gaug e paor e T che legge &n mon cantar dei mauer gran temor: per varianti di minore importanza rimando all’apparato]
 
EMQR
     3     mas per dreit gaug mes faillitz mos sabers
   15     per queu men lais que nom ditz mos sabers
 
 
[al v. 15 ABOls DcV leggono per qieu men lais que nom ditz mos espers (qar Dc; non dic Ols, no ditz V), GLS leggono per qeu o lais a dir mon bon espers (qeu en laiss L, qeu lais S), DªIKNPT leggono per qeu men lais que nom sembla uers, dove uers è in rima equivoca con 2 uers, c tramanda qui il v. 24 me pars ses oils tan garda ueers]
 
GLS
      4     per qai paor qe non puosc auenir
    10     per qe nom par qe pogues auenir
 
    22     uolria eu donc mon cor plus enriqir
    31     que senes uos mi pogues enreqir
 
[al v. 10 la a- di auenir in L è scritta su rasura, mentre gli altri codici leggono per que nom par qieu pogues deuezir; al v. 22 ABOls EMQ leggono e doncs per qem uuoill de plus enantir, DªIKNPTc RV leggono e doncs per quem uol de plus enardir: per le varianti di minore importanza rimando all’apparato]
 
Diversa è la situazione di uers ai vv. 2:15, in quanto produce una rima equivoca in un gruppo peraltro assai caratterizzato come DªIKNP cui s’aggiunge, qui e altrove, T:
 
      2     lai on magrops que fos saubutz mos vers
    15     per queu men lais que ges nom sembla vers
 
[per la lezione degli altri mss. al v. 15 si veda qui sopra la scheda relativa a EMQR 3:15 sabers]
 
Ancora differente risulta la situazione ai vv. 6:11 e 7:16, nei quali l’oscillazione della lezione è limitata essenzialmente ai rimanti: da questi luoghi si possono dedurre conseguenze diverse. Più semplice il secondo caso dove i rimanti lausor e ualor si combinano secondo uno schema di permutazione: presentano la repetitio di lausor AB EQ (A legge 7 e car lieis):
 
      7     e car li platz qieu enans sa lauzor
    16     com ia pogues retraire sa lauzor
 
e di ualor, ma col passaggio a un obliquo plurale, R:
 
      7     e car li platz quieu enans sa ualor
    16     com ia pogues retraire sas ualors
 
Presentano invece differenziazione fra i rimanti da una parte DªIKNPT Ols (ls legge 7 e car lei e N 7 quen e 8 que e sas lauçors):
 
      7     e pos li platz queu enans sa ualor
    16     qeu ia pogues retraire sa lauzor
 
e dall’altra, con inversione dei rimanti, MVc GLS (al v. 7 c legge ed a lei, V e pus li, G e qaut li, L e qar lei; M legge in apertura di v. 16 con ia poges, mentre GLS hanno non poiria):
 
  7     e qar li platz qieu enanz sa lausor
16     per queu poges retraire sa ualor (3)
 
Un’ipotesi che può spiegare la pertubazione è quella di un ascendente fornito di varianti alternative variamente inserite nel testo: si parte insomma da versi così costruiti:
 
 ualor
e car li platz quieu enans sa lauzor
 
                                                               lauzor
                          com ia pogues retraire sa ualor
 
oppure (ma non muta la sostanza) si può pensare a ualor messo a testo al v. 7 e a lauzor al v. 16.
Analoga, per quanto assai meno lineare, appare la situazione ai vv. 6:14 per la più marcata oscillazione nella forma dei rimanti, non a caso costituiti da lezioni meno banali delle precedenti. È soggetto a repetitio da una parte aders in ABOls LS MQ (AB leggono 6 per lieis sia mos chans, e LS 11 al seu ricx prez LS [scritto su ras. in L]; si noti inoltre che la forma del rimante è aers in O al v. 6 e in Ols al v. 11):
 
  6     uol qe mos chanz sia per leis aders
11     son cortes pretz que tant es aut aders
 
e anche, con lieve e tuttavia non trascurabile modifica di uno dei rimanti, in T:
 
  6     uol ce mos canç sia per lieis aders
11     son cortes pres car tant aut es caders
 
e in c:
 
  6     uol qe mon chant per lei sia adrers
11     son prez cortes qer tant aut aders;
 
 d’altro canto, anche qui non senza disomogeneità fra i rimanti, R legge:
 
  6     uol que mon chant sia per lieys endres
11     son cortes pretz que tant aut es senders.
 
Non presentano al contrario ripetizione DªIKN (ma si noti che IK leggono adres al v. 11):
 
  6     uoill qe mos chanz sia per lei esders
11     son cortes pretz car tan aut es aders
 
e PV (al v. 11 P legge don, V qui tant):
 
  6     uol qe mos chanz sia per leis enders
11     son cortes prez car tant aut es aders
 
e, con inversione del rimante, in G:
 
  6     uoill qe mos chanç sia per lei adres
11     a son ric preç qes tan poiaç eders
 
 e in E:
 
  6     uol que mos chans sia per leis aders
11     son cortes pretz que tant es aut enders
 
Anche in questo caso l’ipotesi di varianti alternative ‘a monte’ dei canzonieri conservati, sebbene meno evidente appare una soluzione praticabile; resta tuttavia la possibilità che la rima identica 6:11 aders appartenga alla stesura originaria, o almeno alla stessa fase in cui si è verificata la ripetizione di meillor. Quest’ultima può tuttavia essere ricondotta alla norma adottando l’ordine strofico di ABEMOQRls, col quale il secondo meillor viene a chiudere l’ultima cobla che può fungere da Tornadenstrophe: non solo, come ha mostrato Roberto Antonelli, l’ultima cobla ammette, come la tornada e anche in presenza di tornadas vere e proprie, rime identiche (cfr. Antonelli 1979, pp. 142-43), ma l’assenza della tornada in parte della tradizione è caratteristica delle situazioni come quella in qui in esame (4).
Ai dati derivati dall’esame dei rimanti vanno aggiunti gli errori significativi, ossia: 12 faillir LSc, invece del rimante in -ers (faillir è per di più il rimante di v. 37); la rima -er al terzo verso di ciascuna strofa in DªIKN indotta dal fatto che per 4 volte su 5 il rimante è un infinito sostantivato (3 saber con AB, 12 plazer con AB, 30 aver, 39 temer con c), di regola asigmatico al nom. sg., sebbene la forma in -s sia pienamente ammissibile (cfr. G.B.Pellegrini 1958, pp. 163-64) e in questo caso garantita dalla rima con 21 lezers (lezer è nei soli IKN). Aggiungendo a questi i dati della tabella delle varianti adiafore, particolarmente affollata in questo caso, a testimonianza di una situazione poco fluida della tradizione, si ottengono i raggruppamenti ABOls+EMQR (= α; cfr. tab. A1 e ordine strofico), DªIKNP+T (= ;gamma;; cfr. tab. A2 e B2 in partic.) e GLS+V (= θ; cfr. tab. A3) dall’altra, gruppi che hanno in comune l’ordine delle strofe (GLSV anche la tornada). Chiarita la posizione di Ab, che all’interno della redazione α(cfr. tab. A1), pare legato ad AB (tab. 39) e quella di Dc, che contamina una redazione α (tab. 13, 15, 17, 38b, 40a-b, 41, 43 a-b) con una γ (37a-b, 38a). La posizione di c è data dalla concordanza in errore con LS 12 faillir accompagnata dalle adiafore che lo accomunano a γ, con cui condivide l’ordine strofico (cfr. tab. A2). Quanto alle citazioni nel Mirall de trobar di Berenguer de Noya(BdN) l’indicazione che i vv. 602-607 (ossia i vv. 19-20 e 22-24 della canzone) derivano dalla «terça cobla» e che i vv. 383-86 (ossia i vv. 28-31 della canzone) derivano dalla «quarta cobla» esclude i gruppi γ e θ; mentre lezioni come 22 del (con EOQ), 23 son (con EQRls), 23 dousa (con EOQRVls) e 30 maiatz (con ERV), specificano chiaramente il sottogruppo di a a cui si collega; per l’esame generale di Palumbo 1955 rimando alla Nota al testo di FqMars 155,10 (XII).
 
Adotto la sequenza dei rimanti di V, l’unico ms. a non presentare altre ripetizioni in rima oltre a quella di meillor (5), tanto più che i rimanti sostituiti dai motz tornatz non sono generalmente termini banali: 15 espers, 10 devezir, 11 aders, 16 valor, 22 enardir. Sebbene il canzoniere conservi anche la tornada (e per di più in una buona redazione: se ne veda la ricostruzione alla n. 46-48 del Commento), mi pare tuttavia inopportuno fondare su di esso l’edizione critica in quanto contiene un numero cospicuo di lectiones singulares (cfr. vv. 5, 8, 10, 13, 17, 23, 25, 28, 29, 35, 37, 38) e di irregolarità morfologiche (cfr. vv. 7, 8, 12, 21, 27, 28), ma anche per la presenza di una patina grafica catalana dovuta al copista del canzoniere (6); ricorro pertanto alla versione a assumendo A come ms.-base avvertendo che non pare possibile dare un testo soddisfacente senza un certo numero di interventi, tutti ovviamente commentati (metto a testo anche la tornada tràdita in GLSV, ma fra parentesi quadre per evidenziare la sua assenza dalla versione-base). Edito in apparato la versione γ, fondandone il testo sul ms. I (su K quando se ne rifiuta la lezione), perché appare la versione più nettamente caratterizzata fra quelle isolabili della tradizione.
 
 
 
Note
 
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 195-96) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (v, x, z), che raggruppano le seguenti famiglie: ABOa, QMER (= v; a corrisponde al mio ls), NPDIK (= x), GSL (= z). Inoltre T si lega a x tramite IK e contamina con v; c si lega a x e contamina con L; V si lega anch’esso a x e contamina con ER; infine Dc si lega a z tramite G e contamina con v. ()
 
(2) Cfr. Gatien-Arnoult 1841-43, I, p. 190 e III, p. 96. ()
 
(3) Una situazione analoga è in RmJord 404,1 (IV), 4:36 lauzor, in rima equivoca, la seconda delle quali è sostituita in M da ualor. ()
 
(4) Antonelli 1977, p. 25; un altro elemento caratteristico, presente in una certa misura nella nostra canzone, è riconosciuto nel «disordine delle strofe che, seppure abbastanza consueto, non riesce a eliminare ogni volta il sospetto di una tradizione manoscritta particolarmente disposta a scambi e riprese du même au même, soprattutto in rima» (p. 34); oltre a Ripetizione di rime, «neutralizzazione» di rimemi, MR, V (1978), pp. 169-206, si vedano le considerazioni esposte in Antonelli 1986 [ma 1982], in partic. alle pp. 51-56. ()
 
(5) Vanno inoltre escluse il frammento Ab, latore di una sola cobla, e il florilegio Dc, che ne tramanda due fra le quali non si registrano rime identiche. ()
 
(6) Zufferey 1987, pp. 228-47; vd. per es. la riduzione di (da o + palatale) a i: 22 uuil e 26 uuila, 24 uuils, 35 nuit nel nostro testo, che alterna con la sua conservazione (qui 40 fuecs). ()

 

 

 

 

 

 

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