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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,002- Folquet de Marselha

 

A pauc de chantar no·m recre
[attribuzione dubbia]
 
Scheda metrica
 
[294:1]    a8 b8 a8 b8 b8 a3 a5 a8 c8 c8    a: é, b: ors, c: al
 
5 coblas unissonans di 10 vv. e una tornada di 3 vv. attestata da tutti i testimoni (cfr. lo schema n° 298 note di tutti octosyllabes con rima interna al 6° verso); lo schema è un unicum.
 
Ordine strofico
 
ADªEIKNPf I II IV III V
Stroński I III II IV V
 
Nota al testo (1)
 
L’analisi della tradizione manoscritta fa emergere l’esistenza di due assetti della canzone: il primo, attestato dai mss. CRV, presenta l’ordine strofico corretto (l’attacco della mia 5ª strofa impone come 4ª quella in cui vengono evocate le gioie d’amore), la tendenza a mantenere l’octosyllabe all’8° verso di ogni cobla (2) accompagnata però da una marcata oscillazione delle lezioni proprio nell’ottavo verso, oltre che nei due versi precedenti, e da una serie cospicua di varianti adiafore comuni al gruppo o ai soli CR; l’altro assetto si caratterizza per un diverso ordine strofico e per la tendenza a ridurre a hexasyllabes il v. 8 di ciascuna strofa, oltre che per la presenza di adiafore comuni al gruppo. Stroński offre invece un testo composito con un ordine strofico diverso da quello attestato (3) che mescola l’octosyllabe al v. 8, tipico di CRV, lezioni di ADªEIKNPf, anche quando non susistono ragioni per scartare quelle di CRV, e la veste grafica del ms. C.
Dall’insieme dei fenomeni osservati emerge piuttosto l’esistenza di un archetipo della tradizione, riconoscibile in base all’ipometria di v. 27 (che mantengo nel testo critico: cfr. la relativa nota del Commento), comune a ADªEIKNPf, sanata congetturalmente dal solo V (miels tain es coue), laddove C e R, in luogo dei vv. 26-27, presentano due octosyllabes con rima in e (mas mon cor uos dic per ma fe C e & ô pietz retrac mielhs maue R). È a livello di archetipo che parrebbe essersi verificata la riduzione a hexasyllabe dell’octosyllabe dei vv. 8 e 18, considerata la diffrazione che caratterizza le lezioni metricamente corrette di CRV: al v. 8 C oppone al bisillabo dalres o daltre del gruppo ADªEIKNPf, il quadrisillabo dautra cauza, R de nulhautra (promosso a testo, con un leggero emendamento da Stroński), V de nuilla re; al v. 18 mentre CV, rispetto al clam merce di ADªEIKNPf, hanno rispettivamente clam humils merce e clam soven merce, mentre R modifica l’intero verso ans lur clam humilmen merce (Stroński sceglie la lezione di C). Inoltre al v. 38 l’ipometria è mantenuta da CV, mentre è sanata da R con de lieis, messo a testo da Stroński; il ms. modifica per di più non ai in no nais, forse per eco del v. 35.
Altro elemento che potrebbe individuare un archetipo è la rima identica 1:21 recre qualora se ne accettasse l’erroneità, come fa Stroński che emenda in refre l’occorrenza al v. 21, senza comunque trarre conseguenze sul piano stemmatico. Tuttavia la presenza in FqMars 155,1 (V) di 4:26 martire e in 155,6 (XVII) di 17:45 meillor (ma tutto il componimento è attraversato nelle sue varie attestazioni manoscritte da figure di repetitio; e cfr. inoltre la rima identica-equivoca 22:37 benananssa in 155,11 [XIII]), mi induce a mantenere prudentemente anche questo mot tornat.
Due i raggruppamenti (ma in questo caso si potrebbe senz’altro dire famiglie, in senso stemmatico) individuabili, α = ADªIKNPEf (con attribuzione univoca a FqMars), e β = CRV (con attribuzione ‘diffratta’ ad ArnMar in C, a FqRom in R, folquet di altra m. in V), non prive di contaminazioni: α, ipotizzabile già a partire dall’ordine strofico ‘scorretto’, è individuabile in base alla rottura dello schema rimico ai vv. 12-14, che ha anche conseguenze sul senso, in ADªIK Ef (testo di A):
 
11   E doncs sieu fatz so qeis cove
13   car qui pot amar mieills de be
14   per dreich l’en eschai la lauzors
12   be men deu eschazer honors
15   e sap ben midons & amors
      [...]
 
laddove N interviene a sanare l’errore, spostando in avanti il v. 15, cosicché risulta la sequenza 11 15 13 12 14, mentre P conserva o ripristina (contaminando con β?) la successione originaria; nell’ipotesi di contaminazione si confronti anche 2 de con CRV e tab. A2 (4). All’interno di α sono congiunti EPf, in base alla riduzione, comune a CR e a V, 31 paraula > parla (paula in V) che dà ipometria nei tre codici suddetti e in V, mentre CR recuperano la sillaba in altra sede. Quanto al gruppo β, la sua coesione, pur non dimostrabile lachmannianamente poiché i testimoni concordano in adiafora (tab. A2 e B2) o in lezione buona, pare comunque ipotizzabile come l’ipotesi più economica; CR invece sono congiunti dalla riduzione a 2 octosyllabes dei vv. 26-28. V si conferma un codice ‘capriccioso’ (5): a parte l’errore al v. 31, comune ai mss. del gruppo α, condivide alcune adiafore di quest’ultimo (tab. A1, 1a, 17, 41b), sebbene vada in genere con CR.
La tabella delle varianti adiafore, confermando il gruppo α, evidenzia al suo interno i rapporti fra DªIKN (tab. C2 e cfr. 9 dellei), costanti nella tradizione δ, ribadisce la concordanza di NPV e il loro collegamento con CR (tab. B2; per i soli PV: 2, 39, 41a) e il legame di Dª con β e con NPV (tab. B2, 30 e soprattutto 48b). Infine, il legame fra Ef è suggerito da lezioni come 51 clamera e 36 mesclamen, con V (e cfr. la forma 11 fauc, con C).
 
Baso il testo critico sulla versione β e assumo R come ms.-base; metto invece in apparato la versione α, fondando il testo sul ms. A: lo emendo da alcune lectiones singulares come 11 a > e, 30 autre > autra, 40 lai > lo, e ripristino l’ordine del testo critico ai vv. 12-14; mantengo di contro le irregolarità metriche e al v. 28 mantengo la lezione di A (con f e C), laddove DªIK hanno sofie(i)ra, N sofeira, P suffeirra, E sufrirai.
 
 
 
Note
 
(1). Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 212-13) presenta due rami non ricondotti all’archetipo (x¹, y) che raggruppano le seguenti famiglie: AIK, Ef, DN, P (= x¹), CR, V (= y) (V «s’inspire de C [...] e de R»). ()

(2). Come ipotizzava Stroński a p. 213, senza tuttavia rilevare che è l’octosyllabe del primo verso della tornada a garantire la sua presenza nella stessa sede delle coblas precedenti. ()

(3). Rispetto alla successione da me proposta: I III II IV V; l’editore ritiene che la sua cobla II, per la presenza di fols «ne peut suivre, logiquement, aucune strophe sauf la première» pur riconoscendo «que le premier vers de celle-là [la mia str. II] s’attachait, au premier coup d’oeil, admirablement au dernier vers de celle-ci [la str. I]» (p. 213), ma trascurando la decisiva presenza di una struttura di coblas capfinidas: 10 fassol ripreso da 11 fas. ()

(4). Sull’instabilità di P cfr. Avalle-Leonardi 1993, pp. 98-101. ()

(5). Avalle-Leonardi 1993, p. 94; cfr. lo studio linguistico di Zufferey 1987, pp. 228-47. ()

 

 

 

 

 

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