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Longobardi, Monica. I vers del trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgari", 29 (1982-1983), pp. 17-163.

248,089- Guiraut Riquier

1. ss. La disponibilità al canto, per talento ed arte insieme, non influenzabile da una più o meno felice condizione del tempo, ritorna anche nella canso XXVI « Kalenda de mes caut ni freg Ni de temprat, quan paron flor, Per midons, cuy fis esser deg, No·m fa chantar de fin'amor; Ans chan totas sazos, que·m platz » (MÖLK, p. 114). Una formula molto simile si trova anche al vers XVII, 1 ss. « Ancmais per aitai razo / no fuy de chant embargatz » dove razos, come qui, ha il valore tecnico di ' argomento del componimento poetico '.
 
8-9. La naturale predisposizione all'arte poetica del canto, mezzo espressivo per eccellenza, ritorna fino all'estremo, cfr. XXVI, 11-15 « mas Dieu m'a tal saber donat / que·n chantan retrac ma folhor, / mo sen, non gauch, mon desplazer / e mon dan e mon pro, per ver, / qu'a penas dic ren ben estiers ».
 
12. lauzi - per la desinenza cfr. IV, 46, nota (altro es. sembli, v. 14). Per se lauzar ' esser contento ' cfr. BONI, p. 49 e MÖLK, p. 78, nota v. 3.
 
13. Cfr. Canso XVI, 1-4 « Mout me tenc per ben pagatz Del saber, que m'es vengutz Per ben amar non amatz Ma dona » (MÖLK, p. 79).
 
14. enfans - il senso traslato di ' sciocco ' (non estraneo neppure all'italiano, cfr. CORTELAZZO-ZOLLI, I, p. 109) è documentato in APPEL, 16, 45 « non ai de sen per un enfan » (Bernart de Ventadorn) ma soprattutto per enfansa ' sciocchezza ', cfr. PD, 146; BONI, p. 107 e il bell'esempio ancora di Bernart de Ventadorn « Ans es folia et enfansa, qui d'amor a benanansa » (RAYN. III, 279).
 
19. galiar - ancora una volta ritorna questo termine ad indicare l'inganno ottenuto con la seduzione (cfr. IX, 9-10, nota); ne è spia la presenza di quel saboros (v. 20) riferito all'arte seduttrice e malvagia che esercita il segle sull'uomo, illudendolo e deludendolo come un amante diabolico e volubile.
 
20. sos segres - infinito sostantivato.
es avuz- (anche ai vv. 44-45) per questa forma cfr. V, 11, nota. Per la grafia di C, per rendere l'affricata sorda (cfr. anche v. 52 plaz e XVI, 60) cfr. GRAFSTRÖM, pp. 227-230.
 
26. vergonhos - ancora nell'accezione positiva di ' ritegnoso ' che ha in VI, 1 (cfr. nota).
 
27. Cfr. RAYN. III, 127 « En aissi·m sui enganada - Ainsi je me suis trompée (La Comtesse de Die) ».
 
28 ss. Comincia qui a farsi chiara la causa dello scontento e la relativa rivendicazione: il compenso. Mantenutosi finora su di un piano di richieste più velate (dal ' gradirei ' della canso XX, 44 « E·l guazardos degutz m'en plaseria », dell'anno 1276, ai miraggi di manentia ancora vivi nella canso successiva (XXI, 49-51) « Qu'esser cug per vos manens. Bos reys, doncx per vos comens, Si·us play, mos enantimens » ed enans ritorna qui al v. 33), coi vv. 37-40 si arriva addirittura ad un ultimatum in cui si minaccia il comjat, se non verrà corrisposto un degno risarcimento alle pendenze del re nei suoi confronti. La concretezza della natura di tal compenso è ben dichiarata dai termini gazardos ed enans (come in BONI, p. 63), cfr. anche canso XI, 65-6 « Agra ops, qu'enans fos, Per que a nom n'Anfos » dove Riquier rileva curiosamente l'associazione fonica fra il nome del re e il vantaggio che da lui può emanare; a questi termini si può accostare anche il befag, come in VI, 6 e nella canso successiva a questo vers, dove continua a riflettersi la crisi del poeta in toni più amari, ma meno battaglieri « Dezirat ai possezir Grat dels pros e manentia Crezen, que per cortz seguir Lur grat e·l befag auria » (XXII, 33-36).
 
30-32. Anche nella canso XX, Guiraut rifiuta nobilmente, a più riprese, l'idea di un guazardo de lieys, spiegando « Qu'amors m'a dat per lieys engienh e sen Aquelh, que m'ai, ia nulh temps no·l poiria Gazardonar las grans honors ni·ls bes, Q'ieu ai per lieys » (vv. 19-22); cfr. anche I, 27, nota a triar en bon loc.
 
47-48.  Cfr. X, 18 « Ans que dreg alhors los lans ».
 
49. PFAFF « vas lunh autre rey pagatz » è inammissibile, a mio parere, senza una qualche interpunzione fra rey e pagatz, cfr. anche ANGLADE, p. 160.
 
50. Riquier dice il peccato ma non il peccatore, lasciandoci così nell'imbarazzo. ANGLADE, p. 160 in nota, affronta questo quesito, orientandosi sulla base del periodo di tempo qui espresso (quinz ans) su di un clamoroso caso di insolvenza, quello del re Giacomo I d'Aragona nei confronti di Riquier e di Guillem de Mur (cfr. la tenso relativa, in PFAFF, p. 237). Il richiamo mi pare opportuno, rimanendo pur sempre uno scarto di tempo fra la data approssimativa di detta tenso (il 1264-5 stando ad ANGLADE, pp. 51-52) e quella a cui si risale da questa indicazione, cioè il 1262. ANGLADE, d'altronde, cita, senza metterla in relazione con questo passo, una fonte dove si parla di un precedente viaggio dello stesso re a Montpellier, del 1262 (p. 52, nota), occasione in cui, per la prima volta, avrebbe potuto conoscere il trovatore.
Il periodo di tempo qui rammentato, d'altra parte, non può essere riferito solo al servizio del poeta per Alfonso, che inizia nel 1270, anche se le prime menzioni del re da parte del poeta risalgono ad un periodo anteriore, ma non prima del 1265 (cfr. canso XI ed Epistola a « N'Amalric en Castela » del 1265 in cui, riferendosi alla corte di Alfonso, dice « on ai prepauzamen d'anar » PFAFF, pp. 100 ss.). Al v. 29, del resto, Riquier parla di senhors al plurale, accomunandoli tutti in questo vizio di categoria.
È da escludersi che le cifre siano frutto di un errore paleografico, come pensa ANGLADE, p. 161, che tenta anche di far tornare i conti sulla base delle cifre (ma C ha il numero in lettere), considerando anche che nel componimento in distici dell'anno seguente (cfr. PFAFF, p. 201) si parla di un servizio poetico di sedici anni, confermante in pieno l'indicazione di tempo qui contenuta.
Si osservi questa serie di richiami cronologici interni che dialoga con la cronologia dichiarata puntualmente in rubrica, per cui cfr. BERTOLUCCI P., Il Canzoniere, pp. 251-52.

 

 

 

 

 

 

 

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