Stroński ha opportunamente ricondotto Senher Dieu[ s] al genere mediolatino del lessus poenitentis, facendo giustizia dell’interpretazione biografica che vedeva nel testo una sincera espressione di pentimento e cui la vicenda di un trovatore-mercante, assurto allo scranno vescovile poteva ben indurre ( 1). È invece sul piano culturale che potrebbe essere recuperato il rapporto fra questo Bußlied e la carriera religiosa di Folchetto (se il testo è suo), anche per la vistosa componente biblica e innologica che si scorge nella poesia: rimando per tutto ciò a Squillacioti 1995, dove, oltre a indicare passi paralleli e vere e proprie fonti nelle Scritture e nei testi raccolti negli Analecta hymnica, ho tracciato un quadro del genere trobadorico della confessio peccatorum; limito quindi il commento che segue a questioni testuali e linguistiche.
1. Dieu[s]: per l’integrazione -s si veda supra la Nota al testo; si noti che Déus è la forma normale del voc. in Ol e Pe.
2. Abram: la nasale finale è segnalata da un titulus accompagnato da un segno a forma di 3, ovvero una m verticale, che in R distingue la nasale labiale da quella dentale: cfr. Zufferey 1987, p. 108; fra gli editori del testo, Zenker 1897 scambia il segno per una -z, Stroński lo corregge affermando, senza descrivere paleograficamente l’abbreviazione, il suo valore nasale; così Arveiller-Gouiran 1987: «le signe final, qui ressemble à un z, a la valeur d’un m» (p. 218). Lo stesso segno si ritrova ai vv. 34, 43, 49, 105, 132, 144, e naturalmente in altri mss. trobadorici: cfr. per es. in G c. 6v a, r. 2 nom (in FqMars 155,23 [ IX], 44), c. 6v b, r. 1 com (in FqMars 155,11 [ XIII], 5), c. 45 r a, r. 2 hom (in FqMars 155,17 [ XVI], 26).
9. Iesu: il ms. reca ihû, trascritto Jhesum da Zenker 1897, Ihesum da Stroński; ma Arveiller-Gouiran 1987 sottolineano che il titulus indica un’abbreviazione generica per contrazione, non la nasale, e stampano Jhesu. Tuttavia la lettera h, che rappresenta eta del greco, non va trascritta. Altrettanto generica è l’abbreviazione in 100 hîtacle da sciogliere h(ab)itacle.
11. esgart[z] los: Raynouard nello Choix e Galvani 1829 conservano la forma del ms., che viene invece emendata da Zenker 1897 in esgarda·ls (imperativo); Stroński conserva la correzione. Tuttavia Ol 11 gartz los conferma la proposta di Arveiller-Gouiran 1987 di integrare -z finale a esgart, ottenendo un congiuntivo presente, che in occitanico esprime la proibizione (gli editori traducono il verso: «sans avoir égard à mes torts»). L’intervento è analogo a quello compiuto già da Stroński su 44 aiut, emendato in aiutz (vd. n. 43-44).
13. m’en: tra i due possibili scioglimenti in R di m con titulus: m’en (cfr. Arveiller-Gouiran 1987: «l’adverbe marque ici le caractère inchoatif du procès», p. 219) e me di Zenker 1897 e Stroński (su cui si veda V. Bertolucci Pizzorusso, Un progetto di edizione del «Libre» di Guiraut Riquier, Ten, IX [1994], pp. 106-119, alle pp. 118-19), scelgo il primo, tenuto conto della forma di Ol 13 m’en.
15. ame[ i]: l’emendamento di a me del ms. (conservato nello Choix), proposto da Zenker 1897 e accettato da tutti gli editori è confermato da Ol 15 amé (= Pe 15) . Secondo Chambon 1995 non occorre emendare ame, tratto catalano o catalanizzante del ms. R; a mio avviso è più probabilmente un errore poiché tutti i perfetti vicini sono regolarmente in -i. D’altro canto anche Q, ms. senza alcun rapporto con il catalano, a c. 20r b, r. 24 legge ame invece dell’ amei degli altri testimoni ( amiei in CRT): cfr. FqMars 155,10 ( XII), 29.
18. fe: l’emendamento di be del ms., già nello Choix, è confermato da Ol 18 fe (= Pe 20).
21. malenconi: secondo Zenker 1897 la caduta di -a, con ritrazione dell’accento, in malenconi sarebbe un tratto della lingua del Delfinato e perciò un elemento in favore dell’attribuzione a FqRom: tuttavia Stroński (p. 137* e cfr. Glossaire, p. 254, s.v. malenconi) nota che nella scripta trobadorica la forma coesiste con melancolia; gli strumenti lessicografici confermano: cfr. LR, IV, pp. 179-80 e SW, V, pp. 59-61, ma si tratta di una forma effettivamente poco attestata in occitanico (in effetti nel senso di «Schlechtigkeit» quella folchettiana è l’unica occorrenza schedata dal SW: peraltro Levy registra un solo altro esempio di sostantivo, ma con senso diverso, oltre alla forma aggettivale). In questo caso l’ipotesi di Chambon 1995 che si tratti di una forma catalana, confermata sia da Ol che da Pe, è ben fondata (vd. infra la n. 114).
29. sobro: Zenker 1897 propone di emendare in sobra così da far diventare i nom. plur. irregolari peccatz mortals dei nom. sing. regolari: ma Ol 29 ha la 3ª plur. sobren, per cui risulta difficile accettare una correzione accolta peraltro da Stroński, ma non da Arveiller-Gouiran 1987.
29-30. Raynouard nello Choix, Stroński e Arveiller-Gouiran 1987 pongono un punto (Raynouard un punto esclamativo) dopo 29 mortals e una virgola dopo 30 vals; Zenker 1897 prolunga il periodo fino a v. 30, inserendo una virgola dopo mortals e un punto e virgola dopo vals. Adotto quest’ultima soluzione sostituendo però un punto al punto e virgola, così da far incominciare una porzione di testo in corrispondenza dell’indicazione di ‘capoverso’.
41. massa: per l’uso avverbiale del derivato di MASSA latino in occitanico e catalano (Ol 41 masa) si veda DEC, V, p. 520a e gli ess. trobadorici di LR, IV, p. 164 e SW, V, p. 135. Dal XIII sec. tale uso decade a vantaggio di trop, che nel nostro testo segue massa.
43-44. La proposta testuale di Zenker 1897: «Gran merce·t clam com om vencutz, / que m’aiut, dieus, per tas vertutz» è commentata in nota: «Als Subjekt zu aiut, 3. Sg. Prs. Conj., müßte merces betrachtet werden. Ich vermute aber, daß ajuda·m wie V. 91 die ursprüngliche Lesart war» (p. 344). Il mio testo riproduce quello di Stroński che mantiene gli emendamenti di Zenker correggendo inoltre aiut in aiutz (2ª pers. sing. del pres. cong.). Di contro Arveiller-Gouiran 1987, accettano aiutz, ma intendendo ta vertut singolare («ta puissance»), conservano il vencut del ms. Anche per Perugi 1978, II, p. 740: «Il singolare ta vertut impone di accogliere la rima limosina vencut».
45-46. noiritz, dormit: contrariamente agli altri editori conservo in questo caso la rima limosina (schedata da Perugi 1978, II, p. 740): Raynouard nello Choix corregge in dormitz, Stroński e Zenker 1897 lo seguono; Arveiller-Gouiran 1987 eliminano la -z di noiritz, giustificando la scelta in nota: «Sans doute vaut-il mieux garder dormit et, pour la rime, mettre au cas régime singulier au moins le second attribut noiritz, selon le modèle fourni par le vers 4: tant fust humils e franc, la dernière forme étant assurée par la rime avec sanc» (p. 219). Sono entrambi asigmatici i rimanti di Ol 45:46 e di Pe 45:46.
48. sant[z] esperit[z]: secondo Perugi 1978, II, p. 740 nel sant esperit del ms. «il fonetismo limosino si coniuga alla disponibilità che i termini tecnico-religiosi mostrano tradizionalmente nei confronti della aflessionalità».
50. febras: è un hapax in occitanico, mentre Chambon 1995 sottolinea la normalità della forma in catalano antico (il DEC, III, p. 921b scheda una rima febra:tenebra in Ausias March): ma è comunque uno dei tratti secondari individuati dallo studioso e si ritrova nel solo Ol 50 ma con una terminazione in -es che comunque sottende comunque una pronuncia /as/ (Pe ha 50 membres).
53. pessaiatz e franhs: per la dittologia cfr. JfrRud 262,3 (I), 33-34: «e sel que de mi l’apenra / gart se no·l franha ni·l pessi».
67. cor: pur mantenendo la forma del ms., Arveiller-Gouiran 1987 annotano: «On est tenté de se demander si les mots rimes n’ont pas perdu un -s. En effet, on comprendrait mieux l’opposition de l’intérieur et de l’extérieur à propos de cors que de cor. Mos cors (= ma personne, moi) conviendrait aussi à la suite (vv. 69-70)» (p. 219).
75. aisi que: anche questa forma è ricondotta da Chambon 1995 al catalano dove axi que (forma di Ol 74=Pe 81) è meglio attestata che in occitanico con funzione finale o consecutiva: ma anche questo è un fenomeno secondario, peraltro non garantito dalla rima.
82. mesquis: Arveiller-Gouiran 1987 risolvono i dubbi di Stroński sul senso di mesquis (139*, n. 1 e Glossaire, p. 255, s.v. mesquin) proponendo d’intendere: trob’a tan mesquis ovvero: «trouve pour tant de misérables» e chiosando: «Sans aucune garantie, nous proposerons de voir dans les mesquis en question les ‘pécheurs’ et non les ‘chemins’, ce qui est plus satisfaisant pour l’esprit, et nous admettrons l’élision de l’-a final de troba devant un a, bien que le texte élide peu (v. cependant au v. 126)» (p. 219). Tale interpretazione non trova tuttavia conforto nelle traduzioni catalane che pur modificando il verso mantengono il rapporto fra il corrispondente di mesquis e i cammini (del peccato), per cui conservo il testo di Stroński, già di Zenker 1897.
92. mos mortals enemicx: scrive Zenker 1897: «Enemics verstößt gegen die Deklinationsregel. Man könnte daran denken, es als Sg. zu fassen und im folgenden n’auria, podia zu lesen. Es könnte aber auch anderweitig Verderbnis vorliegen, etwa: Contra m. m. e. Qu’aurian» (p. 345); la prima proposta fa difficoltà per il totz che non si adatterebbe a un mos mortals enemics singolare, mentre la seconda, in sé valida, imporrebbe un notevole intervento sul testo. Il mantenimento del testo del ms., pur con l’irregolarità morfologica, è forse più economico, tenuto conto di Ol 89 [c]ar totz mortals enemics.
95. tala: ha origine araba per Raynouard (da TALAh: LR, V, p. 296), mentre per Coromines va ricondotto al germanico *talon (< zâlôn ‘rubare’: DEC, VIII, p. 224b e pp. 225-6; per la diffusione in lingua d’oc: p. 225b).
101. tot[z] mos cor: a lezione del ms. tot mô cor, conservata nello Choix, viene emendata da Zenker 1897 in: «totz mos cors» (dove cors < CORPUS); mantengono cor ‘cuore’ Stroński e Arveiller-Gouiran 1987, trovando conferma nelle lezioni sinonimiche di Ol 98 seyn e Pe 95 be.
104. esquena: la forma, registrata nel nel LR, III, pp. 190-91 con quest’unica occorrenza, è presente anche nel Girart de Roussillon: cfr. Pfister 1970, p. 444 (esquene); per il FEW, XVII, p. 115 è un italianismo, secondo Pfister una forma occitanica settentrionale, consonante quindi con la presunta ascrizione di Senher Dieu[s] a FqRom: Chambon 1995 vi riconosce invece la forma pan-catalana, tuttavia assente insieme con l’intero distico in Ol, ma attestata in Pe 98 esquena. Non trascurerei tuttavia le esigenze di rima con arena, termine centrale di un’immagine attestata nell’innologia mediolatina: cfr. AH, 15.222: «[crimina] sunt et plura quam arena / marina per litora».
109. a tu: probabile guasconismo (e cfr. 131 en tu): il pronome soggetto in luogo del complemento è usato in guascone proprio quando è introdotto da proposizione (cfr. G. Rohlfs, Le Gascon. Études de philologie pyrénéenne, Tübingen, Niemeyer 1977, § 499); e si noti che Zufferey 1987 ha annoverato il guascone fra le componenti della scripta di R in base ad altri due fenomeni, la prostesi di a- in arretener e aretengut (pp. 111-12) e l’assimilazione di d a n in manuga < MANDUCAT (p. 123): Leonardi 1987, pp. 368-69, n. 36 parla piuttosto di fenomeni di sostrato, soprattutto occupandosi della prostesi di a-. Comunque a tu è normale in catalano: si ritrova infatti in Ol 104, mentre a R 131 en tu corrisponde Ol 124 entin; l’elemento, non rilevato da Chambon 1995, andrebbe a rafforzare la sua tesi).
109-10. selatz, estat[z]: sulla rima, schedata come limosina da Perugi 1978, II, p. 740, intervengono gli editori: Raynouard nello Choix elimina la -z di selatz, mentre Zenker 1897 integra la -z in estat; lo segue Stroński. Arveiller-Gouiran 1987 ritornano alla proposta di Raynouard spiegando in nota che estatz risulta una «forme au moins inattendue. Mais notre texte met parfois l’attribut du sujet au cas régime, le fait paraissant assuré par la rime aux vers 4 et 78. Il semble donc préférable de corriger selatz en selat» (p. 220). Propongo anch’io l’emendamento estat[z], forma sia pure «inattendue», ma dovuta forse a esigenze di rima e comunque confermata da Ol 105 estatz (mentre Pe legge 103:104 çelat:estat).
111-12. comte, domde: il ms. ha in rima nombre e domde: fra gli editori solo Raynouard mantiene domde (< DOMITUS: FEW, III, p. 132; la forma alterna con donte), e perciò l’assonanza. Gli altri emendano, seguendo Zenker 1897, p. 345: «was natürlich nicht angeht: dombre = domine», ovvero Dombre, appellativo di Dio usato anche da Gavaud 174,9 (IV), 78 e cfr. la lez. del ms. M di BtBorn 80,21 (XVII), 82. Così emendato il verso non risulta pienamente intelligibile, ma si può ricorrere a una nota di Arveiller-Gouiran 1987: «aras soi ‘je le suis maintenant’, sc. ‘fou’. Faut-il comprendre simplement que le poète perd la raison à cause des traitements affreux qu’il a subis (vv. 113-114)? ou plutôt qu’il manifeste une vraie folie en espérant encore son salut, car sa situation, décrite ensuite, est épouvantable? Le contexte fait préférer la seconde interprétation» (p. 220). Il fatto che Ol abbia in rima 106:107 comte:domde fa pensare che occorra invece intervenire sul primo dei due rimanti di R, tenendo conto che nombre ricorre in rima già in R 39 (e in Ol 39=Pe 39) e quindi può aver influenzato il copista: di qui l’emendamento in comte, che rima senza difficoltà con domde. Restano alternative possibili, ma a mio parere meno economiche, il mantenimento dell’assonanza del ms. oppure la correzione di domde, errore dell’antigrafo di R e Ol, nel senso proposto da Zenker 1897 (Ol avrebbe poi corretto nombre in comte per regolarizzare la rima).
113-14. Il passo è controverso e per di più risulta assente nelle due versioni catalane: il testo del ms. presenta incoerenze morfologiche sanabili attraverso emendamenti inaugurati da Zenker 1897, che propone: «car pecatz m’a cubert e clos, / de totas partz me tenon mors», spiegando in nota: «Es liegt offenbar die Vorstellung des von Hunden gehetzten und umringten Wildes zu Grunde: ‘von allen Seiten fassen mich die Zähne’» (p. 346). La metafora venatoria è accettata dagli altri editori, che rinunciano a emendare clors. Stroński vi riconosce dubitativamente un part. pass. di claure (cfr. Glossaire, p. 242, s.v. clors), variante del più regolare clos e nota che la rima di -ors con -os non fa difficoltà (p. 139*, n. 1; sulla rima vd. anche Pasero 1973, pp. 353-54). Lo contesta Lewent 1912, col. 337 che suggerisce di considerare pecat nom. plur. e di emendare m’a in m’an; inoltre «Ist vielleicht dors für handschriftliches clors zu lesen und e (e=en) dors ‘im Rücken’ zu übersetzen?». La correzione è interessante, ma mantengo il testo di Stroński conservando anche clors; tuttavia, data la tendenza in R alla riduzione rs > s (su cui Zufferey 1987, p. 123 e Pfister 1988, p. 105) ipotizzo che l’aggiunta di r possa essere un fenomeno di ipercorrettismo, o, più semplicemente, il tentativo di regolarizzare una rima di per sé ammissibile. Segnalo inoltre che la monottongazione di AU è per Zenker un ulteriore tratto del Delfinato (cfr. 21 malenconi e nota relativa): in questo caso Stroński e poi Arveiller-Gouiran 1987 accettano il dato. Tuttavia non si può escludere in questo caso che abbia ragione Chambon 1995 nel riconoscere nel passaggio AU > ò un ulteriore tratto catalano, assente però proprio nelle versioni catalane e per di più inserito in un contesto poco chiaro.
120. querelhas: l’evoluzione -LL- > /-λ-/ è indicato come tratto di occitanico catalanizzato da Chambon 1995, che giustamente riconosce che la non perentorietà del dato (cfr. Ol 113 qereyles, om. in Pe).
136. senhor: Zenker 1897 e Stroński emendano la forma del ms. in senher per ottenere un nom. sing., mentre Arveiller-Gouiran 1987 spiegano: «On hésite à corriger en Senher. Il est possible qu’à l’époque de la rédaction senhor tendît à se généraliser, senher ne se maintenant [sic] que dans l’apostrophe» (p. 220). In effetti, «once the declension rules cease to be strictly observed, senhor appears in nom. function» (Jensen 1976, p. 70). Mantengo anch’io la forma del ms. che coincide con Ol 129 Seyor.
142. Stroński è incerto se considerare las «partic. [...] ou plutôt l’aj. las ‘fatigué’ avec anacoluthe» (Glossaire, p. 253, s.v. las); Arveiller-Gouiran 1987 propendono per la seconda: «L’autonomie que conservait le participe passé dans les formes verbales composées dispense même, sans doute, d’employer le terme d’anacoluthe» (p. 220).
Postilla 2009
Le versioni catalane edite in Squillacioti 1995, sono ora disponibili online in Rialc ( www.rialc.unina.it/0.129.htm) in una versione leggermente ritoccata (le correzioni sono esplicitate nella nota d’accompagmento). Sul componimento e il genere cui appartiene si veda Di Girolamo 2002. Sui vv. 111-12 Carapezza 2001, p. 380.
Nota
(1) Si vedano le pp. 137*-39* dell’edizione; d’altro canto chi dice io nel testo si attribuisce i peccati di avarizia e cupidigia (vv. 15-20), attributi tipici del mercante: cfr. Breviari d’Amor, 17886-18011 (Azaïs 1862-81); per l’interpretazione biografica: Diez 1882 [1829], pp. 205-6 e Lowinsky 1898, p. 170; sulla scorta di Diez anche K. Vossler, Die göttliche Komödie (1908), vol. II.1, Heidelberg, 1925² ; trad. it. La Divina Commedia studiata nella sua genesi e interpretata, Roma-Bari, Laterza, 1983, vol III, p. 70. (↑)
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