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Radaelli, Anna. Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie
. Firenze: La Nuova Italia, 1997.
Estudi introductori - Einleitende Studie - Introductory study - Estudio introductorio - Introduction - Studio introduttivo - Estudi introductòri
INDICE:
I. RICERCA BIOGRAFICA
Contesto storico-letterario
II. LA TRADIZIONE MANOSCRITTA
Manoscritti e caratteristiche della tradizione
Le rubriche
III. LA LINGUA
Aspetto grafico-linguistico di C
Aspetto grafico-linguistico di R
La lingua di Raimon Gaucelm
Fonetica
Morfologia
IV. METRICA E VERSIFICAZIONE
V. RAIMON GAUCELM NELLA TRADIZIONE TROBADORICA
VI. AVVERTENZA
NOTE
INTRODUZIONE
I. RICERCA BIOGRAFICA
RICERCA BIOGRAFICA E CONTESTO STORICO-LETTERARIO
Raimon Gaucelm ci ha lasciato un piccolo corpus, composto di nove poesie, tramandato dai canzonieri C (Parigi, Bibl. Naz., fr. 856) e, ma solo per due di esse, R (Parigi, Bibl. Naz., fr. 22543). Già prima del 1869, anno di pubblicazione dell’edizione di Gabriel Azaïs (1), parte delle sue liriche erano apparse nelle raccolte antologiche di Rochegude, Raynouard e Mahn (2), e in seguito alcuni componimenti saranno via via inseriti, fino ad anni assai recenti, in diverse sillogi trobadoriche (3), senza che nel frattempo emergessero nuovi elementi che aiutassero a delineare con chiarezza la sua figura. Per l’identificazione storica del trovatore e la ricostruzione dei tratti essenziali della sua biografia possiamo infatti fare affidamento solo sulle rubriche del codice C, premesse ad ognuna delle sue poesie, e sugli esili riferimenti a personaggi contemporanei presenti nei suoi componimenti, mentre le scarse fonti documentarie si rivelano poco utili per giungere a risultati apprezzabili.
Grazie alle rubriche (4) è dunque possibile collocare la produzione poetica di RmGauc a Béziers, cittadina costruita sullo sperone che domina il corso dell’Orb, nell’odierno Dipartimento dell’Hérault, tra il 1262 e il 1270, ma, come si vedrà nelle pagine successive, ritengo di poter protrarre la sua attività almeno fino al 1279. Siamo quindi nell’ultimo periodo della poesia trobadorica, in un momento storico successivo a profonde modificazioni intervenute nella struttura politico-istituzionale e nel tessuto sociale della Francia meridionale e del Languedoc in particolare (5).
Béziers è posta al centro di un ricco territorio costituito dalle pianure e dagli altipiani del Bas-Languedoc occidentale: nel XIII secolo la sua economia rurale è in pieno sviluppo, l’artigianato attivo e il commercio fiorente, poiché la città è passaggio obbligato per le comunicazioni tra il Rouergue e il Narbonese, tra la Provenza e il Tolosano, tappa per i pellegrini, lungo il cami roumieu, e per i mercanti che percorrono la Via Domitia dal Rodano ai Pirenei (6). Ville royal dal 1229, centro di viguerie, sede di vescovado, Béziers assume la funzione di metropoli regionale, ed è naturale quindi che questa sua importanza si rifletta anche sul piano culturale: come i centri letterari più fecondi della Provenza e del Languedoc, che vedono comparire la nuova figura del «poeta cittadino» (7), anche Béziers si offre come ambiente ideale per l’opera di un piccolo circolo di trovatori, cui partecipa Raimon Gaucelm (8). La permanenza in città del trovatore comporta tuttavia precise condizioni: anzi tutto l’aver accettato il nuovo stato di cose e l’essersi conformato politicamente ed ideologicamente al nuovo clima, e, in secondo luogo, appartenere ad un ceto economicamente favorito, che permetta di provvedere al proprio mantenimento e quindi dedicarsi all’attività poetica senza dover chiedere sussidi di alcun genere. Almeno ciò è quanto pare trapelare dal malcelato orgoglio con cui Raimon Gaucelm proclama la sua autonomia ed indipendenza nel sirventese «A penas vau en loc qu’om no·m deman» (IV, nella presente edizione).
Purtroppo la perdita pressocché totale degli archivi municipali di Béziers per il periodo che intercorre tra il 1230 e il 1270, quando interverrà l’insediamento del pubblico notariato a darne una nuova organizzazione, ci lascia con pochissime fonti documentarie (9).
La lacuna rende di conseguenza assai precaria la possibilità d’individuazione storica della figura di Raimon Gaucelm (10). Egli avrebbe potuto, molto verosimilmente, appartenere all’agiata borghesia biterrese: basandomi unicamente sul testo poetico, posso figurarmelo come un cambiavalute («qu’estiers nulh temps non gazanhei castelh, borda ni mas, ni·l quart d’un clarmontes, ans me costa que val .v. cens tornes!» IV, 12-14) o un marchand drapier («e non per so qu’ieu vuelha qu’om del mon m’en don raubas, qu’ieu n’ai pro e sai don» IV, 7-8), attività che lo avrebbero collocato ai gradini più alti della scala sociale della borghesia (11); oppure avrebbe potuto essere membro di quell’aristocrazia locale che aveva accettato senza ribellione il dominio reale francese: il nome infatti non era raro tra i signori del Languedoc del XIII e XIV secolo. Il fatto poi che il poeta si annoveri fra gli amici di un ricco borghese di Béziers (V, 37-41), e che appelli fraire il senhor d’Uzest, potrebbe dar forza a queste ipotesi, ma senza consentire, in base ai soli dati testuali, di privilegiarne nessuna.
Le prove documentarie, come dicevo, non sono numerose; riporto qui di seguito, le poche notizie che sono riuscita a trovare su personaggi chiamati Raimon Gaucelm, tratte dalle carte pubblicate nel vol. VIII dell’HGL, e sostanzialmente relative al periodo a cui le rubriche circoscrivono l’attività poetica del trovatore:
- Nel trattato di alleanza tra il conte di Tolosa Raimondo VII e Giacomo I re d’Aragona, stipulato a Montpellier nell’aprile 1241, si legge: «In predictis vero treugis est & esse intelligitur R. Gaucelmi & sui» (12).
- Nell’atto di omaggio di Roger IV, come di Foix, a Raimondo VII di Tolosa, avvenuto a Lunel il 28 giugno 1241, tra i testimoni compare «Raimundus Gaucelmi dominus Lunelli». Lo stesso nome per un signore di Lunel appare in diversi atti successivi relativi al conte di Tolosa e in due carte concernenti il dominio aragonese di Montpellier (13).
- Tra i conteggi della corte tolosana, nel maggio 1252, si legge: «Facto compoto in termino Ascensionis, anno Domini MCCL secundo, debebantur domino comiti inferius annotata: [...] D. R. Gaucelini VIIIm l. Tur.»; maggio 1254: Compotus de termino Ascensionis Domini anno Lº quarto & recepta in eodem termino: [...]Domino Raimundo Gaucelini pro debito quod comes eidem: XIXe l., CXVII s., X d. Tur.» (14).
- In un atto del 7 settembre 1261 si menziona il luogotenente del «domini R. Gaucelini, tenentis in Montepessullano & Omellacio & Montearnaudo locum illustrissimi domini Jacobo, Dei gratia regis Aragonum» (15).
Come si vede, queste carte non offrono che spunti vaghi e imprecisi, dai quali non è possibile trarre nulla di conclusivo. Mi limito a constatare che i luoghi di stipula dei trattati ed i toponimi che accompagnano il nome ed indicano la provenienza, orientano verso una zona geografica orbitante per lo più intorno a Montpellier (16) o comunque ad est di Béziers, indizio che potrebbe indurre ad ipotizzare che Raimon Gaucelm non fosse di origine biterrese (17). Il nome poi, oltre ad essere proprio di uno o più personaggi legati da rapporti di dipendenza al re d’Aragona, appartiene, come s’è visto, per tradizione, al dominus de Lunel (18), vassallo del conte di Tolosa, sia egli Raimondo VII o Alfonso di Poitiers; e sottolineare le numerose menzioni di questo Raimon Gaucelm, mi pare di un certo peso, segnatamente per il fatto che il signore della baronia di Lunel era legato da vincoli di parentela con la famiglia dei Sabran, signori en partie d’Uzès, cui appartiene quel Raimon Gaucelm che il nostro trovatore appella fraire in due occasioni (IV, 16,42 e VIII, 1-2). Il nome, lo si vedrà più avanti, è veramente distintivo di questa famiglia, tanto che ad ogni generazione almeno un membro lo porta.
L’aiuto che può giungere da questi agganci documentari, non corroborati da riscontri testuali (solo il sirventese IV ha permesso, come si è visto, qualche debole deduzione), è quindi assai lieve e ben poco consente di arguire; ne deduco soltanto che, anche se non si può escludere del tutto che il trovatore Raimon Gaucelm, detto de Bezers, possa essere stato unito da rapporti di parentela, più o meno remoti, con uno dei membri della dinastia di Lunel, sia più probabile che egli appartenesse ad un livello non basso della borghesia e che godesse di una certa rispettabilità e fama in seno alla società biterrese, come orgogliosamente egli stesso proclama in IV, 1-11, e come proverebbe l’influenza della sua canzone di crociata/planh (VII) su un trovatore attivo nel Biterrois in quegli stessi anni, Raimon Menudet.
Alla presenza invece, in quattro rubriche su otto, della particella onorifica en davanti al suo nome:
Sirventes d’en R. Gaucelm (rubr. 2)
Lo ters sirventes d’en R. Gaucelm (rubr. 3 e 4)
Sirventes d’en R. Gaucelm (rubr. 7)
non do alcun valore probatorio poiché, oltre e forse più che indicativa de titolo e del grado, en può essere semplicemente segno di omaggio e stima se non addirittura un riempitivo, dato che si trova nelle rubriche più povere dal punto di vista informativo (19).
Se dai documenti ben poco emerge, i testi, poesie e rubriche, possono fornire invece, come ho anticipato, qualche indicazione in più per illuminare l’ambiente sociale e culturale nel quale Raimon Gaucelm si è mosso e ha svolto la sua attività.
La rubrica che nel ms. C precede il planh [V, BdT 7] «Quascus planh lo sieu dampnatge», ci fornisce la data che costituisce il primo termine per collocare cronologicamente la sua opera:
Planch que fes Raimon Gaucelm en l’an que hom comtava m.cc.lxij per un borzes de Bezers lo qual avia nom Guirautz de Linhan
Essa ci introduce al più antico componimento sicuramente databile di RmGauc (1262), in cui il trovatore lamenta la scomparsa di Guiraut de Linhan, definito borzes di Béziers dalla rubrica, ma chiamato nobl’en Giraut al v. 25 del testo poetico. Se la rubrica non ci avvertisse sulla posizione sociale del defunto, la poesia non offrirebbe spunti per dubitare della sua nobiltà, eccettuati forse i vv. 37-39: «anc borzes ni de paratge / lunh home melhor / no vim», in cui il poeta stesso si enumera tra gli amici sconsolati, borzes e de paratge, che piangono la dipartita del nobiluomo.
Circa la sua identificazione storica, l’unica testimonianza pertinente sembra essere il necrologio contenuto nel registro mortuario del capitolo della cattedrale di Béziers, Saint Nazaire:
II.id.maii «[...] Eadem die obiit Geraldus de Lignano, qui reliquit XXX. librarum pro obitu suo, cujus obitus celebrabitur annuatim die sabbati post festum Ascensionis Domini» (20).
Un aiuto più consistente ci viene dal planh, da cui si ricava che Guiraut de Linhan era un personaggio in vista della comunità, molto probabilmente esponente di quella ricca borghesia biterrese che già dalla prima metà del XII secolo aveva conquistato libertà e privilegi e che, grazie alle franchigie, aveva contenuto il potere signorile entro limiti ben precisi e più ristretti (21). Nella seconda metà del XIII secolo, dopo gli avvenimenti seguiti alla crociata albigese, pur avendo una minima incidenza in ambito politico e giurisdizionale, essa ha conservato, con il consolato, un’importanza rilevante nella gestione amministrativa della comunità, grazie alla quale sorveglia le attività finanziarie, rinsaldando così la sua preminenza economica (22). Questa condizione di privilegio offre la possibilità, molto ricercata, dell’accesso alla proprietà fondiaria: notevoli infatti sono gli investimenti e gli acquisti di benefici con i quali i borghesi riescono ad inserirsi tra i tenanciers e il signore (23). Ottenuta una signoria rurale, affiancata alla prosperità accumulata col commercio (nel Biterrois sono soprattutto commercianti di tessuti e mercanti di vino e di salaisons), i borghesi sono finalmente in grado di condurre uno stile di vita che li avvicina ai piccoli signori) diventano cioè «bourgeois-gentilhommes» (24). Ma il primato sociale, garantito dalla ricchezza e dal possesso di feudi, doveva evidentemente essere legittimato da un titolo nobiliare.
Si ritorna così all’apparente contraddizione emersa tra la rubrica ed il testo del planh: la questione verte infatti sulla possibilità di un borghese della seconda metà del XIII secolo di diventare nobile, e sulla “qualità” di «nobile-borghese» di Guiraut de Linhan sono intervenuti, con diverse considerazioni, sia Millot che Azaïs (25). In realtà, all’epoca, il passaggio allo stato nobiliare non era precluso ai borgheshi (26), e varie infatti sono le attestazioni che provano come essi potessero assumere la cintura militare e godere degli stessi privilegi dei cavalieri: una carta del 3 giugno 1298 mostra come nella sénéchaussée di Beaucaire e in Provenza questa fosse una consuetudine ormai radicata nel tempo:
Nos subscripti [...] facimus notorium & manifestum, quod usus & consuetudo sunt & fuerunt longissimis temporibus observati, & tanto tempore quod in contrarium memoria non existit, in senescallia Belliquadri & in Provincia, quod burgenses consueverunt a nobilibus & baronibus & etiam ab archiepiscopi & episcopis, sine principis auctoritate & licencia, impune singulum militare assumere & signa militaria habere & portare & gaudere privilegio militari (27).
Le ambizioni della borghesia venivano inoltre soddisfatte facilmente per le impellenti necessità finanziarie delle casse regie: alla metà di settembre del 1302, il re invia tre commissari nelle sénéchaussées di Toulouse, Carcassonne, Beaucaire e in Agenois, Rouergue e Gascogne, con il potere di:
permettre aux bourgeois & aux autres non nobles d’acquérir les fiefs des nobles & de les posséder sans être obligés d’en vider leurs mains. Il leur donna encore pouvoir d’anoblir les bourgeois & de leur donner la liberté de prendre la ceinture militaire [...] Le roi n’accorda sans doute toutes ces grâces qu’à condition de lui payer certaines sommes pour continuer la guerre des Flandres, & cela donna lieu à plusieurs familles bourgeoises ou routrières de la Province, de passer dans l’ordre de la noblesse (28).
Ritengo dunque che il nobl’en Giraut de Linha, lodato e rimpianto da RmGauc per il contegno signorile e per le virtù peculiari del cavaliere ideale, sia da inserire quasi certamente in questa categoria di privilegiati borghesi.
Altri elementi utili ci sono offerri dalla lirica VI, una canzone di crociata [BdT 8] datata dalla rubrica 1268. Nella seconda tornada (vv. 45-48) si legge:
Amicx Miquels, digatz me·l sirventes
a n’Aimeric de Narbon’en chantans,
e digatz li que non sïa duptans,
que, s’ilh passa, pus tost n’er tot conques.
In essa è nominato il futuro Aimeric V, fils aîné du vicomte de Narbonne, Amalric IV, a cui RmGauc manda un messaggio di esortazione a partire crociato (29). Il suo consiglio però rimarrà inascoltato poiché, se da un atto del 7 marzo 1270, in cui il nobile Bernart de Durban si impegna ad accompagnarlo nel passagium ultramarinum, sappiamo che Aimeric aveva preso il votum crucis:
In anno Nativitatis Christi MCCLXX Ludovico rege regnante, nonis Martii, noverint, &c. quod ego Bernardus de Durbanno, filius quondam nobilis viri domini Petri Arnaudi de Durbanno militis, promitto, bona fide solemniter interposita, vobis nobili viro domino Amalrico, Dei gratia vicecomiti & domino Narbone, & vobis Aymerico primogenito suo, me vobiscum dicto Aymerico transfretare ad honorem Dei & illustris domini regis Francie ac subsidium Terre Sancte, in isto primo passagio dicti domini Regis [...] (30)
in un altro documento del marzo 1271 troviamo testimonianza della presenza a Narbona del nuovo visconte, in occasione dell’accordo stipulato col fratello Amalric per la successione del padre, morto nel dicembre 1270 (31):
In nomine Domini. Anno Nativitatis Christi MCCLXXI, Philippo rege regnante, IX kalendas aprilis. Noverint, &c., quod suborta materia questionis & discordie inter nobiles viros dominum Aymericum & dominum Amalricum, fratres, filios quondam domini Amalrici, Dei gratia vicecomiti & domini Narbone, super hereditate, bonis & juribus, que quondam fuerunt prefati domini Amalrici quondam patris dictorum fratrum, tractatibus variis & diversis precedentibus, amicis communibus mediantibus, tandem iidem fratres inter se ad pacem & concordiam, prout sequitur, pervenerunt (32).
E a questa data, sebbene la morte di Luigi IX, il 25 agosto del 1270, avesse virtualmente determinato la fine della spedizione in Terrasanta, i crociati non avevano ancora fatto ritorno in patria.
Ma il personaggio della tornada che potrebbe fornirci informazioni più illuminanti sull’ambiente frequentato o per lo meno conosciuto da Raimon Gaucelm, è l’amicx Miquels nominato al v. 45. Anglade lo identifica con quel Miquel de Castillo, che Guiraut Riquier nomina in due tenzoni, in una delle quali è interlocutore con Codolet [BdT 248,11], mentre è scelto come giudice nell’altra [BdT 248,28] (33). Egli faceva parte di quel gruppo di amici che GrRiq aveva a Narbona, fra i quali compaiono personaggi di primo piano della città, e forse poteva avere anche contatti con la corte viscontale. L’appellativo con il quale RmGauc si rivolge all’amico Miquel denota comunque una certa familiarità che, se davvero fosse lo stesso personaggio identificato da Anglade, potrebbe far ritenere possibile, di conseguenza, l’esistenza di un legame, di conoscenza se non d’amicizia, fra Raimon Gaucelm e Guiraut Riquier (34).
Le ricerche da me condotte intorno a personaggi di un certo rilievo, del Narbonnais o del Biterrois, che si chiamassero Miquel, non sono giunte d’altra parte a nulla di determinante. Mi limito a segnalare in ordine cronologico le attestazioni del nome (35) che mi sembrano più pertinenti:
1264: «Michael, notarius dicti domini episcopi (Barchinonesis)» (HGL, t. VIII, col. 1525).
dal 1271: «P. Michaelis, notarius publicus domini Aimerici de Norbona in castro de Magalacio qui rogatus a predictis haec scripsit», citato in alcune carte della corte viscontale di Aimeric V.
1271: «Michel de Pian, sergent du roi», tra i testimoni al giuramento di fedeltà degli abitanti di Tolosa al re (HGL, t. IX, liv. XXVII, pp. 1-2).
1272: «Michaele de Chombelino, serviente [domini Regis] dicte curie Biterris» (36).
Tra questi personaggi mi pare di dover sottolineare la presenza del notaio pubblico, figura che dipendeva direttamente dal signore, quindi particolarmente adatta ad assumere la funzione di messaggero nell’invito al primogeniro del visconte di Narbona di vincere le esitazioni e intraprendere la spedizione in Oriente. Ma resta solo una notazione poiché non è possibile trovare nessun elemento che metta in relazione questo personaggio storico con Raimon Gaucelm.
Conclusioni più salde si possono desumere dalla lirica VII [BdT 1], canzone di crociata ed insieme planh per la morte di Luigi IX (37), che offre l’occasione di evidenziare l’atteggiamento filofrancese di Raimon Gaucelm, non isolato nel gruppo dei trovatori del Biterrois (38). Infatti, seppur innegabile, la presenza di un sentimento antifrancese nella regione era dettata soprattutto dal malanimo contro gli ufficiali regi, per la maggior parte forans, colpevoli di abusi di potere, confische di beni e vessazioni di ogni genere, sia verso il ceto dirigente cittadino che i villaggi della regione, più che contro la figura del re e l’appartenenza, ormai di fatto dal 1249 con la morte di Raimondo VII di Tolosa, al dominio reale francese (39). Va anche detto che dalla metà del secolo circa, il principale obiettivo della politica regia fu quello di avviare la pacificazione del paese: questa diviene definitiva con la nobiltà locale nel 1247, tanto che si assiste alla partenza di Trencavel al seguito di Luigi IX nella spedizione crociata, dopo aver definitivamente abbandonato ogni suo diritto sulla viscontea di Carcassona e Béziers di fronte ad un’assemblea di nobili francesi, di meridionali del partito reale, e di antichi faidits, a simboleggiare appunto l’avvenuta riconciliazione (40): «A partir de 1260, sont en place les nouveaux traits du jeu politique de l’époque suivante en Biterrois (il ne faudrait pas étèndre le phénomène abusivement à tout le pays, et notamment pas à Carcassonne): une noblesse calmée, une chevalerie préférant le service du roi à celui des seigneurs locaux, des communautés urbaines et villageoises attendant beaucoup de la justice royale, et des tensions avec le milieu ecclésiastique» (41).
Béziers, già ville royale dal 1229, diviene così il centro del potere regio nella regione e Raimon Gaucelm è testimone di questo nuovo corso.
Rimangono infine le liriche IV [BdT 3] e VIII [BdT 4] che offrono un ulteriore indizio per poter ampliare almeno fino al 1279 l’arco cronologico entro il quale si inscrive l’attività poetica di Raimon Gaucelm.
Così leggiamo nella rubrica che precede l’ottavo componimento:
so son ij. coblas que fes Raimon Gaucelm del senhor d’Uzest que avia nom aissi quon elh, Raimon Gaucelm
Ecco dunque comparire il senhor d’Uzest di cui si è già parlato a proposito dell’identificazione storica del trovatore e della non rara presenza di questo nome all’interno di famiglie signorili del Languedoc. Nella seconda metà del XIII secolo infatti, è attestata la presenza di almeno tre Raimon Gaucelm di Sabran, château du diocèse d’Usez, signori di Uzès en partie (42).
Il primo appare nominato nel testamento di Elzéar de Sabran, dominus Ucetie, redatto il 6 maggio del 1254 (43). In esso egli è designato come erede in ordine di succesione dopo i figli del testatore e il fratello Rainone:
Ego Heliziarius, [...] si vero [Raino] superstes non esset & religionem intrasset, substituo ei Ramundum Gaucelinum fratrem meum.
Proseguendo nella narratio del documento, appare però un altro personaggio omonimo: Elzéar affida i suoi figli alla tutela della moglie
[...] volens & mandans quod ipsa administret cum consilio domini Ramundi Gaucelini [...]
che con ogni probabilità è lo stesso che compare poche righe dopo:
[...] dominum Ramundum Gaucelinum, avunculum meum.
Dai dati in mio possesso, deduco che quest’ultimo possa identificarsi con il signore di Lunel (44).
Di Raimon Gaucelm de Sabran si parla ancora qualche anno più tardi, a proposito dell’atto d’omaggio ricevuto nel 1272 dal vescovo d’Uzès, Bertrand, da parte di «Raimond Gaucelin, seigneur d’Uzès en partie & fils de Rainon, pour le château de Colias [...]». Nella stessa notizia ci è fornita indirettamente anche la data dell a sua morte, avvenuta nel 1279:
Ce Raimond Gaucelin, seigneur d’Uzest en partie, avoit épousé Béatrix, fille de Guillaume de Frédol, chevalier, seigneur de la Verune, laquelle, étant veuve, fit nommer pour tuteur de Rainon, son fils et du méme Raymond Gaucelin, par le sénéchal de Beaucaire, le 17 de février de l’an 1279 (1280), Bérenger de Frédol, docteur en décrets, son frère (45).
Di lui inoltre si sa che ebbe un figlio (che potrebbe essere il contendente dell’eredità di Lunel nel 1295) ed un nipote, entrambi con lo stesso nome. Di quest’ultimo si ha notizia all’inizio del XIV secolo:
Raimond Gaucelin, seigneur d’Uzès en partie, de Lèdenon, &c., chevalier, fils de feu Raimond Gaucelin, seigneur d’Uzès en partie, de la maison de Sabran, n’ayant qu’une fille nommée Béatrix,[...] fit son héritier le cardinal Bérenger de Frédol, évêque de Tusculum, son [grand] oncle, par un testament daté de Lyon, le dernier de juin de l’an 1316 (46).
Escludendo decisamente il nipote per la recenziorità delle attestazioni che lo riguardano, mi pare tuttavia che anche gli anni 1280-1295, periodo presumibile della signoria del secondo senhor d’Uzès, siano troppo avanti nel tempo per protrarvi la produzione poetica di Raimon Gaucelm. Ritengo invece sia molto più probabile che il frair’En Ramon, cantato nelle due poesie IV, 16 e 42, e VIII, 1-2, sia quel senhor d’Uzès di cui abbiamo testimonianza nel 1254 e nel 1272, fatto che fisserebbe in poco meno di una ventina d’anni, tra il 1262 e il 1279, l’attività poetica del nostro trovatore. Questa mia conclusione si basa sul fatto che nel suo pur esiguo corpus, RmGauc si dimostri particolarmente sensibile agli avvenimenti storico-politici contemporanei: compone infatti due canzoni di crociata, la prima, del 1268 (VI), è un vero canto di incitamento e propaganda a seguire Luigi IX in una nuova spedizione oltremare, la seconda, del 1270 (VII), prende l’avvio dalla morte di san Luigi per spronare gli animi e sostenere Philippe III le Hardi. Mi sembra quindi per lo meno singolare che egli non sia intervenuto successivamente a proposito della “crociata” aragonese, intorno alla quale, proprio nel Biterrois, BnAur inizia il ciclo dei sirventesi nel 1285 (III, ed. Parducci), e a cui fa cenno JoEst in un sirventese del 1286 (VIII, ed. Vatteroni). A meno che non fosse morto prima: sarebbe così verosimile datare la sua morte al 1285, anno proposto dall’HLF. (↑)
II. LA TRADIZIONE MANOSCRITTA
MANOSCRITTI E CARATTERISTICHE DELLA TRADIZIONE
Le poesie di Raimon Gaucelm di Béziers ci sono state tramandate, come si è detto, da due soli canzonieri: C (Parigi, Bibl. Naz., fr. 856) (47) ed R (Parigi, Bibl. Naz., fr. 22543) (48), che appartengono alla costellazione di manoscritti la cui matrice è indicata da Avalle con la sigla y, identificata non «con un codice unico, quanto, almeno apparentemente, con più manoscritti depositati in un unico ambiente (una seconda officina scrittoria), localizzabile [...] nella zona fra Béziers e Narbona» (49). La peculiarità di essere gli unici ad aver conservato le canzoni di travatori vissuti nel medesimo ambiente geografico, culturale e politico della Linguadoca nord-occidentale, ne fa delle sillogi «regionali» (50).
L’unico che riporti quasi tutte le rime di RmGauc (51) (otto su nove) sotto la medesima attribuzione, è C, in cui il gruppo delle poesie, che occupa i ff. 332r-334v, è inserito dopo le liriche attribuite a JoEst e prima di quelle attribuite a JordBon. Il canzoniere R, sotto l’attribuzione Ramon Gaucelm, trasmette al f. 60r-501 (52) un sirventese (IV), l’unica testimonianza comune ai due codici, inserito dopo le rime attribuite a ElCai e prima di una attribuita a Sord, mentre unicum di R è il partimen con Joan Miralhas (IX) (53), tràdito al f. 73r-612 (attuale numerazione) (54).
Raimon Gaucelm de Bezers fa parte di quel gruppo di trovatori (circa venticinque) (55), per lo più dell’ultima generazione, di cui il manoscritto C è l’unico a trasmetterei le poesie. La fisionomia di questa sezione della silloge (56) è stata oggetto di considerazioni specifiche: è stato notato infatti che l’amanuense, originario della zona di Narbona, vi accoglie nella «gran maggioranza rimatori operanti entro una specie di triangolo geografico, la cui base è segnalata da una linea che congiunge Narbona a Tolosa e il cui estremo vertice nord è Rodez» (57), e che furono legati mediante rapporti più o meno stretti ai conti di Tolosa. A questa sostanziale uniformità geografica e culturale corrisponde poi anche una certa uniformità temporale: l’attività della maggior parte dei poeti considerati si colloca infatti nella seconda metà del XIII secolo (58).
A pieno titolo è dunque inserito in questa sezione RmGauc (Béziers si trova nel Dipartimento dell’Hérault, quindi sicuramente nel raggio di conoscenze e interessi del compilatore di C) con il corpus delle sue poesie.
Ecco l’ordine nel quale i testi sono conservati, consecutivamente, all’interno del canzoniere:
f. 332r
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A Dieu done m’arma de bon’amor, canto di pentimento
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f. 332r/332v
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Qui vol aver complida amistansa, canzone di crociata
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f. 332v/333r
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Un sirventes, si pogues, volgra far, sirventese didattico-morale
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f. 333r
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Ab grans trebalhs et ab grans marrimens, canzone di crociata
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f. 333v
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Dieus m’a dada febre tersana dobla, canto di pentimento
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f. 333v
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Belh Senher Dieus, quora veirai mo fraire, due coblas di lode
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f. 334r
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A penas vau en loc qu’om no·m deman, sirventese didattico-morale
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f. 334r/334v
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Quascus planh lo sieu dampnatge, planh
|
Dall’elenco è possibile notare come per questi testi elemento unificante sia la tematica religiosa e morale, che illumina sul gusto particolare del raccoglitore di C, o del suo diretto antecedente, nella scelta delle rime da tramandare per i trovatori di questa sezione.
Singolarmente del tutto estranea al tema politico-morale, è invero la nona rima di RmGauc, la tenso con Joan Miralhas che, come già riferito, solo il codice R ci fa conoscere. Si tratta di un partimen giocoso molto diverso, per il tono parodistico e per il soggetto grossolano, dalla gravità delle altre composizioni, cosicché viene spontaneo chiedersi se proprio per questo suo carattere burlesco, così lontano dal suo gusto, il compilatore di C abbia voluto escluderlo dalla scelta, coerente e definita, delle rime di RmGauc da trascrivere nel suo canzoniere (59).
Ma la successione delle canzoni di RmGauc in C ha dato modo di evidenziare un altro possibile disegno seguito dal compilatore nella collocazione dei testi: il corpus si chiude con il planh V [BdT 401,7] «Quascus planh lo sieu dampnatge», che trova corrispondenza nel componimento che chiude la raccolta di JoEst (ff. 328r-332r), che in C precede immediatamente quella di RmGauc: il planh XI [BdT 266,10] «Planhen ploran ab desplazer».
La coincidenza tuttavia va oltre il genere, nella presenza in ambedue i testi della invocazione alla Vergine nella tornada:
JoEst
Maire de Dieu, fons de merce,
la tua grans bontatz l’aon
e·l meta lay on an ab te
las verges gay joy jauzion
RmGauc
Totz preguem Sancta Maria,
qu’a sobre totz poder gran,
quez elha amigua·l sia
e que met’ab Sanh Fulcran
e nella formula incipitaria col motivo topico del cordoglio che si ritrova in altri tre planhs (sui 24 tràditi da C) (60) nella medesima posizione terminale (61).
Proprio la collocazione del compianto di RmGauc dà la possibilità di scorgere un modello supplementare di disposizione. Mi riferisco al fatto che il planh di JoEst è datato in rubrica 1289 ed è il testo che chiude cronologicamente la raccolta dei canti del trovatore, quindi una sua collocazione finale trova qui una spiegazione logica. Al contrario il planh di RmGauc è il più antico (datato in rubrica 1262) e quindi la sua posizione liminare potrebbe effettivamente rispondere ad un piano ordinatore prestabilito. È già stato notato (62) infatti come nella disposizione dei testi di RmGauc in C, la sequenza cronologica sia turbata dal raggruppamento per sottogeneri, per cui solo all’interno di essi le poesie vengono sistemate lungo una linea temporale. Il planh è l’unico esemplare del genere e quindi viene a formare una sezione a parte: la coincidenza nel genere, il motivo incipitario del pianto, e soprattutto la presenza dell’invocazione mariana sarebbero stati determinanti per la sua collocazione conclusiva volta a creare la corrispondenza tra i canzonieri dei due trovatori biterresi.
Un altro elemento che a mio avviso potrebbe illuminarci ulteriormente sulle modalità di ordinamento all’interno del singolo corpus, può scorgersi nella presenza, esattamente nella posizione centrale dei canzonieri di JoEst e RmGauc, di altri due componimenti: JoEst, VI [BdT 266,4] Co ssi moria, ff. 329v/330r, datato in rubrica 1284 e qualificato come planch; RmGauc, VII [BdT 401,1] Ab grans trebalhs et ab grans marrimens, f. 333r, datato in rubrica 1270 e definito sirventes. Essi, pur concordando nella formula incipitaria caratteristica del planh, nel motivo del dolore generale della comunità cristiana per due fatti drammatici (una strage avvenuta nel giorno dell’Ascensione probabilmente a Béziers nel 1284 (63), e la morte di Luigi IX di Francia nel 1270 durante l’impresa dell’VIII crociata) e nelle invocazioni alla Vergine nella tornada:
JoEst
Verges Maria,
si quo venc en vos,
pregan lo·n pia
qu’els salve e nos.
RmGauc
Maires de Dieu, Verges emperairitz,
pus pres avetz aquelh que·ns era guitz,
al rei Felips donatz longamens vida
e gardatz lo de dan e de falhida.
non sono in realtà dei veri e propri planhs: quello di JoEst è un componimento a refranh, formalmente una retroencha, ed è collocato nel canzoniere esattamente dopo la I retroencha e secondo la giusta linea cronologica (64), mentre quello di RmGauc è un canto di incitamento alla crociata e trova posto nel gruppo dei sirventes (sebbene ci sia nella rubrica un’incongruenza nell’indicazione del numero progressivo), inserito, secondo l’ordine cronologico, dopo la canzone di crociata del 1268 (VI). Tutto ciò potrebbe, con ogni verosimiglianza, essere spia della consapevolezza del compilatore di C, o del suo antigrafo (al di là della presenza del motivo incipitario o della invocazione mariana conclusiva), della difformità di questi due testi rispetto ai planhs posti alla fine dei canzonieri dei due trovatori, difformità che avrebbe determinato la loro collocazione all’interno di generi (retroencha = planh = sirventes = canzone di crociata) che alla fine del XIII secolo dovevano sicuramente presentare confini fluidi e sovrapponibili.
LE RUBRICHE
L’organizzazione esterna delle rime di RmGauc, è affidata a queste brevi prose trascritte prima di ogni lirica che costituiscono la cornice cromatica e al tempo stesso l’intelaiatura del corpus, fornendoci notizie sulla data di composizione e il genere del componimento cui si riferiscono. Solo il codice C le trasmette perché R, prima del sirventese (IV), reca solo la rubrica attributiva (Raimon Gaucelm) mentre nessuna indicazione precede il partimen con Joan Miralhas (IX), tranne la definizione del genere: tenso (65). La loro analisi può far luce sui criteri che hanno presieduto alla disposizione interna delle poesie (66).
Ecco di seguito i testi delle rubriche che accompagnano le liriche di RmGauc così come appaiono nel codice C (oltre alla duplice testimonianza di IV) (67):
1] 1265, marzo]
Lo primier sirven/tes que fes R. Gaucelm de Be/zers en l’an m.cc.lxv. e mars (68)
C 332ra
A Dieu done m’arma de bon’amor
La rubrica è disposta sullo stesso rigo in cui termina il testo precedente, sopra la grande iniziale miniata raffigurante un grifone dal corpo giallo ocra maculato, con testa femminile con una fascia rossa a cingere i capelli arancio sul fondo marrone bruciato impunturato da un motivo a trifogli argentei, alla quale è affidato il compito di segnalare l’inizio delle canzoni di RmGauc.
Errata è la data 1 Marzo 1275, letta da Azaïs contro la testimonianza di C.
2] 1268]
Sirventes d’en R. Gaucelm/ l’an m.cc.lxviij.
C 332rb
Qui vol aver complida amistansa
3] 1270]
Lo/ ters sirventes d’en R.Gaucelm/ l’an m.cc.lxx.
C 332vb
Un sirventes, si pogues, volgra far
4] 1270]
Lo/ ters sirventes d’en R Gaucelm/ l’an m.cc.lxx.
C 333ra
Ab grans trebalhs et ab grans marrimens
La rubrica ripete la precedente; si tratta in realtà di un canto di incitamento alla crociata col motivo esordiale del planh per la morte di Luigi IX di Francia (25 agosto 1270).
5] So son coblas que fes R./Gaucelm q(ua)n fo mal<a>utes.
C 333va
Dieus m’a dada febre tersana dobla
6] So son .ij. co/blas que fes R. Gaucelm del/ senhor d’Uzest q(ue) avia nom aissi/ quon elh, R. Gaucelm.
C 333vb
Belh senher Dieus quora veirai mo fraire
7] Sirve(n)tes d’en R. Gaucelm.
C 333vb
R. Gaucelm.
R 60ra
A penas vau en loc qu’om/ no·m deman
Questa è l’unica rubrica che non riporta altro che l’indicazione del genere, mancando nel testo sia il numero d’ordine che l’indicazione dell’anno di composizione, come avviene per gli altri sirventes. Essa si trova scritta al rigo 40, l’ultimo del folio, e probabilmente il rubricatore (nel nostro codice, è il copista stesso ad assumere tale funzione, cambiando inchiostro) preoccupato della compattezza delle due colonne che dividono la pagina, ha lasciato che fosse la lettera miniata incipitaria del testo seguente, a cominciare il f. 334, e non il seguito della rubrica. Evidentemente non è stato sufficiente lo spazio provveduto in anticipo per l’inserzione del testo. Bisogna ricordare infatti che l’opera del rubricatore, rappresentando l’ultima fase di lavorazione della pagina, è fortemente condizionata dalle precedenti, ad esempio da quella del miniatore: in alcune rubriche che incorniciano le opere del nostro trovatore (nn. 2, 3 e 4) è possibile infatti notare come il rubricatore, proprio perché questa volta lo spazio glielo consentiva, andando a capo, cominci a metà circa del rigo successivo, evitando di scrivere sopra al fregio che orna la lettera iniziale del testo.
8] 1262]
Planch q(ue) fes R.Gaucelm en/ l’an q(ue) hom comtava m.cc.lxij/ p(er) un borzes de Bezers lo qual/ avia nom Gr’z. de Linhan.
C 334rb
Quascus planh lo sieu dampnatge
Il sintagma «que hom comtava» si ritrova anche in una rubrica di GrRiq (C 288va) relativa alla canzone Tant m’es plazens le mals d’amor [BdT 248,82]. Azaïs edita planh ne fes (p. 7), medesima lettura di Raynouard, Choix, V 375, rintracciabile anche nella trascrizione della rubrica riportata da Pillet-Carstens [BdT 401,8].
Il compito di segnalare l’ingresso del corpus delle poesie di RmGauc nella silloge, è affidato dunque ad una grande lettera iniziale miniata (69) e in questo ci si discosta dal libre di GrRiq, che in C è presentato da una rubrica iniziale con funzione di titolo, posta ad epigrafe della sua raccolta (70):
Aissi comensan lo cans d’en/ Guiraut Riquier de Narbona/ enaissi cum es de cansos e de/ verses e de pastorellas e de/ retroenchas e de descortz e d’al/bas e d’autras diversas obras/ enaissi adordenadamens cum/ era adordenat en lo sieu libre,/ del qual libre escrig per la sua/ man fon aissi tot translatat./ E ditz enaissi cu(m) de sus se (con)ten (71).
Elemento accomunante, non registrabile prima del canzoniere riquieriano, è invece la presenza di rubriche relative ad un singolo testo che forniscono dati di tempo e di luogo. Alcune di esse contengono anche supplementi d’informazione relativi all’occasione o al destinatario (n. 5: «quan fo malautes»; n.6: «del senhor d’Uzest que avia nom aissi quon elh»; n. 8: «per un borzes de Bezers lo qual avia nom Gr’z. de Linhan»), aggiunte compensatorie che forse suppliscono (nella n. 5 e n. 6) alla mancanza dell’indicazione della data. Nulla a che vedere certo con alcune rubriche discorsive che introducono i componimenti di GrRiq, come quella in cui si forniscono notizie relative a modalità metriche e musicali, in vista dell’esecuzione cantata del testo, e in cui si esalta la figura del poeta-compositore «on es sabers de trobar motz e sos» (Declaratio, vv. 246-247), con cui Guiraut ama presentarsi (72).
Per quanto riguarda l’organizzazione interna dei testi, degna di nota è la numerazione progressiva per ciascun genere e sottogenere, cui in C, nel libre riquieriano, è «affidata un’importante funzione ordinatrice ed insieme distintiva» (Bertolucci, p. 244); essa è espressa nel rubricario di RmGauc solo in riferimento ai sirventes (rubriche n. 1 Lo primier sirventes e n. 3 Lo ters sirventes) ma non in maniera sistematica: la numerazione del secondo infatti resta implicita, anche se la progressione è egualmente deducibile; la rubrica n. 4 poi è una ripetizione della precedente (Lo ters sirventes) e la rubrica n. 7, che accompagna l’unico sirventese tràdito anche da R, non solo non lo numera ma lo pone tra le coblas e il planh isolandolo dal gruppetto più compatto.
Maggioritaria risulta quindi la presenza di rubriche che cominciano con la sola definizione del genere, senza alcun numero d’ordine (comprese naturalmente quelle rappresentanti un solo esemplare), cioè le rubriche nn. 2 e 7 (sirventes), nn. 5 e 6 (coblas) e n. 8 (planch). Alcune di esse mostrano una maggiore cura nell’esecuzione, per esempio utilizzando il nesso «que fes» (rubr. nn. 1, 5, 6, 8) oppure la particella onorevole «d’en» prima del nome proprio (rubr. nn. 2, 3, 4, 7); degna di nota è anche la presenza del nesso «so son» + indicazione del genere nelle rubriche nn. 5 e 6, marca iniziale presente anche in alcune rubriche afferenti alle poesie didattiche di GrRiq (nn. 70, 80, 85, 86 dell’edizione Bertolucci) ma anche nelle brevi scrizioni poste a cappello delle due tavole incipitarie di C:
I tavola
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So son los comensamens de las chansons e primeiramen den Folquet de Marcelha
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II tavola
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Ayssi son los comensamens de las chansos de tot aquest libre ordenadas per a.b.c.
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L’indicazione dell’anno di composizione con il sintagma «en l’an» (rubriche nn. 1 e 8) o «l’an» (rubriche nn. 2, 3, 4), è posta costantemente in sede finale e in ordine progressivo per i sirventes (1265-1268-1270, tranne che per quello accompagnato dalla rubrica n. 7, che non riporta né numerazione progressiva né data) e prima del destinatario nel planh (1262, rubr. n. 8). Unica ulteriore precisazione cronologica riguarda il mese, che si registra solo nella prima rubrica (e mars). Esile in questo caso è l’influenza del rubricario di GrRiq, in cui frequenti sono le notazioni del mese (27 casi in C, 12 in R) e, un po’ più rare, quelle del giorno (6 casi in C, 3 in R) (73).
L’ordinamento cronologico non è tuttavia quello dominante per la disposizione dei testi, ma ad esso si sovrappone, per così dire, l’organizzazione delle rubriche in base al genere, o al sottogenere, cui appartiene il testo che esse accompagnano (74). Non viene così osservata una progressione assoluta nel tempo (75) ma si procede per sezioni: dal 1270, data dell’ultimo sirventes, la cronologia retrocede al 1262, data del planh per Guiraut de Linhan. Inoltre la linea temporale è appena accennata all’interno dei sottogeneri, raggruppati con un criterio non immediatamente riconoscibile:
1
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Lo primier sirventes que fes R. Gaucelm
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I
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2
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Sirventes d’en R. Gaucelm
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VI
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3
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Lo ters sirventes d’en R. Gaucelm
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III
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4
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Lo ters sirventes d’en R. Gaucelm
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VII
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5
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So son coblas que fes R. Gaucelm
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II
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6
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So son ij. coblas que fes R. Gaucelm
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VIII
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7
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Sirventes d’en R. Gaucelm
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IV
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8
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Planch que fes R. Gaucelm
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V
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Nella rubrica n. 4, oltre al disordine creato dalla ripetizione del numero, emerge la confusione terminologica, che qualifica come sirventes quella che in realtà è una canzone di crociata (VII) che esordisce però come un planh... Questo stato di cose rispecchia emblematicamente quale cedevolezza esistesse alla fine del XIII secolo nei confini tra generi, non tanto tra canso de croada e sirventes, poiché il carattere etico, politico e religioso dell’una rientra senza difficoltà nell’ambito dell’altro, e neppure tra canto di pentimento (I, II) e sirventes poiché le riflessioni morali individuali vengono ad assumere valenza universale, quanto piuttosto tra planh e sirventese, le cui funzioni e contenuto vengono progressivamente attratti dal campo di interessi dell’altro (76).
Ciò nonostante, nella piccola rete di rubriche di RmGauc la qualificazione sirventes è ancora prioritaria e conglobante, mentre nel maggior complesso riquieriano il termine è estromesso dal libre, e sarà il vers, sostituendolo, ad acquisirne tutte le prerogative: adeguando a sé il planh, allargando il suo raggio d’azione alla tematica moralistica e religiosa, fino allo svolgimento di contenuti amorosi (77). Il sirventese viene invece assimilato ad altri generi minori (coblas, dansas, albas) e non è menzionato da GrRiq quando prescrive i generi che devono essere praticati dai doctors de trobar (78), dai quei trovatori cioè
que sabon essenhar
com se deu capdelar
cortz e faitz cabalos
en vers et en cansos
et en autres dictatz (Declaratio, vv. 297-300)
Tale situazione potrebbe forse spiegare la posizione apparentemente isolata, dopo le coblas, del sirventese introdotto dalla rubrica n. 7: si tratta di un componimento a carattere didattico morale (IV), ma vi traspare, nemmeno troppo velatamente, la volontà del poeta di risultare gradito a Raimon Gaucelm de Sabran, al quale rivolge lodi sperticate proprio nella breve composizione (VIII) che nel manoscrino precede immediatamente il sirventes. Allo stesso modo, le coblas introdotte dalla rubrica n. 5 (II), hanno certamente il tono sermocinante e moralistico, proprio di questo genere nel XIII secolo, ma sono innanzitutto un canto di pentimento che si collega strettamente, attraverso motivi e legami lessicali, soprattutto nella prima strofa, all’”atto di contrizione” che dà l’avvio al corpus (I). È assai probabile che la denominazione diversa posta in rubrica (coblas per sirventes) non corrisponda in realtà ad un nuovo raggruppamento per sottogenere, ma sia stata indotta dalla presenza martellante del mot tornat cobla al 3º verso di ogni strofa. La forte suggestione proveniente dal testo è ulteriormente avvalorata dall’esplicazione «quan fo malautes» chiaramente dedotta dall’incipit: «Dieus m’a dada febre tersana dobla».
Resta quindi da considerare il valore di queste testimonianze. Esse ci sono innegabilmente utili per i riferimenti cronologici che ci forniscono: la data di composizione dei primi tre sirventes, quella del planh per Guiraut de Linhan, borghese di Béziers, e quella del canto di crociata al momento della morte di San Luigi, data che poteva peraltro essere facilmente desunta dal contesto; anche la presenza di due suoi probabili protettori, tra cui figura anche un borghese, segno del mutato clima economico-sociale, assume valore significativo per un tentativo di ricostruzione biografica. Ma è evidente che tutto ciò non va oltre il rapporto immediato che lega ciascun testo alla sua rubrica, in modo del tutto esteriore, senza coinvolgere la poetica dell’autore: una cornice di notizie preziose per informare il destinatario, entro la quale si dispone, acquisendo unitarietà, il piccolo corpus delle poesie di RmGauc.
Infine, rimane aperta la questione se le informazioni fornite dalle rubriche e l’ordinamento dei testi risalgano allo stesso trovatore (magari presenti sotto forma di minuti commenti accanto alle canzoni) oppure ad amici o estimatori che abbiano voluto raccogliere in due piccoli libri le poesie di RmGauc e JoEst. Il libre del trovatore narbonese infatti, può essere stato assunto come modello sia dai due poeti di Béziers a lui contemporanei (l’attività di GrRiq è infatti attestata a partire dal 1254, data della prima canzone, fino al 1292, data dell’ultimo vers), sia dal compilatore di C che lo utilizza come fonte diretta e autografa (79). Nessun dato certo ci autorizza tuttavia a propendere per l’una o l’altra ipotesi. (↑)
III. LA LINGUA
Pur rimanendo valida la constatazione che «i prodotti letterari del medioevo sono in genere caratterizzati da un certo ibridismo, da elementi fonetici, morfologici e sintattici indubbiamente convenzionali e artificiosi, [...] sottostando al disegno degli autori di imporsi in una koiné culturale e in un ambito linguistico quanto più possibile vasto e sovraregionale» (80), osservazione evidentemente ancor più veritiera per un trovatore dell’ultima generazione, ho ritenuto egualmente opportuno procedere ad una seppur sommaria analisi dei dati linguistici offerti dalle liriche di RmGauc, per presentare i tratti più marcati del fondo dialettale cui appartiene la sua lingua.
I MANOSCRITTI
In via preliminare, tuttavia, mi è parso altresì importante, offrire i dati di un’indagine grafico-linguistica ristretta alla porzione dedicata da C ed R alle poesie di RmGauc. Sarà in seguito possibile confrontarne le risultanze con le conclusioni cui sono giunti gli studiosi in merito alla datazione e localizzazione dei due canzonieri (81).
Il manoscritto C
Dalle più recenti analisi l’immagine grafica del canzoniere risulta piuttosto eterogenea. La ragione è da individuare nell’attitudine del copista il quale, se da una parte tende ad uniformare al proprio sistema linguistico la grafia del testo delle due tavole incipitarie, dall’altra, si mostra rispettoso, quasi passivo, nei confronti dell’immagine grafica del suo modello, lasciando affiorare la scripta composite del canzoniere (82). È ormai risaputo invece, e da tempo opinione comune agli studiosi, come lo stesso deferente atteggiamento non si riscontri nei riguardi del testo poetico dei trovatori, sul quale questo «amateur éclairé qui nous a laissé ce manuscrit hypercorrect» (83), non ha esitato ad intervenire di fronte ai luoghi corrotti e alle lezioni imperfette o poco chiare, dando luogo a delle versioni che István Frank definisce «de sa préférence, coulantes, faciles, modernisées» (84).
I tratti grafematici e fonetici della scripta di C presenti nella sezione dedicata a RmGauc, sono:
a) la dittongazione di e breve tonica (primaria e secondaria) in ie specialmente nel gruppo eu e a contatto di un elemento palatale:
calliey III 33, diey VIII 14, Dieu I 1; II 19, 26; IV 20; V 21; VII 41, Dieus I 29; II 1, 9, 29, 33; V 5; VI 9, 26, 41; VII 7; VIII 1, grieu (85) IV 36, ieu II 2; III 41; IV 3, 7, 8; V 3, 11; VI 21, 22, 23, 43; VIII 19, lieys I 42, mielhs III 33; VI 15; VII 12, 28, mieu I 9; IV 16, 42; V 4; VI 27, mieus VI 31, parliey III 34, profiegz III 44, sieu V 1; VI 3; VII 6, siey V 41, sufieira II 8, yest II 30
b) il passaggio di o breve tonica a ue, specialmente sotto l’influsso di un fonema palatale seguente (86):
hueymais VII 2, pueys III 38; VII 36, vuelh III 9; VIII 19, vuelha IV 7, fuec II 31 ma foc IV 38
c) il trattamento della occlusiva velare sorda c seguita da a: in C la conservazione dell’occlusiva in posizione iniziale o intervocalica sembra prevalere sulla palatalizzazione:
calliey III 33, cami IV 41, car(a), car I 41, caritatz IV 23, planca IV 24, prezicar VII 28
ma nel confronto tra gli incipit del canzoniere e quelli delle due tavole, successive, è stato osservato un processo di sostituzione in favore della forma palatalizzata che sembrerebbe la preferita dal copista. Tuttavia, mentre non c’è dubbio per quanto riguarda la sonora (87), l’interpretazione grafica della sorda è incerta, perché è difficile valutare che suono rappresentasse realmente la grafia ch per il copista del canzoniere C, per esempio in esiti come dechazensa (II 30r); mentre sono senz’altro riconducibili alla tradizione letteraria trobadorica, e quindi ormai codificate, forme come chantan (IV 39) e joi (IV 9) (88).
d) l’inclinazione ad adottare in fine di parola -g, segno dell’affricata mediopalatale sorda, come risultato dei gruppi latini ct, g’d, g’t, dį:
aug I 28; IV 5, 16; VIII 3, 11, digz III 4, fag I 5, 30; IV 2; VI 41, frugz II 38, profiegz III 44
il medesimo esito si trova in tug V 45, frutto della palatalizzazione della t finale provocata dalla i del plurale
ma non mancano esempi di -ch per indicare il prodotto di -ct finale:
drech IV 41, fach I 22; III 26, 41, planch rubr. V, trach VII 7
L’evoluzione del nesso -ct- dà esito -ch- anche davanti ad a, per effetto della palatalizzazione della t:
dechatz II 20r, proficharia III 22r
Nonostante l’univoca attestazione per la sezione dedicata a RmGauc, il trattamento di -ct- (e delle sequenze c’t, g’t, g’d) offre in C la medesima alternanza di forme in [yt] e [tš] che si trova negli altri codici linguadociani. Tuttavia confrontando gli incipit del canzoniere con quelli delle due tavole si è constatata la tendenza del copista a sostituire [tš] al prodotto [yt] (89).
e) La notazione di l palatale è rappresentata dalle grafie ll/l e più spesso da lh:
falhi II 36, falhis III 29, falhensa II 6r, falhida VII 44r; falhimen III 27r, (90) melhor V 43, melhors V 7, mielhs III 33; VI 15; VII 12, 28, nulh IV 12, 32, nulhs VII 30 (91), trebalhs VII 1, vuelh III 9; VIII 19, vuelha IV 7, fallensa II 29r, fallida VII 15r, fallimen I 14r; II 16r, melluirar III 43, nulla II 22, vall(a) VI 44
La palatalizzazione di -ll-, intervocalica o finale, costituice certamente la caratteristica linguistica più marcata del canzoniere C; l’evoluzione è segnalata dalla medesima alternanza di grafie, ma in posizione finale -ll non appare e -lh si trova a fianco di -l. Oltre alla rima di IV in -elh (cfr. infra), si noti:
aquelhs IV 17; VI 14; VII 42; etc., belh I 22, 34; IV 4 etc., elh I 31; II 2; III 20, 28; V 32 etc., elha V 48; folhia III 29, ma folia V 5r, folhor I 25r, folhs II 25, selh II 27; III 29 etc.; tolh III 13, ylh VI 48; VII 38, callar III 36r, calliey III 33, piusellatge I 41, aquel IV 40; VI 33, bel I 15; II 33, el I 14; II 14; III 19 etc., sels V 8
f) La vocalizzazione di l, soprattutto davanti a dentale, è regolarmente notata dal copista:
aussor V 22r, autre VI 22, 23, autres VI 8, 28, 30, 34 ma altres VI 35, descaus VI 16, doussor I 33r, feunia V 41r, maudia V 5r, mout II 25; IV 27; VII 27, soutz VI 21
dopo o tuttavia l si può mantenere (foldatz II 18r) o può scomparire del tutto (mot II 26; III 12)
g) L’esito grafico dominante per la palatalizzazione della n è -nh:
alunhar III 14, denhesson VII 34, estranh IV 36, gazanhey IV 12, Linha V 26, lunh I 7, 22; II 16; III 26; V 38; VII 40, lunhs VII 10, lunha I 26, meynhs IV 40; V 8, planh V 1; sanh V 49, sanhs V 49, senher II 33; VIII 1; tanh III 28
davanti a consonante tuttavia, il copista si serve anche della grafia -n «qui semble mieux refléter la prononciation réelle» (Zufferey, § 25, p. 147):
luns IV 21, san, sans, sant IV 34; V 27, 45; sancta V 46
h) Nel trattamento di n instabile, C non differisce dagli altri manoscritti: c’è infatti la medesima alternanza tra le forme con o senza n indipendentemente dal contesto fonico. Dalla comparazione degli incipit si evince però che il copista doveva appartenere alla zona di n caduca, poiché ha la tendenza a sopprimere nelle tavole le n in quelle forme che le presentavano nel canzoniere (92).
Di seguito sono riportate le principali oscillazioni riscontrabili nella sezione dedicata da C a RmGauc:
be I 37; VI 7, 13; VIII 3 = ben I 33; III 3; VI 26; VII 10, bo III 14; V 4 = bon I 1, 2; IV 3, 4; VIII 2, 13, 16, do (<donar) II 5; VI 43 = don IV 8, fi II 7 = fin I 6; VIII 9, fo VI 5, 12 = fon VI 6, 10, 37, Linha V 26 = Linhan rubr. IV, mo (<meum) VIII 1 = mon VIII 9, negu III 42 = negun I 25, IV 26 etc., perdo II 4 = perdon VII 19; so (<sunt) V 20; VI 13, 14; VII 38 = son VI 17, so (<suum) IV 34, VIII 20 = son I 8, 15; IV 28; V 10, 30; VIII 15, 16
i) L’assibilazione della c innanzi a e, i nei pronomi, è sempre indicata con s:
selh II 27; III 29; VII 3, selhs I 11, 30; IV 18; V 30; VII 14, 26, sels V 8, so I 5; III 10, 28, 35, 37; VI 29; VII 11
l) La sibilante sorda intervocalica è resa unicamente con -ss. All’interno di un’unità grafica poi, una -s- iniziale di parola può raddoppiarsi, in special modo quando sia preceduta o seguita da un monosillabo:
asso IV 26; V 13, quossai III 8
m) La sibilante sonora inrervocalica latina è rappresentata da z:
cortezia III 30r; V 24, dezire VI 18r, escruzansa VI 25r, gleiza VII 23, Ihezu II 13, 28, 40; V 42; VI 2, 36; VII 5, pezan I 26r; IV 25r, prezen III 10r
così anche gli esiti di ti˰, d, c+e, i intervocalici:
acluzon IV 28, auzelh IV 28r, azautz III 4, auzira II 37, Bezers rubr. I e IV, crozar VII 30, fezem I 25, gazanhatge I 37r, grazire VI 35r, guazanhey IV 12, lauzor IV 19, mazelh IV 36r, mezelh IV 18r, prezicar VII 28, razos VI 40, Uzest rubr. VIII
Decisamente meno rappresentata è la grafia s:
lansa VI 12r, piusellatge I 41r
n) Generalizzato è l’impiego della z al posto della s flessionale dopo t o g per indicare l’affricata dentale sorda; ma in fine di linea, quando lo spazio manca, il copista riduce il volume grafico della parola notando solo -z (93).
o) Per indicare il nesso occlusiva + fricativa, il copista impiega c+x al posto della s flessionale:
amicx VI 45, flacx VII 29, francx II 40; IV 22, Francx VII 21, prezicx VII 30, ricx III 31, Turcx VII 6, 35
Degne di segnalazione sono alcune caratteristiche paleografiche quali:
- la legatura æ: è il caso in cui la a finale viene in contatto con la e iniziale della parola seguente: «pour marquer l’élision, le copiste de C [...] soude le deux mots en notant le a et le e par le seul signe d’æ, liés» (94):
deuriræsser III 39, vallæn totas res VI 44
- il copista, quando lo spazio gli viene a mancare in fine di linea, ricorre dopo liquida all’abbreviazione 3 per m:
Gaucel3 rubr. III, rubr. VII
- a volte, per aumentare il volume grafico della parola, nella resa del fonema [i] si trova j, di preferenza in finale, nelle parole corte o a fianco di lettere con gambe multiple la cui vicinanza potrebbe creare confusione:
camj IV 41, mj IV 5; VI 32, preguj I 9, quj VII 4, tenj II 43
ma sembra che lo scriba non abbia una regola fissa e che la divisione delle grafie non sia rigorosa.
- solitamente il copista rappresenta [i] con i quando è primo elemento del dittongo o trittongo e con y quando è l’ultimo:
ay III 7; IV 8, 9, Aymeric VI 46, conoyssensa II 21r, diey VI 14, cuy V 16, ioy IV 9, luy I 26, malvays II 20, nays II 37, noyritz VII 38r, pays VII 6, rey I 33; II 40; VI 21; VII 43, veyrem VII 2, veyrai V 10
a volte però, in iniziale assoluta, impiega il segno y per evitare confusione con i indicante l’affricata palatale sonora:
yeu II 2; III 41; IV 3, 11; VI 21, 43; VIII 19; yest II 30
- Quanto alla resa grafica della congiunzione copulativa e, la distinzione tra la posizione davanti vocale e davanti consonante o h, è rigorosamente rispettata dal copista, che usa l’abbreviazione «7» nel primo caso ed «e» nel secondo. Vi sono però esempi in cui la congiunzione si trova tra due parole di cui la prima finisce e la seconda inizia per vocale: la resa grafica in questo caso è ez (in RmGauc è attestata solo la forma del relativo quez). Monfrin ha così commentato il fenomeno: «Faut-il généraliser et transcrire partout 7 par ez? Il est, en tout cas, vraisemblable que cette graphie correspond à une prononciation réelle» (95).
È ormai accertata la provenienza narbonese del copista già proposta dal Brunel (96) e confermata in seguito dal Monfrin (97). Ma occorre aggiungere un’ulteriore precisazione sulla fisionomia linguistica del codice, avanzata da Zufferey, il quale mette in risalto le frequenti affinità emerse tra C e i mss. catalani V e Z le quali proverebbero che la «scripta du manuscrit C s’inscrit visiblement dans une zone d’influence catalane» (98). Il tratto più caratteristico di questa composante catalane è la palatalizzazione di -ll- intervocalica o venuta a trovarsi in posizione finale, informe quali apelh (IV 26r), folhor (I 25r), novelh (IV 2r), che attualmente caratterizza le parlate della Linguadoca vicine al dominio linguistico catalano (99), ma che in epoca medievale è attestato per un’area più estesa (100), anche se, a parte qualche traccia nella Linguadoca orientale e in Provenza, che si può spiegare come conseguenza dell’influenza catalana dovuta all’occupazione aragonese, la palatalizzazione di -ll- «ne devait guère déborder le Carcassès et le Narbonnais» (101). Tuttavia, la presenza di questo tratto dialettale, più che essere ammessa con valore d’indicazione d’origine geografica (102), è assunta essenzialmente come ulteriore indizio di irregolarità e incoerenza dell’immagine grafica di C: in tal modo Zufferey mette in guardia contro «la faveur injustifiée» di cui questo manoscritto gode presso gli editori di testi provenzali, attenuando l’approvazione generale sulla purezza del suo sistema grafico (103).
Il manoscritto R
Molti degli elementi linguistici propri di C si ritrovano in R, e i tratti di diversificazione sono solo marginali (104) poiché essi condividono il medesimo ambiente geografico e culturale, orientato verso Tolosa e caratterizzato da una sicura uniformità fonetica e grafica (105).
Per quanto esile sia la testimonianza che R dà al canzoniere di RmGauc (si riduce, come si diceva, al sirventese (IV), trasmesso anche da C, e al partimen (IX), unicum di R), vi sono tuttavia forme che meritano di essere segnalate tra quelle che costituiscono la scripta impiegata dall’amanuense del canzoniere d’Urfé:
a) Come in C, si assiste alla dittongazione di e breve tonica in ie sotto l’influsso di un fonema palatale o se seguita da u, ma sono attestate anche forme senza dittongo:
greu IV 36, leys IX 37, meu IV 16
b) La dittongazione condizionata di o breve ha più sovente la forma ue ma si incontra anche uo:
cruol IX 19, fuoc IV 38 ma foc IX 20, pueys IX 17, vuelh IX 10, vuelha IV 7; IX 22
c) Uno dei tratti linguistici dominanti del canzoniere R è l’evoluzione iu > ieu, cioè l’inserzione di una e “transitoria” in ambito tonico e non. Nel partimen il fenomeno è attestato una volta:
si·eus IX 16
d) Evoluzione di o lunga ed u breve latine ad u davanti a labiale e laterale in:
cuberta IX 37, culveta IX 5r
e) Prevalente è la conservazione del valore di ocelusiva velare della c dinnanzi ad a:
bocca IX 40, cal (<calet) IX 32, calfa IX 19, cap IX 3, car IX 29, carreta IX 31r, 37r, 53r, carrïato IX 44r, carrïol IX 43r, cavalgues IX 16, cavalh IX 38, cazetz IX 53, trenca IX 50
Uniche eccezioni: auchol IX 33r, ochayzo IX 52r
f) Caratteristico è l’uso generalizzato di c per qu in:
cal IX 2, 44, cant IV 5, 44, car IV 4, 10, 15 etc., IX 21, 35, cart IV 13, cascus IV 30, 31, co IX 42
mai davanti a e, i:
aquel IV 17, 40, aquest IV 5, aquetz IV 33, aquesta IX 2, que IV 6, 14, 17 etc., ques IV 42, qui IV 19
g) In finale, l’affricata dentale sorda [ts] è abitualmente resa con -tz ma in IX è attestata spesso anche la semplificazione in -s; l’oscillazione è evidente nelle 2ª ps.pl. dei verbi:
anaretz 43, avetz 18, 56, cazetz 53, daretz 50, devetz 8, dïatz 6, 42, levetz 37 = anes 30, cavalgues 16, portes 5, 41, rodolas 27, sembles 15
h) Frequente è l’assibilazione della c davanti ad e, i:
arso IX 38r, dis IV 17, Gauselm IV 42; IX 9, 26, panseta IX 55r, sembel IV 10r, sim IX 38
i) In posizione intervocalica la sibilante sorda è resa con -ss - più che -s-:
bodoysso IX 28r, faisso IX 25r, 48r, feysseneta IX 15r, ussol IX 28
accanto a: creysera IX 51, faiso IX 22r, laisa IX 20
l) Per indicare [d], oltre le due grafie possibili d/z, il copista di R ha la tendenza ad impiegare in posizione intervocalica anche il digramma dz, in sintagmi comprendenti la preposizione ad o in verbi con il prefisso ad- come è attestato in adzempratz IX 41 (cfr. nota).
Il segno grafico, che si ritrova in testi che provengono dal Tolosano o dalla regione di Foix, non serve a rappresentare un’affricata sonora (106), ma una grafia di compromesso tra l’occlusiva dentale e [z]. Infatti il prefisso o la preposizione ad, segmenti atoni, restano intatti quando sono valutati come autonomi, mentre l’occlusiva si spirantizza se sono considerati indissociabili.
m) La palatalizzazione di -ll-, nelle due rime di RmGauc, è rappresentata graficamente nella maggior parte dei casi da -l-, ma il fenomeno, che riveste meno importanza che nel canzoniere C, si limita per lo più alla geminata in posizione finale:
nelle rime -el di IV (cfr. infra) e in: aquel IV 17, 40, bel IX 20, 45, els IV 37, sel IX 19, sels IV 18, unica eccezione: cavalh IX 38
Intervocalico, -ll- per lo più si semplifica:
balar IX 18, bela IX 45, ela IX 30, talo IX 36r
Negli altri casi in cui è prevista la palatizzazione di l, la grafia dominante è -lh.
n) La palatalizzazione di n è il più delle volte indicata con -nh, ma è anche attestata la grafia n:
mens IV 40; IX 13, planc IV 15, san IV 34
o) La geminata -rr- è regolarmeme marcata:
barreta IX 47r, 49r, carreta IX 31r, 37r, 53r, carrïato IX 44r, carrïol IX 43r, terriers IV 29.
p) Si noti l’oscillazione nella sonorizzazione del nesso pr: paubre IV 26, 35 ma paupre IV 32.
L’analisi appena conclusa risulta decisamente poco rappresentativa della veste grafico-linguistica del canzoniere R, per l’esiguità delle testimonianze dell’opera di RmGauc. In particolare, risulta priva di quei tratti dialettali la cui ricchezza ha permesso a Zufferey di affermare che il canzoniere R fu esemplato nel Tolosano (107) nel primo quarto del XIV secolo (108), arrivando in questo modo a precisare la localizzazione proposta dal Brunel (109), e suggerendone una diversa da quella del canzoniere “gemello” C, esemplato nella regione di Narbona-Béziers (110). All’interno del dominio linguistico della Linguadoca occidentale sono state individuate infatti forme «plus spécifiques d’une zone triangulaire dont Toulouse, Carcassonne et Foix constituent les sommets» (111), ma un tratto di estensione più vasta come la riduzione di [i˰z], proveniente da -si˰-, a yod (in forme come maio, preio, preyona) (112) e la presenza dei perfetti in -ec (in forme come estec, rendec, amec) (113), hanno permesso di circoscrivere ulteriormente questa zona restringendola alla regione di Tolosa (114). Un’ulteriore specificazione rivela che nella scripta, «plus ou moins uniforme d’un bout à l’autre» del canzoniere, è presente una «légère composante gasconne» basata su due fenomeni che vantano rispettivamente due e una sola occorrenza (115).
Sull’utilizzo di più esemplari (fonti eccellenti, come dimostra il grande numero di unica che contiene) da parte del compilatore di R, rimando alle importanti considerazioni espresse in proposito da Zufferey (116).
LA LINGUA DI RAIMON GAUCELM
Sul piano linguistico quindi, i due manoscritti che ci hanno trasmesso le liriche di RmGauc, malgrado alcuni elementi differenti, sono caratterizzati da una complessiva affinità di tratti fonetici e grafematici. Questo li riconduce ad un comune sistema linguistico e all’area dell’Occitania centro-meridionale, comprendente tutto il Rouergue, il basso Quercy, l’Albigeois e alcune zone marginali del Limosino meridionale e della Linguadoca Marittima.
Proprio perché il lasso di tempo che intercorre tra il canzoniere di RmGauc, la cui data di composizione è certificata dalle rubriche (1262-1270), ma che potrebbe essere ampliato, lo si è visto, almeno fino al 1279, e il periodo di confezione dei due manoscritti che l’hanno tramandato (primo quarto del XIV secolo), è relativamente breve (117), caratterizzare la lingua del trovatore con sufficiente precisione non è agevole, perché possono essersi prodotte delle miscidazioni tra il sistema linguistico del copista (naturalmente penso soprattutto a quello di C) e quello del trovatore difficilmente dipanabili, oltre alla considerazione che le esigenze di rima e di ritmo, l’influenza di modelli espressivi di maggior prestigio, quindi esemplari, la formazione culturale, il desiderio di diffusione della propria opera, possono aver modificato l’originario sistema linguistico dell’autore.
Si può dire pertanto che la lingua di RmGauc non si distacca nel complesso dalle caratteristiche medie del provenzale letterario della seconda metà del XIII secolo. Emergono però i tratti tipici della Linguadoca occidentale e in particolare della regione di Narbona-Béziers, per cui le note di descrizione linguistica che seguiranno, sono dedicate a quelle forme in rima delle poesie di RmGauc che riflettono con maggior puntualità i fenomeni fonetici caratteristici di quest’area. Le forme rientranti nella norma della tradizione letteraria provenzale non sono prese in esame, mentre sono segnalati fenomeni particolarmente interessanti dal punto di vista fonetico o morfologico la cui autenticità e originarietà non è però garantita dalla posizione in rima. I casi maggiormente degni di nota dal punto di vista sintattico saranno trattati nelle note ai versi corrispondenti.
FONETICA
Vocalismo
Nell’Occitania medievale la vocale o tonica aperta non dittonga e continua come o di timbro aperto solo ad ovest d’una linea longitudinale che passa all’incirca per Narbona, mentre ad est sono d’uso corrente le forme dittongate. L’esito è confermato dalla serie:
IX (R) 1 dol : 3 sol : 9 vol : 11 col : 17 flaütol : 19 cruol : 25 mojol : 27 sol : 33 auchol : 35 vol : 41 filhol : 43 carrïol
Così accade anche alla e tonica aperta, che nel XII e XIII secolo si conserva esclusivamente nei dialetti del sud-ovest della Francia (cfr. la rima -elh di IV).
La e tonica chiusa seguita da nasale coperta, ha grafia -en. L’unica segnalazione riguarda l’esito settentrionale talan/talans (I 2; III 8; IV 3; VI 38) (118) che prevale sull’unica attestazione di talen (VIII 13). Ma questa polimorfia, che permette di servirsi, a seconda delle esigenze di rima, di forme equivalenti, può certamente considerarsi un fenomeno tipico della lingua letteraria dei trovatori, e quindi tradizionale.
Consonantismo
Gli esiti del nesso latino ca costituiscono uno dei tratti maggiormente significativi all’interno dell’area linguistica occitanica perché valgono a distinguere la zona settentrionale, che palatalizza ca, da quella meridionale (Provenza, Linguadoca, Guascogna) che ne mantiene il suono velare.
La presenza di forme con il mantenimento del valore di occlusiva velare alla c davanti ad a, all’inizio e all’interno di alcune parole-rima del canzoniere di RmGauc,
acabar III 9; caitivatge I 31; callar III 36; capdelh IV 20; captenemen I 30; carnatge I 23; carreta IX 31; carrïato IX 44; carrïol IX 43; castelh IV 12; peccatz II 4; prezicar VII 18
e, per il nesso -ct-, la presenza di forme in rima come dechatz II 20 e proficharia III 22, dimostrano l’appartenenza del trovatore all’area fonetica cauza/facha individuata nella Provenza e nel Languedoc. L’attestazione di forme che in rima presentano l’esito palatale appare decisamente irrilevante:
chantans VI 46, dechazensa 30, ochaizo IX 52 (119).
Analogo è il caso della sonora g di cui si riportano qui alcune alternanze:
gaire VIII 4; galïador I 12; garnitz VII 13; gazanhatge I 37; guandida VII 40; foguairo IX 20
di contro a: jauzimen III 19; soplejans III 23.
La caduta della -n mobile è fenomeno che interessa i dialetti occitanici della sezione occidentale e i testi redatti ad ovest del dipartimento dell’Hérault, in cui si trova Béziers. Il tratto è attestato nella serie rimica in -o:
IX (R) 2 partizo : 4 mento : 6 falhizo : 8 tenso : 10 razo : 12 pro : 14 guinho : 16 bo : 18 razo : 20 foguairo : 22 faisso : 24 so : 26 bo : 28 bodoisso : 30 rando : 32 espero : 34 boto : 36 talo : 38 arso : 40 pro : 42 co : 44 carrïato : 46 so : 48 faisso : 50 mento : 52 ochaizo : 54 companho : 56 pro
In questi casi la o tonica chiusa proviene indistintamente da o breve o lunga, dato l’effetto di chiusura prodotto dalla nasale nei confronti della vocale, di cui vi è traccia nel Sud-Ovest della Francia (120).
La nasale si dilegua davanti a s nelle forme provenienti dal suffisso latino ē(n)sem:
IV (C) 6 sirventes : 13 clarmontes : 14 tornes : 29 borzes : 30 mes : 41 pales
dove si potrebbe però pensare anche ad un semplice fenomeno di assimilazione.
Nessuna differenza si riscontra in rima tra -an risultato dello scempiamento della nasale geminata e -an proveniente da a+nd, nt:
V (C) 7 menan : 9 dan : 16 remembran : 18 denan : 25 prezan : 27 Johan : 34 boban : 36 tan : 43 an : 45 van : 47 gran : 49 Fulcran
Un tratto che rende ancor più circoscritta la zona alla quale è da riportare l’ambiente linguistico del trovatore, è la palatalizzazione di -ll intervocalica o uscente in finale, che si riscontra nelle parlate moderne, a ovest, nelle alte valli dell’Aude e dell’Ariège, nella regione di Sault, nel Donezan e Capcir e, più a est, fino a sud del Narbonese, dove il fenomeno è però limitato a certi dialetti o a certe parole (121). Nel XIII e XIV secolo, l’esito palatale è attestato anche a nord del dipartimento dell’Ariège, a Carcassona e Narbona (122).
Nel canzoniere di RmGauc, la palatalizzazione di -ll finale è resa con il digramma -lh della rima -elh nella lirica IV (=C, -l R):
IV 2 novelh : 4 belh : 10 sembelh : 12 castelh : 18 mezel[h] : 20 capdelh : 26 apelh : 28 auzelh : 34 mantelh : 36 mazelh
mentre -l finale dà l’esito senza palatalizzazione, confermato dalla serie rimica -ol di IX (R):
IX 1 dol : 3 sol : 9 vol : 11 col : 17 flaütol : 19 cruol : 25 mojol : 33 auchol : 41 filhol : 43 carrïol
L’esame dei pur esigui tratti fonetici peculiari del canzoniere di RmGauc consente di condurci alle medesime conclusioni raggiunte attraverso le indicazioni fornite dalle poesie circa il campo della sua attività e dei suoi interessi: Béziers, Narbona, Uzès.
La conferma, peraltro scontata, che il trovatore operasse in quest’area, giusta l’indicazione topografica delle rubriche, trova poi un punto d’appoggio proprio nel maggiore testimone della tradizione manoscritta (la cui confezione è localizzata, come si sa, nella regione di Narbona circa un terzo di secolo dopo le composizioni del nostro trovatore): è coerente infatti credere che anche RmGauc abbia condotto la sua vita e la sua attività nella stessa regione in cui visse e operò la maggior parte degli altri trovatori inclusi nel canzoniere C.
MORFOLOGIA
Morfologia nominale
Nel canzoniere di RmGauc, gli schemi della declinazione bicasuale sono generalmente rispettati in rima (unica eccezione: II 40). Tuttavia, all’interno del verso, si danno esempi in cui la -s pare segnalare il numero anziché il caso, per cui accade di incontrare la forma asigmatica per il singolare e quella sigmatica per il plurale. Le osservazioni attinenti a queste incertezze flessionali saranno discusse nelle note ai singoli versi (I 13, 18, 19; III 11; VII 24), sebbene possa anticipare che la tendenza invalsa è stata quella di mantenere un atteggiamento conservativo nei confronti di questi esiti a testimone unico.
Morfologia verbale
Infinito: nelle poesie di RmGauc è frequente la sua presenza in sede rimica (le attestazioni sono 34). Degne di nota sono l’alternanza in rima far (III 1, 28) = faire (VIII 19), unica attestazione di contro al netto predominio della forma far (16 occorrenze). La medesima osservazione si può avanzare per dire la cui unica attestazione è in rima (4 le occorrenze fuori rima di dir).
Indicativo: i verbi che nelle poesie di RmGauc sono posti in rima alla 1ª ps.sg. dell’indicativo presente hanno sempre desinenza -o: la caduta della vocale della desinenza fa sì che la consonante rimasta in posizione esposta si riduca a -n nel gruppo -nd, -nt: coman I 3, repen III 34; rimanga intatta: pes VI 13, plor V 11; scompaia quando è -n mobile: so IX 24, 46.
La forma so (R) per la 1ª ps. dell’indicativo presente di esser è quindi assicurata dalla rima, mentre nella stessa poesia è attestata fuori rima la forma soi (v. 36), ed è sui (C) la forma adottata in II 10, 34 e in VI 22, 43.
La 3ª ps. sg. presenta la regolare caduta della -t finale nei verbi in rima della prima classe: II 37 comensa : 42 agensa; II 17 : 25 : 33 dobla; covida VII 24; enansa VI 36; peta IX 39.
Per le altre classi verbali si osservano le forme sottoposte alle consuete leggi fonetiche: despon IV 39, es nelle liriche IV e VI (rispettivamente 6 e 3 esiti in rima), vol IX 9, 35.
I verbi che hanno uscita -an alla 3ª ps.pl. dell’indicativo presente sono tipici del Sud-Est: estan I 11; IV 17 fan : 27 estan; van V 45, attestati accanto alle forme fuori rima donon IV 18 (=R, ma donan C), honron V 30 (123).
L’imperfetto indicativo è rappresentato dalle forme alla 3ª ps. sg. nella serie:
V 17 fazia : 32 metia : 33 podia : 35 avia : 42 volia
e in III 38 tenia e 42 volia che rimano con le forme del condizionale del I tipo: 6 faria : 13 daria : 14, 37 deuria
Fuor di rima sono da rilevare le forme della 1ª ps.sg. dell’indicativo presente: done I 1, pregui I 9 (unica attestazione accanto a prec di II 9, 35, 36; V 24; IX 23), queri II 39, teni II 43; da considerare insieme con le forme della 3ª ps.sg. del cong. presente: done V 27 (di contro a do II 5; VI 43 = don IV 8; V 21), garde I 6; II 6; IX 24 (accanto a gart IX 1 = gar I 4), honre I 29, parle III 36, passe VI 6, pregue I 13. Per considerazioni più dettagliate riguardo agli esiti con vocale d’appoggio, cfr. nota a I, 1.
Per la 3ª ps.sg. si notino le forme fai (III 27; IV 24; IX 19) accanto a fa (I 37; II 13, 22, 27; III 26, 28), plai (II 3; IV 5; IX 2) accanto a platz (II 42; III 12; IX 25), estai (IX 14) di contro a esta (VII 23) e vai (V 16) di contro a va (V 7) (124).
Per il perfetto si hanno tracce delle forme deboli, in cui si rispecchia il paradigma originario -ivi(t), alla 1ª ps.sg. falhi II 36 e alla 3ª: parti IV 34, suffri VI 10. Ma anche le forme forti sono rappresentate: 1ª ps.sg. fi II 16; 3ª ps.sg.: ac I 42, dis VIII 15, volc VI 11; 1ª ps.pl. vim V 39.
Nei verbi della prima classe, sempre fuori rima, alla 1ª ps.sg. è attestato il perfetto in -iei (per ei: III 33 calliei : 34 parliei (in rima interna); diei VIII 14; gazanhiei IV 12 (=R, accanto alla variante di C guazanhei).
Notevole è anche la forma della 1ª ps.pl. deuram (I 23, 33; VI 15). Per l’interpretazione di questo esito che si propende a considerare forma del condizionale I, cfr. nota a I, 23.
Una minore incertezza si è avuta a valutare valram (I 35): nella traduzione infatti è stato considerato senz’altro esito del condizionale attratto da serïam del verso successivo:
35 quar ses s’amor no valram un aglan
36 ans serïam totz ardens en pudor
Al contrario, è stata stimata come futuro la forma fendratz (=R, IX 52), sulla base delle ricerche condotte da Grafström, per cui si veda la nota al verso corrispondente.
Congiuntivo: i verbi della prima coniugazione alla 3ª ps.sg. del congiuntivo presente, offrono in rima fenomeni fonetici analoghi a quelli constatati per il presente indicativo: an IV 19, apelh IV 26; deman IV 1 mentre i verbi della classe in -e e della classe in -i non incoativa hanno desinenza -a: maudia V 5, trameta IX 23, 29. Una sola forma è attestata in rima per la 2ª ps.pl.: ajatz II 36.
Da segnalare fuor di rima è la forma sufieira II 8, al posto del più regolare sofra, proveniente da *sufferiat.
Per quel che concerne le seconde persone plurali, sono da rilevare le forme in -es per -etz nei verbi della prima classe nella lirica IX (R): 30 anes, 16 cavalgues, 5 portes, 15 sembles (125).
La desinenza della 3ª ps. pl. del congiuntivo è -on: ajon II 34, denhesson VII 34, fosso VII 37, volguesson VII 35 e la forma, particolarmente interessante, vencson, di I 24, per la quale si rimanda alla nota corrispondente.
Per quanto concerne il participio presente e il gerundio, le forme attestate in rima sono 23.
Aggettivi e participi passati, in fine di verso, si conformano in genere alle leggi applicate ai sostantivi. Non poche (20) sono le attestazioni assicurate dalla rima. (↑)
IV. METRICA E VERSIFICAZIONE
V. Rimario. (↑)
V. RAIMON GAUCELM NELLA TRADIZIONE TROBADORICA
Come conclusione di questa prima parte, introduttiva alle canzoni di RmGauc, si può tentare di valutare storicamente e culturalmente la sua figura di poeta dell’ultima generazione trobadorica lasciando che le presentazioni dei singoli testi facciano emergere di volta in volta frammenti della sua personalità poetica.
Sulla produzione di RmGauc grava un ingeneroso giudizio del Fauriel che lo relega tra i pedissequi continuatori della poesia trobadorica (126). Pur non riconoscendogli che una ridotta autenticità creativa, mi sento tuttavia di ridimensionare questa sentenza: è innegabile infatti che, non fosse altro che per la sua collocazione temporale, egli sia inevitabilmente impaniato nel solco tracciato dai predecessori. A questo si aggiunga che, in conformità agli accadimenti che dal secondo decennio del XIII secolo hanno mutato il tessuto politico e sociale del Languedoc sud-occidentale, è verso la tradizione di impegno civile e morale dei sirventes che è quasi “costretto” ad orientare la sua attività poetica. Modelli ideologici ed espressivi già codificati e di evidente presa sul pubblico hanno dunque su di lui una pesante influenza: tra i trovatori contemporanei ad esempio, domina con lo stile vigoroso dei suoi sirventesi la figura di PCard, che si può indicare certamente come punto di riferimento primario per la poetica di RmGauc, sia nell’affinità dei temi affrontati che per le soluzioni stilistiche e metriche adottate (significativi si rivelano gli esempi segnalati in nota a I, 6, 7, 18, 19, 33, 38; II, 33; III, 2; IV, 17, 24, 29, 34; V, 22, 27; VII, 41; IX, 11). Inoltre, anche il nuovo clima culturale esercita una notevole pressione sulla sua poetica: nelle canzoni religiose si riflette la tensione escatologica che in quell’epoca percorreva il Bas-Languedoc con le correnti spiritualistiche, nel piglio sermocinante dei sirventesi a carattere parenetico si ritrovano i motivi che circolavano con le predicazioni degli Ordini Mendicanti e nei canti di crociata si coglie, anche con una certa virulenza, l’impegno civile e politico di chi, sentendosi ormai suddito “francese”, incita a seguire le imprese di Luigi IX e Filippo l’Ardito appellandosi al sentimento cristiano dei propri concittadini.
Il pubblico cui è destinata la sua poesia, non è più infatti costituito da una limitata cerchia di persone, di entendedors, né, o non soltanto, la nobiltà occitana del tempo racchiusa in piccole corti ormai in decadenza, ma è formato dai nuovi notabili delle città, dai funzionari regi, dai borghesi saliti allo stadio più alto della gerarchia sociale: a costoro («prelatz, terriers, borzes» IV, 29) egli deve rivolgersi con una poesia dalle forme stilistiche facili e accessibili («Un sirventes, si pogues, volgra far / quez agrades e plagues a la gen» III, 1) con la quale far sentire la sua voce di ammaestramento e reprensione. Il suo discorso poetico si articola allora su valori come donar, merce, caritat (assai frequenti sono i richiami biblici, si vedano ad esempio le note a I, 6, 18, 23, 31, 38; II, 5, 20, 21, 28, 31; IV, 26; V, 18; VI, 1, 33; VII,7) e sulla necessità di una rigenerazione morale, motivi ormai logori, ma che egli sente evidentemente ancora atti a muovere le coscienze e informare i comportamenti delle nuove classi dirigenti. RmGauc non sceglie dunque di rimpiangere il “buon tempo passato”, ma vuole parlare di ciò que hom ve a prezen, con un linguaggio quotidiano, intriso di valori religiosi, fatto di formule topiche e locuzioni familiari. Accanto quindi al non lieve ricorso ai lasciti del passato, e ad un passivo adeguamento ad essi, si osserva anche il tentativo di attualizzare formule, figure, immagini tradizionali, con vivacità di pensiero e volontà di rendere personale il suo messaggio poetico («est sirventes ai ieu fach a ma guia» III, 41).
Il registro didascalico-morale è dunque il fattore di raccordo della maggioranza delle sue liriche e moduli stilistici pressocché identici, con rari guizzi d’inventiva, si ritrovano in otto componimenti su nove. A questa uniformità di toni e schemi espressivi si limiterebbe la descrizione del suo canzoniere se non si dovesse annoverare tra le sue rime un partimen giocoso e parodico, che lo illumina da un’altra prospettiva: innovazioni lessicali, gusto per la burla e il doppio senso, anche scurrile, ci mostrano un’altra faccia di questo poeta che è stato fino ad oggi considerato solo per la monotonia grave delle sue poesie. Questa composizione ha richiesto un particolare impegno critico poiché presenta interessanti problemi di natura ecdotica ed esegetica che una rilettura più puntigliosa del codice R e una più attenta ricerca lessicale hanno permesso di risolvere in parte, completando le interpretazioni, forse un po’ affrettate, degli editori che di essa si sono occupati. Una risorsa inventiva dunque, direi quasi insperata, per una lirica a prima vista così lontana dal profilo emergente dalla lettura delle altre. Ma è il pubblico, appartenente allo stesso sostrato sociale e culturale, a costituire il denominatore comune dell’intera produzione di RmGauc: l’uditorio cui era rivolta era infatti il medesimo, in grado di comprendere anche termini demotici e letterariamente inusitati, appartenenti all’esperienza quotidiana, soltanto non più inseriti in una cornice didattico-moralistica, bensì d’ilare intrattenimento.
Si è detto dunque come la sua conditione di epigono lo renda debitore della tradizione nel suo complesso, ma delineando una mappa provvisoria, suscettibile di ulteriori approfondimenti, delle sue relazioni con gli esponenti della poesia trobadorica, si può almeno accennare che, tra i trovatori delle generazioni precedenti, hanno lasciato una traccia non trascurabile nelle sue poesie GlAugNov (V, 1), FqRom (I, 18, II, 28, VI, 27), GlFig (II, 38, IV, 36) e soprattutto ArnDan: nel tentativo da parte di Raimon, non proprio riuscito in verità, d’imitarne la complessità lessicale e il linguaggio metaforico dell’affaire Cornilh in IX, 28, 40. Per quel che concerne i suoi contemporanei, oltre la più marcata influenza esercitata dall’opera di PCard, non si può parlare, come si è detto all’inizio, dell’esistenza di una scuola poetica di Béziers, né sussistono prove che ci fossero relazioni (l’unico indizio è quello con Raimon Menudet in VI, 1) tra i trovatori del Biterrois. Meno profondo di quanto si potesse pensare il segno lasciato da GrRiq (cfr. I, 38; II, 21), se si eccettua, oltre a qualche affinità nelle strutture metriche, la coincidenza, del tutto esteriore, della sistemazione in C del canzoniere di Ramon con la cornice di rubriche che richiamano la più complessa ed articolata disposizione nello stesso codice del corpus del poeta narbonese. Numerosi sono invece i legami che accomunano RmGauc, soprattutto nell’impiego dei medesimi modelli metrici, a trovatori «minori» dell’ultima o penultima generazione come Bertran Carbonel, Guillem Anelier di Tolosa, Guillem de Murs, Guiraut d’Espanha, Jordan de l’Isle-sur-Sorgue, Montan Sartre, Olivier del Temple, Taurel, Uc Brunenc, ai quali si aggiunge Joan Miralhas di cui null’altro si conosce se non che è il contendente di RmGauc nel partimen.
Nonostante quindi tutte le limitazioni e le insidie in cui può incorrere un poeta dell’ultima generazione, dotato per giunta di una non proprio fulgida originalità inventiva, l’immagine che emerge di Ramon Gaucelm de Bezers è quella di un poeta che va fiero della propria arte e questo, oltre ad attirare benevolenza, ci fa pensare a lui come a un discreto e onesto «professionista» locale che gode del successo di essere salutato e riconosciuto per strada («Aquest es / tals que sap far coblas e sirventes!» IV, 5-6) in una piccola città del Mezzogiorno francese alla fine del XIII secolo. (↑)
VI. AVVERTENZA
CRITERI DI EDIZIONE E DI PRESENTAZIONE DEL TESTO CRITICO
L’edizione è fondata sulla consultazione diretta dei due canzonieri (C, R) che ci hanno tramandato le poesie di Raimon Gaucelm.
L’apparato è organizzato in due fasce: in quella superiore sono riportare sia la varia lectio, sia indicazioni di carattere grafico, che, per l’esiguità della tradizione, si è preferito presentare in quella sede, per fornire un’immagine quanto più chiara possibile dell’aspetto grafico della trasmissione manoscritta rispetto al testo stabilito.
La lezione a testo è individuata da una parentesi quadra chiusa, le lezioni respinte sono disposte a destra della parentesi.
Una seconda fascia riporta le varianti, anche grafiche, degli editori precedenti in modo da offrire uno strumento di verifica delle scelte operate nella definizione del testo critico.
Data la caratteristica del corpus di Raimon Gaucelm, cioè quella di essere stato tramandato quasi esclusivamente dal canzoniere C, si è utilizzato quest’ultimo come manoscritto base anche nell’unico caso di doppia testimonianza (IV).
Quanto al procedimento di trascrizione si sono adottati i criteri correnti seguiti nell’edizione di antichi testi provenzali: gli interventi di normalizzazione grafica si sono limitati alla distinzione tra v consonante ed u vocale o semivocale, tra j consonante e i vocale o semivocale, il cui segno è stato impiegato anche per i casi in cui vi è incertezza tra i fonemi /y/ e /dž/ (maiestria, leialmens); il segno y è stato eliminato (127); si è poi regolato l’uso delle maiuscole, estendendolo a tutti i nomi propri sia nel testo che in rubrica, e aggiungendo la punteggiatura interpretativa secondo le moderne esigenze.
Le correzioni congetturali sono evidenziate attraverso parentesi uncinate, mentre per le integrazioni, ridotte alle più sicure e indispensabili, dovute a guasti meccanici o a mece omissioni, si sono adottate le parentesi quadre.
Per la pubblicazione dei testi non è stato osservato l’ordine di successione presentato dal ms. C (mancando per alcuni di essi una datazione certa), né l’ordine della BdT, ma le poesie sono state avvicinate per affinità tematiche: poesie religiose (I, II), a carattere moralistico-didascalico (III, IV), planh (V), canzoni di crociata (VI, VII), canzone di elogio (VIII), partimen (IX).
Ogni componimento è preceduto da un commento e una scheda retorico-stilistica, seguita da una presentazione della poesia comprendente: rubrica attributiva, indicazione delle edizioni principali, scheda metrica essenziale.
L’analisi dettagliata dene poesie è posta nelle Note, in cui trovano luogo osservazioni di carattere esegetico, storico-letterario e linguistico-retorico.
TAVOLA DI CONCORDANZA
BdT
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Azaïs
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questa edizione
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401, 1
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Ab grans trebalhs et ab grans marrimens
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VIII
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VII
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401, 2
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A Dieu done m’arma de bon’amor
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II
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I
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401, 3
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A penas vau en loc qu’om no·m deman
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V
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IV
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401, 4
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Belh senher Dieus quora veirai mo fraire
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IV
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VIII
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401, 5
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Dieus m’a dada febre tersana dobla
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III
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II
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401, 6
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Joan Miralhas si Dieu vos gart de dol
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IX
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IX
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401, 7
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Quascus planh lo sieu dampnatge
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I
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V
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401, 8
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Qui vol aver complida amistansa
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VII
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VI
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401, 9
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Un sirventes, si pogues, volgra far
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VI
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NOTE
1. G. Azaïs, Les troubadours de Béziers, in Bulletin de la Société Archéologique, Scientifique et Littéraire de Béziers, Béziers 1869, pp. 3-41. (↑)
2. H. P. De Rochegude, Le Parnasse Occitanien, ou Choix des poésies originales des troubadours tirées des manuscrits nationaux, Toulouse 1819, p. 300; F. J. M. Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, Paris 1816-1821, IV, pp. 135-137; V, pp. 374-376, 430; C. A. F. Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, Berlin 1846-1853, III, pp. 159-162; C. A. F. Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, Berlin 1856-1873, nn. 190, 1018, 1655-1657. (↑)
3. Cfr. A. Bayle, Poésies choisies des troubadours du Xe au XVe siècle, Aix-en-Provence 1879, pp. 143 e 147; C. Appel, Provenzalische Chrestomathie, Leipzig 1895, p. 111; F. J. Oroz Arizcuren, La lírica religiosa en la literatura provenzal antigua, Pamplona 1972, pp. 398 e 404; M. De Riquer, Los Trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, III, p. 1535; R. T. Hill - T. G. Bergin, Anthology of the provençal troubadours, Yale University Press 1975, I, p. 246; P. Bec, Burlesque et obscénité chez les troubadours. Le contre-texte au Moyen Age, Paris 1984, p. 93; S. Guida, Canzoni di crociata, Parma 1992, p. 270. (↑)
4. Per l’esame dettagliato delle rubriche che accompagnano le poesie di Raimon Gaucelm, si veda infra, nel capitolo dedicato alla tradizione manoscritta. (↑)
5. Il lungo periodo di guerre, iniziato con la crociata albigese a cui segue l’intervento di Luigi VIII, ha termine con la morte di Raimondo VII, conte di Tolosa, nel settembre 1249; con lui svaniscono anche le speranze d’indipendenza dell’Occitania, poiché da questa data incomincia «le temps du Languedoc français» e l’annessione al dominio reale è virtualmente acquisita. L’unione definitiva avverrà nel 1271 alla morte di Alphonse de Poitiers e di sua moglie Jeanne de Toulouse: preparata da lunga data, non provoca alcuna resistenza né da parte dei signori né da parte delle popolazioni cui preme solamente di vedere salvaguardate e garantite le franchigie consolari (sul Saisimentum, la presa di possesso della contea di Tolosa, cfr. Y. Dossat, Les deux serments de fidélité des consuls de Toulouse en septembre 1271, in Bullettin philologique et historique du Comité des travaux historiques et scientifiques, II (1960), pp. 703-711). L’insediamento di un’amministrazione regia secondo un modello centralizzato e gerarchizzato, favorisce inoltre la coesione delle diverse realtà regionali: la sénéchaussée di Carcassona e Béziers, costituita nel 1229, raccoglie il Biterrois, il Carcassès, il Razès, già terre dei Trencavel, cui si aggiungono le diocesi d’Agde e di Lodève e la viscontea di Narbona. Cfr. Ph. Wolff (sous la dir. de), Histoire du Languedoc, Toulouse 1967; M. Roquebert, La crise albigeoise et la fin de l’autonomie occitane, in Annales de l’Institut d’Études Occitanes (I. E. O.), 1972, pp. 130-171; L. Lafont, A. Armengaud (dir.), Histoire d’Occitanie, Paris 1979, in particolare il cap. III, La fin du Moyen Age ou l’histoire occitane confisquée, a cura di Ph. Martel e R. Lafont, pp. 291-405. (↑)
6. Nonostante il suo sia uno dei più fiorenti mercati locali, resta però, come Tolosa, al di fuori delle attività commerciali di grande portata, che invece erano ferventi a Narbona e a Mompellier. Della ricca bibliografia su Béziers, si citerà soltanto: H. Julia, Histoire de Béziers, Paris 1845; Madame Bellaud-Dessalles, Histoire de Béziers des origines à la Révolution française, Béziers 1929; E. Sabatier, Histoire de la ville et des évêques de Béziers, Béziers 1854, répr. Marseille 1977; M. Gramain (Bourin), Villages et communautés villageoises en Bas-Languedoc occidental: l’exemple du Biterrois (950-1350), Doctorat d’Etat, Paris, I, 1979, dactylographié; C. Duhamel-Amado, Sociabilité et pouvoir épiscopal à Béziers avant 1209: rôle de la sociabilité dans le processus d’unification de la communauté urbaine à Béziers au XIIe siècle, inActes du Colloque de Rouen, Novembre 1983, Rouen 1987, pp. 347-357; e l’opera collettiva della collana «Pays et villes de France», Histoire de Béziers, Toulouse 1985, in particolare il cap. IV, De la cité wisigothique à la ville médiévale (Ve-XIIe siècle), a cura di C. Amado, e i capp. V e VI, Le massacre de 1209, Une ville royal, a cura di M. Bourin. (↑)
7. Sulla poesia borghese, cfr. A. Jeanroy, La poésie lyrique, I, pp. 297-300; sull’ultima generazione poetica, P. Meyer, Les derniers troubadours de la Provence, Paris 1871; J. B. Noulet - C. Chabaneau, Deux manuscrits provençaux du XIVe siècle, Montpellier-Paris 1888; A. Jeanroy, La poésie lyrique, II, pp. 315-326. (↑)
8. Al gruppo dei trovatori di Béziers appartengono anche Johan Esteve (cfr. S. Vatteroni, Le poesie del trovatore Johan Esteve, Pisa 1988), Bernart d’Auriac (cfr. A. Parducci, Bernart d’Auriac, in SM, VI (1933), pp. 82-98) e Matfre Ermengaud (cfr. P. T. Ricketts, Le «Breviari d’Amor» de Matfre Ermengau, t. V, Leiden 1976; t. II, London 1989). Il codice C trasmette inoltre un planh (Quascus plor’e planh son dampnatge, C 351v-352r) e un descort (Erransa, pezansa, C 351v) sotto l’attribuzione Guillem mogier de Bezers. Ciò ha fatto pensare all’esistenza di un quinto trovatore di Béziers, le moine Guillaume; in realtà le due composizioni sono opera del trovatore viennois Guillem Augier Novella, il quale soggiornò solo brevemente a Béziers presso la corte di Raimon Roger Trencavel, la cui morte (1209) fu l’occasione del planh, risalente quindi al primo decennio del XIII secolo (cfr. M. Calzolari, Guillem Augier Novella, II [BdT 205,2], III [BdT 205,3]). Nulla ci consente di parlare di una scuola biterrese: «stando a quel che sappiamo, questi trovatori non intrattennero rapporti poetici, non si scambiarono coblas né indissero gare poetiche sul tipo di quelle con cui, qualche decennio più tardi, nella regione tolosana ci si sforzava di mantenere in vita la poesia provenzale», S. Vatteroni, Johan Esteve, p. 4. Tuttavia un indizio di relazione letteraria è riscontrabile tra RmGauc e Raimon Menudet, autore di un planh che si richiama, non solo formalmente, alla canzone VII (a questo proposito si veda nota a VII, 1 e A. Radaelli, Il planh di Raimon Menudet, in «Rendiconti dell’Istituto Lombardo, Classe di Lettere e Scienze Morali e Storiche», vol. 128 (1994), pp. 489-514). (↑)
9. Questa rarefazione delle fonti, oltre naturalmente essere conseguenza dei disordini seguiti alla mutata situazione politica, è dovuta essenzialmente alla sospensione della registrazione degli atti nei cartolari ecclesiastici, fonti assai preziose per le ricerche storiche fino al primo terzo del XIII secolo, intorno al 1230. Per Béziers si veda il Livre Noir (di cui si possiede una copia settecentesca tratta dall’originale conservata negli Archives départementales de l’Hérault) pubblicato da J. B. Rouquette, Cartulaire de Béziers (Livre Noir), Paris-Montpellier 1918, con l’aggiunta di qualche atto del vol. 61 della Collection Doat, concernente la Chiesa di Béziers. Ma per la quasi totalità del secolo XIII, fondamentali risultano gli Archivi Reali, contenenti gli arti degli ufficiali, le lettere e le ordinanze regie e, in particolar modo, documenti quali le Querimoniae ou Doléances des habitants de la viguerie de Béziers (AN, série J 1032, nº 4 e série J 1033 nº 13, edite nel t. XXVI del Recueil des Historiens de France e, nei punti essenziali, nel t. VII dell’HGL), conservate in due serie datate 1247-1248 e 1259-1262, e le Sentences des Enquêteurs de la sénéchaussée de Carcasonne pour l’assise de 1259-1262 (ms. lat. 5954A, copia di un originale perduto, pubblicato in HGL, t. VII, coll. 197-330). Per un’analisi approfondita di queste testimonianze, si veda M. Bourin-Derruau, Villages Médiévaux en Bas-Languedoc. Genèse d’une sociabilité, Xe-XIVe siècle, Paris 1987, II, pp. 115-144, e per il dettagliato elenco delle fomi documentarie e la ricca bibliografia, pp. 442-461. Sul rallentamento dell’attività degli archivi ecclesiastici, cfr. inoltre R. Foreville, «Le chapitre cathédral d’Agde d’après le cartulaire de Saint-Etienne», in Les évêques, les clercs et le roi, 1250-1300, Cahiers de Fanjeaux, n. 7, Toulouse 1972, pp. 285-336. (↑)
10. Questo è quanto riporta su di lui l’HLF, vol. 19, pp. 590-592: «La vie de ce troubadour est peu connue. Son nom semble indiquer qu’il était né à Béziers. Il y vivait paisiblement; il avait de l’aisance, ne courait pas le monde, faisait des vers pour son plaisir, et chantait généralment sur des sujets religieux. [...] Nous plaçons sa mort par supposition vers l’an 1285. Cetre époque est postérieure de quinze ans à son dernier ouvrage connu. [...] Poëte casanier, il vit suivant les mœurs de son époque». (↑)
11. Dalle procedure per le elezioni consolari delle città, dove ogni console rappresenta un mestiere o un gruppo di mestieri, si sa che il grado più elevato è quello dei cambiavaluta, che raggruppa i più alti borghesi della città e molti giuristi, seguono poi quello dei mercanti di tessuto, degli artigiani del cuoio e i calzolai, quello dei macellai e dei fabbri, mugnai e calderai. Dalla fine del XIII i gradi di queste échelles aumenteranno, a rappresentare l’annessione di nuovi mestieri (cfr. A. Gouron, La réglementation des métiers en Languedoc au Moyen Age, Paris 1958). (↑)
12. Cfr. HGL, t. VIII, col. 1057, tratto dagli AN, série J 589. (↑)
13. Cfr. HGL, t. VIII, col. 1065, dagli AN, série JJ 19, f. 176b; si veda inoltre col. 1086, an 1242 «Ramundus Gausselini dominus Lunelli», tra i testimoni dell’assoluzione impartita a Raimondo VII «apud Pennam Aginnesii»; col. 1122, an 1243 «Acta fuerunt hec apud Biterrim [...] in presentia [...]R. Gaucelini domini Lunelli», a proposito della richiesta del conte di Tolosa ai padri cistercensi e ai frati predicatori di esercitare l’Inquisizione nei suoi domini; col. 1124, an 1243 «Actum fuit hoc apud Biterrim [...] testes [...] Ramundus Gaucelmi dominus Lunelli», nell’atto di nomina di Bérenger de Promilhac a viguier di Tolosa; col. 1291, an 1251 «Actum apud Agennum [...] testibus & presentibus nobilibus viris [...]Raimundo Gaucelini de Lunello» all’atto d’omaggio di Arnaud Othon, visconte di Lomagne, ad Alphonse, conte di Tolosa; coll. 1317-1318, an 1253 «Serenissimo & karissimo domino suo Alfonso, filio domini regis Francie, Dei gratia illustri comiti Pictaviensi & Tholose, marchioni Provincie, R. Gaucelini, dominus Lunelli, fidelis suus, salutem cum parata in omnibus ad sua placita voluntate»; e poi ancora col. 1336, an 1254. Infine col. 1449, an 1259, in seguito ad una lettera di Luigi IX al siniscalco di Beaucaire e Nîmes affinché fossero evitati «diffidamenta & interdicta victualium & alia, que fecistis, ut dicitur, contra homines Montispessulani & terre regis Aragonum», in nome della «pacem & amicitiam, quam charo & speciali amico nostro rege Aragonum firmavimus» (trattato di Corbeil 1258), il siniscalco rende nota la disposizione, tra gli altri, ai «nobilibus viris R. Gaucellini domino Lunelli, & Decano domino Ucetie & Armazanicarum»; e col. 1502, an 1262 «Acta sunt hec apud Montempessulanum [...] presentibus testibus [...] R. Gaucelini domino Lunelli», in occasione della stesura del contratto di matrimonio tra Pietro, infante d’Aragona, e Costanza di Sicilia. (↑)
14. Cfr. HGL, t. VIII, coll. 1283 e 1284, dagli AN, série J 317. (↑)
15. Cfr. HGL, t. VIII, coll. 1483-1484, dagli Archives de Léran, fonds Thézan. Tra le altre notizie documentarie relative al patronimico Gaucelm(i), due in particolare potrebbero risultare degne di nota. La prima, nomina un Petro Gaucelino tra i presenti alla stipuluzione di un trattato tra il siniscalco di Beaucaire e Nîmes e il nobilis vir Rostagnus de Sabran, nel gennaio 1250 (lo stesso nome appare attribuito a due testimoni in un atto d’omaggio del 1253, cfr. HGL, t. VIII, col. 1270 dagli AN, série JJ 26, f. 324v; e t. IX, liv. XXVII, pp. 50-51): la presenza di un membro della famiglia de Sabran, di cui si parlerà più oltre riguardo a Raimon Gaucelm d’Uzès, potrebbe costituire indizio di un legame. Nella seconda, compare Gaucelinus de Rupeforcada il quale, essendo valde oppressus malo heris alieni, non può assumersi la tutela dei suoi tre nipoti (cfr. HGL, t. VIII, coll. 1483-1484): l’accenno al cospicuo debito potrebbe, sempre in via ipotetica, essere collegato a «ans me costra que val .v. cens tornes!», di IV, 14. A completare l’elenco si aggiunga, verso la fine del secolo, un’attestazione del giugno 1298 riguardante la consuetudine dei borghesi della sénéchaussée di Beaucaire e in Provenza di assumere la cintura militare; tra coloro che appongono il loro sigillo a chiusura dell’atto, si legge: Sigillum domini Jacobi Gaucelmi militis (cfr. HGL, t. VIII, col. 1747, dagli AN, série J 468). Pur avendo un certo interesse, queste testimonianze non portano tuttavia a nulla di determinante, anche se si può osservare che il patronimico pare essere piuttosto frequente nel Languedoc orientale e nell’area provenzale. Un ulteriore sostegno in questa direzione mi è stato offerto dalle informazioni ricevute da Monique Bourin, professore al Centre de Recherches sur l’Histoire de l’Occident Médiéval de l’Université de Paris I, la quale mi segnala un Raimond Gaucelm possessore nel 1276 di beni in feudo dal re di Maiorca Giacomo II (secondogenito di Giacomo I d’Aragona), nella baronia d’Aumelas, e, in un atto d’omaggio a Sancio di Maiorca avvenuto a Pouzols nel 1312, un B. Gaucelm, figlio di R de Pouzols: nulla vieta di ritenere che, secondo la prassi scrittoria notarile dell’epoca, questo R. de Pouzols potesse essere scritto in un altro documento R. Gaucelm de Pouzols. Colgo in questa sede l’occasione per ringraziare M.me Monique Bourin e M.me Claudie Duhamel-Amado dell’attenzione che hanno voluto dedicare alle mie richieste offrendomi indicazioni assai preziose, come si vedrà anche nelle pagine successive. (↑)
16. Un’ulteriore testimonianza a questa osservazione è offerta da una carta di donazione datata marzo 1185, effettuata da Ildefonsus, rex Aragonensis, comes Barchinonensis & marchio Provicie, all’abbazia di Franquevaux, tra i cui testimoni figura: Guillelmus Raimundi Gaucelini, bajulus de Tarascon (cfr. HGL, t. VIII, col. 382, dagli Archives de l’abbaye de Franquevaux). (↑)
17. D’altra parte è già stato notato che il copista di C, tende ad arricchire le informazioni sui trovatori aggiungendo nelle rubriche nomi di luogo che potrebbero indicare la sede della loro attività e non necessariamente la loro provenienza: «Des auteurs qu’il est seul à avoir acueillis, le compilateur ne se contente pas de donner le nom [...] il y ajoute un nom de lieu pour indiquer l’origine ou la résidence habituelle de l’auteur» (cfr. I. Frank, Babariol, p. 233). (↑)
18. Lunel è una cittadina situata ai margini alti della pianura del Languedoc, a 20 Km. da Montpellier, nel dipartimento dell’Hérault. Che il nome contrassegnasse gli appartenenti alla famiglia, appare ancora in HGL, t. IX, liv. XXVII, p. 26, an 1272: «L’évêché de Nîmes étoit alors vacant [...]Raimond Gaucelin, prévôt de l’église de Marseille, qu’on dit de la maison des seigneurs de Lunel, succéda à ce prélat; mais il ne fut sacré qu’en 1273, à cause qu’il eut un concurrent à qui une partie du chapitre avoit donné son suffrage». La dinastia si estinse alla fine del secolo, quando nel 1295 Rousselin, figlio di Raymondi Gaucelini quondam, militis, e nipote di Raimon Gaucelm, aïeul paternel, entrambi domini de Lunello, muore senza eredi. I due pretendenti alla successione, Girardum Amici e Raymundum Gaucelini, dominum de Ucecia, militem, si accordano nel permutare ciascuno la propria porzione di eredità con Filippo il Bello, che nello stesso anno annette così ai domini della corona la baronia di Lunel, in cambio di terre nella diocesi di Avignone, poste al di qua del Rodano (cfr. HGL, t. IX, liv. XXVIII, pp. 186-187, da Trésor des chartes; coffre de Languedoc, Lunel, nos 1 & 40 [J 302], e t. X, c. 317). (↑)
19. Anche nelle rubriche che incorniciano le poesie di Johan Esteve «ricco borghe se, forse figlio di un mercante o, come è anche probabile, di un proprietario terriero» appare la particella onorifica premessa al nome. Vatteroni la considera una «manifestazione di rispetto formale che depone solo sull’educazione di chi scrive» e a questo proposito richiama tre esempi di biografie trovadoriche in cui al titolo en non corrisponde uno stato nobiliare e cavalleresco: la vida di Elias de Barjols; la vida e la prima razo di Gaucelm Faidit; e una razo in cui si parla di Peire Pelisier (cfr. Johan Esteve pp. 5-7 e note 8 e 12). C. Hershon, Johan Estève de Béziers, in RlR, II (1992), p. 399 ne spiega così la presenza: «Le titre «En» Johan Estève suggère l’homme d’importance mais il pourrait qualifier aussi le poète. Il passait son temps à Béziers, sans doute retrouvant ses collègues sur la petite Place aux Herbes, le vieux marché aux vins où la bourgeoisie se réunissait au XIIIe siècle». (↑)
20. Cfr. H. Barthés, Les documents nécrologiques du diocèse de Béziers. Nécrologes et obituaires du XIe au XVIIe siècles, Saint Genies de Fontedit près Béziers, 1988. Obituaire du chapitre Saint Nazaire et Saint Celce de l’église cathédrale de Béziers, p. 104. Il necrologio è ripreso anche nell’Inventaire approntato da P. Gallien, f. 67v, n. 104: «Fondation d’un obit solennel de 30 sols le samedy après l’Ascension par Gérard de Lignan». In assenza della data, i compilatori stessi (pur errando l’anno di composizione del planh) non sono in grado di identificare il personaggio: «nous hésitons entre deux homonymes: 1. Guiraud de Lignan, qui inspira à Raimon Gaucelm de Béziers, l’un de nos Troubadours, un “planh”, daté de 1282 sur la mort de G. de Lignan; 2. Guiraud de Lignan qui, le 6 mai 1348 teste en faveur de l’église St. Félix de Béziers, en remettant des biens à Montady, Capestang... (Doat, vol. 60 fol. 92)», p. 139. Quest’ultimo è verosimilmente il medesimo personaggio cui si riferisce la notizia del Trésor des chartes (AN, série JJ 59, n. 445, f. 245v): «1320, juin. Abbaye royale de N.-D.-près-Pontoise: «Anoblissement de Géraud de Lignan, de Béziers» (pubblicato da Y. Dossat, A.-M. Lemasson, Ph. Wollf, Le Languedoc et le Rouergue dans le Trésor der chartes. Collection de documents inédits sur l’histoire de France, Paris 1983, vol. 16, n. 551). Da una segnalazione di Monique Bourin ricavo inoltre che in una sentenza arbitrale del 1250 concernente il bourg de la Madeleine a Béziers, vengono menzionati operatoria et solaria appartenenti ai figli del feu Guiraud de Lignan (atto conservato nel fonds Doat, vol. 61, f. 172), uno dei quali non è escluso che portasse il nome del padre. (↑)
21. Nel Bas-Languedoc vi fu una precoce espansione delle nuove istituzioni municipali che, secondo A. Gouron (La diffusion des consulats méridionaux et l’expansion du droit romain aux XIIe et XIIIe siècles, Bibliothèque de l’Ecole des Chartes, CXXI (1963), pp, 26-76), partì dalla bassa valle del Rodano e dalle coste della Settimania. Béziers e la cité di Narbona ottennero il consolato verso il 1130, Carcassona nel 1192, il bourg di Narbona nei primi anni del XIII secolo, periodo in cui ormai nel Bas-Languedoc le istituzioni consolari possono dirsi radicate. Sui privilegi goduti dai cittadini di Béziers ci informa inoltre una carta (Coutume des habitants de Béziers) del 1185 con la quale il viscome Roger II, oltre ad accordare esenzioni dai canoni ed imporre limiti all’arbitrio dei justiciers, confenna che l’air de la ville rend libre: «[...] que tout homme qui viendrait s’y établir serait libre de toute servitude, comme tous les autres habitants de Béziers, soit envers le vicomte, soit envers tout autre seigneur», cfr. HGL, t. VI, p. 937. (↑)
22. Il consolato appare infatti come una società aristocratica, in cui il gruppo dirigente, costituito da famiglie nobili e borghesi alleate, si è riservato la quasi esclusività della direzione e della partecipazione alle istituzioni comunali. Sulla storia politica della borghesia occitana nel medio evo, cfr. P. Dognon, Institutions politiques et administratives du pays de Languedoc, Paris 1896; Ph. Wolff, Histoire du Languedoc, pp. 161 sgg.; H. Blanquière, Y. Castan, P. Gérard, O. de Saint-Blanquat, Documents sur le développement des libertés municipales et des communautés urbaines en pays toulousain du XIIe au XIVe siècle, Archives de la Haute-Garonne, service éducatif, 1960. (↑)
23. «La seule innovation du capitalisme naissant, c’est que les bénéfices «féodaux» commencent à se négocier et à circuler comme nos valeurs mobilières» (cfr. R. Nelli, La vie quotidienne des Cathares du Languedoc au XIIIe siècle, Paris 1969, p. 108). (↑)
24. «On dirait qu’ils ont du mal à rompre la fascination qu’exerce sur eux le mode de vie aristocratique, au moment même où les répresentants authentiques de la classe noble connaissent une crise grave [...] devenir seigneur, c’est l’idéal» (Ph. Martel, R. Lafont, Histoire d’Occitanie, p. 362). (↑)
25. C. F. X. Millot, Histoire littéraire des Troubadours, Paris 1774, III, pp. 187-189: «Guiraud de l’Inhan étoit un gentilhomme, Seigneur du château de ce nom près de Bésiers. La qualité qu’on lui donne, de noble bourgeois, étonne d’abord; mais il est aisé d’en découvrir le fondement. Le gouvernement municipal s’établissoit de jour en jour, comme une barrière contre la tyrannie des seigneurs; & les souverains l’avoient souvent favorisé, soit pour affaiblir ces mêmes Seigneurs trop accoutumés à l’indépendance, soit pour avoir de l’argent en vendant la liberté au peuple. Comme la bourgeoisie jouissoit de grands privilèges, & trouvoit la sécurité dans ses propres forces, la noblesse du voisinage cherchoit quelquefois à s’y faire incorporer». Di diverso avviso sono i compilatori di HLF, XIX, p. 591: «mais il suffisait de la fortune de Guiraut, et des grands biens qu’il possédait apparemment en alleu, pour qu’il pût être réputé noble. Dans toute ville où s’était maintenu un reste de droit municipal, un bourgeois riche était une notabilité». Anche Azaïs, Les troubadours de Béziers, p. 9, giunge alle medesime conclusioni: «ou c’est par erreur que la biographie provençale donne à Guiraud le titre de bourgeois de Béziers, ou que ce personnage, quoique seigneur du château de Lignan, ne jouissait à Béziers que des droits d’un simple bourgeois; ou bien traduisons le mot noble par celui de notable ou honorable. Cette dernière dénomination était celle qu’on donnait, au XIIe, aux bourgeois qui vivaient et se conduisaient comme de vrais chevaliers». (↑)
26. M. Bourin-Derruau, Villages médiévaux, pp. 189-190, analizzando l’evoluzione patronimica negli omaggi prestati dai vassalli al visconte di Narbona nel 1272 e nel 1298, nota come l’appellativo dominus accostato al nome di famiglia, si espanda sopratturto nell’ultimo quarto del XIII secolo. Nei documenti si assiste infatti alla tendenza da parte dei nobili di dichiararsi miles, domicellus, dominus, per distinguersi dagli ignobiles. Tuttavia non vi è ancora una chiusura sociale tale per cui a questi ultimi sia impedito l’accesso alla nobiltà, assumendone così anche la marca distintiva (cfr. anche J. Regné, Amauri II vicomte de Narbonne (1260?-1328), in Bulletin de la Commission archéologique de Narbonne, X, I sem. (1909), pp. 379-383; M. Gramain (Bourin), La composition de la cour vicomtale de Narbonne aux XIIe et XIIIe siècles, in AdM, LXXXI (1969), pp. 121-139). (↑)
27. HGL, t. VIII, col. 1747. Ma già prima, nel 1251, un atto riguardante un accordo stipulato tra il conte di Tolosa e Provenza da un lato e gli abitanti di Avignone dall’altro, arresta che: «les bourgeois honorables, qui avaient coutume de vivre en chevaliers, jouissaient des mêmes privilèges que ces derniers» (cfr. HGL, éd. orig., t. III, col. 350). (↑)
28. Cfr. HGL, t. IX, p. 242 e t. X, coll. 403-405. Sull’acquisto dei feudi da parte dei non-nobili nel 1300, cfr. t. X, coll. 361-362. Cfr. inoltre alla nota 20, la notizia dell’anoblissement di un Guiraut de Lignan nel 1320. (↑)
29. Dal 1243 Narbona è ville royale, integrata nella sénéchaussée di Carcassona e dipendente dal viguier di Béziers, cfr. Histoire de Narbonne, sous la dir. de J. Michaud et A. Cabanis, Toulouse 1982. (↑)
30. HGL, t. VIII, coll. 1706-1707, Archives du domaine de Montpellier, viguerie de Narbonne. Riguardo alla partenza di Amalric IV per la Terrasanta, non si possiedono prove certe. Cfr. Anglade, Guiraut Riquier, pp. 79-83. (↑)
31. In occasione della morte di Amalric IV, compongono un planh sia GrRiq [IV, BdT 248,63] che JoEst [X, BdT 266,1]. (↑)
32. Cfr. HGL, t. VIII, c. 1728 sgg., dagli Archives de la ville de Narbonne. Non solo quindi cade nel vuoto l’esortazione di RmGauc, ma si ha anche notizia della presunta partecipazione di Aimeri V ad una cospirazione con Alfonso X di Castiglia contro Philippe le Hardi. Il piano della congiura fu però svelato da Amauri de Pérignan, suo fratello, che lo fece arrestare nel marzo del 1282. Ottenne il perdono del re di Francia l’11 settembre 1284 (HGL, t. VIII, col. 419 e t. X, pp. 409-424). (↑)
33. Cfr. C. Chabaneau, Cinq tensons de Giraut Riquier, in RlR, XXXII (1888), pp. 109-127. Si tratterebbe, per Anglade, del Michael de Castilione citato in un documento narbonese del 1270, inserito in una lista di probi homines, e appartenente forse ad una famiglia di vassalli del visconte di Narbona. Infatti fra i nomi dei cavalieri che nel 1272 rendono omaggio ad Aimeric V, compaiono Raymundus de Castello e Ermengaudus de Castello, milites, consignori castrorum de Roffiano et de Villanova (Coll. Doat, 47, f. 13): «[...] Si nous pouvions identifier le Miquel de Gaucelm de Béziers (Gr. 8) avec Miquel de Castillo, nous aurions un indice que ce dernier personnage avait des relations avec les troubadours de Béziers [...]», Guiraut Riquier, pp. 98-99, note 3, 1. (↑)
34. A questo si aggiunga la palese affinità, che riguarda però prettamente la forma esteriore, riscontrabile nella fitta rete di rubriche che accompagnano le liriche di GrRiq, e che offrono notizie fondamentali per la cronologia delle sue opere: questa analoga disposizione ricorre sia nel canzoniere di RmGauc che in quello di JoEst. (↑)
35. Purtroppo non ho trovato niente che potesse avvalorare la considerazione di M. Bourin a questo proposito: secondo lei il nome appartiene con ogni probabilità ad un personaggio di origine iberica, forse catalana, dato che «Michel» non è caratteristico della regione narbonese, a nord dei Pirenei. (↑)
36. HGL, t. X, col. 117-118 (coll. Doae, val. 155, ff. 96-109), nominato in verbali datati 8, 11 e 15 novembre 1272. Per completezza riporto altre due attestazioni che mi paiono tuttavia ancor meno illuminanti: la prima, del 1256, nomina un magistri Michaelis, sacrosancte Romane ecclesie vicecancellarii [...] (da un frammento di un registro della cancelleria di Alfonso di Poitiers, HGL, t. VIII, col. 1403). La seconda, del 1267, testimonia l’esistenza di un Michäel de Tholosa «archidiaconus Narbonae, vir sanctus, philosophia & astronomia peritus, unum volumen scripsit de juribus & praerogativis archidiaconorum, quod displicuit domino archiepiscopo Narbonensi, & ideo excommunicatus & suo archidiaconatu privatus fuit per dictum archiepiscopum. Qua de causa dominum papam adivit, & ab eo excommunicationis vinculo solutus, in suum archidiaconatum restituitur, & liber ab eo compositus approbatus fuit. Legi libellum, in qua varia dicti presbyteri vaticinia descripta erant» (HGL, t. X, Preuves, p. 7). (↑)
37. Alla morte di S. Luigi dedica un compianto anche Guilhem d’Autpol [BdT 206,2 o Daspol, BdT 122,1], Fortz tristors es e salvaj’a retraire, sulla cui posizione cfr. Meyer, Les derniers troubadours de la Provence, pp. 36-45 e W. D. Paden et al., The Poems of the Troubadours Guilhem d’Autpol and “Daspol”, in RPh, XLVI (1993), pp. 407-452. (↑)
38. «I poeti borghesi o comunque coloro che più strettamente sono legati alla loro terra e non hanno la possibilità di trovare rifugio nelle corti al di là dei Pirenei, tendono ad accettare la dominazione francese e ad allontanarsi dall’Aragona, cui fino ad allora il Mezzogiorno francese era stato molto legato», S. Vatteroni, Johan Esteve, p. 12. Sul sentimento filofrancese fra i poeti borghesi, cfr. ibidem, pp. 12-14. JoEst fu legato da rapporto d’amicizia con Guillem de Lodeva, probabilmente suo protettore, partigiano del re di Francia. BnAur appoggia ed incoraggia nel 1285 l’armata francese contro l’Aragona (III, BdT 57,3: «tale ammirazione allora, fra le genti del Mezzogiorno e fra i trovatori, era tutt’altro che frequente e merita di essere rilevata», Parducci, Bernart d’Auriac, p. 88). Raimon Menudet compone nel 1270 un planh [BdT 405,1] per la morte di Déodat de Boussagues, signore di un’importame famiglia castrale fedele al re di Francia. Anche Anglade sottolinea la mutata disposizione nei trovatori della seconda metà del XIII: «La générarion suivante n’a pas hérité de ces ressentiments. La population s’était vite ralliée au noveau régime, et les troubadours, image de la société de leur temps, n’ont eu ni une parole de révolte ni un regret», Guiraut Riquier, p. 61. Si veda inoltre ibidem, la nota 1 sull’atteggiamento favorevole di Narbona all’autorità regia francese. (↑)
39. Sia nel 1240, quando Trencavel con dei faidits (nobili ribelli esiliati che cercano di riconquistare l’onor perduto) rifugiati in Aragona, invade, con esito infausto, il Carcassès e il Razès, sia nel 1242, quando la «dernière guerre du comte de Toulouse» infiamma la regione, le rivolte, più che avere come obiettivo il re, erano indirizzate agli amministratori regi. Le Doléances degli abitanti della viguerie di Béziers e le Sentences des Enquêteurs della sénéchaussée di Carcassona, sono la migliore testimonianza per conoscere l’amministrazione locale nel XIII secolo e segnare il punto di svolta nelle relazioni tra la popolazione del Bas-Languedoc e gli uomini del re. Sulla mancata unione occitana di fronte all’armata crociata nel 1209 e nelle occasioni successive, e sulle ragioni dell’assenza di una coscienza regionale, cfr. Histoire d’Occitanie, pp. 304-306, 320-322 e passim e M. Bourin in Histoire de Béziers, pp. 106-110. (↑)
40. Cfr. HGL, t. VIII, coll. 1206-1222. Inoltre i consigli dei tre Stati della sénéchaussée di Carcassona, convocati nel luglio del 1269 a Carcassona e nell’agosto del 1271 a Béziers, sono prova che la pace tra le città, i nobili ed il re, sono ormai un fatto acquisito (cfr. HGL, t. VIII, coll. 1664-68 e 1739-44). (↑)
41. M. Bourin-Derrau, Villages médiévaux, p. 143. Molto interessante è comunque tutto il paragrafo dedicato alle relazioni tra gli amministratori regi e le comunità del Biterrois tra il 1230 e il 1250, pp. 128-144. (↑)
42. Possedevano cioè un quarto della signoria; la metà apparteneva invece a Decan «qui se qualifioit seigneur d’Uzès & qui descendoit des anciens seigneurs de certe ville». Dal 1229, col trattato di Meaux, Raimondo VII perde definitivamente Uzès, che viene posta sotto la giurisdizione della sénéchaussée di Beaucaire. La cittadina di Uzès, nel dipartimento del Gard, sull’Alzon, si trova 19 Km. a nord di Nîmes. (↑)
43. Cfr. HGL, t. VIII, col. 1329-1333. (↑)
44. Se si considera infani che madre di Elzéar era Guillelma, e che una figlia di Raimon Gaucelm, signore di Lunel, si chiamava Guillelmeta, lo zio materno del testamento potrebbe essere il fratello, quel Raimon Gaucelm de Lunel di cui si parlava nelle pagine precedenti. Questa ipotesi trova conferma nell’ano del 2 marzo 1295, già preso in considerazione a proposito della successione della baronia di Lunel alla morte dell’ultimo discendente, Rousselin. In esso Filippo il Bello, poiché «super successione baronie terre Lunelli [...] inter Girardum Amici, dominum Castrinovi [anch’egli della casa di Sabran] ex una parte, & Raymundum Gaucelini, domimum de Ucecia, mililem, ex altera, coram vobis questio moveatur», scrive al siniscalco di Beaucaire di reggere la baronia fino alla fine della contesa per evitare che la questione si risolva con le armi. La pretesa di Raimond Gaucelm si fonda sul fatto che Rousselin «avoit institué pour hériter, dans son testament, Raimond Gaucelin, seigneur d’Uzès en partie, qui descendoit de Guillemette, fille de Raimond Gaucelin, seigneur de Lunel, aïeul paternel du même Rousselin»: egli era dunque il nipote, o il pronipote, del signore di Lunel. In questo modo risulta provata la parentela tra i domini di Lunel e quelli d’Uzès, della casa di Sabran. (Cfr. HGL, t. X, Preuves, c. 317, e t. IX, liv. XXVIII, pp. 185-186). Si veda inoltre la nota 18. (↑)
45. Cfr. HGL, t. IX, liv. XXVII, pp. 66-67. Si veda anche t. IV, Note LII, pp. 227-230. (↑)
46. Cfr. HGL, t. IX, liv. XXVIII, pp. 210-212. Dunque Bérenger de Frédol, vescovo di Béziers dal 1294, creato cardinale nel 1305 da Clemente V, che lo nomina anche vescovo di Tusculum nel 1309, «hérita [...] de la seigneurie de Lédenon, au diocèse d’Uzès, & des autres domaines qui avoient appartenu à Raimond Gaucelin». A questo proposito c’è un’ulteriore attestazione in un documemo del 1321: «août, Paris: amortissement pour Bérenger Frézouls, évêque de Tusculum, d’un revenu de 120 li.tourn. pour fonder des chapellenies et un hôpital, en exécution du testament de son neveu, Raimond Gaucelin, chevalier» (AN, série JJ 60, 154, f. 98; Inventaire, II, n. 3525, pubblicato da Y. Dossat, A.-M. Lemasson, Ph. Wolff, in Le Languedoc et le Rouergue dans le Trésor des chartes, vol. 16. n. 587). (↑)
47. Sul codice, sempre osservato con attenzione dagli studiosi sia per il numero di composizioni tràdite che per la risoluzione della forma grafica, cfr. G. Gröber, Die Liedersammlungen, pp. 574-583; A. Jeanroy, Notes sur l’histoire d’un chansonnier provençal, pp. 526-533; Id., Bibliographie sommaire des chansonniers provençaux, p. 3; J. Monfrin, Notes sur le chansonnier provençal C, pp. 292-312, studio antesignano, grazie al quale il codice è uno dei meglio conosciuti tra i canzonieri provenzali. Notevoli sono poi le osservazioni fatte da Stefano Asperti nella sua edizione di RmJord, sulla struttura e le fonti di C. Vi sono infatti casi in cui il valore della sua testimonianza sembra dipendere dall’utilizzo di fonti molto alte della tradizione (si veda RmJord III [BdT 404,3] e XII [BdT 404,12] nell’ed. Asperti), per cui pare molto probabile che il compilatore disponesse di una fonte alternativa, esterna alla tradizione, fondamentale ed autorevole, che fa di C un testimone indipendente pur facendo capo al medesimo archetipo; cfr. inoltre le redazioni supposte d’autore del ms. C per GlPoit [BdT 183,12] e per PAlv [BdT 323 ,17] di cui si riferisce in Avalle, I manoscritti della letteratura in lingua d’oc, Torino 1993, p. 50, nuova edizione a cura di Lino Leonardi de La letteratura medievale in lingua d’oc nella sua tradizione manoscritta. (↑)
48. È altrimenti chiamato canzoniere d’Urfé o La Vallière dal nome degli antichi proprietari. Le sue caratteristiche esterne e la storia sono riportate da A. Jeanroy, Bibliographie, pp. 13-14; ulteriori precisazioni si trovano in Pirot, Recherches sur les connaissanees littéraires des troubadours occitans et catalans des XIIe et XIIIe siècles, pp. 203-205. Sulla complessa struttura del canzoniere sono intervenuti A. Tavera, Le chansonnier d’Urfé et les problemes qu’il pose, in CN, XXXVIII (1978), pp. 233-249, Id., La table du chansonnier d’Urfé, in CN, LII (1992), pp. 23-138 e F. Zufferey, La partie non-lyrique du chansonnier d’Urfé, in Les manuscrits médiévaux de langue d’oc, cammunications présentées à l’Université Occitane d’Été de Nîmes, 1993, in RlR, XCVIII (1994), pp. 1-29. Inoltre, nonostante l’esigua testimonianza che offre del canzoniere di RmGauc, il copista di R ne ha previsto la notazione delle melodie, ma la serie di note sul tetragramma non è stata eseguita. A questo proposito si rimanda a J. E. Beck, Die Melodien der Troubadours, Strasbourg 1908, pp. 8-14; e E. Aubrey, A study of the Origins, History and Notation of the Troubadours chansonnier Paris BN fr. 22543, Ph. Diss., University of Maryland, 1982. (↑)
49. D’A. S. Avalle, I manoscritti della letteratura in lingua d’oc, pp. 90 sgg. (↑)
50. Cfr. S. Guida, Gavaudan, pp. 82-83; ma già Monfrin, Le chansonnier «C», p. 311 alla nota 3 afferma: «Nous sommes, semble-t-il, en présence de traditions critiques locales». Ampio e approfondito studio linguistico-grafico dei due canzonieri, si trova in F. Zufferey, Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, pp. 105-152. C ed R appanengono alla «tradition languedocienne occidentale», mentre ad oriente fa capo il canzoniere di Miquel de la Tor con E e J; nell’analisi si fa cenno anche al prolungamento cisalpino, lombardo, della tradizione con i canzonieri M G-Q e e L N. (↑)
51. In Pillet-Carstens, Bibliographie der Troubadours, gli è assegnato il n. 401. (↑)
52. È da segnalare che nella Table di Meyer, Les derniers troubadours, p. 181, questa rima è indicata con il numero progressivo 502 e quella successiva [Sord, BdT 437,2] è erroneamente attribuita a RmGauc. (↑)
53. [BdT 401,6]; la rubrica lo segnala come tenso e come tutte le tenzoni è qualificata come anonima. Secondo le divisioni stabilite da Gröber (Die Liedersammlungen, pp. 368-400, in base alla peculiarirà dei codice di essere suddiviso in più sequenze da collezioni di tenzoni, è possibile desumere che le liriche IV e IX appartengono alla sezione indicata con la sigla R6; oppure R6a per IV e R6b per IX, come ha distinto Tavera, in seguito ad “une coupoure manifeste” nel codice tra i ff. 62-63, in La table du chansonnier d’Urfé, pp. 28-29. Riferimenti più espliciti riguardo alla localizzazione di C ed R saranno dati successivamente, nel capitolo dedicato all’analisi grafico-linguistica delle porzioni dei due canzonieri che ci hanno tramandato le liriche di RmGauc. (↑)
54. Il manoscritto presenta due numerazioni: una antica in cifre romane ed una più recente (di mano del Raynouard secondo il Meyer, Les derniers troubadours, Table, p. 184, nota 4) in cifre arabe. La numerazione recente non tiene conto della perdita dei ff. 73-74, mediani dell’ottavo quaderno, cosicché il partimen di RmGauc con Joan Miralhas, che si legge secondo la numerazione antica (seguita da Meyer, Pillet e Zufferey) al f. 75r, si trova attualmente al f. 73r per lo spostamenro prodotto dalla caduta dei due fogli precedenti. Il componimento è collocato tra le tenzoni di AimPeg, Amic n’Albertz tensos soven [BdT 10,6] e FqMars, Tostemps si vos sabetz d’amor [BdT 155,24]. (↑)
55. L’elenco completo di questi poeti si trova in M. Picchio Simonelli, La lirica moralistica nell’Occitania del XII secolo: Bernart de Venzac, p. 20, nota 5. (↑)
56. Già il Gröber, Die Liedersammlungen, pp. 574-575, vi aveva posto l’accento. Infatti, in base all’ordinamento principale della prima parte (ff. 1r-386v) in cui può considerarsi diviso il codice (la seconda parte, ff. 386v-396v, è dedicata esclusivamente ai generi dialogati, tensos, partimens, e ci è giunta incompleta) le canzoni e i sirventesi sono raggruppati sotto il nome dei rispettivi autori per lo più ordinati secondo il numero decrescente delle canzoni del loro corpus. Nella sezione considerata da Gröber, a questo ordinamento “pare” sovrapporsi l’inserzione dei Liederbücher di PCard (ff. 272-288r), GrRiq (ff. 288r-311v) e Cerv (ff. 311v-316). Recentemente P. Allegretti, Il «geistliches Lied» come marca terminale nel canzoniere provenzale C, in SM, XXXIII (1992), pp. 721-735, ha posto in rilievo una disposizione dei testi, propria del solo C, in base alla quale canti di conversione o di pentimento hanno di preferenza una collocazione terminale e chiudono buona parte delle sezioni dedicate ai singoli trovatori. Esemplari sarebbero i due Liederbücher di PCard e GrRiq, i quali nel codice C si concludono con due Marienlieder: PCard, Vera Vergena Maria, f. 288r e GrRiq, Sancta Verges Maires pura, f. 311v. Un’identica collocazione terminale di geistliches Lied si riscontra in altri corpora di trovatori nei quali la studiosa individua dei “parallelismi terminali” che legano consecutivamente a due a due FqMars (f. 6v) : GrBorn (f. 30v); Cad (f. 159v) : GlAymar (f. 163v); GlCab (f. 213v) : JRud (f. 215v); JoEst (f. 331r) : RmGauc (f. 334r — di cui si parlerà più oltre), e che sono “avvicinabili alle altre procedure capfinidas di aggancio tra corpora” del canzoniere C (cfr. l’enchaînement naturel des pièces di cui parla Zufferey, Recherches linguistiques, p. 134, nota 103). Questa tendenza del compilatore potrebbe far pensare all’esistenza di un progetto di disposizione dei testi più completo di quello teso più semplicemence a dar valore a corrispondenze e parallelismi incipitari: «Se questo paradigma sia un semplice modello di lettura (quale quello delle vidas) o discenda invece da sollecitazioni presenti in un qualche «canzoniere d’autore» (da intendersi qui come raccolta predisposta dall’autore), non è facilmente decidibile». Sul Marienlied come elemento conclusivo di una raccolta, cfr. V. Bertolucci Pizzorusso, Libri e canzonieri d’autore nel medio evo: prospettive di ricerca, in SMV, XXX (1984), pp. 91-116 (ora in Morfologie del testo medievale, pp. 125-146) e M. Perugi, Lanfranco Cigala nell’epilogo dei “Rerum vulgarium fragmenta”, in SM, XXXII (1991), pp. 833-841. (↑)
57. M. Picchio Simonelli, La lirica moralistica, pp. 19 sgg. (↑)
58. Già Monfrin, Le chansonnier «C», p. 310, aveva messo in risalto anche dal punto di vista della storia letteraria e culturale, l’importanza di Narbona e del Narbonese nel XIII e XIV secolo, aggiungendo che in C: «les troubadours du Bas-Languedoc sont particulièrement bien représentés». (↑)
59. Oltre a ciò si aggiunga l’“intérét exclusif” del compilatore di C per le composizioni attribuite ad autore unico a scapito di quelle anonime o dialogate, tanto che queste ultime non sono neppure state inserite nelle due tavole poste al principio del manoscritto (occupano i ff. 1r-31v, ma non sono numerate) che concernono infatti solo la sezione dedicata alle canzoni. Cfr. Zufferey, Recherches linguistiques, p. 135. (↑)
60. Si tratta di BtBorn, Mon chan fenisc ab dol et ab maltraire, f. 144v; Sord, Planher vuelh en Blacatz, f. 265v; GlAug, Quascus plor e planh son dampnatge, f. 351v. (↑)
61. Questo parallelismo è stato posto in risalto da P. Allegretti, Il «geistliches Lied», pp. 727-728. Cfr. supra nota 56. (↑)
62. Cfr. V. Bertolucci Pizzorusso, Il canzoniere di un trovatore: il «libro» di Guiraut Riquier, in MR, V (1978), pp. 216-259 (ora in Morfologia del testo medievale, pp. 87-124). In Appendice allo studio sono pubblicate le rubriche di RmGauc insieme con quelle dell’altro trovatore di Béziers, JoEst. Per l’esame del rubricario di RmGauc si veda infra. (↑)
63. Cfr. S. Vatteroni, Johan Esteve, p. 14. (↑)
64. Cfr. S. Vatteroni, Johan Esteve, pp. 20-22. (↑)
65. In R solo a partire dal canzoniere di GrRiq (R10, ff. 103v-120r) si nota la presenza di rubriche non esclusivamente attriburive. (↑)
66. Fondamentale a questo proposito lo studio di V. Bertolucci Pizzorusso, Il «libro» di Guiraut Riquier, cit. La studiosa imposta un’analisi completa del rubricario del Liederbuch del poeta narbonese, sottolineando l’eccezionale importanza di «tale insieme di connettori espliciti, che di fatto «tiene» il libro» (p. 217), concordando pienamente con Avalle, il quale aveva rilevato che: «La testimonianza [...] ci conferma infatti nel modo più esplicito che si potesse desiderare, l’esistenza di una pratica sulla quale non avremmo avuto altrimenti che le poche prove indirette forniteci dall’analisi comparativa della tradizione manoscritta» (I manoscritti, pp. 63-64). Anche Monfrin, Le chansonnier «C», p. 295, vi aveva accennato: «[...] Certaines rubriques sont développées et livrent des précisions de lieu et de temps, notamment pour les derniers troubadours du Languedoc, Jean Esteve et Guiraut Riquier». (↑)
67. Termine di raffronto imprescindibile per il rubricario di RmGauc è la fitta rete delle rubriche che accompagnano i componimenti in versi di GrRiq nei codici C e R. Il confronto con le modalità di presentazione del maggiore complesso del trovatore narbonese, consente di fare delle osservazioni sul significato e la qualità di queste testimonianze. (↑)
68. G. Azaïs, Les troubadours de Béziers, non le ha edite integralmente: riporta la trascrizione completa solo della rubrica n. 8 (p. 7), mentre della n. 1 dà un particolare falso (1 marzo) sbagliando l’anno (1275, a p. 12); cita poi le date riportate nelle rubriche n. 2 e n. 4 ma stranamente non quella riportata nella n. 3, anch’essa segnalata nel canzoniere; della n. 6 poi non riporta il testo integrale ma ne riassume il contenuto (p. 18). (↑)
69. M. L. Meneghetti, nel suo studio Il pubblico dei trovatori. Ricezione e riuso dei testi lirici cortesi fino al XIV secolo, al cap. VII, riporta alla fig. 11 la riproduzione fotografica proprio del f. 332r di C, da cui cominciano le canzoni di RmGauc. (↑)
70. Questa rubrica che apre in C la sezione dedicata a GrRiq (ff. 288r-311r), riveste un’importanza particolare, in essa infatti si afferma esplicitamente come sia diretta e autografa la fonte di cui il copista si è servito, indicata chiaramente come il libre del trovatore, garantendo la fedeltà e l’integrità della copia: «del qual libre escrig per la sua man fon aissi tot translatat». (↑)
71. Quanto all’interpretazione del testo, il plurale richiesto da comensan è restituito da Pfaff (nella trascrizione compresa nel IV vol. dei Werke di Mahn) con los cans e da Mölk, Giraut Riquier. Las cansos, p. 19, con li can, mentre Di Girolamo, I trovatori, p. 221, corregge in comensa e interpreta il singolare come «l’opera, il canzoniere»; anche la conclusione suscita diversità di lettura: Di Girolamo traduce: «...così come è di seguito riportato». Il caso è affrontato da Bertolucci Pizzorusso, Il «libro» di Giraut Riquier, p. 241 n. 11 dove cita due casi analoghi in C (le rubriche che introducono le opere di RmMir (f. 74v) e di DPrad (f. 163v) in cui il significato di de sus dovrebbe essere «curiosamente “di sotto”», sottolineando come invece Avalle, I manoscritti, p. 63, traduca: «...con la dichiarazione di cui sopra». (↑)
72. Si veda la rubrica n. 36 dell’edizione Bertolucci Pizzorusso: «Canson redonda ez encadena/da de motz e de son d’en Gr’./ Riquier, facha l’an m.cc.lxxx./ij. en abril. E·l sos de la segon/da cobla pren se el mieg de la/ primeira e sec se tro la fin,/ pueys torna al comensamen/ de la primeira e fenis en la/ mieija de la primeira ais/si quon es senhat; pueys to/ta la cansos canta se aissj: la/ primeira e la tersa e la q(ui)nta/ d’una maneira, e la quarta e la sexta d’au/tra maneira. Ez aquesta can/sos es la xxiij» (C, f. 300r). La studiosa ipotizza che di fronte ad un antigrafo, il libre di GrRiq, contenente informazioni sull’esecuzione musicale, il compilatore di C abbia escluso la notazione melodica come incompatibile ai criteri della sua raccolta (pp. 239-240): infatti il rimando nella rubrica ad un segno esterno al testo, «aissi quon es senhat», non è considerato; al contrario in R, di cui è risaputa la predilezione per la notazione musicale, si trova sul tetragramma il disegno di una croce rossa. Anche per la Declaratio di GrRiq si fa riferimento all’edizione Bertolucci Pizzorusso, La Supplica di Guiraut Riquier e la risposta di Alfonso X di Castiglia, in SMV, XIV (1966), pp. 8-135. (↑)
73. Si vedano ad esempio le rubriche nn. 42 e 43 nell’edizione Bertolucci Pizzorusso, p. 229: «Lo/ xviij. vers que les Gr’z. Riq(ui)er/ v. iorns a l’intrada d’octobre,/ l’an m.cc.lxxxiiij.: so fo lo dijous apres Sant Miquel» e «Lo xviiij. vers d’en Gr’. Riq(ui)er/ l’an m.cc.lxxxv., lo jorn de/ sant Bres». (↑)
74. Questa distinzione è avvertibile anche visivamente: infatti il copista-rubricatore, molto ordinato e attento alla coerenza della pagina, inizia di regola la rubrica nel rigo stesso in cui termina il testo che precede (ciò avviene per le rubriche nn. 1, 3, 4 e 6), mentre ogniqualvolta egli voglia segnalare il passaggio ad un nuovo genere, o sottogenere, fa iniziare la rubrica a capoverso. Nel canzoniere di GrRiq, le rubriche che segnalano in C l’inizio di una nuova sezione di testi, sono scritte a capoverso dopo uno stacco in bianco di un rigo e mezzo dal testo precedente. Non così evidente è l’organizzazione dei testi nel canzoniere di RmGauc: questo criterio si può individuare, invero un po’ confusamente, solo nella rubrica afferente alla prima delle coblas (n. 5) e in quella relativa al planh (n. 8). (↑)
75. «... l’arco temporale delineato non è continuo, ma s’interrompe e ritorna indietro in corrispondenza di ogni primo esemplare di genere e di sottogenere», Bertolucci, Il «libro» di Guiraut Riquier, pp. 247-249. Le rubriche poste a cornice delle composizioni di GrRiq adempiono quindi una duplice funzione: raggruppare i componimenti per generi e sottogeneri, che vengono ordinati gerarchicamente a partire da quello giudicato stilisticamente più alto, e disporre a questo punto i singoli testi, numerati progressivamente, lungo la linea temporale. (↑)
76. Queste oscillazioni nella definizione di genere sono avvertite anche in Pillet-Carstens e Frank (Répertoire métrique), che prescindendo dalla definizione data nelle rubriche, designano come Geistliches Lied/chanson religeuse i sirventes 401,2 (I) e 401,5 (II), e come Kreuzlied/chanson de croisode i sirventes 401,1 (VII) e 401,8 (VI). (↑)
77. Sull’evoluzione e la diversa accezione acquisita da vers a partire dalla seconda metà del XIII secolo, cfr. nota a IV, 39. (↑)
78. I titoli da presentare per ottenere il dottorato in poesia che il trovatore chiede nella Suplicatio per lo nom de ioglars rivolta nel 1274 al re Alfonso X di Castiglia, con la quale lo invita a intervenire per regolare la terminologia giullaresca, sono rappresentati da cansos e vers per la lirica e dalle novas per la poesia narrativa (cfr. Declaratio vv. 264-266 e v. 371, che è la risposta, attribuita da GrRiq al re, datata 1275). La «carta sagelada» del conte Enrico II di Rodez, suo ultimo protettore, trascritta in R a chiusura del libre, attesta ufficialmente che GrRiq ha meritato il titolo di doctor de trobar, introducendolo nella cerchia dei maestri della nobile arte del comporre. (↑)
79. Cfr. S. Vatteroni, Johan Esteve, p. 22: «se infatti consideriamo il compilatore di C come colui che ha ordinato il canzoniere di Johan Esteve, dobbiamo anche necessariamente immaginarci questa sistemazione critica come avvenuta durante la stessa messa in opera della silloge, quando cioè il compilatore aveva già davanti il Liederbuch di Guiraut Riquier». Una rassegna dei possibili Liederbücher ricostruibili in area occitanica è fornita da M. de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, I, pp. 16-17; più in generale sui canzonieri d’autore romanzi: Avalle, I canzonieri: definizione di genere e problemi di edizione, Atti Lecce 1985, pp. 363-382 e Bertolucci Pizzorusso, Osservazioni e proposte per la ricerca sui canzonieri individuali, Atti Liège 1991, pp. 273-301. (↑)
80. S. Guida, Gavaudan, pp. 121-122. (↑)
81. Per quanto riguarda il problema dei rapporti tra grafia e suoni, l’esame è agevolato dal fatto di poter disporre sia dello studio effettuato da Monfrin sul codice C (Le chansonnier «C», cit.), sia del più recente lavoro di Zufferey (Recherches linguistiques, cit.) concernente lo spoglio grafico-linguistico di numerosi canzonieri occitanici. Nell’Introduzione (pp. 30-31), lo studioso sottolinea la duplice incertezza che presiede al suo lavoro: la difficoltà di far trasparire i vari strati sottostanti l’ultima patina, che si sono sovrapposti nel corso della trasmissione, e l’inevitabile imprecisione, provocata dal carattere composito delle tradizioni, nell’individuare una localizzazione accertata per ciascuna successione. Sull’argomento si veda anche W. Meliga, Les études graphématiques et la tradition des troubadours, in Les manuscrits médiévaux de langue d’oc, communications présencées à l’Université Occitane d’Eté de Nîmes, 1993, in RlR, XCVIII (1994), 1, pp. 31-47. (↑)
82. Mentre Monfrin ha limitato il suo studio alla prima tavola del canzoniere C, come il luogo in cui il copista, rivelandosi meno condizionato dalla lingua dei suoi modelli, riflette una visione linguistica ed un uso grafico relativamente coerenti, Zufferey ha invece preferito estendere la sua analisi grafico-linguistica all’intero manoscritto. La presenza di una stratigrafia complessa come quella trobadorica lo induce infatti a puntare l’attenzione sulla scripta della tradizione alla quale si connette il canzoniere, piuttosto che parlare di lingua del singolo copista: «mais la cohérence d’une scripta ne doit pas être confondue avec le système graphique propre à un copiste. Celui ci, — et ce devait être le cas du copiste de C —, pouvait avoir une vision linguistique très précise, tout ce ne manifestant qu’une faible propension à intervenir sur l’image graphique qu’il érair censé de reproduire» (Recherches linguistiques, p. 31). (↑)
83. J. Monfrin, Le chansonnier «C», p. 293. Si veda inoltre d’A. S. Avalle, I manoscritti, p. 91. (↑)
84. I. Frank, Babariol, pp. 231-233, aggiungendo che il suo compilatore «n’est pas un simple copiste qui tient la plume, c’est un lettré, un connaisseur de la matière». Sull’argomento avevano già espresso opinione e riserve sia Gröber, notando il carattere edettico delle sue lezioni, in Die Liedersammlungen, pp. 575-576, che Bertoni, I trovatori d’Italia, p. 188, n. 2. Tuttavia intorno alle considerazioni sull’abilità di questo “specialista del restauro” che è il compilatore di C (o del suo modello), Stefano Asperti avverte: «paiono eccessive generalizzazioni indiscrirninate che si appoggino al solo caso studiato da Frank, importante, ma certo non esemplare, per svalutare la qualità complessiva del canzoniere e questo mentre la prassi dell’intervento individuale è ben altrimenti attestata in canzonieri ritenuti normalmente di massima autorevolezzza, quali *A* in spccial modo, e *B*, Raimon Jordan, p. 424, nota 2. (↑)
85. Ma le forme senza dittongo, greu (III 3; V 2; VI 9) e leu (VII 39), sono le più comuni; normalmente si incontrano nei testi più antichi ma sono assai diffuse anche nei dialetti moderni (cfr. Ronjat, Grammaire istorique, I, § 150). (↑)
86. Sulle grafie nei canzonieri provenzali degli esiti da o breve latina nei casi di dittongazione condizionata, cfr. W. Meliga, Osservazioni sulle grafie della tradizione trobadorica, in Atti Torino 1993, pp. 763-797. (↑)
87. La resa grafica delle occlusive [k] e [g], iniziali o intervocaliche, è generalmente qu, gu davanti a tutte le vocali e c, g davanti a a, o, u, ma la ripartizione tra le due grafie non obbedisce sempre a considerazioni etimologiche: cascus I 18 accanto a quascus I 34, 39; II 19; III 35, 39 etc., quadau I 13, gardatz VII 44, garnitz VII 13r, gazanhey IV 12, accanto a amigua V 48, guandida VII 40r. (↑)
88. Cfr. Zufferey, Recherches linguistiques, pp. 141-143. (↑)
89. Cfr. Zufferey, Recherches linguistiques, pp. 140-141. (↑)
90. La palatalizzazione di queste forme è dovuta all’influenza di quei verbi che presentano uno jod alla 1ª ps. sg. del tipo sepeli˰o, -i˰amda cui *falio per fallo (si veda il franc. faillir, cfr. Zufferey, p. 148, n. 156). (↑)
91. Le forme nulh, nulla, arrestate in diversi canzonieri, anche non linguadociani, si possono spiegare partendo da un etimo nulli˰us, -a (cfr. Appel, Lautlehre, p. 68). (↑)
92. Cfr. Zufferey, Recherches linguistiques, p. 146. (↑)
93. Zufferey dà molto rilievo al condizionamento spaziale, poiché la limitazione esercitata dalla colonna entro la quale il testo è disposto agisce introducendo delle anomalie nei diversi sistemi, come la riduzione grafica di una parola che arriva a fine linea o la separazione, con continuazione al rigo successivo, di un’unità grafica troppo grande. (↑)
94. J. Monfrin, Le chansonnier «C», p. 297. La presenza di questo fenomeno grafico è stata rilevata anche nei canzonieri D, M ed R. Per ragioni di chiarezza, nel testo si è preferito indicare la sinalefe eliminando la lettera finale e inserendo l’apostrofo (cfr. Metrica e Versificazione). (↑)
95. J. Monfrin, Le chansonnier «C», p. 297. (↑)
96. Cl. Brunel, Bibliographie n. 143, p. 43: «Écrit au XIVe siècle vers Narbonne». Zufferey, Recherches linguistiques, p. 151, alla n. 161 precisa: «dans le premier quart du XIVe siècle, comme R», aggiungendo che il terminus post quem è il 1292, anno dell’ultima composizione di GirRiq. (↑)
97. J. Monfrin, Le chansonnier «C», p. 310: «Narbonne et ses alentours». I tratti linguistici peculiari ai quali è ricorso lo studioso sono l’evoluzione della occlusiva velare in posizione iniziale di parola o di sillaba, seguita da a (cfr. a p. 307: «Le maintien du son primitif de la consonne dans le groupe ca initial ou appuyé est assez net pour nous assurer que le manuscrit a été copié au Sud d’une ligne caractérisrique qui passe au Nord d’Avignon, d’Alès, d’Aurillac, au Sud de Périgueux pour rejoindre, en gros, la limite emre les départements des Charentes et celui de la Gironde») e il trattamento del gruppo latino -ct-. (↑)
98. F. Zufferey, Recherches linguistiques, p. 152. All’interno del dominio linguistico del Midi della Francia precisa così la localizzazione del canzoniere C: «Languedoc occidental: région de Narbonne; scripta sous forte influence catalane», p. 314; senza con questo arrivare ad ipotizzare per C uno scriba di origine catalana come Jeanroy in Notes sur l’histoire d’un chansonnier provençal, Misc. Picot, I, p. 527. (↑)
99. J. Ronjat, Grammaire istorique, II, §§ 303 e 397. Anche Monfrin lo riconosce come fenomeno catalano ma a p. 309 afferma: «L’absence d’autres traits catalans nous interdit de placer la copie du chansonnier C dans le Sud de la zone que nous venons de délimiter» e infatti alla nota 38 lo riconoscerà come uno dei fenomeni decisivi per la localizzazione narbonese. (↑)
100. J. Monfrin, Le chansonnier «C», a pp. 308-309 riporta: «Il paraît de règle, au moins au XIIIe siècle, et au début du XIVe, à Carcassonne et à Narbonne. Vers la fin du XIVe siècle, le phénomène est en régression». (↑)
101. Infatti Zufferey considera esagerata l’opinione di Pfister per il quale l’area si dilatava ad «une zone qui va de Millau à la région de Narbonne», La localisation d’une scripta littéraire en ancien occitan, in TLL, XII (1972), pp. 270-271, n. 15. (↑)
102. «Zufferey non si sofferma sulla deduzione che parrebbe inevitabile, che cioè la componente catalana di C costituisce un substrato e tradisce la provenienza del suo modello [...], la deroga alla procedura adottata per tutti gli altri canzonieri è forse spiegabile con la difficoltà ad accreditare una fonte così occidentale per il testimone principale dei trovatori di origine narbonese», cfr. L. Leonardi, Problemi di stratigrafia occitanica, in Rom, 108 (1989), p. 370. (↑)
103. A dimostrazione di ciò, in una tabella approntata a p. 317, in cui vengono classificate le tradizioni dei canzonieri del Midi della Francia secondo il degrado di coerenza della loro scripta, la grafia di C non solo si mostra in qualche punto più incoerente di quella di R, ma anche lontana dalla purezza dei sistemi grafici dci canzonieri della tradizione orientale (b-E, J). (↑)
104. Nella seguente indagine sono state considerate le analisi di W. Bernhardt, Die Werke des Trobadors N’At de Mons, pp. XXV-XLI; S. Guida, Gavaudan, pp. 126-129; F. Zufferey, Recherches linguistiques, pp. 107-129, solo per la parte propriamente lirica del canzoniere; M. Pfister, Sprachliches und Lexikalisches zu Guiraut Riquier und zur Troulbadourhanfschrift R, in ZRPh, 104 (1988), pp. 103-111. (↑)
105. M. Pfister, La localisation, p. 276: «Les vallées de l’Aveyron, du Tarn et du Lot, c’est-à-dire le Rouergue, l’Albigeois et le Quercy avec les zones périphériques en Bas-Limousin et la région de Béziers-Montpellier forment au XIVe siècle une certaine unité linguistique et graphique dont il faut tenir compte si on veut caractériser et localiser des manuscrits provenant de ces régions». (↑)
106. A Zufferey non pare molto probabile che -d- abbia mai conosciuto uno stadio [dz], n. 55 p. 119: «l’échange entre d et z dans fedes/fezes ou rado/razo n’implique pas que -d- a évolué en [dz]>[z] (cfr. Ronjat, Grammaire istorique, II, 94), mais plutôt que l’affriquée [dz] provenant de c+i, e e ti˰, avant de se simplifier en [z], a passé par [δ], ce qui a entraîné une confusion avec la fricative interdentale issue de -d-» (cfr. inoltre Séguy, Essai sur l’état des palatales et de -d- romanes en occitan du XIIe siècle, pp. 169-220). (↑)
107. F. Zufferey, Recherches linguistiques, p. 314: «Languedoc Occidental: région de Toulouse; scripta à légère composante gasconne». La sua proposta di localizzazione è avvalorata anche da indizi di carattere extralinguistico: l’inserzione, ad opera di un copista successivo, delle composizioni del Cavalier Lunel de Montech, uno dei sostenitori del Consistori Tolosano dei Jocs Florals, e l’incompletezza, in confronto a C, del corpus del canzoniere di GrRiq, spia del fatto che l’esemplare del Liederbuch del trovatore di Narbona di cui disponeva il copista di R era lacunoso. (↑)
108. A p. 130 delle sue Recherches, alla nota 94, fissa il terminus post quem al 1292, anno dell’ultima composizione di GrRiq (che per l’incompletezza dell’esemplare non si legge in R), e il terminus ante quem al 1326, anno dell’aggiunta delle composizioni del Cavalier Lunel de Montech. (↑)
109. Cl. Brunel, Bibliographie n. 194, pp. 56-59: «Écrit au XIVe siècle en Languedoc». (↑)
110. Cfr. D’A. S. Avalle, I manoscritti, p. 91. Egli afferma: «Se però terremo presente il fatto che i due manoscritti, sono gli unici ad averci conservato le poche canzoni dei trovatori di Narbona [...] e di Béziers [...] che ci sono pervenute, non andremo forse lontano dal vero affermando che anche R deve essersi costituito nella medesima zona di C». In realtà c’è da sottolineare che, stando al Pillet-Carstens, tra i trovatori nominati da Avalle, solo GrRiq e RmGauc sono presenti sia in C che in R, mentre gli altri si leggono solo in C. (↑)
111. F. Zufferey, Recherches linguistiques, p. 130. Le forme sono: laugier da «leviariu» e ayzel da «aucellu», e le grafie dh/dz nei derivati di «ad-» e «ad» in forme come adzempratz IX 41. (↑)
112. F. Zufferey, Recherches linguistiques, § 16 p. 117: «Aux XIIIe et XIVe siècles, ce phénomène connaissait une extension assez vaste [...]; on notera que les actuels départemems de l’Ariège (pays de Foix) et de l’Aude (Carcassès et Narbonnais) ne sont pas affectés par cette évolution». (↑)
113. F. Zufferey, Recherches linguistiques, § 35 p. 127 aggiunge: «Cette désinence, selon Paul Meyer (Daurel et Beton, p. LXIII), ne paraît avoir été usuelle au XIIIe et au XIVe siècle que dans l’Albigeois, le Toulousain, le pays de Foix [...] C’est également la conclusion à laquelle parvient Brunel [...] (Chartes, p. XLIV e Chartes S, p. XV». (↑)
114. La localizzazione è confermata da Pfister, Sprachliches, pp. 103-111. Nuovi argomenti sono stati portati dall’analisi codicologica e iconologica di G.Brunel-Lobrichan, L’iconographie du chansonnier provençal R, Atti Liège 1991, pp. 245-271. (↑)
115. I fenomeni individuati sono la prostesi di a davanti ad r nelle forme arretener e arretengut, attestate nella sezione di apertura che contiene le biografie («où subsistent quelques traits dialectaux») e il passaggio -nd->-n- attestato nella forma manuga < manducat; si vedano le pp. 111-112 e 123. Sul primo fenomeno si è già soffermato Grafström, Graphie, p. 88, a proposito di arretengudas di una carta albigese, in cui vede però il risultato di una «mécoupure de la retenguda» mostrandosi poco incline a ritenerla una forma di origine guascone. (↑)
116. Lo studioso tuttavia mette in guardia dall’immaginare che ogni sezione in cui il canzoniere è diviso si riferisca ad una fonte particolare, e sottolinea come, al contrario, questa «disposition du chansonnier R représente parfois un ordre volontairement brisé», Recherches linguistiques, p. 107. La pluralità delle fonti di R e il suo carattere di Gelegenheitssammlung, sono stati messi in evidenza già dal Gröber (Die Liedersammlungen, pp. 368-401), il quale lo faceva rientrare tra i Zusammengesetzte Handschriften (pp. 358 e sgg.), mentre la sua recensio, spesso lacunosa ed alterata, è stata giudicata con una certa severità da Avalle (Peire Vidal, p. CXII): «questo teste è uno dei meno accurati per la faciloneria del suo amanuense sempre pronto a intervenire a torto e a traverso dove non capiva ed assolutamente refrattario al culto per la letteratura». Sull’argomento si veda anche A. Tavera, Le chansonnier d’Urfé, pp. 233-249. (↑)
117. Il collettore di cui sono discendenti C ed R è, come già detto, γ, costituito nella zona fra Narbona e Béziers, con ogni probabilità prima del 1288, che è l’anno in cui inizia la stesura del Breviari d’Amor Matfre Ermengau, anch’egli di Béziers; infatti il materiale di cui quest’ultimo si è servito «non si differenzia per nulla da quello presente nel collettore γ e anzi le citazioni dovevano essere state corredate da lui di varianti tratte sempre da quel collettore [...]», Avalle, I manoscritti, p. 92. (↑)
118. C. Appel, Lautlehre, § 15, p. 17 e § 19, p. 22: «aus der epischen Sprache des Nordens». (↑)
119. Si veda, per la grafia ch nel codice C e per il dominio linguistico nel Medio Evo dell’esito occlusiva velare sorda+a, supra, «Il manoscritto C», c), e nota 97. (↑)
120. Cfr. Ronjat, Grammaire istorique, § 106 ed anche E. Levy, O in Nasalposition im Altprovenzalischen, Misc. Walund, pp. 207-212. (↑)
121. Cfr. Ronjat, Grammaire istorique, § 303. Per la presenza di questo tratto linguistico in C, cfr. supra, «Il manoscritto C», e). (↑)
122. Monfrin tuttavia a proposito della palatalizzazione di -ll, riporta: «A Béziers nous n’en trouvons trace ni dans Jacme Mascaro ni dans Matfre Ermengaud, qui ne fait jamais rimer l<ll avec un l» (Le chansonnier «C», p. 308). (↑)
123. Dai documenti non letterari pubblicati dal Brunel si ricava che, a parte -en, tratto tipico del Limosino, l’uscita -on è quella attestata con maggior frequenza (cfr. Chartes, p. XLI e nota a VII, 28). (↑)
124. V. Crescini, Manuale, p. 111: «fai in luogo del legittimo fatz, fas (<facit), promuove estai e vai presso i normali estat (< stat), va (< vadit) e reciprocamente su esta, va si foggia fa accanto a fai». (↑)
125. Per -s in luogo di -ts nel Lodévois, cfr. Grafström, Graphie, § 78, 2b. (↑)
126. «Un de plus mauvais troubadours dont il reste quelque chose», C. Fauriel, Histoire de la Poésie Provençale (3 voll., Leipzig-Paris 1847), II, 36. (↑)
127. Per l’uso dei tre segni grafici i, j, y nel codice C, si veda Zufferey, Recherches linguistiques, pp. 138-139. (↑) (↑)
Bibliografia de l'edició - Bibliographie - Bibliography - Bibliografía de la edición - Notice bibliographique - Scheda bibliografica - Notícia bibliografica
ABBREVIAZIONI DEI NOMI DEI TROVATORI CITATI (1)
AimBel = Aimeric de Belenoi
AimPeg = Aimeric de Peguilhan
AimSarl = Aimeric de Sarlat
Albert = Albertet de Sestaron
Alegr = Alegret
ArnCat = Arnaut Catalan
ArnDan = Arnaut Daniel
ArnMar = Arnaut de Maruelh
ArnVid = Arnaut Vidal
AtMons = At de Mons
AustSegr = Austorc de Segret
BgPal = Berenguer de Palol
BgTrob = Berenguier Trobel
BnArnArm = Bernart Arnaut d’Armanhac
BnMar = Bernart Marti
BnVent = Bernart de Ventadorn
BnVenz = Bernart de Venzac
BertZorzi = Bertolomé Zorzi
BtBorn = Bertran de Born
BtCarb = Bertran Carbonel
BtParis = Bertran de Parisot
BtPreiss = Bertran de Preissac
Blacst = Blacasset
Caden = Cadenet
CalPans = Calega Pansan
DPrad = Daude de Pradas
ElBarj = Elias de Barjols
ElCai = Elias Cairel
FalqRom = Falquet de Romans
FqLun = Folquet de Lunel
FqMars = Folquet de Marselha
GsbPoic = Gausbert de Poicibot
GcFaid = Gaucelm Faidit
Gavaud = Gavaudan
GlAdem = Guillem Ademar
GlAnel = Guillem Anelier de Tolosa
GlAug = Guillem Augier Novella
GlAut = Guillem d’Autpol
GlFig = Guillem Figueira
GlMagr = Guillem Magret
GlMont = Guillem Montanhagol
GlMurs = Guillem de Murs
GlOliv = Guillem de l’Olivier d’Arles
GlPoit = Guillem coms de Peitieus
GlStDid = Guillem de Saint-Didier
GrBorn = Guiraut de Bornelh
GrCal = Guiraut de Calanson
GrEsp = Guiraut d’Espanha
GrRiq = Guiraut Riquier
JRud = Jaufre Rudel
JoAub = Joan d’Aubusson
JoEst = Johan Esteve
JoMir = Joan Miralhas
JordBon = Jordan Bonel de Cofolen
JordIsl-sS = Jordan de l’Isle-sur-Sorgue
LanfCig = Lanfranc Cigala
Lomb = Lombarda
Marc = Marcabrun
MatCaer = Matieu de Caersi
MontSartr = Montan Sartre
OlTemp = Olivier del Temple
PaMars = Paulet de Marselha
PAlv = Peire d’Alvernhe
PCard = Peire Cardenal
PCorb = Peire de Corbiac
PRmTol = Peire Raimon de Tolosa
PVid = Peire Vidal
PoCapd = Pons de Capduelh
RbAur = Rairnbaut d’Aurenga
RbBuv = Rambertino Buvalelli
RbVaq = Raimbaut de Vaqueiras
RicBon = Ricaut Bonomel
RmGauc = Raimon Gaucelm
RmJord = Raimon Jordan
RmMen = Raimon Menudet
RmMir = Raimon de Miraval
RmVid = Raimon Vidal de Besalu
Salhd’Esc = Salh d’Escola
Cerv = Cerveri de Girana
Sord = Sordello
Taur = Taurel
UcBrun = Uc Brunenc
Nota:
1. Le sigle sono tratte dalla lista alfabetica delle abbreviazioni dei nomi d’autore usate da Frank nel Répertoire métrique. (↑)
BIBLIOGRAFIA
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CN
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SMV
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Studi mediolatini e volgari
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TLL
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Travaux de Linguistique et de Littérature
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VR
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Vox Romanica
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ZFSL
|
Zeitschrift für französische Sprache und Literatur
|
ZRPh
|
Zeitschrift für romanische Philologie
|
OPERE CITATE IN FORMA ABREVIATA
1. TESTI.
1.1. Autori.
AimBel (Dumitrescu)
Poésies du troubadour Aimeric de Belenoi, ed. M. Dumitrescu, Paris 1935.
AimPeg (Shepard-Chambers)
The Poems of Aimeric de Peguilhan, ed. W.P. Shepard - F.M. Chambers, Evanston (IL) 1950.
AimSarl (Fumagalli)
Le canzoni di Aimeric de Sarlat, ed. M. Fumagalli, in TLL, XVII (1979), pp. 121-169.
ArnCat (Blasi)
Le poesie del trovatore Arnaut Catalan, ed. F. Blasi, Firenze 1937.
ArnDan (Perugi)
Le canzoni di Arnaut Daniel, ed. M. Perugi, Milano-Napoli 1978.
ArnDan (Eusebi)
Arnaut Daniel. Il sirventese e le canzoni, ed. M. Eusebi, Milano 1984.
ArnMar (Johnston)
Les poésies lyriques du troubadour Arnaut de Mareuil, ed. R.C. Johnston, Paris 1935.
ArnMar, Saluts (Bec)
Les saluts d’amour du troubadour Arnaut de Mareuil, ed. P. Bec, Toulouse 1961.
ArMons (Bernhardt)
Die Werke des Trobadors N’At de Mons, ed. W. Bernhardt, Heilbronn 1887.
BgPal (Beretta Spampinato)
Berenguer de Palol, ed. M. Beretta Spampinato, Modena 1978.
BnAuriac (Parducci)
Bernart d’Auriac, ed. A. Parducci, in SM, VI (1933), pp. 82-98.
BnMar (Beggiato)
Il trovatore Bernart Marti, ed. F. Beggiato, Modena 1984.
BnVent (Appel)
Bernart von Ventadorn: seine Lieder mit Einleitung und Glossar, ed. C. Appel, Halle a.S. 1915.
BnVenz (Picchio Simonelli)
Lirica moralistica nell’Occitania del XII secolo: Bernart de Venzac, ed. M. Picchio Simonelli, Modena 1974.
BertZorzi (Levy)
Der Troubadour Bertolome Zorzi, ed. E. Levy, Halle a.S. 1883.
BtAlam (Salverda de Grave)
Le troubadour Bertran d’Alamanon, ed. J.-J. Salverda de Grave, Toulouse 1902.
BtBorn 2 (Stimming)
Bertran von Born. Sein Leben und Seine Werke, ed. A. Stimming, Halle a.S. 1913.
BtBorn (Gouiran)
L’amour et la guerre. L’œuvre de Bertran de Born, ed. G. Gouiran, 2 voll., Aix-en-Provence-Marseille 1985.
BtCarb (Jeanroy)
Les «coblas» de Bertran Carbonel publiées d’après tous les manuscrits connus, in AdM, XXV (1913), pp. 137-188.
BtCarb (Contini)
Sept poésies lyriques du troubadour Bertran Carbonel de Marseille, in AdM, XLIX (1937), pp. 5-41, 113-152, 225-240 e AdM, LI (1939), pp. 191-194.
Caden (Zemp)
Les poésies du troubadour Cadenet, ed. J. Zemp, Berne 1978.
Cercam (Tortoreto)
Il trovatore Cercamon, ed. V. Tortoreto, Modena 1981.
DPrad, Quatre Vertutz Cardenals (Stickney)
The romance of Daude de Pradas on the Four Cardinal Virtues, ed. A. Stickney, Florence 1879.
DPrad (Schutz)
Poésies de Daude de Pradas, ed. A.H. Schutz, Toulouse-Paris 1933.
DPrad, Auzels Cassadors (Schutz)
The Romance of Daude de Pradas called Dels Auzels Cassadors edited with Introduction, Summary, Notes, and Glossary, ed. A.H. Schutz, Columbus (Ohio) 1945.
ElBarj (Stroński)
Le troubadour Elias de Barjols, ed. S. Stroński, Toulouse 1906.
ElCai (Jaeschke)
Der Trobador Elias Cairel, ed. H. Jaeschke, Berlin 1921.
FalqRom (Arveiller-Gouiran)
L’œuvre poétique de Falquet de Romans, troubadour, ed. R. Arveiller & G. Gouiran, Aix-en-Provence 1987.
FolqLun (Eichelkraut)
Der Troubador Folquet de Lunel, ed. F. Eichelkraut, Berlin 1872.
FqMars (Stroński)
Le troubadour Folquet de Marseille, ed. S. Stroński, Cracovie 1910.
GaApchier (Latella)
I sirventesi di Garin d’Apchier e di Torcafol, ed. F. Latella, Modena 1994.
GcFaid (Mouzat)
Les poèmes de Gaucelm Faidit troubadour du XIIe siècle, ed. J. Mouzat, Paris 1965.
Gavaud (Guida)
Il trovatore Gavaudan, ed. S. Guida, Modena 1979.
GrBorn (Kolsen)
Sämtliche Lieder des Trobadors Giraut de Bornelh, ed. A. Kolsen, 2 voll., Halle a.S., 1910-1935.
GrBorn (Sharman)
The «Cansos» and «Sirventes» of the troubadour Giraut de Borneil, ed. R.V. Sharman, Cambridge 1989.
GlAug (Calzolari)
Il trovatore Guillem Augier Novella, ed. M. Calzolari, Modena 1986.
GlAut (Paden)
The poems of the Troubadours Guilhem d’Autpol and “Daspol”, ed. W. D. Paden et al., in RPh, XLVI (1993), pp. 407-452.
GlBerg (Riquer)
Guillem de Berguedà, ed. M. de Riquer, 2 voll., Abadia de Poblet 1971.
GlFig (Levy)
Guilhem Figueira, ein provenzalischer Troubadour, ed. E. Levy, Berlin 1880.
GlMagr (Naudieth)
Der Trobador Guillem Magret, ed. F. Naudieth, Halle a.S. 1914 (Beihefte ZRPh, LII, pp. 78-144).
GlMont (Ricketts)
Les poésies de Guilhem de Montanhagol, troubadour provençal du XIIIe siècle, ed. P.T. Ricketts, Toronto 1964.
GlPoit (Pasero)
Guglielmo IX d’Aquitania. Poesie, ed. N. Pasero, Modena 1973.
GlStDid (Sakari)
Poésies du troubadour Guillem de Saint-Didier, ed. A. Sakari, Helsinki 1956.
GrCal (Ernst)
Die Lieder des provenzalsichen Trobadors Guiraut von Calanso, ed. W. Ernst, in RF, XLIV (1930), pp. 255-406.
GrEsp (Hoby)
Die Lieder des Trobadors Guiraut d’Espanha, ed. O. Hoby, Freiburg 1915.
GrRiq (Mölk)
Guiraut Riquier. Las cansos, ed. U. Mölk, Heidelberg 1962.
GrRiq (Longobardi)
I “vers” del trovatore Guiraut Riquier, ed. M. Longobardi, in SMV, XXIX (1982-1983), pp. 17-163.
GrRos (Finoli)
Le poesie di Guiraudo lo Ros, ed. A.M. Finoli, in SM, XV (1974), pp. 1-57.
JRud (Chiarini)
Il canzoniere di Jaufre Rudel, ed. G. Chiarini, L’Aquila 1985.
JoEst (Vatteroni)
Le poesie del trovatore Johan Esteve, ed. S. Vatteroni, Pisa 1986.
LanfCig (Branciforti)
Il canzoniere di Lanfranco Cigala, ed. F. Branciforti, Firenze 1954.
Marc (Dejeanne)
Poésies complètes du troubadour Marcabru, ed. J.M.L. Dejeanne, Toulouse 1909.
Breviari d’Amor (Azaïs)
Le «Breviari d’Amor» de Matfre Ermengaud, ed. G. Azaïs, Béziers-Paris 1862-1881.
Breviari d’Amor (Ricketts)
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Breviari d’Amor (Ricketts)
P.T. Ricketts, Le «Breviari d’Amor» de Matfre Ermengau, II (1-8880), London 1989.
Montan (Cluzel)
Le troubadour Montan (XIIIe siècle), ed. I.-M. Cluzel in Misc. Rostaing, I, pp. 153-164.
PaMars (Levy)
Le troubadour Paulet de Marseille, ed. E. Levy, in RlR, XXI (1882), pp. 261-289.
PaMars (Riquer)
Las poesías del trovador Paulet de Marselha, ed. I. de Riquer in «Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona», XXXVIII (1979-1982), pp. 133-205.
PAlv (del Monte)
Peire d’Alvernha, Liriche, ed. A. del Monte, Torino 1955.
PCard (Lavaud)
Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), ed. R. Lavaud, Toulouse 1957.
PCard (Vatteroni)
Le poesie di Peire Cardenal, ed. S. Vatteroni, in SMV, XXXVI (1990), pp. 73-259; XXXIX (1993), pp. 105-218; XL (1994), pp. 119-202 (continua).
PVid (Avalle)
Peire Vidal. Poesie, ed. D’A.S. Avalle, Milano-Napoli 1960.
PoCapd (Napolski)
Leben und Werke des Trobadors Pons de Capduoill, ed. M. von Napolski, Halle 1879.
RbAur (Pattison)
The Life and Works of the Troubadour Raimbaut of Orange, ed. W.T. Pattison, Minneapolis 1952.
RbVaq (Linskill)
The poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, ed. J. Linskill, The Hague 1964.
RbBuv (Melli)
Le poesie di Rambertino Buvalelli, ed. E. Melli, Bologna 1978.
RmJord (Asperti)
Il trovatore Raimon Jordan, ed. S. Asperti, Modena 1990.
RmMen (Radaelli)
Il planh di Raimon Menudet, ed. A. Radaelli, in «Rendiconti dell’Istituto Lombardo, Classe di Lettere e Scienze Morali e Storiche», vol. 128 (1994), pp. 489-514.
RmMir (Topsfield)
Les poésies du troubadour Raimon de Miraval, ed. L.T. Topsfield, Paris 1971.
RmMir (Switten)
The «Cansos» of Raimon de Miraval. A Study of Poems and Melodies, ed. M.L. Switten, Cambridge, Mass., 1985.
RicBon (Bastard)
La colère et la douleur d’un templier en Terre Sainte (1265): «Ir’e dolors s’es dins mon cor asseza», ed. A. de Bastard in RlR, LXXXI (1974), pp. 356-357.
RigBarb (Braccini)
Rigaut de Barbezieux, Le canzoni, ed. M. Braccini, Firenze 1960.
RigBarb (Varvaro)
Rigaut de Berbezilh, Liriche, ed A. Varvaro, Bari 1960.
Cerv (Riquer)
Cerverí de Girona, Obras completas del trovador Cerverí de Girona, ed. M. de Riquer, Barcelona 1947.
Cerv (Coromines)
Cerverí de Girona, Lírica, ed. J. Coromines, 2 voll., Barcelona 1988.
Sord (Boni)
Sordello. Le poesie, ed. M. Boni, Bologna 1954.
UcBr (Appel)
Der trobador Uc Brunec oder Brunenc, ed. C. Appel, in Abhandlungen Herrn Prof. Adolf Tobler ... dargebracht, Halle a.S. 1895, pp. 45-78.
UcFaidit, Donatz Proensals (Marshall)
J.H. Marshall, The Donatz Proensals of Uc Faidit, London 1969.
1.2. Opere anonime.
Boeci (Schwarze)
Der Altprovenzalische «Boeci», ed. C. Schwarze, Münster 1963.
Chanson Croisade (Martin-Chabot)
La Chanson de la Croisade Albigeoise, éditée et traduite du provençal par E. Martin-Chabot, 3 voll. Paris 1931-1961.
Daurel et Beton (Meyer)
P. Meyer, Daurel et Beton, Paris 1880.
Deux manuscrits (Noulet-Chabaneau)
J.B. Noulet-C. Chabaneau, Deux manuscrits provençaux du XIVe siècle, contenant des poésies de Raimon de Cornet, de Peire de Ladils et d’autres poètes de l’École toulousaine, Montpellier-Paris 1888.
Dichtungen (Kolsen)
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Flamenca (Gschwind)
Le Roman de Flamenca, Nouvelle occitane du 13e siècle, texte établi et commenté par U. Gschwind, 2 voll., Berne 1976.
Fierabras (Bekker)
J. Bekker, Der Roman vom Fierabras provenzalish, Berlin 1829.
GrRouss (Hackett)
Girat de Rousillon, ed. W.M. Hackett, 3 voll., Paris 1953-1955.
GlBarra (Meyer)
Guillaume de la Barre, Roman d’aventures par Arnaut Vidal de Castelnaudari, ed. P. Meyer, Paris 1895.
Jaufre (Brunel)
Jaufré, Roman arthurien du XIIIe siècle en vers provençaux, ed. Cl. Brunel, 2 voll., Paris 1943.
Leys (Gatien-Arnoult)
Las Flors del Gay Saber, estiers dichas Las Leys d’Amors, ed. M. Gatien-Arnoult, Toulouse 1841-1843.
Leys (Anglade)
Las Leys d’Amors, Manuscrit de l’Académie des Jeux floraux, ed. J. Anglade, 4 voll., Toulouse 1919-1920.
Ronsasvals (Gouiran-Lafont)
Roland occitan. Roland à Saragosse; Ronsasvals, ed. G. Gouiran-R. Lafont, Paris 1991.
SFides (Hoepffner)
La Chanson de Sainte-Foy, ed. E. Hoepffner-P. Alfaric, 2 voll., Paris 1926.
Le Savi (D’Agostino)
Le Savi. Testo paremiologico in antico provenzale, ed. A. D’Agostino, Roma 1984.
2. Crestomazie, Manuali e Studi
BRAMBILLA AGENO F.
Il verbo nell’italiano antico. Ricerche di sintassi, Milano-Napoli 1964.
ALPHANDERY P. - DUPRONT A.
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GLOSSARIO
Avvertenza: l’asterisco «*» rimanda alla nota; la «r» indica che l’occorrenza è in rima; i numeri fra parentesi tonde segnalano che la forma ricorre più volte identica nello stesso verso. I lemmi sono racchiusi fra parentesi quadre quando la forma-base non compare nei testi del trovatore; le occorrenze di forme ricostruite criticamente sono evidenziate dalle parentesi uncinate.
A
A
|
prep. con valore dativo, di termine, “a”: a I 1, 26; II 35; III 2, 12; IV 3, 32; V 16; VI 36, 46; VII 14, 28; VIII 9; IX 15; ad III 15; IV 35; (prep.art.) al I 33; V 25; VII 43; (prep.art.) als VI 30; VII 6, 35; indica la direzione di un movimento: a IV 23; VI 32; IX 37, 42; (prep.art.) al IV 42; IX 4, 36; ad IX 30; indica prossimità: a IX 28 (a l’ussol); (prep.art.) al V 18 (al denan); IX 19 (al cruol), 20 (al foguairo); in locuzioni temporali: a I 6, II 7 (a la fi(n)); III 10 (a prezen); IV 1 (a penas); (prep.art.) al VI 27; con valore intermedio modale-luogo VI 29; con valore modale: a III 41 (a ma guia); V 13 (a ss’onor), 40; retta dal v. tener: II 23 (tenon a nïen), 43 (teni a nïen); (prep.art.) al IX 13 (al mens), 17; indica il compl. d’agente “da” I 28; VII 27; indica approssimazione: a pauc II 12; introduce un infinito: a III 28 (tanh a far); indica lo scopo: a I 24, 44 (a salvamen) IV 26; in locuzioni avv. indicanti modalità: IV 31 (a rescon), IV 41 (a pales).
|
ab
|
prep. “con”; con valore strumentale-causale “con, per mezzo di, grazie a, per”: ab I 41; VII 13; a IX 44; con valore modale “con”: ab I 34; III 5; IV 3; V 41; VI 12, 38; VII 1; IX 9; ’b IV 28; con valore di luogo “presso” ab III 18; V 49.
|
abastamen
|
avv. “a sazietà” abastamen II 24r.
|
abitar
|
v. “abitare, soggiornare”: inf. abitar III 17r; part. pres. abitans III 16r.
|
acabar
|
v. “portare a compimento, accapezzare, perfezionare”: inf. acabar III 9r.
|
[acclure se]
|
v.rifl. “rannicchiarsi, acquattarsi”: ind. pres. 3ª ps. pl. s’acluzon IV 28.
|
[acordamen]
|
sost.m. “accordo, concordia”; sg.r. acordamens VII 33r.
|
acordar (se)
|
v.intr. “accordarsi, riconciliarsi”: inf. acordar VII 35r.
|
ades
|
avv. di tempo “ora, adesso, subito”: ades II 31; IX 6.
|
adismar
|
v. “valutare”: inf. adismar VII 10r.
|
[aduire]
|
v.tr. “apportare, suscitare”: ind. pres. 3ª ps.sg. adutz IV 23.
|
[adurmir]
|
v. “dormire, essere assopito, inerte”: part.pass. adurmitz VII 29r.
|
[adzemprar]
|
v.intr. “invitare, pregare”: part.pass. adzempratz IX 41*.
|
afaire
|
sost.m. «condizione, situazione”: sg.r. afaire VIII 15r.
|
[affan]
|
sost.m. “affanno, tribolazione”: pl.obl. affans VI 30r (suffertz a.).
|
afortidamens
|
avv. “con vigore, con entusiasmo”: VII 12r, 20r (pus afortidamens).
|
[afortir]
|
v. “incoraggiare”: part.pass. (agg.) afortitz VII 22r; afortida VII 32r.
|
[afrevolir]
|
v.tr. “indebolire”: part. pass. afrevolatz II 34r.
|
[agensar]
|
v.intr. “aggradare, apprezzare”: ind. pres. 3ª ps.sg. agensa II 42r.
|
aglan
|
sost.m. “ghianda”: sg.obl. nell’espressione valer un aglan “non valer nulla” I 35r*.
|
[agradar]
|
v. “piacere, divertire”: cong.impf. 3ª ps.sg. agrades III 2; part.pres. agradans VI 39r.
|
Aimeric
|
sost. m.sg.obl. Aimeric VI 46*.
|
aire
|
sost.m. “stirpe, famiglia” sg.obl. VIII 2r (de bon aire “di buona natura”).
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aissi
|
avv. di modo “così, in questo modo”: aissi III 8, 9, 30, 42; V 6.
|
aisso
|
pron.dim. forma di neutro, “ciò, questo”: aisso I 9, II 9.
|
aital
|
agg.indef. “tale, di quel tipo”: m.sg.obl. aital III 13; f.sg.obl. IX 22; m.sg.r. aitals III 8; f.sg.r. ’ital IX 7; pron.indef. “tale” aitals IX 21.
|
aitan
|
avv. di quantità “tanto”, in correlazione con quant con valore di durata: aitan IV 44.
|
[aiudar]
|
v. “aiutare”: part.pres. aiudans VI 42r; part. pass. aiudatz VII 22.
|
albire
|
sost.m. “parere, opinione”: sg.obl. albire VI 27r (al mieu a.).
|
alegransa
|
sost.f. “gioia, beatitudine”; sg.obl. alegransa VI 33r.
|
alegrier
|
sost.m. “gioia, soddisfazione”: sg.obl. alegrier IV 9.
|
alqun
|
agg.indef. “alcuno, qualche”: m.sg.obl. alqun III 11; f.sg.obl. alquna VII 16.
|
als
|
pron.indef. forma di neutro “altro, altra cosa”: als II 43; VI 26.
|
alunhar (se)
|
v. “allontanarsi, starsene lontano”; inf. alunhar III 14.
|
amar
|
v.tr. “amare”: inf. amar VII 34r; ind. pres. 1ª ps.sg. am VIII 8, 11; “preferisco” mais am IX 12; part. pres. amans VI 31r.
|
ambladureta
|
sost.f. “trotterello”: sg.obl. (bel’)ambladureta IX 45r.
|
amic
|
sost.m. “amico”: sg.obl. amic I 38*; m.pl.r. amic V 41; voc. amicx VI 45.
|
amigua
|
sost.f. “amica”; sg.r. amigua V 48.
|
amistansa
|
sost.f. “amicizia, benevolenza”; sg.obl. amistansa VI 1r.
|
amon
|
avv. “alto, dall’alto”, nella locuzione avv. d’aval e d’amon “in ogni dove” IV 15r.
|
amor
|
sost.f. “amore”; sg.obl. I 1r, 32, 35, 44; VI 31; “affetto, stima” amor IV 11; V 31r (lur fan amor); in locuzione dal valore finale per amor que “affinché” II 15, VII 15.
|
an
|
sost.m. “anno”: sg.obl. an V 43r.
|
anar
|
v.intr. “andare”: (spesso in locuzioni perifrastiche con gerundio indicanti che l’azione è in corso: I 10*, IV 35*, V 7, 16) inf. anar VI 15; VII 13; indic. pres. 1ª ps.sg. vau IV 1; 3ª ps.sg. vai V 16; va V 7; 3ª ps.pl. van V 39, 45r; indic. impf. 3ª ps.sg. anava IV 35; ind.fut. 1ª ps.sg. irai IX 27; 2ª ps.sg. iras II 31; 3ª ps.sg. ira VIII 4; 2ª ps.pl. anaretz IX 43; cong.pres. 3ª ps.sg. an I 10; IV 19r; 2ª ps.pl. anes IX 30; imper. 2ª ps.sg. vai IV 41.
|
anc
|
avv. di tempo “mai, affatto”: anc V 37; VI 28; VIII 10; in locuzioni dal valore condizionale I 25, II 16, 36 (s(i) anc).
|
ans
|
prep. di tempo “prima che, piuttosto di”: ans III 36; VIII 4 (ans de gaire); IX 55.
|
ans
|
cong. avvers. “anzi, all’inverso, al contrario”: ans I 36; II 23; III 44; IV 14; VII 12, 25, 37.
|
anta
|
sost.f. “onta, disonore”: sg.obl. anta VI 8.
|
[aondar]
|
v. “aiutare, andare in soccorso”: cong. pres. 3ª ps.sg. aon IV 32r.
|
[apelar]
|
v. “chiamare, invitare”: cong.pres. 3ª ps.sg. apelh IV 26r.
|
aquelh
|
pron.dim.; “quello”, in combinazione con pron.relat.: m.sg.r. aquelh IV 17, aquel IV 40; m.sg.obl. aquelh VII 42; m.pl.r. aquelhs VI 14, 20, 33 (aquels); m.pl.obl. aquelhs VI 25.
|
aquest
|
agg.dim. “questo”: m.sg.r. aquest II 12, 17; m.sg.obl. I 19; V 28; f.sg.obl. aquesta VII 7; IX 2.
pron.dim. “questo”: m.sg.r. aquest IV 5; m.pl.obl. aquetz IV 33*.
|
ar
|
avv. di tempo “ora, adesso”: ar II 10; VII 17; aras III 34; eras VI 17.
|
[ardre]
|
v.intr. “ardere, bruciare”: part.pres. (agg.) m.sg.obl. arden II 31r; m.pl.r. ardens I 36.
|
arma
|
sost.f. “anima”: sg.obl. arma I 1; II 7; pl.r. armas I 24.
|
armas
|
sost.f. “armi”: pl.obl. armas VII 13.
|
arratge
|
avv. di modo: “disperato, errabondo”, nell’espressione anar arratge V 39r.
|
arso
|
sost.m. “arcione”: sg.obl. IX 38r (sim l’arso).
|
atressi
|
avv. di modo “inoltre”: atressi I 3, 10.
|
auchol
|
sost.m. “papero, maschio dell’oca”: sg.obl. auchol IX 33r* (trop pus pec ... que’n auchol).
|
[aunir]
|
v. “disonorare”: part.pass. aunitz VII 6r.
|
aussor
|
agg. compar. “più alto”: m.sg.obl. (pus) aussor V 22r*.
|
autre
|
pron. indef. “altro” m.sg.r. autre VI 22, 23; m.pl.r. autres VI 28 (vos autres), 34; altres VI 35 (nos altres); m.pl.obl. VI 8 (nos autres), 30.
|
auzelh
|
sost.m. “uccello”: sg.r. auzelh IV 28r.
|
[auzir]
|
v. tr. “udire, sentire”: ind.pres. 1ª ps.sg. aug I 28; IV 5, 16; VIII 3, 11; 3ª ps.sg. au III 16; ind.fut. 3ª ps.sg. auzira II 27; part.pass. auzitz VII 30r.
|
aval
|
avv. «a valle, a basso, giù”, nella locuzione avv. d’aval e d’amon “dal basso e dall’alto, da ogni dove” : IV 15.
|
aver
|
v.tr. “avere”: inf. aver I 43; III 19, 21; V 15, 33; VI 1; IX 23; ind.pres. 1ª ps.sg. ai 3, 5; III 7 (secondo termine del futuro scomposto far n’ai), 41; IV 8, 9; IX 10, 36 (secondo termine del futuro scomposto far m’ai); 3ª ps.sg. a II 1; IV 19, 43; V 23, 43, 47; VI 41; VII 7, 14; VIII 7, 9; IX 7; 1ª ps.pl. avem I 18; 2ª ps.pl. avetz IV 2; VI 32; VII 42; IX 18, 56; 3ª ps.pl. an II 21; VI 18; impf. 3ª ps.sg. avia V 15, 35r; pf. 3ª ps.sg. ac I 42; ind.fut. 1ª ps.sg. aurai IX 13; 2ª ps.sg. auras II 32; 3ª ps.sg. aura I 20; IX 49; 3ª ps.pl. auran I 30, 32; VI 30, 33, 34; IX 54; cong.pres. 3ª ps.sg. aja I 22; II 14, 15; III 20, 35; 2ª ps.pl. ajatz II 36r, 40; 3ª ps.pl. ajon II 24; impf. 1ª ps.sg. agues VI 21r, 23.
|
aver
|
inf.sost. “avere, ricchezza”: aver m.sg.obl. II 24.
|
avol
|
agg. “disonesto, malvagio”: avol m.sg.obl. III 25; m.sg.r. avol III 27, 32.
|
[azaut]
|
agg. “adatto, acconcio, conveniente”: m.pl.obl. azautz III 4.
|
B
Balar
|
v. intr. “ballare”: inf. balar IX 18.
|
barnatge
|
sost.m. “nobiltà, sfarzo tipico della nobiltà”: sg.obl. barnatge V 12r* (on menava·l gran barnatge).
|
baro
|
sost.m. “barone”: sg.obl. baro V 27 (baro San Johan).
|
barreta
|
sost.f. “barretta, piccola barra”; sg.obl. barreta IX 47r, 49r.
|
bastimen
|
sost.m. “dimora”: sg.obl. bastimen I 22r.
|
[batre]
|
v.tr. “battere”; part.pass. batutz VI 10.
|
belh
|
agg. “bello”; m.sg.obl. bel I 15; IX 20; belh I 22, 34; f.sg.obl. bel(a) IX 45; m.sg.r. (voc.) bel II 33 (b. Senher); belh VIII 1 (b. Senher); m.pl.obl. belhs III 4 (b. digz); nella locuzione avv. m’es bon e belh “mi è gradito, mi piace” IV 4r.
|
be(n)
|
avv. di modo “bene”; ben III 3 (ben ni gen); VII 10; be VIII 3; spesso solo rafforzativo dell’affermazione: be I 37; II 10; VI 7, 13; <be> IX 10; ben I 33; VI 26.
|
[benanan]
|
agg. “in buono stato di salute”: benanans VI 22r.
|
Bernatz
|
sost.m.voc. Bernatz VIII 17.
|
beure
|
v.tr. “ingurgitare, inalare, aspirare”: inf. beure IX 40*.
|
bevolensa
|
sost.f. “benevolenza, disposizione favorevole”: sg.obl. bevolensa II 5r*, 41r.
|
blasmar
|
v. “biasimare, riprovare”: inf. blasmar III 25r; ind. pres. 3ª ps.sg. blasma III 29.
|
boban
|
sost.m. “fasto, ostentazione”: sg.obl. V 34r*, nell’espressione metre en boban “mettere a disposizione”.
|
bocca
|
sost.f. “bocca”; sg.obl. bocca IX 40.
|
bodoisso
|
sost.m. “zipolo, zaffo”; sg.obl. bodoisso IX 28r*.
|
bon
|
agg. “buono, onesto”; m.sg.obl. bon I 30; VIII 13; bo V 4; “giusto, adeguato” bo IX 26r; m.sg.r. bo III 14; bon VIII 16; bos VII 33; m.pl.obl. bos I 40; IV 44; V 17; VI 38.
In espressioni particolari: de b. amor I 1; de bon cor I 2; de tot bon talan I 2; de b. coratge I 13; b. e ferm coratge I 43; ab b. talan IV 3; bon e belh IV 4; de bon aire VIII 2; usato in forma neutra nell’espressione saber bo “piacere, ritenere giusto”: IX 16r (si·eus sap bo).
|
borda
|
sost.f. “fattoria, casa colonica”; sg.obl. borda IV 13*.
|
borzes
|
sost.m. “borghese”: pl.obl. borzes IV 29r; sg.obl. borzes V 37*.
|
boto
|
sost.m. “bottone”: sg.obl. nell’espressione prezar un boto “stimare di nessun valore” IX 34r*.
|
braguier
|
sost.m. “inforcatura delle brache”; sg.r. braguier IX 14*.
|
[breujar]
|
v.tr. “abbreviare, accorciare”: ind.fut. 1ª ps.sg. breujarai IX 48.
|
breumen
|
avv. “in breve tempo, rapidamente”; breumen VIII 17r; “senza esitazione” breumens VII 17r.
|
C
C’
|
cfr. que.
|
caitivatge
|
sost.m. “sofferenza, tribolazione”: sg.obl. caitivatge I 31r*.
|
[caler]
|
v.intr. con dativo indicante il sogg. logico, “interessare, importare”: 3ª ps.sg. cal IX 32 (no·us cal).
|
[calfar (se)]
|
v.intr. “scaldarsi”: ind .pres. 3ª ps.sg. calfa IX 19* (que·s calfa al cruol).
|
callar
|
v. “tacere”: inf. callar III 36r; ind.pf. 1ª ps.sg. calliei III 33.
|
cami
|
sost.m. “strada, cammino”; sg.obl. cami IV 41.
|
cap
|
sost.m. “capo, testa”: sg.obl. cap IX 3.
|
capdelh
|
sost.m. “sostegno”, nell’espressione tener en capdelh “reggere, governare”: IV 20r (qu·el mon ten en c.).
|
captenemen
|
sost.m. “comportamento, condotta”: captenemen I 30r.
|
car
|
cfr. quar.
|
car
|
agg. “caro, prezioso”: m.sg.obl. car I 41; m.sg.r. Car (Cors Car, senhal) IX 29; f.sg.obl. car(a) I 41.
|
[caritat]
|
sost.f. “carità, amore cristiano”; sg.f. Caritatz IV 23.
|
carnatge
|
sost.m. “carne, ciò che è terreno”: sg.obl. carnatge I 23r*.
|
carreta
|
sost.f. “carretta, veicolo da traino a due ruote”: sg.obl. carreta IX 31r, 37r, 53r.
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carrïato
|
sost.m. “figura dalla grossa mole, grosso tino”: sg.obl. carrïato IX 44r*.
|
carrïol
|
sost.m. “barroccino, piccolo carro”: sg.obl. carrïol IX 43r*.
|
cascus
|
cfr. quascus.
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castelh
|
sost.m. “castello”: sg.obl. castelh IV 12r.
|
[cavalgar]
|
v. “cavalcare”: cong.pres. 2ª ps.pl. cavalgues, IX 16*.
|
cavalh
|
sost.m. “cavallo”: sg.obl. cavalh IX 38.
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[cazer]
|
v.intr. “cadere”: ind.pres. 2ª ps pl. cazetz IX 53.
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cen
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agg. num. card. “cento”, usato avv. nell’espressione cen tans III 21 (mais valria c. tans); cens IV 14 (.v. cens).
|
[chantar]
|
v.tr. “cantare, recitare”: ger. en chantan IV 39; en chantans VI 46r.
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clar
|
agg. “chiaro, luminoso”: m.sg.obl. clar IX 20 (foc bel clar).
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clarmontes
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sost.m. “clermontese, moneta di Clermont”: sg.obl. IV 13r* (ni·l quart d’un c.)
|
clercia
|
sost.f. “clero”: sg.r. clercia VII 18.
|
cobla
|
sost.f. “cobla, strofa”: sg.obl. II 3r (primeira c.), 27r (mala cobla); “cobbola, componimento” sg.r. II 11r (no mi val c.); sg.obl. cobla IX 8; pl.obl. coblas IV 6; “canzone di scherno” sg.obl. II 19r* (far sa c.); “preghiera, invocazione” II 35r (entendatz esta c.).
|
cofessor
|
sost.m. “confessore”: sg.obl. cofessor I 28r*.
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[colre]
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v.intr. “onorare, venerare”: ind.pres. 3ª ps.sg. col IX 11r, nell’esclamaz. per la festa c’om col!.
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com
|
cfr. cum.
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[coman]
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sost.m. “comando, volere”: pl.obl. comans III 24r.
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[comandar (se)]
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v.tr. “affidare (-rsi)”: ind.pres. 1ª ps.sg. coman I 3r*.
|
[comensar]
|
v.tr. “cominciare, dare inizio a”: ind.pres. 3ª ps.sg. comensa II 37r.
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cominalmens
|
avv. “comunemente, di solito” cominalmens VII 25r; “tutti
insieme” VI 38.
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companhia
|
sost.f. “compagnia”: sg.obl. companhia V 26r.
|
companho
|
sost.m. “amici, compagni”: pl.r. companho IX 54r.
|
[complir]
|
v.tr. “compiere, portare a perfezione”; part.pass. complida VI 1.
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comtar
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v.tr. “raccontare, dire”: inf. comtar VIII 3.
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conoissensa
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sost.f. sg.obl. “conoscenza, sapere acquisito” ed anche “memoria” II 21r* (de re c.).
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[conquerer]
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v. “conquistare”: part.pass. conques VI 32r, 48r; conquerida VII 39r.
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contra
|
prep. “contro, verso”, indica opposizione: contra I 8; contr’(a) VII 6, 35.
|
cor
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“cuore” spesso “animo”: sg.obl. cor VIII 12; in espressioni particolari: de bon c. I 2, 9; cor volon IV 23, 43; de cor “coraggiosamente” VII 5; VIII 8, 11 (ses c. vaire).
|
coratge
|
sost.m. “cuore, animo”: sg.obl. de bon c. I 13r*, bon e ferm c. I 43r; V 3r.
|
corren
|
(v.ger.) avv. di modo “rapidamente, di corsa”: corren VIII 14r.
|
corrompemen
|
sost.m. “corruzione”: sg.r. corrompemen I 42r.
|
cors
|
sost.m. “corpo”: pl.r. cors V 45* (cors sans); nel senhal Cors Car, IX 29*.
|
cortes
|
sost.m. “cortese, chi pratica cortezia”: sg.r. cortes III 30.
|
cortezia
|
sost.f. “cortesia”: sg.obl. cortezia III 30r; V 24r.
|
cosselh
|
sost.m. “consiglio, rimedio”: sg.obl. cosselh IX 31.
|
cossire
|
sost.m. “angoscia, affanno”: sg.obl. cossire VI 34r.
|
[costar]
|
v.tr. “costare”: ind.pres. 3ª ps.sg. costa IV 14.
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[covidar]
|
v.intr. “convincere, indurre”: ind.pres. 3ª ps.sg. covida VII 24r.
|
[creire]
|
v.tr.-intr. “credere”: ind.pres. 1ª ps.sg. cre IV 36; VII 37; IX 22; crei V 44*.
|
[creisser]
|
v.intr. “crescere, aumentare”: ind.fut. 3ª ps.sg. creissera IX 51.
|
cremor
|
sost.f. “incendio, arsura”: r. cremor IV 37 (lai on la cremor es del foc d’ifern).
|
crida
|
sost.f. “invito pressante”: sg.r. crida VII 31r.
|
Crist
|
sost.m. “Cristo”: r. II 13, 41 (voc.); Cristz V 42; obl. II 28 (per Jhezu Crist!); VII 5; VI 2, 36.
|
cristiantat
|
sost.f. “cristianità”: sg.obl. Cristiantat VII 2.
|
[cristia]
|
sost.m. “cristiano”: pl.r. Cristïas VII 34; pl.obl. Cristïas VII 39.
|
croi
|
agg. “vile, spregevole”: sg.obl. croi III 26*.
|
crotz
|
sost.f. “croce”: sg.obl. crotz VI 5, 11; VII 26.
|
crozar se
|
v. “prendere la croce, farsi crociato”: cong.impf. 3ª ps.sg. crozes VII 17, 20, 32.
|
crozar
|
inf.sost. “crociata”: crozar VII 30.
|
cruol
|
sost.m. “lucignolo, lume, lucerna”: sg.obl. cruol IX 19r*.
|
[cubert]
|
agg. “coperto”: f.sg.obl. cuberta IX 37 (c. carreta).
|
cui
|
cfr. que.
|
cul
|
sost.m. “deretano”: sg.r. cul IX 39.
|
culveta
|
sost.f. “brachetta”: sg.obl. culveta IX 5r* (que portes sobre·l nas la c.).
|
cum
|
avv. “come, nel modo in cui”, in unione con avv.: aissi cum III 9, 42; quon III 30 (aissi q.); quo III 8* (aissi q.); VIII 15; introduce un’interrogativa indir. co IX 42r.
|
D
Dampnatge
|
sost.m. “danno, perdita”: sg.obl. dampnatge I 39r; V 1r.
|
dan
|
sost.m. “danno”: sg.r. dans III 15r, 43r; sg.obl. dan V 9r; VII 44; dans VII 15.
|
dansa
|
sost.f. “componimento, dansa”: sg.r. II 11.
|
[dar]
|
v.tr. “dare, concedere”: ind.pres. con valore esortativo, 2ª ps.pl. datz II 42; impf. 3ª ps.sg. dava V 32; pf. 1ª ps.sg. diei VIII 14; cond.I 3ª ps.sg. daria III 13r; part.pass. f.sg. dada II 1; “colpire, urtare”: ind.fut. 2ª ps.pl. daretz IX 50 (tal d. del mento).
|
de
|
prep. con valore di specificazione: de II 38; IV 11, 20, 34; V 30, 43; VI 46; VII 41; d’ I 19; II 31; III 22, 24; IV 13, 38; V 28; VI 25; IX 2; del (prep. art.) IV 7, 38, 44; VI 21; VII 3; IX 17, 25; espressione di appartenenza: de V 30 (de son linhatge); V 37 (de paratge); con valore modale de I 1, 2 (2) (de bon cor e de tot bon talan), 9, 13 (de bon coratge); VIII 2 (de bon aire), 3 (de be), 8 (de cor); VII 5; IX 30 (de rando), 45 (de bel’ambladureta), 48 (de faisso); indicante opposizione, in particolare retta dal v. gardar I 4 (2), 6; II 6, 7; VII 44 (2);
IX 1; con valore partitivo de I 11, 17, 33; d’ II 24; IV 33; IX 52 (per pauc d’ochaizo); d’ VI 17, 20; dels VIII 10; indicante mezzo o strumento VI 12; IX 50; indicante argomento “riguardo a”: II 19 (de Dieu), 21 (de re); III 10, 40; IV 5; V 36; VI 7, 8, 29; VII 24; del VI 14, 19; VII 30; d’ I 9; II 2, 9, 14; IV 37; prep. indicante moto da luogo (provenienza, allontanamento, separazione) “da”: de V 26; VIII 10; IX 40, 53; d’ III 13; IV 15 (d’aval e d’amon); VII 7; del VII 6, 31; IX 3, 4; indicante l’agente: de II 32; d’ III 19 (d’el aver jauzimen), 28 (d’elh se tanh); VI 2; in espressioni con valore di tempo IV 30 (de mes en mes); VIII 4 (ans de gaire); introducente una completiva infinitiva: de IV 44.
|
[dechat]
|
sost.m. “verso, detto”: pl.obl. dechatz II 20r*.
|
dechazensa
|
sost.f. “rovina”: sg.r. II 30r* (vengutz en d.).
|
dedins
|
prep. “dentro”: dedins I 15.
|
[defendre (se)]
|
v. “resistere, difendersi”: part.pres. m.pl.r. defendens VII 36r.
|
[demandar]
|
v.tr. “domandare (per ottenere), chiedere”: ind.pres. 3ª ps.sg. demanda IX 35; 2ª ps.pl. demandetz VI 28 (d. venjansa); cong. pres. 3ª ps.sg. deman IV 1r; part. pres. demandans VI 7r.
|
[demembrar]
|
v. “dimenticare”: ger. demembran I 10r*.
|
denan
|
prep. di luogo “davanti”: denan I 27r; IV 11r (m’en venon denan “si presentano, vengono in mia presenza”); V 18r (al denan).
|
[denhar se]
|
v.tr. “volere, degnarsi di, accordare”: cong.impf. 3ª ps.pl.
denhessonVII 34.
|
[denier]
|
sost.m. “denaro”: pl.obl. deniers VII 27.
|
deport
|
sost.m. “divertimento, svago”: sg.obl. deport IX 26.
|
desavinen
|
agg. “sconveniente”: sg.obl. desavinen III 26r.
|
descaus
|
agg. “scalzo”: pl.r. descaus VI 16.
|
deshonransa
|
sost.f. “disonore, onta”: sg.obl. deshonransa VI 4r*.
|
[desponre]
|
v.tr. “rivelare recitando”: ind.pres. 3ª ps.sg. despon IV 39r.
|
[dever]
|
v.tr. “dovere”: ind.pres. 1ª ps.sg. deg II 10, 44; VIII 9; 3ª ps.sg. deu III 17, 25, 28, 30, 31, 32; VII 11; 1ª ps.pl. devem I 43; VII 12; 2ª ps.pl. devetz IX 8; cond.I 3ª ps.sg. deuria III 14r, 37r; V 14r; deuri(a) III 39; 1ª ps.pl. deuram I 23*, 33; VI 15; cond.II 1ª ps.sg. degra III 33; 3ª ps.sg. degra VII 18, 31; 3ª ps.pl. degron VII 28*.
|
dezire
|
sost.m. “desiderio”: sg.obl. dezire VI 18r.
|
[deziron]
|
agg. “desideroso”: m.sg.r. deziros IX 24.
|
dia
|
sost.m. “giorno”: sg.obl. dia V 6r.
|
Dieu
|
sost.m. “Dio”: obl. Dieu I 1; II 19, 26; IV 20; VII 41; Dieus II 9; IX 23r; Dieus I 29; II 1, 29, 33; V 5; VI 9, 26, 41; VII 7; VIII 1; Dieu V 21, IX 1.
|
dig
|
sost.m. “detto, frase”: sg.obl. dig IX 34; pl.obl. digz III 4.
|
dins
|
prep. “dentro”: dins IV 27 (d. lai on).
|
dir
|
v.tr. “dire”: inf. dir I 28; IV 5 (aug dir); VIII 11 (aug dir), 19 (dir e faire); dire VI 26r; ind. pres. 1ª ps.sg. dic III 35; 3ª ps.sg. ditz III 37; VIII 6; dis IV 17; pf. 3ª ps.sg. dis VIII 15; ind.fut. 1ª ps.sg. dirai VII 25; IX 7; 3ª ps.sg. dira II 29; VI 22, 23, 31; 3ª ps.pl. diran VI 20; cong. pres. 2ª ps.pl. digatz VI 45, 47; VIII 18; dïatz IX 6, 42; cong. impf. 3ª ps.sg. disses III 40.
|
dobla
|
agg. “doppia” f.sg.obl. II 1r (febre tersana d.); “falsa, sleale, simulata” f.sg.obl. II 9r (senes voluntat d.).
|
doblar
|
“crescere, moltiplicare, imprecare”: ind. pres. 3ª ps.sg. dobla II 17r, 25r; se doblar “incepparsi” II 33r* (ma lengua·s d.).
|
dol
|
sost.m. “male, dolore”: sg.obl. VI 34; IX 1r (si Dieu vos gart de dol).
|
dolor
|
sost.f. “dolore”: sg.obl. dolor I 4r; V 2r, 14; VI 12.
|
don
|
avv. di luogo “donde, da dove”, IV 8r; con valore di pron. relativo “per cui, per la qual cosa”: don II 35; III 3 (don m’es greu); IV 25 (don m’es pezan); V 9, 24; VI 19, 43; VII 9; VIII 11.
|
[don]
|
sost.m. “dono”: sg.r. dos IV 22.
|
donar
|
v.tr. “donare, concedere”: inf. donar III 12r*; IV 21; V 36; VII 19r; ind. pres. 1ª ps.sg. done I 1*; 3ª ps.sg. dona IV 19; 2ª ps.pl. donatz VII 43 (esort.); 3ª ps.sg. donan IV 18; cong. pres. 3ª ps.sg. do II 5; VI 43; don IV 8; don<e> V 21, done V 27.
|
doncx
|
cong. conclus. “dunque”: doncx I 17, 33, 37; II 40; III 17; VI 35, 40; VIII 7; IX 43.
|
doussor
|
sost.f. “dolcezza”: sg.obl. doussor I 33r*.
|
drech
|
agg. “diritto, giusto”: m.sg.obl. drech IV 41* (d. cami a pales).
|
[duptar]
|
v.tr. “essere incerto, aver dubbi”: part.pres. duptans III 40r; VI 14r, 47r.
|
duptansa
|
sost.f. “dubbio, timore, esitazione”: sg.obl. VI 20r (ses d.).
|
E
E
|
cong. copulativa; “e”: e I 2 (2), 3, 4, 5, 6, 15, 31, 38, 39, 43; II 5, 6, 15, 20 (2), 26, 37, 38; III 2, 15, 18, 22, 24, 44; IV 4, 6, 8, 11, 15, 20, 24, 29 (2); V 2, 8, 31, 32, 49; VI 7, 10, 34, 40, 42; VII 7, 15 (2), 19, 35, 44 (2); VIII 3, 16, 19; IX 16, 20; (davanti a vocale) et I 40; II 7; III 44; IV 9, 43; V 40, 41; VII 1, 22, 29;
cong. correlativa “e...e...”: e(t) IV 29; VII 22; VIII 12/13;
cong. utilizzata come elemento di ripresa per stabilire un’identità: “e anche, e così pure”: e I 7, 13, 37 (e doncx), 42; II 21; III 34; IV 5, 29, 38; VI 2, 3, 4, 8, 12, 20, 43, 44 (2), 47; VII 38; IX 5, 32, 39, 46, 48, 52, 55; et I 10, III 31; VI 39; VII 21; IX 28;
cong. con valore avversativo: “ma, tuttavia, ciononostante” e I 29; III 13, 42; IV 7, 15, 27; VI 18; VII 7, 11; IX 22, 24; et II 25; VI 30; IX 15, 27; con sfumatura concessiva III 7;
ad inizio di frase introduce la principale: e I 13; II 3, 44; IV 9; V 42; VII 18, 28, 31; IX 29; et II 25; IV 3, 36.
|
e
|
cfr. en.
|
[efan]
|
sost.m. “infante, figlio”: pl.obl. efans VI 23r.
|
el
|
cfr. en.
|
elh
|
pron. pers. 3ª ps.sg. “egli”: m.sg.r. el I 14, 38; V 17; VI 8; elh III 20; V 32, 34, 44; VI 5, 6, 37; VII 14; ilh VI 48; m.pl.r. “essi”: elhs VII 27; ilh VII 38; m.sg.obl.ogg. “lo”: lo VII 44; procl. l’ IV 23; V 43; VIII 8, 11; encl. ·l I 13; III 3, 16 (2); V 42, 49; VI 2, 13; VII 7; VIII 4; m.obl.dat. “gli, a lui”: li I 3; II 4, 29; III 38; VI 39, 42, 44, 47; VIII 14, 18; procl. l’ VII 8; encl. ·lh I 7; VI 42, 43, 44; ·l II 3; III 36; V 18, 36, 48; m.sg.obl. retto da prep.: lui I 26; elh I 31; II 2, el II 14; III 19; elh III 28; pl.: elhs IV 37.
f. sg. r. “ella, lei” elha V 48; f.sg.obl.ogg.; “lei, la”: la II 40; V 5; VII 27; IX 23; f.obl.dat. li IV 24; f.sg.obl. retto da prep.: lieis I 42; leis IX 37; ela IX 30.
pron.pers.; “si, sé”: m. procl. s’ III 5 (pleon.); conferisce valore impersonale: se III 28; encl. ·s III 20.
pron.rifl.; “si, sé”: se II 23; VI 19; VII 17, 20, 34, 38; procl. s’ III 14, 38; IV 28; encl. ·s II 33; IV 30; VII 31, 32, 35; IX 19, <·s> IX 13, 50.
|
emperairitz
|
sost.f. “imperatrice”: sg.r. (voc.) emperairitz VII 41r.
|
en
|
prep. con valore di luogo (stato), anche figurato “in”: en I 12, 18, 36, 41, 42; II 3, 8, 37; V 19 (sus en); VI 11; 44; VII 16; IX 7, 31, 37, 38, 43, 46; e V 3; ne IX 28; n’ VII 29; con valore di luogo (moto) en IV 1; el (prep.art.) II 31; IX 47; prep. con valore modale en II 18, 30; IV 20 (ten en capdelh); IV 39 (en chantan); V 34 (en boban); VI 46; IX 16 (en travers), 32 (idem); e II 18; prep. indicante un mutamento con il v. tornar: III 20 (en re quez elh aja tornar); con valore temporale en IV 30 (de mes en mes).
|
en
|
part.pron.-avv. “ne, in nome suo”: <en> I 31; “ne, riguardo a ciò, da ciò”: en III 6, 9, 34, 38; IV 8, 10, 27, 40; V 7; IX 6, <en> 10; n’ II 27; III 7; IV 8, 9, 16; V 15; VI 48; VIII 3; IX 10; ·n II 35; V 39; VI 10 (2), 18, 22, 23; VII 20, 24; IX 24 (2), 51; “ne, da quel luogo” III 14; IV 11.
|
En
|
part. nobiliare “Don, Signor”: sg.obl. En IV 16, 42; V 25; Na “signora” IX 29 (Na Cors Car); N’ VI 46.
|
enaissi
|
avv. di modo “esattamente così, in questo modo”: enaissi VI 39; VII 21.
|
enans
|
avv. di tempo “prima di”: enans III 39r*; con funzione d’avv. indicante alternativa “piuttosto, addirittura” enans VI 15r*.
|
enans
|
sost.m. “progresso, miglioramento”: sg.r. enans III 44r.
|
[enansar]
|
v.tr. “innalzare, far migliorare”: ind.pres. 3ª ps.sg. enansa VI 36r.
|
[enantire]
|
v. “glorificare”: inf. enantire VI 3r.
|
encontra
|
prep. (indicante opposizione) “verso di, contro”: encontra II 26.
|
[endurmir]
|
v.intr. “dormire, essere assopiti”: part.pass. endurmida VII 23.
|
enqueras
|
avv. di tempo “ancora, di nuovo”: enqueras I 27.
|
[entendre]
|
v.tr. “capire”: pres.indic. 3ª ps.sg. enten II 34; “ascoltare, sentire”: pres. cong. 2ª ps.pl. entendatz II 35.
|
escas
|
agg. “avaro, tirchio”: m.sg.obl. escas III 18 (e. e tenen).
|
[esclatar]
|
v.intr. “scoppiare”: ind.fut. 3ª ps.sg. esclatara IX 56.
|
escondire se
|
v.rifl. “scusarsi, discolparsi, sottrarsi a un impegno”: inf.
escondireVI 19r.
|
[esconfire]
|
v.tr. “sconfiggere, annientare”: part.pass. escofitz VII 37r.
|
escuzansa
|
sost.f. “scusa”: sg.r. escuzansa VI 25r.
|
[espassar (se)]
|
v.intr. “sollazzarsi; passeggiare con diletto”: 3a ps.sg. espas·s IX 13* (c’al mens aurai pider qu’e<s>pas<·s> ses meta).
|
[esperar]
|
v.tr. “sperare, augurarsi”: ind. pres. 1ª ps.sg. esper IX 40*; part. pres. esperans VI 43r.
|
espero
|
sost.m. “sperone”: sg.r. espero IX 32r.
|
[esquern]
|
sost.m. “motteggio”: pl.obl. esquerns II 20.
|
esser
|
v. “essere”: inf. esser I 34; III 39; IX 12; ind. pres. 1ª ps.sg. sui II 10, 34; VI 22, 43; so IX 24r, 46r; soi IX 36; 2ª ps.sg. iest II 30; 3ª ps.sg. es II 12, 13, 25, 43; III 3, 5, 8, 15, 16; IV 4, 5r, 21r, 22r, 25, 36, 37r, 38r, 42r; V 5; VI 36, 40r, 41r; VII 3, 9; VIII 10; IX 29; ’s VII 30; 1ª ps.pl. em VII 9; 2ª ps.pl. etz II 38; es IX 21, 32, 41; 3ª ps.pl. so V 20; VI 13, 14; VII 38; son VI 17; impf. 3ª ps.sg. era VII 3, 5, 42; pf. 3ª ps.sg. fo VI 5, 12; fon VI 6*, 10, 37; ind.fut. 3ª ps.sg. er II 28; III 7, 43, 44; VI 48; VII 8; ert II 44*; sera IV 37; VI 25; 1ª ps.pl. serem VI 39; 2ª ps.pl. seretz IX 38; cong. pres. 3ª ps.sg. sïa I 26; II 2; V 44r, 48r; VI 7, 42, 47; IX 49; 2ª ps.pl. siatz V 18; VI 29; IX 3; cong. impf. 3ª ps.sg. fos VII 33; 3ª ps.pl. fosso VII 37 (con valore condiz.); cond. I 3ª ps.sg. seria III 23; 1ª ps.pl. serïam I 36; cond. II 3ª ps.sg. fora VII 17, 39; 3ª ps.pl. foran VII 21; foro VII 36.
|
est
|
agg.dim. “questo”: m.sg.obl. est I 12, 18; III 41; f.sg.r. esta VII 8; f.sg.obl. esta II 35.
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estamen
|
sost.m. “situazione”: sg.r. estamen VIII 16r.
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estar
|
v.intr. “stare, rimanere, vivere”: inf. estar VII 2r; ind. pres. 3ª ps.sg. esta VII 23; estai IX 14; 3ª ps.pl. estan I 11r; IV 27r; VII 29; ger. estan I 40.
|
estatge
|
sost.m. “residenza, dimora”: sg.obl. estatge I 21r; V 10r.
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estiers
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avv. di modo “altrimenti, in altro modo, in altra occasione”: estiers IV 12; VI 16.
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estraire
|
v.tr. “sottrarre, strappar via”: nella locuzione avv. ses estraire “senza riserve, senza sforzo” VIII 7r.
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estranh
|
agg. “straordinario”: sg.r. estranh IV 36 (e. mazelh).
|
estreups
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sost.f. “staffe”: pl.obl. estreups IX 48.
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F
Faisso(n)
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sost.f. “forma, figura, fattezza”: sg.obl. faisso IX 22r, 25; nella locuz. avv. de faisso “di conseguenza” IX 48r.
|
[fait]
|
sost.m. “azione, impresa, atto”: sg.obl. fach III 26 (fa lunh f.); obl.pl. faitz I 40; III 31 (far ricx f.), 32 (far vils f.); V 17; fatz IV 44.
|
falhensa
|
sost.f. “errore, sbaglio, mancanza”: sg.obl. II 6r; fallensa II 29r (ses f.).
|
falhida
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sost.f. “perdita”: sg.obl. fallida VII 15r; “sconfitta” falhida VII 44r.
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fallimen
|
sost.m. “mancanza, manchevolezza, colpa”: sg.obl. fallimen I 14r*; II 16r; falhimen III 27r.
|
[falhir]
|
v.intr. “venire a mancare, sbagliare, peccare”: ind. pres. 3ª ps.sg. falhis III 29; ind. pf. falhi II 36.
|
falhizo
|
sost.f. “errore, sbaglio”: sg. obl., nella locuzione avv. ses falhizo “senza fallo” IX 6r.
|
fals
|
agg. “falso, ingannevole”: m.sg.r. fals IV 18 (fals mezelh); “traditore”: m.pl.obl. fals VII 6* (fals Turcx); pl.r. fals VI 13.
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falveta
|
sost.f. “bugiardaggine, fandonia, frottola, (attitudine alla)”: sg.r. falveta IX 7r*.
|
far
|
v.tr. “fare (rendere, compiere, eseguire)”: inf. far I 39; II 6 (f. falhensa), 10, 19, 44; III 1r, 3, 7, 28r, 30, 31, 32; IV 6, 44; VI 35; VII 26; IX 8; faire VIII 19r; ind. pres. 3ª ps.sg. fa I 37; II 13 (f. suffrensa), 22 (f. temensa), 27; III 26, 28; IV 28; fai III 27; IV 24; IX 19; 2ª ps.pl. faitz IX 44; 3ª ps.pl. fan IV 10, 17r, 33; V 8, 31; VI 17, 26; VII 25, 27; impf. 3ª ps.sg. fazia V 17r; pf. 1ª ps.sg. II 16 fi (f. fallimen); 1ª ps.pl. fezem I 25; fut. 1ª ps.sg. farai IX 28, 36 (far m’ai); cong. pres. 3ª ps.sg. fassa I 7*; fass(a) III 43; cond.I 1ª ps.sg. faria III 6r; 3ª ps.sg. faria III 24; ger. fazen I 40; part.pass. fach I 22, III 41; fag I 5, 30; IV 2; VI 41; faitz IV 37.
|
fe
|
sost.f. “fede, fiducia”: sg.obl. VIII 9 (fe que deg a mon paire).
|
febre
|
sost.f. “febbre”: sg.obl. II 1 (f. tersana dobla).
|
feisseneta
|
sost.f. “figura tonda e goffa, forma di cacio”: sg.obl. feisseneta IX 15*.
|
Felips
|
sost.m. sg.obl. Felips VII 43.
|
fendedureta
|
sost.f. “piccola fenditura, fessuretta”: sg.r. fendedureta IX 51r.
|
[fendre]
|
v.tr. “spaccare, tagliare per il lungo, crepare”: part.pass. fendut IX 46; fendutz IX 4, 12; intr.pron. ind.fut. 2ª ps.pl. fendratz IX 52.
|
ferm
|
agg. “saldo”: obl.sg. ferm I 43; IV 43.
|
festa
|
sost.f. “festa, solennità”: sg.obl. festa IX 11 (per la festa c’om col).
|
feunia
|
sost.f. “senso di mancanza, tristezza”: sg.obl. feunia V 41r*.
|
filhol
|
sost.m. “corteo battesimale”: sg.obl. filhol IX 41r.
|
fin
|
sost.f. “fine, conclusione”: sg.obl. fin I 6; fi II 7.
|
fin
|
agg. “fino, perfetto”: sg.obl. fin IV 43; VIII 9 (f. pretz).
|
[flac]
|
agg. “fiacco, inerte”: pl.r. flacx VII 29.
|
flaütol
|
sost.m. “flauto”: sg.obl. IX 17r (al son del flaütol).
|
foc
|
sost.m. “fuoco”: sg.obl. foc IV 38 (del f. d’ifern); IX 20 (foc bel clar); fuec II 31.
|
foguairo
|
sost.m. “focolare”: sg.obl. foguairo IX 20r.
|
[foldat]
|
sost.f. “follia, empietà”: pl.obl. foldatz II 18r*.
|
[folh]
|
agg. “folle”: sg.r. folhs II 25.
|
folhatge
|
sost.m. “follia”: sg.obl. folhatge I 5r*.
|
folhia
|
sost.f. “follia”: sg.obl. folhia III 29r; folia V 8r.
|
folhor
|
sost.f. “follia, comportamento imprudente e irriflessivo”: sg.obl. folhor I 25r*.
|
fort
|
avv. “fortemente”: fort II 10, 33 (ta(n) fort).
|
[fort]
|
agg. “forte, resistente”: f.sg.r. fortz IX 49.
|
fraire
|
sost.m. “fratello, amico fraterno”: sg.obl. frair(e) IV 16, 43; VIII 1r.
|
franc
|
agg. “giusto, nobile”: sg.r. francx IV 22; (voc.) francx II 40; sg.obl. franc VIII 2.
|
[Franc]
|
sost.m. “(il popolo) Franco”: pl.r. los Francx VII 21.
|
[frug]
|
sost.m. “frutto”: sg.r. frugz II 38.
|
Fulcran
|
sost.m.obl. Sanh Fulcran V 49r.
|
G
Gaire
|
avv. “guari”: VIII 4r (ans de gaire “quanto prima”).
|
galïador
|
agg. “ingannatore”: sg.obl. galïador I 12r*.
|
ganren
|
avv. di quantità “molti”: ganren VI 20.
|
[garar]
|
v.tr. “guardare, proteggere, preservare”: cong.pres. 3ª ps.sg. gar I 4. Cfr. gardar.
|
[gardar]
|
v.tr. “difendere, proteggere, garantire”, costruito con la prep. de indicante ciò da cui si vuole essere protetti: cong.pres. 3ª ps.sg. gar I 4; gart IX 1; garde I 6; II 6; IX 24; 2ª ps.pl. gardatz VII 44. Cfr. anche garar.
|
[garnir]
|
v. “equipaggiare”: part.pass. garnitz VII 13r (gent g.).
|
gazanhatge
|
sost.m. “guadagno, profitto”: sg.obl. gazanhatge I 37r.
|
[gazanhar]
|
v.tr. “guadagnare”: ind.pf. 1ª ps.sg. gazanhei IV 12.
|
Gaucelm
|
sost.m.: Raimon Gaucelm IV 2, 42; VIII 2; Gauselm IX 9, 26 (Gaucelm).
|
gen
|
sost.f. “gente, persone”: sg.obl. gen III 2r (a la gen “tutti”); sg. r. gens VII 32; pl.r. gen V 28 (tota gen “tutti”); VIII 5r; pl.obl. gens VII 28r (las gens).
|
gen
|
avv. di modo “gentilmente, cortesemente”: gen III 3r (ben ni gen); VIII 18r; gent VII 13.
|
[gequir]
|
v.tr. “abbandonare”: part.pass. gequitz VII 14r.
|
ges
|
avv. di quantità “affatto, per niente”, rafforzativo di una negazione: ges III 17; IV 33; VI 18; VII 11.
|
gleiza
|
sost.f. “chiesa”: sg.obl. IX 42; sg.r. Gleiza “la Chiesa” VII 23.
|
gra
|
sost.m. “grado”: sg.obl. gra V 22.
|
gran
|
agg. “grande”: m.sg.obl. gran I 37, 38; IV 9r; V 9, 12, 14, 29, 40, 47r; VI 12; grans VII 1; sg.r. grans III 7r*.
|
grat
|
sost.m. “gratitudine, benedizione”: sg.obl. grat IV 20 (g. de Dieu).
|
grazire
|
v.tr. “accettare, apprezzare”: inf. grazire VI 35r; part.pass. sg.r. grazida VII 8r.
|
greu
|
agg. “duro, difficile”: sg.obl. greu V 2; VI 9; usato nell’espressione m’es greu: “mi è penoso, ne soffro, mi dispiace”: III 3; es me grieu IV 36.
|
[gronir]
|
v.intr. “mormorare, protestare borbottando”: ind.pres. 3ª ps.sg. gron IV 40r.
|
guandida
|
sost.f. “rifugio, scampo”: sg.obl. guandida VII 40r.
|
guerimen
|
sost.m. “sollievo”: obl.sg. guerimen II 32r.
|
guia
|
sost.f. “modo, maniera”: sg.obl. III 41r* (a ma guia).
|
guinho
|
sost.m. “mustacchi”: sg.obl. guinho IX 14r.
|
Guiraut
|
sost.m. Guiraut V 25.
|
[guit]
|
sost.m. “guida”: sg.r. guitz VII 42r.
|
H
Heretatge
|
sost.m. “terra, dominio”: sg.obl. heretatge V 19r.
|
hom
|
pron.indef. usato in costruz. impers.: m.sg.r. om II 34; III 10; IV 1; VII 17, 20; IX 11; hom III 11, 25, 37; IV 39.
|
hom
|
sost.m. “uomo, persona”: sg.obl. hom III 13 (h. ric), 15 (h. valen); home III 11* (h. manen), 18 (h. ric), 25 (avol h.); ome III 22 (o. paupre), 24; home V 35, 38; sg.r. hom I 37; III 17 (h. valens), 32 (avol h.); IV 21, 44 (o. del mon); VII 10; homs II 19; III 31 (h. valens); IV 25; home III 14 (h. bo), 27 (avol h.); om IV 7 (o. del mon); pl.r. home IV 10; homes I 19; pl.obl. homs VI 24; omes VI 17.
|
honor
|
sost.f. “patrimonio, proprietà”: sg.r. honor I 20r*; honors III 44; “fama, reputazione”; sg.obl. onor V 13r*.
|
[honrar]
|
v.tr. “onorare, rendere omaggio”: ind. pres. 3ª ps.pl. honron V 30*; cong.pres. 3ª ps.sg. honre I 29; part.pass. onrat V 19.
|
[hora]
|
sost.f. “momento, tempo”: pl.obl. horas III 6 (tals horas “a volte”).
|
hueimais
|
avv.di tempo “ormai”: hueimais VII 2.
|
[humil]
|
agg. “umile, sottomesso, devoto”: pl.r. humils I 34*.
|
humilmen
|
avv. “umilmente”: humilmen II 39r.
|
I
I
|
avv. “ivi, lì, in quel luogo”: VI 12; IX 39; enclitico i I 20; II 37; III 42; VI 26; VII 30; IX 31; con valore temporale “in quel momento” I 29*; IX 54; “in ciò, riguardo a ciò” V 9.
|
ieu
|
pron.pers. 1ª ps.sg. “io”: ieu I 7; II 2; III 41; IV 3, 7, 8; V 3, 11; VI 21, 22, 23, 43; VII 22, 23; VIII 19; IX 27, 34, 45.
pron.pers.ogg. “me, mi”: mi I 11*; IX 24, 35; procl. m’ II 34; III 6; VI 32; encl. ·m I 4, 5 (o dat.), 6; II 4 (o dat.), 6; VI 24; IX 35.
pron.pers. dat.: “a me, mi”: me II 13, 42; IV 14; V 21 (m<e>); VIII 15, IX 33, 42; mi II 11 (o dat.etico); procl. m’ II 1, 36, 42; III 43, 44; IV 4 (dat. etico), 8, 10, 11, 15 (dat. etico), 25; VIII 4; IX 6; encl. ·m II 5, 40; IV 1, 5; IX 6; con valore di dativo etico “per me, da parte mia”: me IV 36, VI 45; procl. m’ II 12; III 3; VI 13; encl. ·m V 11.
pron.pers.obl. retto da prep.: mi IV 5; VI 32.
pron. rifl.: procl. m’ III 34; IX 14, 36.
|
ifern
|
sost.m. “inferno”: sg.obl. ifern II 31; IV 38.
|
[issir]
|
v.intr. “uscire”: part.pass. sg.r. issitz VII 5r.
|
J
Ja
|
avv. di tempo “mai affatto”, utilizzato come rafforzativo in frase negativa: ja I 21; IX 9; riferito al futuro “giammai più” II 32 (ja non); V 10; VII 36 (ja pueis), 40.
|
jauzimen
|
sost.m. “godimento, usufrutto, beneficio, profitto”: sg.obl. jauzimen III 19r (aver jauzimen).
|
Jhezu
|
sost.m. “Gesù”: r. Jhezus V 42; Jhezu II 13, 41 (voc.); obl., nell’invocazione per Jhezu Crist! II 28; VII 5 (per Jhezu Crist “nel nome di Gesù Cristo”); VI 2, 36.
|
Joan
|
sost.m. V 27r (San Johan); IX 1, 17, 33, 49.
|
joi
|
sost.m. “gioia, felicità”: sg.obl. joi IV 9.
|
jorn
|
sost.m. “giorno”: sg.obl. II 17; V 43; in locuzione con valore temporale (lo jorn que(z)) I 16; II 28.
|
jutjamen
|
sost.m. “giudizio”: sg.obl. jutjamen VI 27.
|
[jutjar]
|
v.tr. “giudicare”: part.pass. jutjatz II 28r.
|
L
Lai
|
avv. di luogo “là”: la V 21; lai VI 15, 40; VII 13 (in Terrasanta); IX 43; in combinazione con on, lai on: IV 24, 27, 37; V 45; VI 6, 37.
|
laissar (se)
|
v. rifl. “abbandonare, desistere da”: inf. laissar VII 27r; ind.pres. 1ª ps.sg. lais III 6 (m’en lais ... que·n faria); IX 15; 3ª ps.sg. laissa IX 20.
|
lansa
|
sost.f. “lancia”: sg.obl. lansa VI 12r.
|
lauzor
|
sost.f. “lode, fama e quindi valore”: sg.obl. lauzor IV 19.
|
lengua
|
sost.f. “lingua, facoltà di parlare”: sg.r. II 33 (una lengua·s dobla).
|
leu
|
(agg.) avv.di modo “facilmente, lievemente”: leu VII 39.
|
levar (se)
|
v.intr. “alzare, prendere”: inf. levar VII 26r (levar la crotz “farsi crociato”); “alzarsi”; cong. pres. 2ª ps.pl. levetz IX 55.
|
lïalmen
|
avv.di modo “lealmente con lealtà” lïalmen I 40r; VIII 8r.
|
linhatge
|
sost.m. “stirpe, rango”: sg.obl. linhatge V 30r.
|
lo
|
art. determ.; “lo, il”: m.sg. lo I 9, 16, 23; II 28; III 10, 23; IV 16, 22, 33, 39; V 1, 4, 27; VI 3, 27; VII 9, 19, 33; VIII 2; IX 14; procl. l’ V 19, 43; VI 22, 23; IX 11 (<l’>), 28, 38; encl. ·l IV 13, 20; V 12, 27, 35, 43; VI 21, 43, 45; VII 15; VIII 12 (4), 13; IX 3, 5, 20, 39; le I 14*; m.pl.r.: li V 20, 45; los VI 31 (voc.), 34; VII 21; m.pl.obl.: los V 17; VII 4; encl. ·lhs V 7; VII 6, 35;
f.sg.: la I 6, 41; II 3, 5, 7; III 2; IV 37; V 23; VI 4, 5, 11, 29, 31; VII 15, 23, 26, 32, 38; IX 5, 11, 25, 40, 42, 49, 53, 55; procl. l’ VI 8; f.pl.r.: las I 24; f.pl.obl. las VII 28.
|
loc
|
sost.m. “posto”: sg.obl. loc II 8; IV 1; IX 47.
|
[longamen]
|
avv. “a lungo, lungamente”: longamens VII 43.
|
[los]
|
pron.pers. 3ª pl. “essi, loro”: m.pl.obl. lur II 22; IV 39; V 31; VI 26; VII 36; lor IV 38.
|
lunh
|
agg.indef. “nessuno”, in frase negativa: m.sg.obl. lunh 17*, 22; V 38; m.sg.r. luns IV 21; lunhs VII 10; lunh VII 40; in frase positiva “qualche”: m.sg.obl. lunh II 16 (l. temps); III 26; “qualcosa”: f.sg.obl. lunha I 26.
|
lur
|
agg.poss. “loro”: f.sg.obl. lur IV 11, VI 25 (pleon.).
|
M
Maiestria
|
sost.f. “maestria, bravura”; sg.obl. maiestria III 5r.
|
maire
|
sost.f. “madre”: sg.r. (voc.) Maires VII 41; sg.obl. maire VIII 10r (qu’anc nasques de m.).
|
mais
|
avv. di quantità “più”: mais III 21 (m. valria cen tans), 22 (e mais “e ancor di più, e ben più”), 36 (valria mais); IV 16; 22 (mais val), 40; IX 21; VI 33 (tostemps mais); introduce comparazioni o prop. comparative: mais III 12 (mais que); IX 12 (mais am); mas IX 31; mai IX 2.
|
majormen
|
avv. “maggiormente, specialmente”: majormen I 32r.
|
[mal]
|
agg. “cattivo”: f.sg.obl. mala II 27 (m. cobla).
|
mal
|
sost.m. “male, sofferenza, dolore”: mal sg.obl. II 32; IV 38.
|
mal
|
avv.di modo “male, malamente”: mal IV 17; VI 29; VIII 4.
|
malanansa
|
sost.f. “sofferenza”: sg.obl. malanansa VI 9r.
|
[malazurat]
|
agg. “sciagurato, disgraziato”: sg.m.r. malazuratz II 26r.
|
[malestan]
|
agg. “sconveniente”: m.pl.obl. malestans III 32.
|
malvais
|
agg. “cattivo, malvagio “: m.pl.obl. II 20 (m. dechatz).
|
malvat
|
agg. “malvagio”: sg.obl. malvat I 12.
|
malvestat
|
sost.f. “malvagità”: sg.obl. malvestat I 8; pl.obl. malvestatz II 18.
|
mandamen
|
sost.m. “comandamento, legge”: sg.obl. mandamen I 8r*; VIII 20r.
|
manen
|
agg. “ricco”: m.sg.obl. manen III 11r.
|
manjar
|
v.tr. “mangiare”: inf. manjar IV 26; part.pass. manjat IX 56.
|
mant
|
agg. “molto”: pl.obl. mant IV 10 (m. home); f.sg.r. manta VIII 5.
|
mantelh
|
sost.m. “mantello”: sg.obl. mantelh IV 34r.
|
mar
|
cong. avversativa. Cfr. mas.
|
Maria
|
sost.f. Maria V 23r, 46r.
|
marrimen
|
sost.m. “smarrimento, sconforto”: sg.obl. marrimen II 7r; pl.obl. marrimens VII 1r.
|
Marti
|
sost.m. IV 34* (San Marti).
|
martire
|
sost.m. “martirio”: sg.obl. martire VI 10r.
|
mas
|
cong.avvers. “ma”: mas IV 25; VI 17; IX 11, 18; mai IX 45; mar I 30*; II 13; III 3, 25; VI 26, 34; VII 23.
|
mas
|
sost.m. “manso, fattoria”: sg.obl. mas IV 13.
|
[maudir]
|
v.tr. “maledire”: cong.pres. 3ª ps.sg. maudia V 5r.
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mazelh
|
sost.m. “carneficina”: sg.r. mazelh IV 36r* (estranh m.).
|
meinhs
|
avv.di quantità “meno”: meinhs IV 40; V 8; nell’espressione al mens IX 13.
|
melluirar
|
v.tr. “migliorare, perfezionare”: inf. melluirar III 43*.
|
melhor
|
agg.compar. “migliore, più buono” (cfr. bon): m.sg.obl. melhor V 38r; superl. “(il) migliore”: m.sg.obl. melhor V 43; m.pl.obl. melhors V 7.
|
[menar]
|
v.tr. “condurre”: ind.impf. 3ª ps.sg. menava V 12; “portar via”: ger. menan V 7r (va menan).
|
[mentir]
|
v.intr. “mentire”: ind.pres. 3ª ps.sg. men IV 18.
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mento
|
sost.m. “mento”: sg.obl. mento IX 4r, 50r.
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merce
|
sost.f. “misericordia, pietà”: sg.obl. merce II 36, 38, 39; sg. r. (come personificazione) merce II 37; Merces IV 24.
|
mermar (se)
|
v.rifl. “menomare, diminuire, rendere meno forti”: inf. mermar VII 11r*.
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mes
|
sost.m. “mese”: sg.obl. mes IV 30r (de mes en mes).
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meta
|
sost.f. “limite”; nell’espressione ses meta “senza limiti, liberamente”: IX 13r*.
|
[metre]
|
v.tr. “mettere, porre”: ind.impf. 3ª ps.sg. metia V 32r (dava e metia), 34; fut. 1ª ps.sg. metrai IX 47; cong.pres. 3ª ps.sg. meta I 15; met’(a) V 49; part.pass. mes VI 5r, 29r.
|
mezelh
|
sost.m. “lebbroso”: sg.r. mezelh IV 18r* (fals m.).
|
midons
|
sost.m. “madonna, signora”: sg.r. midons IX 35.
|
mieg
|
agg. “mezzo”: m.sg.obl. mieg IX 47 (mieg loc).
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mielhs
|
avv. “meglio, in modo migliore, piuttosto”: mielhs III 33; VI 15; VII 12, 28.
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Miquels
|
sost.m. Miquels V 18 (Sanh M.), VI 45.
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Miralhas
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sost.m. Joan Miralhas IX 1.
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mojol
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sost.m. “forma tonda e capiente; barilotto”: sg.obl. mojol IX 25r* (faisso del m.).
|
mon
|
agg.poss.; “mio”: m.sg.obl. mon V 3; VIII 9; mo VIII 1; IX 9; mieu (+ art.determ.) I 9; IV 16, 42; V 4; VI 27; IX 47; m.sg.r. mos III 8; m.pl.obl. mos II 4; IX 48; m.pl.r. mieus (+ art.determ.) VI 31; f.sg.obl.: mia VI 29; ma III 41; m’(a) I 1; II 7; f.sg.r.: ma II 33.
|
mon
|
sost.m. “mondo”: sg.obl. mon I 19; III 10, 11; IV 7r, 20, 44r; VII 3, 19, 33; sg.r. mon II 12; V 35.
|
[morir]
|
v.intr. “morire”: inf. murire VI 11r; part.pass. m.sg.r. mortz V 5*; VII 3, 9; m.pl. morz VII 37.
|
mort
|
sost.f. “morte”: sg.obl. mortz V 6*; mort VI 7, 29; sg.r. mortz VII 8, 11.
|
[mot]
|
sost.m. “parola”: pl.obl. motz III 4 (azautz m.).
|
mout
|
avv.di quant. “molto”: mot II 26; III 12; mout II 25.
|
[mout]
|
pr.indef. “molto”: pl.obl. moutz IV 27; VII 27; pl.r. moutz VII 29.
|
movre (se)
|
v. rifl. “mettersi in movimento, avviarsi”: inf. movre VII 31.
|
N
[Naisser]
|
v.intr. “nascere”: ind. pres. 3ª ps.sg. nais II 37; cong.impf. 3ª ps.sg. nasques VIII 10.
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Narbona
|
s.f.obl. “Narbona”: Narbon(a) VI 46.
|
nas
|
sost.m. “naso”: sg.obl. nas IX 5.
|
negun
|
agg.indef. “nessuno”: m.sg.obl. negun I 25; II 8, 16; m.pl.obl. negus VII 24.
|
negun
|
pron.indef. “nessuno”: m.sg.obl. negun IV 26; m.sg.r. negus I 21; IV 25, 32; m.pl.obl. negus I 11r; m.pl.r. negus IV 33; IX 9; in frase positiva “qualcuno”: m.sg.r negu III 42*.
|
ni
|
cong. “né”, in frase negativa: ni I 11, 20, 21; II 22; III 3, 4 (2), 5, 20; IV 13 (2); IX 8, 21; “e/o” dipendente da una prop. negativa: ni I 8, 22, 26; II 11; III 16 (2), 26; V 16, 37; IX 10, 35.
|
nïen
|
pron.indef. “niente”: nella locuzione tener a nïen II 23r, 43r.
|
no
|
avv.di negaz. “non”: no I 35; II 11, 12, 34; III 17, 37, 43; IV 15, 25, 28, 32, 33; V 10, 39; VI 16, 18, 22, 24, 26; VII 10; IX 10, 12, <no> IX 40; seguito da enclitica: I 7, 17, 20, 29; III 3; IV 1; V 11; VII 11, 24, 30; VIII 4; IX 24, 31, 32, 44; non I 10, 21, 42; II 8, 21, 32; III 7, 13, 19, 25; IV 7, 12, 21; V 35; VI 23, 28, 47; VII 8, 36, 40; IX 7, 8, 19, 22, 30, 34, 39; ·n III 6.
|
noble
|
agg. “nobile, generoso”: sg.obl. nobl(e) V 25.
|
[noirir]
|
v.tr. “allevare, nutrire, crescere”: part.pass. noiritz VII 38r.
|
nom
|
sost.m. “nome”: sg.obl. nom VI 3.
|
nomnar
|
v. “nominare”: inf. nomnar IV 16.
|
nos
|
pron.pers. 1ª ps.pl. “noi”: r. nos I 16; VI 35; obl.ogg. nos I 14; encl. ·ns I 15, 17; VI 35; VII 11; obl.dat.: nos I 27; encl. ·ns V 6; VII 42; pron.obl. retto da prep. nos VI 5, 8, 9, 37.
|
nostre
|
agg.poss. “nostro”: m.sg.obl.: nostre I 14.
|
novelh
|
agg. “nuovo, originale, inconsueto”: sg.obl. novelh IV 2r.
|
nulh
|
agg.indef. “nessuno, niente”, in frase negativa: m.sg.obl. nulh IV 12, 32; nulhs VII 30; f.sg.r. nulla II 22.
|
nutz
|
agg. “nudo”: pl.r. nutz VI 16.
|
O
O
|
pron. dimostr. “ciò, questo, lo”: o I 39; II 44; III 35, 43; IV 15; VI 13; VII 18 u II 10*, 27.
|
o
|
cong.disg. “o, oppure”: o VI 16; VII 37; IX 4.
|
[oblidar (se)]
|
v.tr. “dimenticare, trascurare”: part.pass. oblidatz II 12r*.
|
obs
|
sost. “necessità”: nella locuzione aver obs IX 49, 54.
|
ochaizo
|
sost.f. “motivo”: sg.obl. ochaizo IX 52r (per pauc d’o.).
|
om
|
cfr. hom.
|
omnipoten
|
agg. “onnipotente”: m.sg.r. (voc.) omnipoten II 40r.
|
on
|
pron.rel. avverb.: “dove, nel/nella quale”: on II 32; V 12, 20; VI 6, 37; VII 38; “dovunque” IV 19 (on que an); con valore temporale “quando, nel momento in cui” on IV 22; nell’espressione lai on “là dove” IV 24, 27, 37; V 45.
|
P
Paire
|
sost.m. “padre”: sg.obl. paire VIII 9r.
|
païs
|
sost.m. “paese, terra d’origine”; sg.obl. païs VII 6.
|
palafre
|
sost.m. “palafreno”: sg.obl. palafre IX 46.
|
pales
|
avv. “apertamente, pubblicamente”: IV 41r (a pales).
|
panseta
|
sost.f. “pancetta”: sg.r. panseta IX 55r.
|
par
|
agg. “pari (di condizione)”: nell’espressione ses par VII 3r.
|
paratge
|
sost.m. “buona estrazione, nascita nobile, condizione sociale, ceto”: sg.obl. paratge I 29r; V 37r* (de paratge).
|
paraula
|
sost.f. “parola, discorso”: sg.obl. paraula II 25.
|
[parer]
|
v. intr. “apparire, sembrare”: ind.fut. 2ª ps.pl. parres IX 39.
|
paria
|
sost.f. «amicizia, familiarità”. nella locuzione aver paria: sg.obl. paria III 21r; V 15r*.
|
parlar
|
v.intr. “parlare”: inf. parlar III 33r; ind.pf. 1ª ps.sg. parliei III 34; cong. pres. 3ª ps.sg. parle III 36.
|
[parlar]
|
inf.sost. “il parlare”: m.pl.obl. parlars III 40.
|
partida
|
sost.f. “parte”; sg.obl. nella locuzione avv. en alcuna partida “almeno in parte” VII 16r*.
|
[partir]
|
v.tr. “dividere”: ind. pf. 3ª ps.sg. parti IV 34.
|
partizo
|
sost.f. “alternativa, dilemma”: sg.obl. partizo IX 2r.
|
passar
|
v.intr. “attraversare il mare, intraprendere la spedizione crociata”: inf. passar VI 19; VII 24; incl. pres. 3ª ps.sg. passa VI 48; 1ª ps.pl. (esort.) passem VI 37, 40; ind. fut. 3ª ps.sg. passara VI 41; 3ª ps.pl. passaran VI 18; cong. pres. 3ª ps.sg. passe VI 6*; cond. I 1ª ps.sg. passera VI 21, 24.
|
passatge
|
sost.m. “trasgressione”: passatge I 7r*; “viaggio in Terrasanta”: sg.obl. passatge VI 14*.
|
past
|
sost.m. “pasto, cibo”: sg.obl. past IV 28.
|
pauc
|
avv.di quantità “poco”: pauc I 23.
|
pauc
|
agg. con valore di neutro: “poco”: nelle espressioni a pauc no, II 12; per pauc d(e) IX 52.
|
paupre
|
agg. “povero”: paupre sg.obl. I 20; III 22.
|
paupre
|
sost.m. “il povero”: sg.r. paupre III 23; sg.obl. paupre IV 26, 32, 35.
|
pe
|
sost.m. “piede”: sg.obl. pe IX 4.
|
pec
|
agg. “stupido, sciocco”: sg.r. pec IX 33 (trop pus pec ... que’n auchol).
|
[peccat]
|
sost.m. “peccato”: pl.obl. peccatz II 4r.
|
[pena]
|
sost.f. “pena, sofferenza”: sg.obl. pen(a) I 4; loc. avv. IV 1 (a penas).
|
[pendre]
|
inf. “pendere, essere sospeso”: part. pres. penden VI 11.
|
[penre]
|
v.tr. “prendere, accettare”: ind. pres. 1ª ps.pl. prendem V 9; ind. fut. 1ª ps.sg. penrai IX 11; 1ª ps.pl. penrem I 16* (p. trespassamen “moriremo”); pf. 3ª ps.sg. pres VI 5, 8r, 9, 37r; part. pass. pres V 43; VII 7; IX 18.
|
per
|
prep., indica il luogo in cui si svolge l’azione: per III 10 (p. lo mon); VII 19, 33; IX 27 (p. sol); (prep.art.) pel III 11; con valore modale “come”: per I 38; V 24, 26; indicante mezzo o strumento “per, grazie a”: per I 44; V 29; VII 27 (“in cambio di” per deniers), 39; con valore causale per I 5, III 35; IV 7 (per so), 9 (idem); VI 5, 8, 29, 31, 37; VII 11; in combinazione con que per introdurre una prop. consecutiva-causale: per I 23; II 39; III 6, 29, 39; V 3, 39, 44; VI 13; IX 34; introduce una prop. finale: per VI 9; VII 5, 14; in combinazione con (tal) que: I 4; II 14; VII 32; indica una durata nel tempo: per I 25 (per negun temps); in esclamazioni e invocazioni: per II 28; IX 11; nella locuzione con valore finale per amor que II 15; VII 15; in locuzioni avv. per ver IV 4; per razo IX 18; per pauc IX 52.
|
perda
|
sost.f. “perdita, svantaggio”: sg.r. perda III 15.
|
perdon
|
sost.m. “indulgenza, perdono”: sg.obl. perdon VII 19.
|
[perdonar]
|
v.tr. “perdonare, rimettere i peccati”: cong.pres. 3ª ps.sg. perdo I 5, 14; II 4; VI 44.
|
[perdre]
|
v.intr. “perdere, smarrire, essere privi”: part.pres. perdens VII 9r*.
|
pero
|
cong. avversativa “però, tuttavia”: pero III 7; IV 17, 22, 40; VII 8.
|
[pessar]
|
v.tr. “pensare, credere”: ind. pres. 2ª ps.pl. pessetz I 29 (+ pron. rifl. pleonastico no·us p.)
|
[petar]
|
“spetezzare, scoreggiare”: ind. pres. 3ª ps.sg. peta IX 39r*.
|
petit
|
agg. con valore di neutro: “poco”: m.sg.obl. I 17 (petit de).
|
pezan
|
agg. “sgradito”: sg.r. pezan I 26r; IV 25r (m’es pezan).
|
[pezar]
|
v.tr. “pesare, indignare” ind. pres. 3ª ps.sg. pes VI 13 (quan be m’o pes!).
|
pider
|
sost. m. “deretano”: sg. obl. pider IX 13 (c’al mens aurai p. qu’espas·s ses meta).
|
pietz
|
agg.comp. usato avv. “peggio”: pietz IX 18.
|
piusellatge
|
sost.m. “verginità, integrità”: sg.obl. piusellatge I 41r*.
|
[plagar]
|
v. “ferire”: part.pass. plagatz VI 12.
|
planca
|
sost.f. “panca, passerella”: sg.r IV 24* (nella locuzione far planca e pon).
|
[planher se]
|
v.rifl. “lamentarsi, piangere”: ind.pres. 1ª ps.sg. planc IV 15 (m’o p.); V 3; 3ª ps.sg. planh V 1.
|
[plazer]
|
v.intr, “piacere”; (usato impersonalmente con il dativo indicante il soggetto logico): ind. pres. 3ª ps.sg. plai II 3; IV 5; IX 2; platz II 42; III 12; IX 25; indicante volontà: cong. pres. 3ª ps.sg. plassa I 7; cong. impf. 3ª ps.sg. plagues III 2.
|
plen
|
agg. “pieno, colmo”: sg.obl. plen (de) I 33.
|
[plorar (se)]
|
v.intr. “piangere”: 1ª ps.sg. plor V 11r (no·m plor).
|
[plus]
|
avv. di quantità “più”: pus IV 18, 22, 28; V 22* (pus aussor); VI 48; VII 12, 20, 22, 32; IX 33.
|
poder
|
inf.sost. “potere, signoria”: sg.obl. poder V 47*.
|
[poder]
|
v.tr. “potere, essere in grado di”: ind.pres. 3ª ps.sg. pot I 39; III 19, 20; VII 10; impf. 3ª ps.sg. podia V 33r; ind. fut. 2ª ps.pl. poiretz IX 17; cong. impf. 1ª ps. sg. pogues III 1; 3ª ps.sg. pogues VI 16r.
|
[poirir]
|
v.intr. “corrompersi, marcire”: ind. fut. 3ª ps.pl. poiriran I 19r.
|
pon
|
sost.m. “ponte”: sg.r. IV 24r (nella locuzione far planca e pon).
|
portar
|
v.tr. “portare”: inf. portar IX 37; ind.fut. 3ª ps.sg. portara I 21; cong. pres. 2ª ps.pl. portes IX 5, 41.
|
[pregar]
|
v.tr. “pregare, supplicare”: ind. pres. 1ª ps.sg. pregui I 9*; prec II 9, 35, 36; V 24; IX 23; ind. fut. 1ª ps.sg. pregarai II 4; cong. pres. 3ª ps.sg. pregue I 13*; 1ª ps.pl. preguem V 46.
|
[prelat]
|
sost.m. “prelato”: pl.obl. prelatz IV 29*.
|
pres
|
prep. “vicino”: pres VII 42*.
|
pretz
|
sost.m. “pregio, valore”: sg.obl. pretz VIII 7 (valen p.), 9 (fin p.).
|
prezan
|
agg. “degno di pregio, pregevole”: m.sg.obl. prezan V 25r; m.pl.obl. prezans III 31r (ricx faitz p.).
|
prezar
|
v.tr. “apprezzare. tenere in pregio”: inf. prezar I 23; ind. pres. 1ª ps.sg. pres IV 40; IX 34; cong. pres. 1ª ps.pl. prezem I 17 (con valore esortativo).
|
prezen
|
avv. di tempo “oggi, attualmente”, nella locuzione a prezen III 10r.
|
prezic
|
sost.m. “predica, sermone”: sg.obl. prezic VII 31; sg.r. prezicx VII 30.
|
prezicar
|
v.tr. “predicare”: inf. prezicar VII 18r, 28.
|
[primier]
|
agg. “primo”: f.sg.obl. primeira II 3.
|
pro
|
agg. “prode, valoroso”: sg.obl. pro VIII 2.
|
pro
|
sost.m. “vantaggio, profitto”, nell’espressione tener pro “essere di vantaggio, di aiuto”: III 38* (si pro li tenia).
|
pro
|
avv.di quantità “molto, assai, abbastanza”: pro IV 8; IX 12r, 40r, 56r.
|
proficharia
|
sost.f. “profitto”: sg.r. proficharia III 22r.
|
[profieg]
|
sost.m. “profitto, guadagno”: sg.r. profiegz III 44.
|
pudor
|
sost.f. “fetore”: sg.obl. pudor I 36r.
|
pueis
|
avv.di tempo “poi, dopo, in seguito”: pueis III 38; VII 36; IX 17.
|
pus
|
cong.causale “poiché, dal momento che”: pus II 3; III 19; VII 3, 42; IX 22, 25.
|
Q
Quadau
|
pron. indef. “ciascuno”: sg.r. quadau I 13*.
|
qual
|
agg.indef., usato in interr. dirette e indir. “quale”: f.sg.r. quals VI 25; cal IX 2.
|
quan
|
avv.di tempo “quando”: quan III 26; VI 5, 13; quant (davanti a vocale) IV 5; con accentuazione causale quan IV 23; quant IV 39.
|
quant
|
avv. di quantità “quanto”: nell’espressione tot quant (davanti a vocale) I 3; II 23, 43; V 33; VI 36, 41; aitan quant IV 44.
|
quar
|
cong.causale “perché”, spiega quanto precede: quar I 17, 19, 35; II 27, 29; III 15, 23; IV 4, 15, 19, 21, 36; V 32; VII 30; cong.con valore esplicativo “che”: I 25; III 28, 37; IV 10; car IX 21, 35;
cong.caus. “poiché, dal momento che”, introducente una prop. causale prolettica: quar I 42; VIII 5;
cong.caus. interr. “perché, per quale motivo”: quar VII 29.
|
quart
|
(agg.) sost.m. “quarto, quarta parte”: quart IV 13 (quart d’un clarmontes).
|
quascun
|
agg. indef. “ciascuno, ogni”: m.sg.obl. quascun I 28; II 17 (loc. temp. quascun jorn); m.sg.r. quascus I 34, 39; II 19; III 35, 39; IV 31; V 1; cascus I 18*; m.pl.r. quascus IV 30; VI 15.
|
que
|
cong. causale; “che, perché”, spiega quanto precede, stabilendo un legame causale in genere più debole di quello indicato da quar: que I 20; II 2; V 33; VI 24, 32, 40; IX 50; qu’(e) III 8, 27; IV 8; V 6; c’ IX 13;
in frasi con valore causale unita a pus: pus que II 3; III 19.
cong. con funzione esplicativa: que II 42; III 35, 43; VI 48; VIII 4; qu’(e) III 30, IV 12; c’ IX 13.
cong. introducente una prop. finale; “perché”: (per tal) que I 4, 5, 6, (per tal) qu’(e) II 14; qu’(e) II 8; valore finale ha anche l’espressione per amor qu’(e) II 15; VII 15.
cong. introducente una prop. consecut. “che”: que II 11, 19, 43; III 33, 34, 38; IV 19; V 7, 11, 35; VI 11; VII 10, 24, 34, 40; VIII 10, 12; IX 8, 51; qu’(e) II 12, 34; III 34; IV 1, 32; VII 17, 20; IX 38;
in combinazione con la prep. per introduce una prop. consec. (in queste occorrenze que potrebbe anche essere inteso come pronome: “per la qual cosa”): per que I 23, 38; II 39; III 6, 29, 39; V 39, 44; VI 13; VII 32; per qu’(e) V 3; IX 34.
con valore incerto causale/consec. qu’(e) II 31; IV 7; VI 10.
cong. introducente una completiva; “che”: que I 44, II 2, 17; III 5; IV 31, 38; V 25; VI 18, 47; VII 25; VIII 6, 19; IX 15, 30, 41, quez V 44, qu’(e) I 7; IV 7, 26, 36; IX 31; c’ IX 7.
cong. con valore completivo-finale dopo verbi di domanda o preghiera; “che”: que I 10, 15; II 4, 5, 6; V 49; IX 23; quez V 48; qu’(e) I 14; II 35; V 25.
cong. introducente un’interrogativa IX 3, 5; cong. introducente una concessiva IX 29 (si tant es que).
cong. introducente un compl. di paragone o una prop. compar.; “che”: que III 12; IV 18; IX 12, 19, 33.
cong. dopo preposizioni o sintagmi di valore temporale seguita dal congiuntivo: ans que III 36, IX 55, enans que III 39/40; lo jorn que(z) I 16; II 28.
come elemento di congiunzione di due frasi e fra elementi diversi del periodo: que IV 31; qu(e) II 10.
cong. unita a sol per introdurre una prop. condizionale retta dal cong. sol que II 24.
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que
|
pron.relat. “che, il quale”: m.sg.obl. que I 16, 22; III 28, 37; IV 35, 40; VII 42; VIII 3; quez II 28; qu’(e) I 5; III 10; m.sg.r. que II 27; III 13, 29; IV 6, 17, 20, 34; V 36, 42; VI 36; IX 19, 24; qu’(e) I 38; IV 35; VI 41; VII 3, 5; VIII 10; IX 13; quez III 2; IV 42; V 5; m.pl.obl. VII 26; qu’ VII 14; quez I 11; V 17; m.pl.r. que IV 18, 27, 30; VI 14; qu’(e) I 30, 31 (<qu’>); VI 17, 30; f.sg.obl. que VIII 9; qu’(e) I 26; VI 5, 8, c’ IX 11, quez III 20; f.sg.r. que II 42; qu’(e) V 47; IX 13.
pron.indef.; “la qual cosa, ciò”, nella locuzione per que: I 23; II 39; III 6, 29, 39; per qu’(e) IX 34.
inserito in una costruzione sintatticamente ridotta: qu’(e) I 28 (segon qu(e)), IV 14; VIII 11.
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[quet]
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agg. “quatto, nascosto”: pl.r. quetz IV 30.
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[querre]
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v. tr. “chiedere, domandare pregando”: ind. preso 1ª ps. sg. queri II 39; “raggiungere, ottenere”; part. pass. quis V 23 (el gra pus aussor / a quis la Verges Maria).
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qui
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pron.relat.cong.; “chi, colui che”: qui II 25; IV 19; V 15; VI 1, 2, 3, 4, 41; VII 4; sg.obl. dopo prep. qui III 12; cui V 16; pron.interr. “chi”: con valore ipotetico (<si quis): qui VI 16.
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quo, quon
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cfr. cum.
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quora
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avv. di tempo “quando”: quora VIII 1.
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R
Ramon
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sost.m. Ramon IV 16r, 42; Raimon IV 2; VIII 2; IX 9, 26, 42, 53.
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rando
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nella locuz. avv. de rando “in fretta”: IX 30r.
|
[rauba]
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sost.f. “vestito (anche smesso)”: pl.obl. raubas IV 8*.
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[raubar]
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v.tr. “rubare, portare via”: ind. pres. 3ª ps.sg. rauba V 6.
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razo
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sost.f. “ragione, motivo, argomento”: sg.obl. razo IX 10r, 18r; sg.r. razos VI 40.
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re
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sost.f. “cosa”: sg.obl. re III 20; IV 2; VI 44r; sg.r. re IX 2.
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re
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pron.indef. “qualcosa”: re I 26 (nulha r.); III 43; res III 40; “nulla, niente”, in frase negativa: re II 21 (de re); res II 22 (nulla r.); VII 24r.
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[redon]
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agg. “rotondo”: sg.r. redons IX 3*, 36.
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regnatge
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sost.m. “regno”: sg.obl. regnatge I 15r; V 28r.
|
regne
|
sost.m. “regno”: sg.obl. regne VI 43.
|
rei
|
sost.m. “re”: sg.obl. rei I 33; VI 21; VII 43; sg.r. reis II 40 (voc.); VII 9.
|
remembramen
|
sost.m. “memoria, ricordo”: remembramen II 15r.
|
[remembrar]
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v.tr. “ricordare, far tornare alla memoria”: part.pass. con valore attivo remembratz II 2r; ger. remembran V 16r (vai r.).
|
[repentir se]
|
v.rifl. “pentirsi”: ind. pres. 1ª ps.sg. repen III 34r (m’en repen); 3ª ps.sg. repen III 38 (s’en repen).
|
rescon
|
(dal v. rescondre) usato nella locuzione avv. a rescon “di nascosto, segretamente”: IV 31r.
|
[respondre]
|
v.tr. “rispondere”: ind.pres. 1ª ps.sg. respon IV 3.
|
[restaurar]
|
v.tr. “ripristinare, risarcire”: cong.impf. 1ª ps.pl. restauressem VII 16.
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[retener]
|
v.tr. “trattenere (una persona presso di sé)”: cong.pres. 3ª ps.sg. retenga I 38* (r. per amic).
|
retraire
|
v.tr. “riferire”: inf. retraire VIII 3r (comtar e retraire).
|
ric
|
agg. “ricco”: sg.obl. ric I 20; III 13, 18; pl.obl. ricx III 31.
|
[rodolar]
|
v.intr. “rotolare”: ind. pres. 2ª ps.pl. rodolas IX 27.
|
S
[Saber]
|
v.tr. “sapere, conoscere”: ind. pres. 1ª ps.sg. sai III 3, 4, 5, 8, 9, 42; IV 8, 27, 29, 38; 3ª ps.sg. sap IV 6; fut. 3ª ps.sg. sabra VI 26; 3ª ps.pl. sabran VI 19; nella locuz. impers. saber bo “piacere, aggradare”, con il dativo indicante il sogg. logico: IX 16 (si·eus sap bo).
|
saber
|
inf.sost. “il sapere”: sg.obl. VIII 12 (que·l cor e·l sen e·l s. e·l vejaire / e·l bon talen).
|
sai
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avv.di luogo “qua, di qua, (in Occidente)”: sai VI 24; VII 29.
|
salvamen
|
sost.m. “salvezza”: sg.obl., nell’espressione venir a salvamen: I 24r, 44r.
|
salvar
|
v.tr. “salvare”: inf. salvar VI 9.
|
salvatge
|
sost.m. “salvezza”: sg.obl. salvatge V 21* (la Dieu me done salvatge!).
|
san
|
agg. “santo”: sg.obl. San IV 34; V 27; Sanh V 49; sg.r. (voc.) Sanhs V 18; f.sg.obl. Sancta V 46; pl.r. sans V 45*; sanhtor V 20r*.
|
[savi]
|
agg. “saggio, sapiente”: m.sg.r. savis IV 43.
|
se
|
cong.: cfr. si.
|
se
|
pron.: cfr. elh.
|
secorre
|
v.intr. “soccorrere, aiutare”: inf. secorre (a) VII 14; cong.pres. 3ª ps.sg. secorra VI 42.
|
segle
|
sost.m.“secolo, mondo”: sg.obl. segle I 12, 18; sg.r. segle II 17.
|
segon
|
prep. “secondo, in accordo con”: segon I 28 (segon qu’aug dir); VI 27; VIII 11.
|
[seguir]
|
v. tr. “seguire”: part.pass. m.pl. seguitz VII 21r.
|
selh
|
pron.indef. “quello, colui”, in combinazione con pron. relat.: m.sg.r. selh II 27; III 29; VII 3; sel IV 19; m.pl.r. selhs I 30; VII 26; m.pl.obl. selhs I 11; IV 18; V 30; VII 14; sels V 8.
|
sembelh
|
sost.m. “piffero”, nell’espressione faire sembelh “esprimere gioia con dimostrazioni d’affetto” IV 10r* (me fan s.).
|
semblan
|
sost.m. “semblante, atteggiamento, viso”: sg.obl. semblan I 34r; IV 33r.
|
semblansa
|
sost.f. “atteggiamento, sembiante”: sg.obl. far semblansa “far finta, far credere” VII 17r.
|
semblar
|
v.tr. “sembrare, assomigliare”: inf. semblar IX 10; ind. pres. 2ª ps.pl. semblatz IX 33; cong. pres. 2ª ps.pl. sembles IX 15; cong. impf. 3ª ps.sg. sembles V 36.
|
semensa
|
sost.f. “seme”: sg.f. semensa II 38r.
|
sen
|
sost.m. “senno”: sg.obl. sen I 38r*; III 35r*; VIII 12.
|
senes
|
prep.: cfr. ses.
|
senhor
|
sost.m. “signore (feudale), Dio”: sg.obl. Senhor I 9r; senhor V 4r; voc. Senher II 33; VIII 1.
|
sert
|
agg. “certo, sicuro”: nell’espressione avv. crei sert V 44.
|
sertanamen
|
avv. “per certo, con sicurezza”: sertanamen II 44r; sertas V 14.
|
servire
|
v. “servire”: inf. servire VI 2r.
|
ses
|
prep. “senza”: ses I 35, 39; II 29; IV 21; VI 20; VII 3 (ses par); VIII 7 (s. estraire), 11; IX 6, 13; senes II 9.
|
si
|
cong.ipotetica “se”: si II 42; III 1, 16, 36, 38, 42; VI 21, 35; VII 33; VIII 4; IX 16, 35, 36, 39, 43, 46, 50, 53, 56; s’ VI 23, 26, 48; IX 21; con val. condizionale + indic. s’(i) anc I 25; II 16, 36; IX 21; si tot “sebbene” III 27, IX 14; introduce un’ottativa: IX 1; con val. avversativo si non IX 7, con val. concessivo si tant IX 29.
|
sim
|
sost.f. “cima”: sg.obl. IX 38 (sim l’arso).
|
sirventes
|
sost.m. “sirventese”: sg.obl. sirventes III 1, 41; VI 45r; sg.r. (voc.) sirventes IV 41; pl.obl. sirventes IV 6r.
|
so
|
pron.indef. “ciò”: so I 5; III 10, 28, 35, 37; IV 7, 9; VI 29; VII 11.
|
sobre
|
prep. “sopra”: sobre I 32 (sobre tot); V 47; VII 4; IX 5 (sobre·l nas).
|
sofrir
|
cfr. sufrir.
|
sol
|
avv. di modo “solo, soltanto, solamente”: sol I 24; II 24 (sol que).
|
sol
|
sost.m. “terra”: sg.obl. sol IX 3r (tro·l s.), 27r (per s.).
|
[soler]
|
v.intr. “essere solito”: ind. impf. 3ª ps.pl. solian VII 26.
|
son
|
agg.poss. “suo”: m.sg.obl. son I 8, 15, 39; IV 28; V 10, 30; VIII 15, 16; so, probabilmente per le nasali seguenti, IV 26 (sso manjar), 34 (so mantelh); VIII 20 (so mandamen); sieu (+ art.) V 1; VI 3; VII 6; m.sg.r. sos III 16; m.pl.obl. sos II 20 (2); III 24, 40; IV 31; m.pl.r. siei V 41; f.sg.obl.: sia (+ art.) II 5*; su’(a) (+ art.) VI 31; sa II 19, 25; V 2, 29; VI 7; s’(a) I 32, 35, 44; V 13 (ss’a) f.sg.r.: sa VII 11.
|
son
|
sost.m. “suono”: sg.obl. IX 17 (son del flaütol).
|
[soplejar]
|
v.intr. “supplicare, sottomettersi “: part.pres. soplejans III 23r.
|
sout
|
sost.m. “soldo, paga”: sg.obl. sout VI 21.
|
soven
|
avv.di tempo “spesso, sovente”: soven V 13.
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sovinensa
|
sost.f. “ricordo, memoria”: sg.obl. sovinensa II 14r.
|
suffrensa
|
sost.f. “sopportazione, tolleranza”: sg.obl. suffrensa II 13r* (fa s.)
|
[sufrir]
|
v.tr. “sopportare, soffrire”: ind. fut. 3ª ps.pl. sofriran I 31; pf. 3ª ps.sg. suffri VI 10; cong.pres. 3ª ps.sg. sufieira II 8*; part.pass. suffertz VI 30.
|
sus
|
avv.di luogo “su”: sus V 19; VI 5, 11; sul IX 14.
|
T
Tal
|
cong., in combinazione con que assume valore finale-consec. “tale che” per tal qu’(e): I 4; II 14; avverbio: “talmente” tal IX 50.
|
tal
|
agg.indef. “tale, tanto grande, di tal fatta, di tale intensità”: sg.obl. tal VI 10; VII 19; IX 44 (a tal carrïato!); sg.r. tals VII 31; in locuzioni di tempo: III 33-34 (tal vetz ... e tal “talvolta ... tal altra”), 37 (tals vetz); III 6 (tals horas “a volte”).
|
tal
|
pron.indef. “tale, uno”: m.sg. r. tals II 44; IV 6; tal IX 38.
|
talan
|
sost.m. “volontà, desiderio, intenzione, aspirazione”: obl.sg. talan I 2r*; IV 3r; sg.r. talans III 8r; talen VIII 13r; obl.pl. talans VI 38r.
|
talo
|
sost.m. “tallone”: sg.obl. IX 36r (tra al talo).
|
tan
|
avv.di quant. “tanto, a tal punto”: tan II 34; II 10 (t. fort); V 36r; VII 10, 23; VIII 3, 11; ta II 33 (t. fort); tant II 42; VIII 9; IX 25; tans III 21*; (mais valria cen tans); con valore concessivo: si t. es que IX 29.
|
[tanher]
|
v.intr. “toccare, spettare, competere”: ind. pres. 3ª ps.sg. se tanh III 28* (costr. impers. d’elh se tanh a far).
|
temensa
|
sost.f. “timore, riverenza”: sg.obl. temensa II 22r.
|
temps
|
sost.m. “tempo, momento”; nella locuzione avverbiale per negun temps “per, in qualsiasi tempo” I 25; II 16 (lunh t.); IV 12; VII 17 (ar fora t.); VI 40; cfr. anche tostemps.
|
tenen
|
agg. “tirchio, avaro”: sg.obl. tenen III 18r (escas e t.).
|
[tener]
|
v.tr. “considerare, stimare”: ind. pres. 3ª ps.sg. ten IV 20; nell’espressione tener a nïen: ind. pres. 1ª ps.sg. teni II 43; 3ª ps.pl. tenon II 23* (se t. a nïen); nell’espressione tener pro: ind. impf. 3ª ps.sg. tenia III 38r (si pro li tenia); cond. II 3ª ps.sg. tengra VI 24.
|
tenso
|
sost.f. “tenzone”: sg.r. tenso II 11; sg.obl. tenso IX 8r.
|
terra
|
sost.f. “terra”: sg.r. terra VII 38.
|
[terrier]
|
sost.m. “proprietario terriero”: pl.obl. terriers IV 29.
|
tersana
|
agg. “terzana, di tre giorni”: f.sg.obl. tersana II 1* (febre t. dobla).
|
tirar
|
v.intr. “tirare”: inf. tirar IX 44.
|
tolre
|
v.tr. “prendere, portar via” inf. tolre III 12*; 3ª ps.sg. tolh III 13.
|
tornar
|
v.intr. “recuperare, trasformare in vantaggio” inf. tornar III 20r*; “tornare, ritornare”: ind. fut. 3ª ps.sg. tornara I 27 (t. denan).
|
tornes
|
sost.m. “tornese, moneta di Tours”: pl.obl. tornes IV 14r*.
|
[tort]
|
sost.m. “torto, ingiustizia”: pl.obl. tortz II 18.
|
tost
|
avv. di tempo “tosto, rapidamente”: tost V 11; VI 6, 24, 37*, 48; IX 52.
|
tostemps
|
avv. di tempo “sempre”: tostemps VIII 20; tostemps mais VI 33.
|
tot
|
avv. di modo “completamente, del tutto”: VI 32; nella locuz. cong. si tot “benché” III 27; IX 14.
|
tot
|
agg. indefinito “tutto”: m.sg.obl. tot I 3 (t. quant); II 23, 43; V 6, 33; VI 36, 41, 48; VII 19; sg.r. totz IX 3, 4; pl.r. tug V 45; IX 54; come rafforzativo generico: tot I 2; “ogni, qualsiasi”: m.sg.r. tot I 37; III 14; m.pl.obl. totz III 24; VII 4; m.pl.r. totz I 19; f.sg.r. tota V 28; f.pl.obl. totas IV 4; VI 44.
|
tot
|
pron. indef. “tutto”: m.sg.obl. tot I 32 (sobre tot); m.sg.r. tot I 27; m.pl.obl. totz I 11; m.pl.r. totz I 36, 43; V 9, 46; VII 13, 37; m.pl.obl. totz IV 3; V 47.
|
tozeta
|
sost.f. “fanciulla”: sg.r. tozeta IX 21r.
|
[traire]
|
v.tr. “portar via, prendere”: part.pass. trach VII 7.
|
[trametre]
|
v.tr. “inviare, mandare”: cong. pres. 3ª ps.sg. trameta IX 23r*, 29r.
|
[trastot]
|
pron.indef. “tutto”: pl.r. trastotz VI 38; VII 9; pl.obl. trastotz VI 13.
|
travers
|
agg. “traverso, trasversale”, nella locuzione en travers IX 16, 32.
|
[trebalh]
|
sost.m. “pena, tormento, dolore”: pl.obl. trebalhs VII 1.
|
[tremolar]
|
v.intr. “tremare”: ger. tremolan IV 35r.
|
[trencar (se)]
|
v. “spezzarsi, troncarsi”: 3ª ps.sg. trenca IX 50 (si·s trenca).
|
trespassamen
|
sost.m. “trapasso, morte”: sg.obl. trespassamen I 16r*.
|
[trespassar]
|
v.intr. “morire”: part.pres. trespassans VI 6r*.
|
triar
|
v.tr. “scegliere, distinguere” inf. triar III 4r.
|
tristor
|
sost.f. “tristezza”: sg.obl. tristor V 40r.
|
tro
|
prep. “fino a”: IX 3, 4, 36 (tro al).
|
[trobar]
|
v.tr. “trovare, comporre”: cond. II 3ª ps.sg. trobera VII 40.
|
[trobar]
|
inf.sost. “il poetare”: sg.r. trobars III 5*.
|
trop
|
avv.di quant. “troppo, molto”: trop III 7; IV 17; VI 17 (trop d’omes); VII 8, 22 (trop pus), 36; IX 12, 26, 33, 46.
|
truan
|
agg. “mendace”: sg.obl. truan I 18r*.
|
tu
|
pron.pers. 2ª ps.sg. “tu”: r. tu II 30.
|
Turc
|
sost.m. “(il popolo) Turco”: sg.r. Turc VII 40; pl.obl. Turcx VII 6, 35.
|
turmen
|
sost.m. “tormento, tortura”: sg.obl. turmen I 6r; II 8r.
|
[turmentar]
|
v.tr. “tormentare”: part. pass. turmentatz II 10r.
|
U
U
|
pron. dimostr., cfr. o.
|
un
|
art.indeterm. “un, uno”: m.sg.obl. un I 35; III 1; IV 13, 35; IX 26, 34, 41; ’n IX 33; f.s.obl. una IX 31, 47.
|
un
|
pron.indef. “uno, uno solo”: m.sg.obl. un III 7, 9; <un> IX 11.
|
ussol
|
sost.m. “entrata, apertura”: sg.obl. ussol IX 28 (a l’ussol).
|
V
Vaire
|
agg. “mutevole”: sg.obl. VIII 11r (ses cor vaire).
|
vais
|
prep. di luogo “verso, rispetto a, nei confronti di”; vais I 31.
|
valen
|
agg. “meritevole, che possiede valore”: m.sg.obl. valen III 15; VIII 6r; m.sg.r. valens III 17, 31; IV 21; m.pl.r. valen IV 10; m.pl.obl. valens VII 4r; VIII 10.
|
[valer]
|
v.intr. “valere, avere valore”: ind.pres. 3ª ps.sg. val IV 14, 22; impf. 3ª ps.sg. valia VII 4; cond. I 3ª ps.sg. valria III 21, 36 (valria mais); 1ª ps.pl. valram I 35r*; “intervenire in aiuto, servire, giovare”: 3ª ps.sg. val II 11; cong. pres. 3ª ps.sg. vall(a) VI 44.
|
valor
|
sost.f. “valore, pregio”: sg.obl. valor I 17r; V 29r.
|
vejaire
|
sost.m. “giudizio”: sg.obl. VIII 12r* (...que·l saber e·l v. / e·l bon talen).
|
[vendre]
|
“vendere”: ind. pres. 3ª ps.sg. ven IV 31.
|
[venir]
|
v.intr. “venire, giungere”: ind. pres. 3ª ps.pl. venon IV 11; ind. futuro 1ª ps.sg. venrai IX 45; cong. pres. 1ª ps.pl. vengam I 44; 2ª ps.pl. venetz VI 32; cong. impf. 3ª ps.pl. vencson I 24*; part.pass. vengutz II 30.
|
venjansa
|
sost.f. “vendetta”: sg.obl. venjansa VI 28r.
|
venjar
|
v.tr. “vendicare”: inf. venjar VI 4.
|
ver
|
agg. “vero”: in locuzioni avverbiali: per ver IV 4; en ver IX 6.
|
[ver]
|
sost.m “il vero, la verità”: sg.obl. vers IV 39*.
|
Verge
|
sost.f. “la Vergine”: sg.obl. Verge I 41; sg.r. Verges V 23; (voc.) Verges VII 41.
|
[vestir]
|
inf.sost. “il vestire”: pl.obl. vestirs IV 31.
|
[vestir (se)]
|
v.rifl. “vestirsi, fornirsi d’abiti”: ind. pres. 3ª ps.pl. veston IV 30.
|
vetz
|
sost.f. “volta”, in locuzioni dal valore temporale “talvolta”; sg. tal vetz III 33, pl. tals vetz III 37; totas v. IV 4.
|
[vezer]
|
“vedere”: 1ª ps.sg. vei II 17; IV 25; 32; VIII 4; IX 31; 3ª ps.sg. ve III 10, 11, 16; ind. fut. 1ª ps.sg. veirai V 10; VIII 1; 1ª ps.pl. veirem VII 2; pf. 1ª ps.pl. vim V 39; imper. ve nella formula di presentazione ve·us “eccovi” VI 25; IX 26.
|
vida
|
sost.f. “vita”: sg.obl. vida VII 7r, 43r.
|
vielha
|
agg.sost. “vecchia”: sg.r. vielha IX 21.
|
vil
|
agg. “vile, meschino”: sg.obl. vil III 18*; pl.obl. vils III 32.
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vol
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sost.m. “volontà, desiderio”: sg.obl. IX 9r (ab mo vol).
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[voler]
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“volere, desiderare”: ind.pres. 1ª ps.sg. vuelh III 9; VIII 19; IX 10; 3ª ps.sg. vol II 2, 19; VI 1; IX 35r; 1ª ps.pl. volem VI 35; 2ª ps.pl. voletz IX 23; impf. 3ª ps.sg. volia III 42r; V 42r; pf. 3ª ps.sg. volc VI 11; fut. 3ª ps.sg. volra VI 2, 3, 4; cong. pres. 1ª ps.sg. vuelha IV 7; 3ª ps.sg. vuelha IX 22; cong. impf. 3ª ps.pl. volguesson VII 35; cond. II 1ª ps.sg. volgra III 1.
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volon
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agg. “ben disposto”: sg.obl. volon IV 23r, 43r.
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voluntat
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sost.f. “volontà, volere”: sg.obl. voluntat II 9.
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vos
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pron.pers. 2ª pl.; “voi”: r. vos VI 28; IX 27, 38, 52, 53; obl.ogg. vos II 36; IX 1; encl. ·us I 29 (dat.etico); VI 25; IX 16* (·eus), 22, 44, 55; obl.dat. vos II 39; VII 25; IX 25; encl. ·us II 42, IX, 23, 26, 32; ·s IX 2; pron.obl. retto da prep.: vos II 35, 37; IX 7, 15.
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vostre
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agg.poss.; “vostro”: m.sg.obl. vostre IX 34; m.sg.r. vostre IX 39; m.pl.r. vostre IX 54; f.sg.obl. vostra II 41; f.sg.r. vostra IX 51, 55.
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Rimari - Reimverzeichnis - Rhymary - Rimario - Rimaire - Rimario - Rimas
METRICA E VERSIFICAZIONE
SCHEDE METRICHE
Non si rileva nessuna struttura metrica singularis ma schemi già utilizzati da altri trovatori, che tutt’al più RmGauc modifica nella formula sillabica: (1)
I 401,2 = 612:5. Beltrami 174:2 (2)
a 10 b10 b10 a10 c10’ d10 c10’ d10
rime: a -or b -an c -atge d -en
5 coblas unissonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (c d c d)
Frank riporta 14 esempi con il medesimo schema metrico, ma è con GrRiq, Plen de tristor, marritz e doloiros [248,63 = 612:3] che condivide la formula sillabica ed è con JordIsl-sS, Longa sazon ai estat vas amor [276,1 = 612:4] che condivide anche le rime.
II 401,5 = 382:68
a10’ b10 a10’ b10 c8’ c8’ d10 d10
rime: a -obla b -atz c -ensa d -en
5 coblas unissonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (c c d d)
Mots refranhs dobla: cobla ai vv. 1 e 3 di ogni strofa.
Sono 112 le occorrenze che Frank registra con questo schema rimico, utilizzato da RmGauc anche nella lirica IV. Le composizioni che presentano la stessa formula sillabica, con due decasillabi femminili in 1ª e 3ª sede, e due ottonari femminili in 5ª e 6ª, sono 117, ma nessuna di esse presenta una distribuzione di rime simile a quella di questa canzone.
III 401,9 = 577:119. Beltrami 136:9
a10 b10 b10 a10 c10’ c10’ d10 d10
rime: a -ar b -en c -ia d -ans
5 coblas uninssonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (c c d d)
Schema metrico molto diffuso, Frank ne riporta 306 esempi. La sola formula sillabica su 8 decasillabi con rime femminili in 5ª e 6ª sede, usata da RmGauc, conta 49 occorrenze. Questi gli autori che utilizzano anche le medesime rime: BgTrob [50,2 = 577:83], BtCarb [82,17 = 577:85], BtCarb [82,19 = 577:86], BtCarb [82,67 = 577:90], BtCarb [82,88 = 577:92], Blacst [96,11 = 577:96], CalPans [107,1 = 577:97], GrRiq [248,16 = 577:105].
IV 401,3 = 382:14. Beltrami 71:7
a10 b10 a10 b10 c10 c10 d10 d10
rime: a -an b -elh c -es d -on
5 coblas unissonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (c c d d)
Si tratta del medesimo schema metrico della lirica II, ma con la formula sillabica composta su 8 decasillabi maschili. Esistono altri 9 esempi simili per struttura strofica e rime, tra i quali è evidente l’imitazione della canzone di GlSt-Did, Aissi com es bela cil de cui chan [234,3 = 382:11], contraffatta da BrBorn nel sirventese Quan la novela flors par el verjan [80,34 = 382:7] e da una serie di trovatori successivi localizzabili nella metà del XIII sec.:
BtCarb [82,87 = 382:8], BtParis [85,1 = 382:9], JoAub [265,3 = 382:12], PCard [335,57 = 382:13], RmMir [406,43 = 382:15], Anon [461,33 = 382:17], Anon [461,80 = 382:18] (3).
V 401,7 = 380:2
a7’ b5 a7’ b5 c7’ c7’ d7 c7’ d7
rime: a -atge b -or c -ia d -an
5 coblas unissonans di 9vv. + 1 tornada di 4vv. (c d c d)
Frank registra solo due esempi simili per questo schema rimico, per RmGauc e GrRiq [248,84 = 380:1], ma con formula sillabica e rime differenti.
VI 401,8 = 624:42. Beltrami 180:1
a10’ b10’ b10’ a10’ c10 d10 d10 c10
rime: a -ansa b -ire c -es d -ans
5 coblas unissonans di 8vv. + 2 tornadas di 4vv. (c d d c)
Frank riporta 92 esempi di questo schema, ma RmGauc condivide la formula sillabica, di quattro decasillabi a rima femminile nella fronte, e le rime, solo con UcBrun, Cortezamen mou en mon cor mesclansa [450,4 = 624:43].
VII 401,1 = 577:73. Beltrami 133:7
a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10’ d10’
rime: a -ens b -ar c -itz d -ida
5 coblas unissonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (c c d d)
È uguale allo schema della lirica III, ma con la struttura strofica di 8 decasillabi con le due rime femminili in 7ª e 8ª sede; sono 8 gli autori che condividono con RmGauc il ricorso a questo schema metrico e alle medesime rime:
AustSegr [41,1 = 577:66], BtCarb [82,37 = 577:67], BtCarb [82,56 = 577:68], GlAnel [204,3 = 577:69], GrRiq [248,14 = 577:71], OlTemp [312,1 = 577:72, che modifica la rima -ens in -en], RmMen [405,1 = 577:74], Sord [437,2 = 577:76], Anon [461,18 = 577:77].
VIII 401,4 = 29:4
a10’ a10’ a10’ a10’ b4 b4 a6’ b6
rime: a -ansa b -aire c -es d -ans
2 coblas unissonans di 8vv. + 1 tornada di 4vv. (b b a b)
Esistono sei esempi simili per schema rimico, dei quali 4 condividono con RmGauc la formula sillabica con la fronte monorima femminile, tutti però con rime differenti; il modello è la canzone di Salhd’Esc, Gran esfortz fai qui chanta ni·s deporta [430,1 = 29:5], il cui schema metrico
a10’ a10’ a10’ a10’ b4 a10’ b6
ha suscitato una serie di contrafacta (4) che presentano però rima interna alla cesura dell’ultimo decasillabo: oltre a VIII di RmGauc, alcune coblas scambiate tra BnArnArm e Na Lombarda [54,1 e 288,1 = 29:1-2] e un sirventese di MontSartr [307,1 = 29:3]. Anche un sirventese di PCard [335,46 = 242:3] utilizza la stessa forma metrica ma aggiungendo una rima interna a tutti i decasillabi (5).
IX 401,6 = 353:7. Beltrami 64:2
a10 b10 a10 b10 c10’ b10 c10’ b10
rime: a -òl b -o c -eta (6)
6 coblas unissonans di 8vv. + 2 tornadas di 4vv. (c b c b)
È uno schema rimico non frequente: 8 esempi in tutto; il modello del partimen di RmGauc è molto probabilmente il sirventese di BtBorn, Pos Ventadorns e Comborns ab Segur [80,33 = 407:2] (7), la cui struttura metrica è stata ripresa, e regolarizzata, da PCard, Las amairitz, qui encolpar las vol [335,30 = 353:6], il quale utilizza le rime: a -òl b -i c -eta. A BtBorn (o alla struttura più regolare di PCard) si rifà, oltre a RmGauc, anche GlMurs, con la canzone di crociata D’un sirventes far mi sia Deus guitz [226,2 = 353:3], il quale utilizza uno schema di rime simile: a -itz b -o c -eta: «The authors of these texts would therefore seem to have known both Bertran de Born’s metrical form and Cardenal’s more regular pattern» (Marshall, Imitation in Peire Cardenal, p. 36).
SISTEMA STROFICO
Il corpus delle nove liriche di RmGauc si presenta abbastanza uniforme quanto ad organizzazione strofica: le poesie hanno un andamento simmetrico e ripetitivo, originato dalla composizione dello schema esclusivamente su coblas unissonans, e sono quasi tutte chiuse da una tornada che ripete il ritmo e le rime degli ultimi quattro versi della cobla precedente (8); solo le liriche VI e IX hanno due tornadas (9). La sostanziale omogeneità del corpo strofico risalta anche osservando la lunghezza delle coblas e il loro numero: tranne la lirica V, che ne ha di nove versi, tutte le altre rime hanno strofe di otto versi ciascuna (10). Per quanto riguarda il loro numero, RmGauc compone generalmente le sue liriche di cinque coblas, solo la VIII e la IX ne hanno rispettivamente due e sei.
Mancano completamente legami interstrofici (coblas capfinidas, coblas capcaudadas) che assicurino la sequenza delle strofe e prevengano possibili alterazioni. I pochi esempi, da considerare fatti accessori, e quindi non valutabili, si hanno in III, 8-9 (str. I/II):
aissi quo ssai, qu’aitals es mos talans. // Aissi cum sai, en vuelh un acabar
in VI, 8-9 (str. I/II) e 40-41 (str. V/VI):
e de l’anta qu’El per nos autres pres. // Dieus pres, per nos salvar, greu malanansa
Doncx passem lai, que temps e razos es! // Qui passara, Dieus, qu’a fag tot quant es
e VII, 8-9 (str.I/II):
pero non l’er esta mortz grazida. // Mortz es lo reis, don em trastoz perdens
La ripresa mette in risalto i motivi centrali delle poesie e ha lo scopo di fissare su di essi l’attenzione dell’ascoltatore, secondo un procedimento stilistico proprio dei predicatori e caro a RmGauc: in una (III), sottolinea come sarà il sirventese morale che ha intenzione di comporre secondo la sua maniera («a ma guia») nelle altre, due canzoni di crociata, insiste sull’urgenza di un nuovo passatge ultramarino per liberare la terra nella quale Gesù Cristo morì per l’umanità (VI), e fa echeggiare la drammatica notizia della morte di Luigi IX che ha lasciato nello sgomento la cristianità intera (VII).
IL METRO
Raimon Gaucelm mostra un’assoluta predilezione per l’isometria, poiché sei delle sue nove liriche sono monometriche costituite da coblas composte unicamente di decasillabi; eccezione fanno la canzone II, che presenta un’alternanza di sei decasillabi e due ottonari, la canzone VIII, in cui a quattro decasillabi fanno seguito due quaternari e due senari e la canzone V, in cui due quinari si intrecciano a sette settenari (11).
Do qui di seguito la tavola della struttura dei versi di 10 sillabe presenti nelle liriche I, II (tranne che in 5ª e 6ª sede), III, IV, VI, VII, VIII (tranne in 5ª, 6ª, 7ª e 8ª sede) e IX, allo scopo di identificare la posizione della cesura. I dati mostrano l’assoluta prevalenza della scansione più arcaica del tipo a minori, con cesura forte in 4ª sede, conformemente alla consuetudine codificata dalle Leys (12).
Complessivamente si contano 294 occorrenze di questa articolazione ritmica:
4+6
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213 occorrenze
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4+6’
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81 occorrenze
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Si segnalano di seguito le altre possibilità ed i luoghi dubbi:
cesura lirica 3’+6
I 1, 6, 7, 15, 19, 24 II 1, 23, 24 III 22, 23, 27, 36 IV 8, 18, 19, 32, 35 VI 8, 21, 24, 28, 30, 42, 43, 48 VII 23, 35, 36, 37, 38 IX 1, 12, 22, 42, 50
è inferiore alla possibilità 6+4: I 12, 41 VII 14
cesura 6+4
I 12 IV 1, 25 VI 9, 13 VIII 2
è preferibile per ragioni sintattiche: I 9 III 21, 24, 31 IV 10 VI 34, 38 VII 14, 42 IX 3, 7, 13, 20
è anche possibile: II 11 IV 17, 22 VI 31 IX 6, 53
È interessante da notare in I 41 l’elisione della terminazione femminile (car(a)) in corrispondenza della 5ª sede, quindi con possibilità (teorica) di scansione 5’+4
cesura 5 + 5
è suggerita dalla sintassi: I 30, 43 III 7, 30, 32, 38 IV 9 VI 17 VII 8, 29 VIII 10 IX 31, 52
è anche possibile: III 37 IV 37 VI 41
con elisione in 5ª sede: II 15
cesura inconsistente o non ben definibile
I 31, 38 III 20 IV 5, 28 IX 18, 36.
Per ulteriori segnalazioni concernenti l’aspetto metrico, rimando alle schede premesse a ciascuna lirica.
INCONTRI VOCALICI
Frequente è la presenza della dialefe, il cui impiego è comunque abbastanza elevato nel periodo del decadimento (13):
Dialefe in cesura nel decasillabo:
4+6
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I 3 ai atressi; II 26 Dieu e; III 9 sai en; III 25 deu avol; VI 6, 37 lai on; VI 44 perdo e; VII 13 lai ab; VII 18 clercia o; IX 40 bocca esper; IX 46 palafre e
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4+6’
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II 3 plai en; III 14 bo alunhar; III 42 sai e
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3’+6
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I 6 garde a; III 22 paupre e; IV 19 dona a; VI 42 secorra e; VII 23 gleiza esta; VII 38 terra on; IX 22 vuelha e
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5+5
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IV 9 joi et; IV 37 lai on
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Lo iato di norma si verifica tra due parole in contatto delle quali la prima termina per vocale tonica; nelle poesie di RmGauc è presente nei seguenti casi:
I 21 portara estatge; I 29 i honre; II 38 merce etz; III 35 so o; IV 5 mi aquest; IV 8 pro e; IV 17 pero aquelh; IV 41 cami a; VI 16 qui estiers; VI 39 li agradans; VII 37 o escofitz; IX 4, 36 tro al; IX 7a’ital
è regolarmente osservato tra due dittonghi (o dittongo e trittongo) e tra dittongo (o trittongo) e vocale:
I 20 i aura; II 30 tu iest; II 34 sui afrevolatz; III 7 ai un; III 41 ai ieu; IV 1 vau en; IV 3 ieu a; IV 24, 27 lai on; V 41 siei amic; V 45 lai on; VI 21 rei agues; VI 27 mieu albire; VI 42 sïa aiudans; VI 43 sui esperans; VIII 4 vei ans; IX 27 ieu irai; IX 43 lai anaretz; IX 45 mai ieu; IX 47 metrai una; IX 54 i auran
vi sono casi, relativamente numerosi, in cui si assiste alla mancata elisione, motivata essenzialmente da ragioni metrico-stilistiche:
I 22 que aja; II 2 que ieu; II 16, 36 si anc; II 17 que aquest; II 24 que ajon; II 39 queri humilmen; II 43 teni a nïen; III 4 ni azautz; III 15 perda es; III 16 ni es; III 34 que aras; IV 19 que an; IV 24 planca e; IV 26 paupre apelh; V 11 que ieu; V 16 ni a; V 32 dava e; V 34 metia en; V 48 elha amigua; VI 1 complida amistansa; VII 14 secorre a; VIII 19 que ieu; IX 19 calfa al; IX 56 si avetz
Elisione e sinalefe
L’elisione metrica, nei casi di contatto vocalico che normalmente l’ammettono, è quasi sempre indicata dai manoscritti attraverso la soppressione della vocale precedente (14).
Il ms. C usa il segno «æ» per rappresentare la sinalefe fra -a finale ed e- iniziale (15): in questi casi, si è preferito indicare con l’apostrofo l’esclusione della lettera finale, riportando tuttavia in apparato la grafia del testimone.
Sinalefe (16): deuriæsser III 39; vallæn VI 44
Negli incontri vocalici interni di parola la dieresi, nel gruppo vocalico ia, è di norma osservata nelle voci dell’imperfetto: (metia V 34; solian VII 26; valia VII 4) e del condizionale (seriam I 36; faria III 24; seria III 23; valria III 21), nel congiuntivo di esser (sia I 26, II 2, VI 7, 42, 47, IX 49; siatz IX 3), nonché nei sostantivi clercia VII 18; Cristiantat VII 2; Cristias VII 34, 39; carriol IX 43; carriato IX 44, nell’aggettivo galiador I 12, nell’avverbio lialmen I 40; nei predicati triar III 4 e diatz IX 6, 42. Vi sono tuttavia delle eccezioni in cui le stesse forme sono sineretiche: avia V 15; sia (aggettivo possessivo) II 5; siatz V 18; valria III 36 (17).
LE RIME
Peculiare nella poesia di RmGauc, lo si è visto, è la sostanziale uniformità e semplicità del costrutto metrico, che si ritrova anche nella distribuzione delle rime, formate generalmente da parole d’uso comune. Tutte le rime sono perfette e non vi sono assonanze, così come la loro disposizione è semplice, priva di particolari artifici ed elaborazioni (18).
Di seguito sono presentati i principali assetti rimici.
Rime equivoche e identiche
Nella categoria del rim dictional, gli esempi di rim equivoc non sono molti. Al contrario alta è la frequenza di rime identiche nella stessa poesia, corrispondenze omofone senza figura di aequivocatio, o con leggere variazioni e sfumature semantiche, che costituiscono uno degli aspetti versificatori più evidenti del canzoniere di RmGauc (19).
Ecco l’elenco delle rime equivoche e identiche riscontrate nelle poesie del nostro trovatore:
I
13 : 43 de bon coratge : bon e ferm coratge
lieve diversità di significato prodotta dai contesti; al v. 43 coratge è in tornada
24 : 44 vencson a salvamen : vengam a salvamen
v. 44 salvamen è in tornada
II
1 : 9 : 17 : 25 : 33 febre tersana dobla : senes voluntat dobla : aquest segle dobla : sa paraula dobla : ma lengua·s dobla
mot refranhcon equivocità grammaticale: aggettivo (1 : 9) : predicato (17 : 25 : 33).
Equivocità semantica dovuta ai contesti, sia per l’agg. “doppia” : “falsa”, che per il verbo, “raddoppia” : “impreca” : “si inceppa”
3 : 11 : 19 : 27 : 35 primeira cobla : dansa ni cobla : de Dieu far sa cobla : mala cobla : esta cobla
mot refranhcon equivocità di significaro, “strofa” : “canzone, componimento” : “discorso, parola, preghiera”.
Per questo esempio e il precedente si può parlare di coblas retronchadas, nelle quali la parola-rima figura al medesimo luogo in ogni strofa
5 : 41 sia bevolensa : vostra bevolensa
il v. 41 è in tornada
6 : 29 far falhensa : ses fallensa
equivocità semantica dovuta ai contesti di significato opposto “cadere in errore, peccare” : “senza dubbio”
23 : 43 tenon tot quant es a nïen : teni a nïen
l’occorrenza di v. 43 è in tornada
III
1 : 28 volgra far : tanh a far
2 : 3 plagues a la gen : ben ni gen
rima equivoca, sostantivo: avverbio, “gente” : “gentilmente”
14 : 37 se’n deuria : no deuria
opposizione semantica
15 : 43 perda es...e dans : no m’er dans
opposizione semantica. La seconda occorrenza è nella tornada
39 : 44 enans / que res disses : profiegz et enans
rima equivoca, avverbio “prima che” : sost. “perfezionamento, progresso”. L’occorrenza al v. 44 è nella tornada
IV
5 : 21 : 22 : 37 : 38 : 42 aquest es : valens non es : francx es : on la cremor es : mal lor es : quez es / savis
lieve divergenza di significato, “essere” : “esserci, stare”, con opposizione semantica “è” : “non è”. L’ultima occorrenza è in tornada
7 : 44 om del mon : hom del mon
è possibile che una certa equivocità sia prodotta dalla diversità dei contesti, per cui nella prima occorrenza si ha valore generale di “qualcuno”, mentre nella seconda di, “valentuomo, uomo probo”. Il v. 44 è in tornada
23 : 43 cor volon : cor volon
al v. 43 il rimante è in tornada
V
23 : 46 Verges Maria : Sancta Maria
la seconda occorrenza è in tornada
44 : 48 quez elh sia : amigua·l sia
leggera differenza semantica “stare” : “essere”. Il v. 48 è in tornada
VI
5 : 29 fo mes : siatz a mal mes
equivocità grammaticale, singolare : plurale
8 : 37 per nos autres pres : fon per nos pres
rima equivoca grammaticale, perfetto : participio passato, “subì” : “fu catturato”
14 : 47 so del passatge duptans : non sïa duptans
equivocità grammaticale, plurale : singolare. La seconda occorrenza è nella seconda tornada.
24 : 44 no·m tengra res : en totas res
l’occorrenza del v. 44 è nella prima tornada; opposizione semantica, “niente” : “ogni cosa”
32 : 48 tot m’avetz conques : n’er tot conques
al v. 48 l’occorrenza si trova nella seconda tornada
40 : 41 razos es : tot quant es
diversità semantica prodotta dai contesti, “essere” : “esistere”. La seconda occorrenza si trova nella prima tornada
VII
7 : 43 d’aquesta vida : longamens vida
probabile leggera sfumatura di significato, “mondo” : “vita”. Al v. 43 l’occorrenza è in tornada
12 : 20 pus afortidamens : pus afortidamens
15 : 44 que·l dans e la fallida : de dan e de falhida
leggera differenza semantica, “perdita” : “sconfitta”. Al v. 44 l’occorrenza è in tornada
VIII
5 : 18 manta gen : li digatz gen
rima equivoca, sostantivo : avverbio. Al v. 18 l’occorrenza è in tornada
IX
3 : 27 tro·l sol : per sol
leggera differenza semantica, “fino a terra” : “per strada”
4 : 50 tro al mento : del mento
la seconda occorrenza è in tornada
9 : 35 ab mo vol : mi demanda ni·m vol
equivocità grammaticale, sostantivo : predicato verbale “volontà, opinione” : “vuole”
10 : 18 ni n’ai <en be> razo : per razo
equivocità di significato, sostantivo : locuzione avverbiale
12 : 40 : 56 que no pro : beure pro : manjat pro
opposizione semantica: “niente affatto” : “troppo, assai”. L’ultima occorrenza è in tornada
16 : 26 si·eus sap bo : un deport trop bo
equivocità semantica in relazione ai contesti
22 : 48 aital faisso : de faisso
rima equivoca, sostantivo : locuzione avverbiale, “forma” : “di conseguenza”
23 : 29 la·us trameta : Na Cors Car trameta
equivocità semantica, “procuri” : “mandi a dire”
24 : 46 deziros no·n so : fendut so
opposizione semantica
31 : 37 : 53 una carreta : en cuberta carreta : de la carreta
l’ultima occorrenza è in tornada
47 : 49 una barreta : la barreta
la seconda occorrenza è in tornada
Rimas ricas
Pur senza stimolare eccessivamente la sua sensibilità verbale (20), RmGauc cerca di sfruttare a fondo il valore sonoro che la parola acquista nella posizione privilegiata della rima. Il suo gusto per una sonorità piena si rivela nell’impiego preponderante della rima leonina, non esulando tuttavia dall’ambito di una scelta di rime facili, usuali nella poetica del trobar leu: come si potrà di seguito notare infatti, se ne trovano un gran numero costituite da sostantivi e avverbi in -men, -mens e da verbi all’infinito e derivati (condizionale, participio, presente e passato, gerundio), senza dubbio tradizionalmente le più usitate.
I
4 dolor : 17 valor
12 galiador : 36 pudor
28 cofessor : 33 doussor
2 talan : 34 semblan : 35 aglan
15 regnatge : 37 gazanhatge
6 turmen : 8 mandamen : 14 fallimen : 16 trespassamen : 22 bastimen : 24 salvamen : 30 captenemen : 32 majormen : 40 lïalmen : 42 corrompemen : 44 salvamen
II
12 oblidatz : 18 foldatz
28 jutjatz : 36 ajatz
22 temensa : 37 comensa : 38 semensa
7 marrimen : 8 turmen : 15 remembramen : 16 fallimen : 24 abastamen : 32 guerimen : 39 humilmen : 44 sertanamen
III
11 manen : 18 tenen : 26 desavinen
19 jauzimen : 27 falhimen
21 paria : 22 proficharia
in rima ricca desinenziale sono legati i versi:
6 faria : 13 daria
12 donar : 20 tornar
16 abitans : 32 malestans : 40 duptans
IV
3 talan : 33 semblan : 35 tremolan
4 belh : 10 sembelh
12 castelh : 34 mantelh
18 mezel[h] : 28 auzelh : 36 mazelh
6 sirventes : 13 clarmontes
7 mon : 15 amon : 16 Ramon
24 pon : 39 despon
V
28 regnatge : 30 linhatge : 37 paratge : 39 arratge
2 dolor : 11 plor : 29 valor
5 maudia : 6 dia : 33 podia
8 folia : 42 volia
17 fazia : 24 cortezia
14 deuria : 15 paria : 23 Maria
7 menan : 18 denan
16 remembran : 47 gran : 49 Fulcran
VI
1 amistansa : 20 duptansa
4 deshonransa : 33 alegransa
9 malansa : 36 enansa
12 lansa : 17 semblansa
3 enantire : 10 martire
18 dezire : 35 grazire
15 enans : 22 benanans
23 efans : 30 affans
in rima ricca desinenziale:
7 demandans : 39 agradans : 42 aiudans
14 duptans : 46 chantans
16 pogues : 21 agues
19 escondire : 26 dire
VII
1 marrimens : 12 afortidamens : 17 breumens : 25 cominalmens : 33 acordamens
21 seguitz : 42 guitz
38 noiritz : 41 emperairitz
7 vida : 24 covida
16 partida : 32 afortida
31 crida : 39 conquerida
in rima ricca desinenziale:
6 aunitz : 13 garnitz
9 perdens : 36 defendens
10 adismar : 11 mermar : 34 amar
VIII
15 afaire : 19 faire
6 valen : 13 talen
8 lïalmen : 16 estamen : 17 breumen : 20 mandamen
in rima ricca desinenziale:
3 retraire : 7 estraire
IX
2 partizo : 6 falhizo : 52 ochaizo
22 faisso : 28 bodoisso
5 culveta : 7 falveta
31 carreta : 47 barreta
45 ambladureta : 51 fendedureta
e in rima ricca desinenziale:
13 meta : 23 trameta
Rimas caras
Solamente due delle terminazioni presenti nelle poesie di RmGauc hanno scarso riscontro nell’uso trobadorico, segno di un ricercato arricchimento del canone rimico e della volontà di conferire al testo una particolare carica semantica.
Eccole di seguito segnalate accanto all’elenco degli autori o delle composizioni che le impiegano:
-eta
Rima presente nel partimen (IX) e adottata da ArnDan, Mout m’es belh [29,14a = 83:3], sirventese dal testo mutilo · BtBorn, Puois Ventadorns e Comborns ab Segur [80,33 = 407:2] · BtPreiss, Ara quan plou et iverna [88,1 = 12:1] · GlMurs, D’un sirventes far mi sia Deus guitz [226,2 = 353:3] · GrEsp, Per amor soi gai [244,8 = 156:1] · PCard, Las amairitz, qui encolpar las vol [335,30 = 353:6] · RbAur, Amics Rossignol [389,6a = 192bis:1], frammento di canzone contenuto nella vida · Cerv, De Pala a Torosela [434a,17 = desc:27] · Taur, Falconet de Guillalmona [438,1 = 577:305] · Anon, Quant escavalcai l’autrer [461,200 = 26:1].
-obla
Terminazione usata da RmGauc nei mots refranhs «dobla» e «cobla» della lirica II e di cui abbiamo un solo altro esempio nella canzone anonima Joglaret, qant passaretz [461,142 = 75:1].
Rimario
Sono indicate in ordine alfabetico le rime presenti nelle poesie di RmGauc. Per ognuna si danno i luoghi in cui compare; tra parentesi uncinate le forme ricostruite (21).
-aire
VIII 1 fraire : 2 aire : 3 retraire : 4 gaire : 7 estraire : 9 paire : 10 maire : 11 vaire : 12 vejaire : 15 afaire : 19 faire
-an
I 2 talan : 3 coman : 10 demembran : 11 estan : 18 truan : 19 poiriran : 26 pezan : 27 denan : 34 semblan : 35 aglan
IV 1 deman : 3 talan : 9 gran : 11 denan : 17 fan : 19 an : 25 pezan : 27 estan : 33 semblan : 35 tremolan
V 7 menan : 9 dan : 16 remembran 18 denan : 25 prezan : 27 Johan : 34 boban : 36 tan : 43 an : 45 van : 47 gran : 49 Fulcran
-ans
III 7 grans : 8 talans : 15 dans : 16 abitans : 23 soplejans : 24 comans : 31 prezans : 32 malestans : 39 enans : 40 duptans : 43 dans : 44 enans
VI 6 trespassans : 7 demandans : 14 duptans : 15 enans : 22 benanans : 23 efans : 30 affans : 31 amans : 38 talans : 39 agradans : 42 aiudans : 43 esperans : 46 chantans : 47 duptans
-ansa
VI amistansa : 4 deshonransa : 9 malanansa : 12 lansa : 17 semblansa : 20 duptansa : 25 escuzansa : 28 venjansa : 33 alegransa : 36 enansa
-ar
III 1 far : 4 triar : 9 acabar : 12 donar : 17 abitar : 20 tornar : 25 blasmar : 28 far : 33 parlar : 36 callar
VII 2 estar : 3 par : 10 adismar : 11 mermar : 18 prezicar : 19 donar : 26 levar : 27 laissar : 34 amar : 35 acordar
-atge
I 5 folhatge : 7 passatge : 13 coratge : 15 regnatge : 21 estatge : 23 carnatge : 29 paratge : 31 caitivatge : 37 gazanhatge : 39 dampnatge : 41 piusellatge : 43 coratge
V 1 dampnatge : 3 coratge : 10 estatge : 12 barnatge : 19 heretatge : 21 salvatge : 28 regnatge : 30 linhatge : 37 paratge : 39 arratge
-atz
II 2 remembratz : 4 peccatz : 10 turmentatz : 12 oblidatz : 18 foldatz : 20 dechatz : 26 malazuratz : 28 jutjatz : 34 afrevolatz : 36 ajatz
-èlh
IV 2 novelh : 4 belh : 10 sembelh : 12 castelh : 18 mezel[h] : 20 capdelh : 26 apelh : 28 auzelh : 34 mantelh : 36 mazelh
-en
I 6 turmen : 8 mandamen : 14 fallimen : 16 trespassamen : 22 bastimen : 24 salvamen : 30 captenemen : 32 majormen : 38 sen : 40 lïalmen : 42 corrompemen : 44 salvamen
II 7 marrimen : 8 turmen : 15 remembramen : 16 fallimen : 23 nïen : 24 abastamen : 31 arden : 32 guerimen : 39 humilmen : 40 omnipoten : 43 nïen : 44 sertanamen
III 2 gen : 3 gen : 10 prezen : 11 manen : 18 tenen : 19 jauzimen : 26 desavinen : 27 falhimen : 34 repen : 35 sen
VIII 5 gen : 6 valen : 8 lïalmen : 13 talen : 14 corren : 16 estamen : 17 breumen : 18 gen : 20 mandamen
-ens
VII 1 marrimens : 4 valens : 9 perdens : 12 afortidamens : 17 breumens : 20 afortidamens : 25 cominalmens : 28 gens : 33 acordamens : 36 defendens
-ensa
II 5 bevolensa : 6 falhensa : 13 suffrensa : 14 sovinensa : 21 conoissensa : 22 temensa : 29 fallensa : 30 dechazensa : 37 comensa : 38 semensa : 41 bevolensa : 42 agensa
-es
IV 5 es : 6 sirventes : 13 clarmontes : 14 tornes : 21 es : 22 es : 29 borzes : 30 mes : 37 es : 38 es : 41 pales : 42 es
VI 5 mes : 8 pres : 13 pes : 16 pogues : 21 agues : 24 res : 29 mes : 32 conques : 37 pres : 40 es : 41 es : 44 res : 45 sirventes : 48 conques
-eta
IX 5 culveta : 7 falveta : 13 meta : 15 feisseneta : 21 tozeta : 23 trameta : 29 trameta : 31 carreta : 37 carreta : 39 peta : 45 ambladureta : 47 barreta : 49 barreta : 51 fendedureta : 53 carreta : 55 panseta
-ia
III 5 maiestria : 6 faria : 13 daria : 14 deuria : 21 paria : 22 proficharia : 29 folhia : 30 cortezia : 37 deuria : 38 tenia : 41 guia : 42 volia
V 5 maudia : 6 dia : 8 folia : 14 deuria : 15 paria : 17 fazia : 23 Maria : 24 correzia : 26 companhia : 32 metia : 33 podia : 35 avia : 41 feunia : 42 volia : 44 sia : 46 Maria : 48 sia
-ida
VII 7 vida : 8 grazida : 15 fallida : 16 partida : 23 endurmida : 24 covida : 30 crida : 31 afortida : 39 conquerida : 40 guandida : 43 vida : 44 falhida
-ire
VI 2 servire : 3 enantire : 10 martire : 11 murire : 18 dezire : 19 escondire : 26 dire : 27 albire : 34 cossire : 35 grazire
-itz
VII 5 issitz : 6 aunitz : 13 garnitz : 14 gequitz : 21 seguitz : 22 afortitz : 29 adurmitz : 30 auzitz : 37 escofitz : 38 noiritz : 41 emperairitz : 42 guitz
-o
IX 2 partizo : 4 mento : 6 falhizo : 8 tenso : 10 : razo : 12 pro : 14 guinho : 16 bo : 18 razo : 20 foguairo : 22 faisso : 24 so : 26 bo : 28 bodoisso : 30 rando : 32 espero : 34 boto : 36 talo : 38 arso : 40 pro : 42 co : 44 carrïato : 46 so : 48 faisso : 50 mento : 52 ochaizo : 54 companho : 56 pro
-ohla
II 1, 9, 17, 25, 33 dobla : cobla 3, 11, 19, 27, 35
-òl
IX 1 dol : 3 sol : 9 vol : 11 col : 17 flaütol : 19 cruol : 25 mojol : 27 sol : 33 auchol : 35 vol : 41 filhol : 43 carrïol
-on
IV 7 mon : 8 don : 15 amon : 16 Ramon : 23 volon : 24 pon : 31 rescon : 32 aon : 39 despon : 40 gran : 43 volon : 44 mon
-or
I 1 amor : 4 dolor : 9 Senhor : 12 galïador : 17 valor : 20 honor : 25 folhor : 28 cofessor : 33 doussor : 36 pudor
V 2 dolor : 4 senhor : 11 plor : 13 onor : 20 sanhtor : 22 aussor : 29 valor : 31 amor : 38 melhor : 40 tristor
Tabella delle parole in rima suddivise per lirica
I
a -or b -an c -atge d -en
aglan 35
amor 1
bastimen 22
caitivatge 31
captenemen 30
carnatge 23
cofessor 28
coman 3
coratge 13, 43
corrompemen 42
dampnatge 39
demembran 10
denan 27
dolor 4
doussor 33
estan 11
estatge 21
fallimen 14
folhatge 5
folhor 25
galïador 12
gazanhatge 37
honor 20
lïalmen 40
majormen 32
mandamen 8
paratge 29
passatge 7
pezan 26
piusellatge 41
poiriran 19
pudor 36
regnatge 15
salvamen 24, 44
semblan 34
sen 38
senhor 9
talan 2
trespassamen 16
truan 18
turmen 6
valor 17
II
a -obla b -atz c -ensa d -en
abastamen 24
afrevolatz 34
agensa 42
ajatz 36
arden 31
bevolensa 5, 41
cobla 3, 11, 19, 27, 35
comensa 37
conoissensa 21
dechatz 20
dechazensa 30
dobla 1, 9, 17, 25, 33
falhensa 6, 29 (fallensa)
fallimen 16
foldatz 18
guerimen 32
humilmen 39
jutjatz 28
malazuratz 26
marrimen 7
nïen 23, 43
oblidatz 12
omnipoten 40
peccatz 4
remembramen 15
remembratz 2
semensa 38
sertanamen 44
sovinensa 14
suffrensa 13
temensa 22
turmen 8
turmentatz 10
III
a -ar b -en c -ia d -ans
abitans 16
abitar 17
acabar 9
blasmar 25
callar 36
comans 24
cortezia 30
dans 15
daria 13
desavinen 26
deuria 14, 37
donar 12
duptans 40
enans 39, 44
falhimen 27
far 1, 28
faria 6
folhia 29
gen 2, 3
grans 7
guia 41
jauzimen 19
malestans 32
manen 11
maiestria 5
paria 21
parlar 33
prezans 31
prezen 10
proficharia 22
repen 34
sen 35
soplejans 23
talans 8
tenen 18
tenia 38
tornar 20
triar 4
volia 42
IV
a -an b -elh c -es d -on
amon 15
an 19
aon 32
apelh 26
auzelh 28
belh 4
borzes 29
capdelh 20
castelh 12
clarmontes 13
deman 1
denan 11
despon 39
don 8
es 5, 21, 22, 37, 38, 42
estan 27
fan 17
gran 9
gron 40
mantelh 34
mazelh 36
mes 30
mezel[h] 18
mon 7, 44
novelh 2
pales 41
pezan 25
pon 24
Ramon 16
rescon 31
sembelh 10
semblan 33
sirventes 6
talan 3
tornes 14
tremolan 35
volon 23, 43
V
a -atge b -or c -ia d -an
amor 31
an 43
arratge 39
aussor 22
avia 35
barnatge 12
boban 34
companhia 26
coratge 3
cortezia 24
dampnatge 1
dan 9
denan 18
deuria 14
dia 6
dolor 2
estatge 10
fazia 17
feunia 41
folia 8
Fulcran 49
gran 47
heretatge 19
Johan 27
linhatge 30
Maria 23, 46
maudia 5
melhor 38
menan 7
metia 32
onor 13
paratge 37
paria 15
plor 11
podia 33
prezan 25
regnatge 28
remembran 16
salvatge 21
sanhtor 20
senhor 4
sia 44, 48
tan 36
tristor 40
valor 29
van 45
volia 42
VI
a -ans b -es c -ire d -ansa
affans 30
agradans 39
agues 21
aiudans 42
albire 27
alegransa 33
amans 31
amistansa 1
benanans 22
chantans 46
conques 32, 48
cossire 34
demandans 7
deshonransa 4
dezire 18
dire 26
duptans 14, 47
duptansa 20
efans 23
enans 15
enansa 36
enantire 3
es 40, 41
escondire 19
escuzansa 15
esperans 43
grazire 35
lansa 12
malanansa 9
martire 10
mes 5, 29
murire 11
pes 13
pogues 16
pres 8, 37
res 24, 44
semblansa 17
servire 2
sirventes 45
talans 38
trespassans 6
venjansa 28
VII
a -ens b -ar c -itz d -ida
acordamens 33
acordar 35
adurmitz 29
adismar 10
afortida 32
afortidamens 12, 20
afortitz 22
amar 34
aunitz 6
auzitz 30
breumens 17
cominalmens 25
conquerida 39
covida 24
crida 31
defendens 36
donar 19
emperairitz 41
endurmida 23
escofitz 37
estar 2
fallida 15, 44 (falhida)
garnitz 13
gens 28
gequitz 14
grazida 8
guandida 40
guitz 42
issitz 5
laissar 27
levar 26
marrimens 1
mermar 11
noiritz 38
par 3
partida 16
perdens 9
prezicar 18
seguitz 21
valens 4
vida 7, 43
VIII
a -aire b -en
afaire 15
aire 2
breumen 17
corren 14
estamen 16
estraire 7
faire 19
fraire 1
gaire 4
gen 5, 18
lïalmen 8
maire 10
mandamen 20
paire 9
retraire 3
talen 13
valen 6
vaire 11
vejaire 12
IX
a -òl b -o c -eta
ambladureta 45
arso 38
auchòl 33
barreta 47, 49
bo 16, 26
bodoisso 28
boto 34
carreta 31, 37, 53
carrïato 44
carrïòl 43
co 42
còl 11
companho 54
cruòl 19
culveta 5
dòl 1
espero 32
faisso 22, 48
falhizo 6
falveta 7
feisseneta 15
fendedureta 51
filhòl 41
flaütòl 17
foguairo 20
guinho 14
mento 4, 50
meta 13
mojòl 25
ochaizo 52
panseta 55
partizo 2
peta 39
pro 12, 40, 56
rando 30
razo 10, 18
so 24, 46
sòl 3, 27
talo 36
tenso 8
tozeta 21
trameta 23, 29
vòl 9, 35
Tabella delle parole in rima in ordine alfabetico
A
abastamen II 24
abitans III 16
abitar III 17
acabar III 9
acordamens VII 33
acordar VII 35
adurmitz VII 29
afaire VIII 15
affans VI 30
afortida VII 32
afortidamens VII 12, 20
afortitz VII 22
afrevolatz II 34
agensa II 42
aglan I 35
agradans VI 39
agues VI 21
aire VIII 2
aiudans VI 42
ajatz II 36
albire VI 27
alegransa VI 33
amans VI 31
amar VII 34
ambladureta IX 45
amistansa VI 1
amon IV 15
amor I 1, V 31
an IV 19, V 43
aon IV 32
apelh IV 26
arden II 31
arratge V 39
arso IX 38
auchòl IX 33
aunitz VII 6
aussor V 22
auzelh IV 28
auzitz VII 30
avia V 35
B
barnatge V 12
barreta IX 47, 49
bastimen I 22
belh IV 4
benanans VI 22
bevolensa II 5, 41
blasmar III 25
bo IX 16, 26
boban V 34
bodoisso IX 28
borzes IV 29
boto IX 34
breumen VIII 17
breumens VII 17
C
caitivatge I 31
callar III 36
capdelh IV 20
captenemen I 30
carnatge I 23
carreta IX 31, 37, 53
carrïato IX 44
carrïol IX 43
castelh IV 12
chantans VI 46
clarmontes IV 13
co IX 42
cobla II 3, 11, 19, 27, 35
cofessor I 28
coman I 3
comans III 24
comensa II 37
cominalmens VII 25
companhia V 26
companho IX 54
conoissensa II 21
conquerida VII 39
conques VI 32, 48
coratge I 13, 43, V 3
corren VIII 14
corrompemen I 42
cortezia III 30, V 24
cossire VI 34
covida VII 24
còl IX 11
crida VII 15
cruòl IX 19
culveta IX 5
D
dampnatge I 39, V 1
dan V 9 dans III 15
daria III 13
dechatz II 20
dechazensa II 30
defendens VII 36
deman IV 1
demandans VI 7
demembran I 10
denan I 27, IV 11, V 18
desavinen III 26
deshomansa VI 4
despon IV 39
deuria III 14, 37, V 14
dezire VI 18
dia V 6
dire VI 26
dobla II 1, 9, 17, 25, 33
dòl IX 1
dolor I 4, V 2
don IV 8
donar III 12, VII 19
doussor I 33
duptans III 40, VI 14, 47
duptansa VI 20
E
efans VI 23
emperairitz VII 41
enans III 39, 44, VI 15
enansa VI 36
enantire VI 3
endurmida VII 23
es IV 5, 21, 22, 37, 38, 42, VI 40, 41
escofitz VII 37
escondire VI 19
escuzansa VI 15
esperans VI 43
espero IX 32
estamen VIII 16
estan I 11, IV 27
estar VII 2
estatge I 21, V 10
estraire VIII 7
F
faire VIII 19
faisso IX 22, 48
falhensa II 6, 29 (fallensa)
fallida VII 15, 44 (falhida)
fallimen I 14, II 16, III 27 (falhimen)
falhizo IX 6
falveta IX 7
fan IV 17
far III 1, 28
faria III 6
fazia V 17
feisseneta IX 15
fendedureta IX 51
feunia V 41
filhòl IX 41
flaütòl IX 17
foguairo IX 20
foldatz II 18
folhatge I 5
folhia III 29
folia V 8
folhor I 25
fraire VIII 1
Fulcran V 49
G
gaire VIII 4
galïador I 12
garnitz VII 13
gazanhatge I 37
gen III 2, 3, VIII 5, 18
gens VII 28
gequitz VII 14
gran IV 9, V 47
grans III 7
grazida VII 8
grazire VI 35
gron IV 40
guandida VII 40
guerimen II 32
guia III 41
guinho IX 14
guitz VII 42
H
heretatge V 19
honor I 20
humilmen II 39
I
issitz VII 5
J
jauzimen III 19
Johan V 27
jutjatz II 28
L
laissar VII 27
lansa VI 12
levar VII 26
lïalmen I 40, VIII 8
linhatge V 30
M
maiestria III 5
maire VIII 10
majormen I 32
malanansa VI 9
malazuratz II 26
malestans III 32
mandamen I 8, VIII 20
manen III 11
mantelh IV 34
Maria V 23, 46
marrimen II 7
marrimens VII 1
martire VI 10
maudia V 5
mazelh IV 36
melhor V 38
mermar VII 11
menan V 7
mento IX 4, 50
mes IV 30, VI 5, 29
meta IX 13
metia V 32
mezel[h] IV 18
mojòl IX 25
mon IV 7, 44
murire VI 11
N
nïen II 23, 43
noiritz VII 38
novelh IV 2
O
oblidatz II 12
ochaizo IX 52
omnipoten II 40
onor V 13
P
paire VIII 9
pales IV 41
panseta IX 55
par VII 3
paratge I 29, V 37
paria III 21, V 15
parlar III 33
partida VII 16
partizo IX 2
passatge I 7
peccatz II 4
perdens VII 9
pes VI 13
peta IX 39
pezan I 26, IV 25
piusellatge I 41
plor V 11
podia V 33
pogues VI 16
poirian I 19
pon IV 24
pres VI 8, 37
prezan V 25
prezans III 31
prezen III 10
prezicar VII 18
pro IX 12, 40, 56
proficharia III 22
pudor I 36
R
Ramon IV 16
rando IX 30
razo IX 10, 18
regnatge I 15, V 28
remembramen II 15
remembran V 16
remembratz II 2
repen III 34
res VI 24, 44
rescon IV 31
retraire VIII 3
S
salvamen I 24, 44
salvatge V 21
sanhtor V 20
seguitz VII 21
sembelh IV 10
semblan I 34, IV 33
semblansa VI 17
semensa II 38
sen I 38, III 35
senhor I 9, V 4
sertanamen II 44
servire VI 2
sia V 44, 48
sirventes IV 6, VI 45
so IX 24, 46
sòl IX 3, 27
soplejans III 23
sovinensa II 14
suffrensa II 13
T
talan I 2, IV 3
talans III 8, VI 38
talen VIII 13
talo IX 36
tan V 36
temensa II 22
tenen III 18
tenia III 38
tenso IX 8
tornar III 20
tornes IV 14
tozeta IX 21
trameta IX 23, 29
tremolan IV 35
trespassamen I 16
trespassans VI 6
triar III 4
tristor V 40
truan I 18
turmen I 6, II 8
turmentatz II 10
V
vaire VIII 11
valen VIII 6
valens VII 4
valor I 17, V 29
van V 45
vejaire VIII 12
venjansa VI 28
vida VII 7, 43
vòl IX 9, 35
volia III 42, V 42
volon IV 23, 43
Note:
1. I trovatori citati sono indicati secondo l’ordine e il numero di referenza abituale, che è lo stesso della Bibliograpbie der Troubadours, seguito nell’Index Bibliographique (première liste), del Répertoire métrique di Frank. (↑)
2. P. G. Beltrami, Rimario trobadorico provenzale, pp. 239 sgg. La sigla che riporto accanto a quelle di Pillet-Carstens e Frank, fa riferimento all’Indice delle coincidenze di schema metrico e rime compilato a cura di Sergio Vatteroni, che registra tutti i componimenti con «lo stesso schema rimico e di regola la stessa formula sillabica, che presentino identità delle rime e della loro successione». (↑)
3. Sulla questione dei contrafacta, regolari e irregolari, cfr. F. M. Chambers, Imitation of Form, in RPh, VI (1953), pp. 104-120; J. H. Marshall, Imitation in Peire Cardenal, in RPh, XXXII (1978), pp. 18-48; Id., Pour l’étude des contrafacta dans la poésie des troubadours, in Rom, 101 (1980), pp. 289-335: S. Asperti, Contrafacta provenzali di modelli francesi, «Messana» 8 (1991), pp. 5-49. (↑)
4. Per M. de Riquer, Los trovadores, pp. 506 e 677, la canzone di Salhd’Esc sarebbe a sua volta un contrafactum, su rime differenti e con un decasillabo in meno, della tenzone di GrBorn con N’Alamanda, S’ie·us quier conseill, bel’amig’Alamanda [242,69 = 19:2], il cui schema metrico è:
a10’ a10’ a10’ a10’ a10’ b4 a10’ b6
Ma per Marshall, Pour l’étude des contrafacta, pp. 322-23, l’imitazione si esprime solo su un piano formale, non melodico, e il solo contrafactum della tenzone di GrBorn resta per lui il sirventese che BtBorn compose el so de l’Alamanda, D’un sirventes no·m cal far loignor ganda [80,13 = 19:1], riprendendone forma e melodia. Frank da parte sua rimanda anche a GlAdem [202,6 = 25:3], El temps d’estiu, quan par la flors el broill, il cui schema metrico è il seguente:
a10 a10 a10 a10 b4’ a6 b6’ (↑)
5. Lo schema metrico del sirventese di PCard, Qui vol aver, è il seguente:
a4 b6’ a4 b6’ a4 b6’ a4 b6’ c4 c4 b6’
Cfr. J. H. Marshall, Imitation in Peire Cardenal, pp. 40-41. (↑)
6. Segnalo l’indicazione erronea nella scheda di Frank che registra la rima a in -olh, ripresa da Beltrami, cit., nell’Indice delle rime schedate nel «Répertoire» di I. Frank, p. 112. (↑)
7. Il sirventese di BtBorn ha una costruzione metrica irregolare e gli schemi delle rime delle sue cinque strofe sono riportati nel Répertoire métrique di Frank sotto le schede 407:2, 353:1, 349:1 (cfr. 885:3). Il componimento ha la seguente costruzione metrica:
a10 b10 a10 b10 c10’ d10 c10’ d10
|
I
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II
|
III
|
IV
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V
|
a
|
ur
|
òl
|
os
|
âs
|
art
|
b
|
o
|
or
|
âs
|
ès
|
o
|
c
|
eta
|
eta
|
assa
|
assa
|
eia
|
d
|
ar
|
or
|
os
|
âs
|
o
|
Cfr. Chambers, Imitation of Form, pp. 118-119 e Marshall, Imitation in Peire Cardenal, pp. 35-36. (↑)
8. Quanto al contenuto, le tornadas delle liriche di RmGauc non si scostano dalla tradizione trobadorica; vi si trovano infatti: il congedo rivolto al proprio componimento (IV); l’invio di un messaggio al signore Aymeric de Narbona per tramite dell’amicx Miquels (VI) e al senhor d’Uzest per mezzo del giullare Bernatz (VIII); infine il commiato in cui, con una formula di conclusio che si ricollega all’esordio, RmGauc invita, chi volesse, a migliorare il suo sirventese (III). Ma particolarmente degne di nota sono le tornadas in cui si trovano le invocazioni a Gesù Cristo o alla Vergine (II, VII) e l’esortazione a rivolgersi a Maria nella preghiera (I, V), che rientrano nel clima di fervore religioso, reso più vivo dal culto mariano, fiorito particolarmente nella seconda metà del XIII secolo. Per la tradizione degli invii nelle liriche dei grandi trovatori, cfr. C. Appel, Bernart von Ventadorn, pp. CXIII-IV; inoltre V. De Bartholomaeis, Intorno alla formazione e all’origine della «tornada» nella poesia lirica del medio evo, in «Convivium», II (1940), pp. 145-158. (↑)
9. La lirica VI fa coincidere la prima tornada con un’ampia formula benaugurante per chi, vincendo ogni esitazione, si fosse imbarcato per la Terrasanta, mentre la seconda è un invio al futuro visconte di Narbona Aimeric V. La lirica IX è invece un partimen in cui le tornadas sono tradizionalmente coinvolte nell’alternanza delle coblas. (↑)
10. La cobla costituita da otto versi è il tipo più comune, Frank (Répertoire métrique, II, p. 68), ne riporta 953 esempi. Ma anche la cobla di nove versi è molto frequente: i casi registrati sono 331. (↑)
11. Si veda Frank, Répertoire métrique, II, pp. 12-48. (↑)
12. Si noti che il tipo a maiore non è giudicato corretto dalle Leys, ed. Gatien-Arnoult, I, pp. 114-116. (↑)
13. Secondo la consueta norma grafica, nei manoscritti la congiunzione copulativa è scritta et oppure è espressa attraverso la nota tironiana «7» prima di parola iniziante per vocale, per evitare contatti vocalici. (↑)
14. Si segnalano i seguenti casi: l’elisione in cesura in I 41 (car’ab), del tutto eccezionale nel decenario, e la caduta della vocale iniziale della preposizione preceduta dal predicato in IV 28 (fa’b), e quella dell’aggettivo in IX 7 (a’ital). (↑)
15. Cfr. J. Monfrin, Le chansonnier «C», p. 297 e F. Zufferey, Recherches linguistiques, pp. 136 e 150. (↑)
16. Di Girolamo sottolinea come non si possa parlare «a rigor di termini, di sinalefe, per i pronomi personali enclitici che si agglutinano alle terminazioni vocaliche delle voci che li precedono, formando con esse una sorta di dittongo» (Versificazione provenzale, p. 12). A questo proposito si veda: no·us I 29, IX 32, 44; si·us II 42; ve·us VI 25, IX 26; si·eus IX 16; cre·us IX 22; la·us IX 23. (↑)
17. Nelle Leys (ed. Gatien-Arnoult, I, pp. 46-48), si ammette l’oscillazione tra sineresi e dieresi nelle forme del congiuntivo presente di esser, ma alternanze simili si osservano soprattutto nei testi arcaici e in quelli della decadenza. (↑)
18. I giochi di rime all’interno delle strofe non sono numerosi; solo le rime interne ricorrono abbastanza di frequente: le segnalazioni ad esse attinenti sono date nelle schede premesse ai singoli testi. (↑)
19. Solo nella lirica II vengono adoperate, intenzionalmente e strofa dopo strofa, le parole-rima dobla e cobla. Si ricordi che l’uso dei rimanti ripetuti era considerato un momento di caduta versificatoria da parte dei trattatisti (cfr. Leys, ed. Gatien-Arnoult, III, pp. 94 sgg.) che ne ammettevano l’impiego soltanto in sede di tornada, proprio per il suo carattere conclusivo. Sulla questione si veda R. Antonelli, “Equivocatio” e “repetitio” nella lirica trobadorica, in Id., Seminario romanzo, Roma 1979, pp. 111-154 e inoltre, per una presentazione delle teorie antiche e moderne, R. Antonelli, Rima equivoca e tradizione rimica nella poesia di Giacomo da Lentini. I. Le canzoni, in «Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani», XIII (1977), pp. 1 sgg. (↑)
20. L’unico caso in cui RmGauc dà dimostrazione di una certa “inventiva” in campo lessicale è dara dal partimen con Joan Miralhas (IX), in cui i lessemi impiegati sono resi ancor più inconsueti dalla rima in -eta. (↑)
21. Per quel che concerne la loro frequenza, risultano in totale 22 rime diverse, 13 maschili e 9 femminili, 8 impiegate in più di una lirica. La più frequente è la rima in -en impiegata in quattro liriche, per un totale di 43 occorrenze. (↑)
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