Il partimen, proposto a Guiraut da Folquet (probabilmente de Lunel), è incentrato su un tema amoroso di insolito realismo: è meglio che sia l'amante ad andare a giacere per primo con l'amata o viceversa? Guiraut sceglie di difendere la prima alternativa. La vicinanza con il partimen nº 15, disputato con lo stesso partner, induce a fissarne l'epoca di composizione intorno al 1265, e comunque prima del 1269, anno in cui il poeta originario di Lunel (a pochi chilometri a nord-est di Montpellier) si trasferisce in Spagna ( 1).
ANGLADE (Guiraut Riquier, pp. 102-104) non ha dubbi sul fatto che il proponitore di questa tenso sia Folquet de Lunel, autore del Romans de mondana vida (1284) dedicato a Enrico II di Rodez. Lo studioso, inoltre, confuta con decisione l'affermazione di EICHELKRAUT (ed. di Folquet de Lunel, p. 6) che il trovatore, nato nel 1244 e morto dopo il 1284, non avesse mai lasciato la sua città natale; del resto, come dimostra il partimen qui in esame, non fu sempre il poeta moralista che il suo editore descrive. Da fonti documentarie, infatti (GRLMA II/I, f. 7, p. 520), sappiamo che nel 1269 egli seguì, con Dalfinet e Serveri de Girona, l'infante Pietro d'Aragona che si recò a Toledo per incontrare il re Alfonso X. Dopo un viaggio nell'Italia settentrionale, nel 1274 circa ritornò in Provenza, dove consolidò i contatti con il conte Uc di Rodez (che morì nel 1275) e con suo figlio Enrico, e ne frequentò la corte, come dimostrano alcune sue canzoni a loro dedicate.
Di Folquet, oltre al roman, ci sono giunti nove testi: due partimens con Guiraut Riquier (il presente ed il nº 15, non editi da Eichelkraut); un sirventese scrìtto per Alfonso X ( BdT 154.1), conosciuto, come già accennato, nel 1269; infine, sei canzoni, di cui quattro mariane ( BdT 154.2,.3,.4,.5,.6,.7).
Giudice del partimen è il signore di Capendu, località linguadociana ad est di Carcassonne: secondo Anglade si tratta di Guiraut de Capendu, potente vassallo dell'epoca che, nel 1270, prese parte alla crociata di Luigi IX con quindici cavalieri. Sua figlia Simone divenne nuora di Guilhem d'Anduze (CHABANEAU, Cinq tensons, p. 125), il signore cui Guiraut Riquier dedicherà la canzone XII, Anc non aiguj nulh temps de far chanso (MÖLK, Las Cansos, pp 66-69, vv. 43-45).
1. beutatz granda: cfr. Arnaut Daniel, Ans que sim reston de branchas (BdT 29.3, ed. EUSEBI, p. 117), v. 38: «e sa beutatz es tan granda». Per il significato assunto da beutat nella sfera dell'amor cortese, cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, p. 150.
6. amo·s: per il fenomeno della -n mobile o indifferente nelle terze persone plurali dei verbi, cfr. CRESCINI, Manuale, p. 58, e PELLEGRINI, Appunti, pp. 139-140. Nell'ambito della poesia morale «Verais ou vertaders contiennent l'idée de loyauté ou de franchise, mais la dépassent avec la nuance essentielle de 'vérité'; si les termes verais et leyal sont donc très proches, ils ne se confondent pas [...]. La valeur de verais est donc précisée: il s'agit de 'sincérité' et de véracité', notions qui ne sont pas entièrement recouvertes par la leialtat» (THIOLIER-MÉJEAN, Les poésies satiriques, p. 78). Nel canzoniere di Guiraut Riquier, cfr. l'epistola IV, Qui conois et enten, vv. 438-439: «Dieu devem nos per ver / servir ab cor verai».
7. Cauaiers (cauaier, cauayer, cauayers), presente anche al v. 39 ed al v. 52 come variante di caualier, è «une marque distinctive» del manoscritto R, e si ritrova nei testi del Linguadoca occidentale (ZUFFEREY, Recherches, pp. 121-122): essa «représente le premier degré d'un processus de réduction [...] de la séquence -li- apparue récemment dans cavalier: si le premier élément de la diphtongue ie ne se contente pas de mouiller le l (type cavalher), il peut l'assimiler complètement». Cfr. anche CAPUSSO, L'Exposition, p. 167, nota ai vv. 195-196; LINSKILL, Les Épîtres, epistola XI (Supplicatio), p. 198, nota al v. 244; PFISTER, Sprachliches, p. 105.
9. S'ieu laissava per pueg landa: per l'espressione proverbiale, che ha il valore di 'crearsi delle difficoltà', cfr. Arnaut de Mareuil Aissi cum selh que tem qu’Amors l'aucia (BdT 30.5, ed. JOHNSTON, p. 12), vv. 22-24: «Pero vers es que per ma leujaria / vuelh mais pujar que drechura no manda, / qu'ieu tenc lo pueg e lays la bela landa».
9-10. Si seguito da un tempo indicativo nella protasi e condizionale nell'apodosi esprime, generalmente, un'ipotesi realistica (cfr. il torneyamen n° 6, nota al v. 14). In questo caso la formula ipotetica si adatta all'uso proverbiale.
10. fatz: per il significato di 'sciocco' assunto dall'aggettivo, cfr. THIOLIER-MÉJEAN, Les poésies satiriques, pp. 170-174.
14. deu plazer may: ripresa della stessa espressione del v. 8 ( deu mai plazer), con inversione dei termini per motivi rimici. Per la forma dittongata aiman, cfr. il partimen nº 1, nota al v. 18.
17. Blandir < BLANDIRI, 'carezzare, lodare', utilizzato nella poesia cortese provenzale fin da Guglielmo IX, BdT 183.8, Molt jauzens, mi prenc en amar, v. 39, «e del celar e del blandir» (ed. PASERO, p. 222 e relativa nota alle pp. 237-238). Secondo CROPP (Le vocabulaire courtois, pp. 188-192), blandir, «conformement à son radical latin, désigne des paroles prononcées pour flatter ou pour plaire. L'amoureux veut gagner la dame en la persuadant de son amour» (p. 191). Cfr. anche ASPERTI, ed. di Raimon Jordan, II, Ben es camjatz eras mos pessamens (BdT 404.2), v. 12 e relativa nota alle pp. 187-188.
18-19. L'aggettivo amatz riferito ad amicx (allitterazione frequente nella lirica provenzale), rafforza il significato di 'amoroso' che esso cominciò ad assumere già con Cercamon (cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 70-74).
21. a<n>: Pfaff conserva la lezione au, senza specificarne il senso. Cfr. la forma congiuntiva an (3ª pers. sing.) ai vv. 15 e 38.
22. fis amans: Pfaff mantiene la lezione ipermetra del manoscritto, fis amicx amans. I due sostantivi, sinonimi nell'ambito amoroso, sono equivalenti anche sul piano sillabico, e dunque entrambi ammissibili; dovendo, comunque, compiere una scelta, ritengo preferibile lasciare a testo amans, dal momento che amics ricorre già al v. 19.
24. La particella en enclitica (< INDE) può avere, in questo contesto, valore prolettico.
25-26. Per il parallelismo tra amors/ cors e amans/ amaire, cfr. la tenzone nº 14, nota ai vv. 33-34.
27. Autreiar, lett. 'accordare, concedere', è di solito utilizzato nella formula autreyar s'amor avente come soggetto la dama (cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, p. 392).
28. ses ganda: PD, p. 201, «sans détour; assurément; tout droit».
29-30. Ellissi del verbo principale.
30. qu'il = que·il, cioè relativo que + pronome femminile li, per cui cfr. CRESCINI, Manuale, p. 81 e p. 438, e GRAFSTRÖM, Étude sur la morphologie, § 1-b, p. 20, e § 4-a, p. 25.
32. Mantener nel significato di 'difendere, sostenere' (per cui cfr. LR, V, p. 338) ritorna varie volte nella produzione riquieriana: cfr., a titolo di esempio, Exposition, v. 851 (e nota relativa alla p. 205 dell'ed. CAPUSSO) e torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, nº 2 dell'ed. GUIDA, vv. 36 e 64.
33-34. de temor branda / ·l fis: Pfaff de temor brandal / fis. La lezione del manoscritto, brandal, è un esempio di enclisi prodottasi in fondo al verso con l'enclitica sintatticamente appartenente all'inizio del successivo; a questo proposito, cfr. la nota, corredata da ampio spoglio, di SQUILLACIOTI, ed. di Folchetto di Marsiglia, pp. 336-337, nota ai vv. 61-62 della canzone Chantars mi torna ad afan (BdT 155.7).
35. que: per l'uso al nominativo, cfr. il torneyamen nº 6, nota al v. 8.
gratz: dato il contesto in cui il sostantivo è inserito, è da intendersi derivato da GRATUS e riferito al desiderio dell'amante, che 'non osa fare quanto gli piace'. In questa accezione la forma plurale risulta assai rara (cfr. SW, IV, pp. 171-173; LR, III, pp. 501-502; CRESCINI, Manuale, p. 401). Nella lirica provenzale legata alla fin'amor, i gratz sono anche i gradini nella scala d'amore, cioè i graduali progressi che il cavaliere compie per ottenere il favore della dama secondo le dottrine cavalleresche. La particolare concezione riquieriana dei gratz dell'amore (intesi come tappe di comportamento e non di ascesa) sarà efficacemente espressa dopo il 1280 ai vv. 558-565 della sua Exposition sulla canzone di Guiraut de Calanson, per cui cfr. ed. CAPUSSO, pp. 128-129 e, per alcuni rimandi, p. 93, n. 86: «Li gra son benestan: / le premiers es onrars / e·l segons es selars / e·l ters es gen servirs / e·l quartz es bos sufri[r]s; e cascus es mot lens, / tal que·l pueya greumens / hom ses elenegar».
36. arranda = a randa, con raddoppiamento di r iniziale dopo vocale, significa letteralmente 'fianco a fianco', 'completamente' (cfr. LR, V, pp. 40-41). GRAFSTRÖM, Étude sur la graphie, § 54-1, pp. 161-162, spiega così il fenomeno: «Entre voyelles, nos scribes désignent habituellement par rr le r fort [...] Le roulement prolongé du r initial, signalé par Leys [...], attesté par les graphies suivantes: querc. laRroca (= la Roca); toul. querre (= que re); alb. errendi (= e rendi)».
37. mal trai: «Le verbe qui accompagne le plus fréquemment le substantif mal est traire, 'souffrir, endurer' [...]. Le terme mal et ses dérivés désignent donc, selon le contexte dans lesquels ils apparaissent, le chagrin d'amour considéré comme composé de souffrances de caractère physique, moral ou psychologique» (CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 284-285).
39. non- dever: cfr. il partimen nº 2, nota al v. 55; so non- dever è ripreso antiteticamente da Guiraut al v. 47, son dever. Riguardo alla forma so, con caduta di n finale, cfr. CRESCINI, Manuale, p. 85.
41. In riferimento all'aggettivo truan del vers XI di Guiraut Riquier, Yverns no·m te de chantar embargat, vv. 23-24 («qu'ab vils faitz truans / n'es hom benanans»), Thiolier-Méjean scrive: «S'il a une nuance particulière concernant le dérèglement des moeurs, ceci n'est nettement perceptible que dans de rares passages. Ainsi, chez G. Riquier dénonçant les agissements de certains, il a une valeur assez vague: 'méprisable, vil'. En tout cas, il est violent et témoigne d'une certaine vigueur de langage» (Les poésies satiriques, p. 133). Guiraut lo utilizza altre due volte nelle epistole (ep. VII, Si·m fos saber grazitz, v. 344, ed ep. IX, Aitan grans com devers, v. 349), in entrambi i casi riferito a lauzengier.
47. dona·s va·n: Pfaff pone a testo donas van e suggerisce in nota (p. 235): «dona s'an?»
per son dever: 'come si conviene', 'giustamente', espressione per la quale cfr. CAPUSSO, L'Exposition, p. 179, nota al v. 435 e rimandi.
49. be[ls]: per evitare fraintendimenti di significato con ben, integro la forma tronca dell'aggettivo trasmessa dal manoscritto, be: l'omissione può essere parzialmente spiegata per via aplografica, data la s- iniziale del sostantivo seguente, senhers, nominativo singolare con -s analogica al posto del più comune senher (cfr. JENSEN, The Old Provençal Noun, pp. 69-70).
51. melhor saber: «être plus agréable, plaire plus» (PD, p. 241).
53. Per la grafia dig parallela a dich anche per il sostantivo, cfr. ZUFFEREY, Recherches, p. 114.
Nota
(1) M. DE RIQUER, Los trovadores, p. 1550: «Uno de sus partimens con Riquier ha sido fechado por Anglade entre 1264 y 1270, aunque, como vamos a ver, un año antes nuestro personaje estaba en España». (↑)
|