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Betti, Maria Pia. Le Tenzoni del Trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgare", 44 (1998), pp. 7-193.

296,002=248,039- Marques

È una delle quattro tensos composte a Narbona, insieme ai partimens nº 2 e nº 8 e al torneyamen nº 3, tutti e tre databili a. 1270 (già ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 104, n. 3). 
Il tema è proposto da Marques de Canilhac, che chiede a Guiraut Riquier se preferisca essere apprezzato solo dalla dama amata, ma inviso a tutti gli altri, o viceversa. Guiraut sceglie di amare invano (condizione pur topica del fin'aman), ma anche di essere stimato da tota gen.
Il proponente di questo partimen è Marques de Canilhac, nobile discendente di una potente famiglia del Massiccio Centrale, intimo amico di Enrico di Rodez fin dalla gioventù e, come lui, trovatore (attività testimoniata anche dai componimenti nº 2 e nº 5 dell'ed. GUIDA, oltre che dalla tenzone perduta BdT 248.54, Marques, una partida·us fatz, sempre con Guiraut, e dalla tenzone fittizia BdT 296.1a, Domna, a vos me coman). Per un ritratto più esaustivo del personaggio, supportato anche da prove documentarie, cfr. GUIDA, ‘Jocs' poetici, pp. 39-50.
Anglade fissa la datazione al 1280-1281, e comunque dopo il 1274, anno di composizione della Supplicatio ad Alfonso X, cui si riferirebbero i vv. 29-30 (Guiraut Riquier, p. 181, n. 1 ); Guida, invece, la anticipa decisamente a prima del dicembre 1270, mese in cui muore Amalric IV, visconte di Narbona, da identificarsi con il misterioso bon senhor de Narbona richiesto come arbitro ('Jocs' poetici, p. 108). Di lui sappiamo che fu sostenitore della poesia provenzale, a differenza (per quanto riferitoci anche da ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 105) del figlio e successore (1270-1298) Aimeric V (non IV, come erroneamente indicato da CHABANEAU, Cinq tensons, p. 121). È poco probabile, dunque, che quest'ultimo possa essere stato l'arbitro del partimen, e ciò sembra concordare con l'ipotesi di Guida, che però non accenna alla questione della Supplicatio, supportando la sua proposta di datazione solo con la vicinanza al partimen Senhe n'Enric, a vos don avantatje (nº 2 dell'ed. GUIDA); come nel componimento qui analizzato, infatti, anche in esso Guiraut si rivolge a Marques senza la particella onorifica en, che si trova, invece, in un torneyamen più tardo (De so don yeu soy doptos, nº 5 nell'ed. GUIDA, databile post 1280).
A meno che Guiraut non abbia trattato della necessità di distinzione tra giullari e trovatori in qualche testo giovanile andato perduto, l'accenno al contenuto della Supplicatio (per cui cfr. nota ai vv. 29-30) non mi sembra da trascurare; dello stesso 1274, inoltre, è anche il vers VI, Grans afans es ad home vergonhos, indirizzato ancora al re di Castiglia, in cui il poeta si lamenta della confusione creatasi tra buoni e cattivi compositori.
 
1-3. anc [...] ja, nulha [...] negun: JENSEN (The Syntax, p. 321) sostiene chei due avverbi di tempo «are not chosen at random: anc is used about the past while ja refers to the future». Riguardo, invece, a nulha e negun (pp. 176 e 177), «negun < NEC-UNU and a dissimilated degun, serving as adjectives or as pronouns, are oncountered with the indefinite meaning of 'any, anyone'», alla pari di nul-nulha che, «though etymologically negative by itself, has indefinite value unless accompanied by a negation». 
 
5. e: con valore avversativo (cfr. JENSEN, The Syntax, pp. 340-341).
 
6. Secors, che ritroviamo di nuovo in posizione rimica al v. 68, rientra tra i termini che «expriment l'action d'aider l'amoureux, sans que le caractère du secours soit spécifié [...]. Laide cherchée, et trop souvent refusée, consiste en n'importe laquelle des faveurs de l'amour [...]. La dame peut donc porter secours à l'amoreux en public ou dans l'intimité» (CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 180-181).
 
7. La forma retenha è presente in rima tre volte, vv. 7, 48 e 62, sempre utilizzata nel senso di 'accogliere presso di sé' (per cui cfr. i partimens nº 1, v. 46 e nota relativa, e nº 5, v. 16), anche se nel terzo caso (v. 62) è riferita al bon senhor de Narbona, e non alla dama.
 
9. tolre: nell'accezione di 'prendere', cfr. LR, V, p. 369.
 
10. yrnelamens de cors: iterazione sinonimica per sollecitare nell'interlocutore l'immediatezza della scelta. Il sintagma de cors sarà utilizzato di nuovo in rima da Marques nella richiesta di giudizio ad Amalric di Narbona (v. 63). Per l'uso avverbiale di de cors, cfr. le epistole di Guiraut II, Al pus noble, al pus valen, v. 96, e XII, Tant petit vey prezar, v. 362.
 
12. Nella produzione riquieriana il sintagma ab fadia (per cui cfr. SW, III, p. 373) ricorre undici volte, sempre in posizione rimica; per il suo significato in ambito amoroso, cfr. CAPUSSO, L'Exposition, p. 180, nota ai vv. 443-444. Per un contesto similare a quello del verso qui in esame, cfr. la canzone XXII, Creire m'an fag mey dezir, vv. 5-6: «Fag m'an amar ab fadia / Mon Belh Deport ses iauzir», ed il partimen tra Sordello e Bertran d'Alamanon, Bertrans, lo joy de dompnas e d'amia (BdT 437.10~76.2, ed. Boni, p. 102), vv. 9-10: «Tan lonjamen ai amat ab fadia / e tam pauc m'an dompnas tengut de pro».
 
13. Bel Deport è il senhal della dama amata che ricorre continuamente nei testi di Guiraut Riquier; per quanto riguarda le tensos, è presente, invece, solo in questo verso e nel partimen nº 5, vv. 18 e 43 (su sollecitazione, da notare, dell'interlocutore Peire Torat). Cfr. le canzoni I, v. 53; V, v. 46; XIII, v. 41; XIV, v. 32; XV, v. 6; XVI, v. 38; XVII, v. 2; XVIII, v. 49; XIX, v. 62; XX, v. 10; XXI, vv. 5, 14, 23, 32, 41; XXII, v. 6; XXIV, v. 8; XXVII, v. 42; i vers I, vv. 16, 37, 53; VI, v. 53; XI, v. 13; XIV, v. 41; XV, v. 66; XIX, v. 46; XXIII, v. 51; XXV, v. 46; le retroenchas I, v. 23; II, vv. 2 e 39; III, v. 3; le pastorelle I, vv. 65 e 81; II, vv. 34 e 41; IV, v. 43; il discordo, v. 44; il breu-doble, v. 16; l'epistola III, v. 18. Per il dibattito circa la figura storica della dama cantata da Guiraut, cfr. Introduzione, n. 48.
 
16. Fos dolors è predicato nominale; cfr. anche il v. 49.
 
17. enuetz: per la grafia enueitz/enuetz alternativa a enueg, cfr. GRÄFSTROM, Graphie, § 71, p. 200, n. 9, e CAPUSSO, L'Exposition, p. 202, nota al v. 793.
 
20. fis aymadors: è l'unico caso di forma dittongata nella produzione di Guiraut Riquier per questo sostantivo (ma per ayman, cfr. il partimen nº 1, nota al v. 18): il sintagma fin amador ricorre nelle canzoni XXI, Los bes, qu'ieu truep en amor, v. 21; XXV, Gauch ai, quar esper d'amor, v. 4; XXVI, Kalenda de mes caut ni freg, v. 34; e nel vers XXIV, Cristian son per Jhesu Crist nomnat, v. 24.
cays que: avverbio utilizzato sostanzialmente con il modo indicativo (cfr. SW, I, p. 185; LR, V, p. 1 ).
 
22. Per l'omissione di que, cfr. PELLEGRINI, Appunti, p. 292, e JENSEN, The Syntax, p. 364.
 
25. e play mi fort: per accentuare il tono ironico del periodo, Marques riprende con variatio, ma nella stessa posizione strofica, l'avvio del v. 5 («e plaira fort»).
 
29-30. aunir: per il suo significato oltraggioso (antitetico di onrar), cfr. THIOLIER-MÉJEAN, Les poésies satiriques, p. 175.
joglars trobadors: Pfaff separa i due sostantivi con una virgola, «c'aunitz avetz los joglars, trobadors», interpretando trobadors come la forma analogica del vocativo singolare, di norma espresso con il nominativo. Per la flessione basata sull'accusativo trobador (sing.: trobadors, trobador; plur.: trobador, trobadors), concorrente a quella derivante dal nominativo trobaires, cfr. JENSEN, The Old Provençal Noun, p. 54. D'altra parte, se Marques avesse voluto riferirsi a due categorie di poeti, cioè i giullari ed i trovatori, dovremmo, forse, ipotizzare la corruzione del manoscritto, eliminando l'articolo ed integrando la congiunzione tra i due sostantivi: c'aunitz avetz joglars e trobadors. La lezione trasmessa dà comunque spazio ad una terza, interessante possibilità, cioè che il nobile poeta accenni ad un tipo diverso di compositore, quello del «giullare-trovatore», cioè di colui che, pur appartenendo -secondo la classificazione riquieriana esposta nella Supplicatio - alla categoria inferiore, aspira all'altra e, nelle corti (dato che in una corte si svolge il partimen), si comporta come trobadors. A questo proposito, cfr. Supplicatio, vv. 616-627 e 632-633 (ed. BERTOLUCCI PIZZORUSSO, p. 66): «Mas er es tal sazos, / et es lonc temps avuda, / c'una gens s'es moguda / ses sen e ses saber / de far, de dir plazer / e senes conoisensa, / que prendo captenensa / de cantar, de trobar / o d'esturmens tocar / o d'als, ses tot dever, / ab que puesca[n] querer, / per enveia dels bos. /[...] / e no·s degra sofrir / per ren, a mon semblan, / e vey que hom los blan / e·ls tem may que·l[s] senatz».
 
30. may huey: utilizzato nel senso di oimais, 'ormai', lo ritroviamo nell'Exposition, vv. 854-855: «Donc diray mon dever / mai huey d'esta tornada
Fenhedors è tra i termini più utilizzati dai trovatori del sec. XIII per denunciare gli ipocriti. Per la famiglia semantica cui appartiene, cfr. THIOLIER-MÉJEAN, Les poésies satiriques, pp. 124-125. Come rileva, però, MENEGHETTI, nel suo saggio 'Enamoratz’ e 'fenhedors' (in particolare pp. 296-297 e n. 72), «nella tarda codificazione della teoria amorosa cortese esso passò a significare lo stato di chi si trova al primo grado del servizio d'amore». In questa accezione, cfr. anche NELLI, L'érotique, pp. 179-180, che fornisce un'efficace descrizione del soupirant timido.
 
31-32. Guiraut intende rifiutare l'accusa di non riuscire a dimostrare la logicità delle proprie affermazioni, mossagli dall'avversario nella cobla precedente.
 
32. en res no son l'autre de res que·us dia: il verso risulta di difficile interpretazione; per un esempio di en res come rafforzativo della negazione nell'opera di Guiraut Riquier, cfr. L'Exposition, vv. 11-13.
de res que·us dia: la forma verbale congiuntiva è determinata dal tono ipotetico della frase, per cui cfr. JENSEN, The Syntax, pp. 282-283.
 
33. temetz: Pfaff suggerisce, in nota, di emendare temetz con tenretz, interpretando 'se tenete (alla vostra amica)'.
 
35. encaussatz: cfr. vers XXIII, Vertatz es atras tirada, v. 3 («e lialtatz encaussada»); epistola IV, Qui conois et entens, v. 161 («Apres fon encaussatz»); cfr. anche PFISTER, Sprachliches, p. 109.
 
36. lops ni ors: l'espressione ricorre nel sirventese di Giraut de Bornelh No·s pot sufrir ma lenga q'ill non dia (BdT 242.52a, p. 440 dell'ed. SHARMAN), vv. 41-44: «Qar ieu am mais, de bon cor ses enfansa, / Esser anheus en prat o en vergier / Que lops ni ors, si tot ai consirier / D'esser trencatz o d'aver greu pesansa». In ambito francese, ZILTENER (Repertorium, 236.3269) segnala solo il v. 769 della Chanson du Chevalier au Cygne (vol. I, p. 31 dell'ed. HIPPEAU), databile al primo quarto del sec. XIII: «velus estoit com leu ou ors encaienés». Per la variante love cerviere, 'lupo cerviero', cioè 'lince', unita all'orse nel v. 29553 della Chronique par Benoit del 1175 circa (ZILTENER, Repertorium, 214.2955, e vol. II, p. 217 dell'ed. FAHLIN: « Hardie plus chascune e fiere / Que orse ne love cerviere»), cfr. BORGHI CEDRINI, Gatto lupesco, p. 33.
 
37. car la compratz: cfr. JENSEN, The Syntax, p. 46.
 
43. joglaria: cfr. la tenzone nº 4, nota al v. 5. Marques ribadisce l'accusa, venata di disprezzo, dei vv. 26-28.
 
44. laissas: per la riduzione grafica di -tz > -s nelle 2e persone plurali - piuttosto frequente nel ms. R, cfr. quanto già accennato nella tenzone nº 4, nota al v. 8.
 
46-49. In questo passo Marques gioca sull'ambiguità di interpretazione: fino al v. 47 compreso, gli autres sono alternativi alla figura della dama; al v. 49, invece, la frase que dels autres si oppone a de mi, cioè al trovatore medesimo («io preferisco che la mia dama si ricordi di me, piuttosto che degli altri»).
 
49. tan m'es sos gratz sabors: lett.: «tanto è per me un piacere la sua approvazione», con predicato nominale; cfr. anche il v. 16.
 
51. vuelh ben amar: PD, p. 386, «v. suivi d'un infinitif équivalant au verbe simple: vol amar = ama; v. ben vouloir du bien (à qn.), aimer». Per l'antitesi amar desamatz, cfr. anche il partimen nº 5, v. 20 (desamatz am) ed il partimen nº 13, v. 30 (aman desamatz).
 
51-52. Il costrutto sintattico di questi due versi può essere interpretato in maniera duplice: si < SIC, 'così', e aven come gerundio di aver (come nella traduzione proposta); oppure si con valore ipotetico e aven come indicativo presente, 3ª pers. sing., di avenir, 'avviene', oppure 1ª pers. plur. di aver (per aven = avem, cfr. PFISTER, Sprachliches, p. 107, ed il partimen nº 13, nota al v. 68). Il significato del periodo, comunque, sostanzialmente non muta.
 
52. plazen paria: cfr. pastorella IV, L'autrier trobei la bergeira, vv. 13-14: «[...] tant m'agrada / la vostra plazen paria».
 
53-54. Il costrutto verbale (caratterizzato da polittoto) si presenta, nella lezione del manoscritto, asimmetrico, con l'infinito far coordinato con il congiuntivo imperfetto fos. Per quanto riguarda l'ipometria bisillabica, Pfaff, in nota, suggerisce: «mais que farai sa guia / Del tot, e que fos per lieys aziratz?».
 
54. adziratz: per il digramma -dz- per la resa di -d- intervocalica dopo prefisso verbale, cfr. ZUFFEREY, Recherches, pp. 118-119; cfr. anche tenzone nº 4, nota al v. 28.
 
59. Dechairer, forma palatalizzata di decazer.
 
61-62. Marques riprende l'espressione on renha pretz già utilizzata subito prima da Guiraut al v. 58.
 
62. tot l’an: cfr. il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen (nº 1 dell'ed. GUIDA), v. 63: «e Guirautz sel c'als sieus fa be tot l'an».
 
64. chantes: è usuale incontrare un congiuntivo imperfetto dipendente da un tempo presente. Cfr., in proposito, JENSEN, The Syntax, p. 301.
 
68. Per il dittongamento di crey, cfr. PFISTER, Sprachliches, p. 108.

 

 

 

 

 

 

 

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