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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

236,012=437,038- Guilhem de la Tor

2. uns: nel senso di «uno stesso», «medesimo», «unico», per cui cfr. F. DIEZ, Gramm. der romanischen Sprachen, Bonn, 1882, p. 823; S. W., VIII, p. 539, 4.
 
4. autre: ci aspetteremmo autra, ma tutti i mss. hanno concordemente autre. Dato l’assoluto consenso dei codici, ho mantenuto, dopo molte esitazioni, autre, che forse potrebbe spiegarsi (propongo tale interpretazione con molte riserve, e a titolo di pura ipotesi) pensando che l’uns ses l’autre sia usato qui come un’espressione, per così dire, rigida e immutabile, valida tanto in riferimento a un nome maschile quanto in riferimento a un nome femminile, avente quasi un valore avverbiale. Occorre avvertire però che non ho trovato alcun altro esempio di tale espressione né di espressioni simili, in cui autre sia usato in riferimento al femminile. Oppure si deve risolutamente correggere autre in autra, con il DE BARTHOLOMAEIS e l’UGOLINI (i quali, data l’indole delle loro edizioni, non danno alcuna avvertenza dell’emendamento)? In questo caso occorrerebbe ammettere la probabilità di un errore dell’archetipo trasmessosi meccanicamente a tutta la tradizione.
 
8. que·ill ... mielz a far: letteralm. «che cosa sarebbe per lui meglio da fare»: il consueto costrutto formato da esser unito a un aggettivo e seguito da a: cfr. S. W., III, p. 212, 10 e cfr. IV, v. 1.
 
15. per que: qui vale «onde», «per cui»: cfr. L. R., IV, p. 512.
 
16-18. qe ... qe: anche in provenzale è frequente, come nell’antico francese e nell’antico italiano, la ripetizione del que, quando dopo il que si inserisca una proposizione incidentale: cfr. E. LEVY, Der Troub. Bert. Zorzi, Halle, 1883, p. 89, n. ai v. 35-36 del n. 13, e Poésies religieuses, Paris, 1897, p. 131, n. ai v. 1266-68; G. BERTONI, I trov. d’It., Modena, 1915, p. 550, n. al v. 10 del n. XXXVI e p. 552, n. al v. 13 del n. XXXVII; O. SCHULTZ-GORA, Altprov. Elementarbuch, Heidelberg, 1936, § 191. La stessa ripetizione si ha, poco più oltre, ai v. 52-54; cfr. anche XLIII, v. 749-51.
 
21. ja ... no: ja rafforza la negazione: cfr. S. W., IV, p. 243, 6 (ove ja non è tradotto «wahrlich nicht, gewiss nicht, keineswegs»).
 
24. fol tener: per tener fol con doppio obliquo cfr. S. W., p. 148, 12 (si ha anche la costruz. cona o per).
 
26. n’Andreus: si tratta di Andrea di Francia, che, secondo la tradizione, morì consunto dall’amore per la regina di Francia (cfr. G. PARIS, André de France, in Romania, I, 1872, p. 105 e segg., che da un passo dello Chastoiement d’un père à son fils desume che Andrea morì a Parigi, e senza aver osato rivelare la sua passione alla donna amata). Questo personaggio è spesso ricordato dai trovatori e secondo il Nostredame fu cantato anche in un poema: cfr. F. J. M. RAYNOUARD, Choix des poésies originales, Paris, 1816-21, II, p. 299 e segg.; P. MEYER, Les derniers troubadours de la Provence, in Bibl. de l’École des chartes, XXX, 1869, p. 475; BIRCH-HIRSCHFELD, Ueber die den provenzalischen Troubadours des XII u. XIII Jahrunderts bekannten epischen Stoffe, Halle, 1878, p. 82 e segg.; C. DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., Halle, 1896, p. 274 e seg., 290.
 
37. Il DE LOLLIS nella sua ed. afferma che le parole temps languis sono illeggibili in Q; il BERTONI, nell’ed. diplom. di Q registra temps e tralascia languis, e il BLASI (Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève-Firenze, 1934) afferma che tale parola manca nel codice: ma io riesco a leggerla abbastanza chiaramente nella fotografia inviatami dall’«Institut de recherche et d’histoire des textes» di Parigi.
 
39. enanz: nel senso di «piuttosto», per cui cfr. S. W., II, p. 413, 2.
 
40. fenir: nel senso di «morire»: cfr. S. W., III, p. 446, 8, ove è citato anche questo passo di Sordello.
 
44. so: mantengo la lezione di A D, con tutti i precedenti editori; ma mi domando se non si debba accogliere invece la lezione q’aiso data dagli altri mss., omettendo il vos (presente solo in A D G, nonché, pare, in N, ridotto a us), che potrebbe anche essere stato aggiunto per influenza del vos del verso precedente.
 
46. atrai: forse si potrebbe tradurre anche «arreca». Il L. R., V, p. 401 cita solo i significati di «attirer, entraîner, avancer, approcher», e il S. W. manca della voce; ma il verbo è usato in un senso assai vicino a quello in cui lo usa Sordello in Guiraut de Borneill, canz. Mas, com m’ave, v. 38 aicel que l’ira m’atrais (ed. A. KOLSEN, Berlin, 1894, p. 108; nel gloss. il verbo è tradotto, per questo passo, con «herbeiführen, verursachen»); e nel senso di «herbeiführen» e pure usato in Raimbaut de Vaqueiras, nell’«estampida» Kalenda maya, v. 8 plazer novelh qu’amors m’atraya (ed. C. APPEL, Prov. Chrest., Leipzig, 1930, p. 89 e cfr. gloss.). - aisis: il L. R.,  II, p. 42 dà per aizir solo i significati di «accueillir, accommoder», e la voce manca nel S. W. Il significato di «procurer» è dato dal Petit dictionnaire del LEVY.
 
47. qi·ls...: il qui ha il solito senso di si quis: cfr. IV, v. 8.
 
51. ja ... no: cfr. v. 21. — s’esbaudiria: accolgo nel testo — seguendo il LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 255 e lo JEANROY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Revue critique d’hist. et de littérat., XLII, 1896, p. 286, la lez. di A N, che si intravvede anche nella lez. di E, e che è certo preferibile. Essa è stata accolta anche dall’UGOLINI e dal BLASI. Il DE LOLLIS e il DE BARTHOLOMAEIS hanno invece esbauderia.
 
53. sol: si ha qui il consueto uso del presente del verbo soler con valore di passato, di cui si potrebbero citare moltissimi esempi: cfr. A. STIMMING, Bertran de Born, Halle, 1879, gloss.; E. LEVY, Guilhem Figueira, Berlin, 1880, p. 89 e rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 254; DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., p. 263; A. JEANROY – J. J. SALVERDA DE GRAVE, Poésies de Uc de Saint Circ, Toulouse, 1913, p. 184, n. al v. 40 del n. VIII; BERTONI,  I trov. d’It., p. 531, n. al v. 34 del n. XXVI; APPEL, Prov. Chrest., gloss.; V. CRESCINI, Manuale per l’avviamento, Milano, 1926, gloss. In Sordello ricorre anche al v. 34 del n. XXVI e al v. 134 del n. XLIII.
 
54. se ... tener: tener ha qui il senso di «trattenersi»: cfr. L. R., V, p. 332 e soprattutto S. W., VIII, p. 157, 33; cfr. anche S. STROŃSKI, Le troubadour Folquet de Marseille, Cracovie, 1910, p. 226; A. KOLSEN, Sämtl. Lieder des Trob. Giraut de Bornelh, gloss.
 
56. s’il: lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil, XXI, 1897, p. 252 e il LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 255, preferirebbero scrivere si·l; ma, poiché non mancano esempi di il come pronome masch. sing. di terza pers. (caso retto) (cfr. CRESCINI, Manuale, p. 78; APPEL, Prov. Chrest., p. XIII), credo opportuno mantenere s’il, che del resto è la forma adottata anche dall’UGOLINI e dal BLASI, oltre che dal DE BARTHOLOMAEIS.
 
57. Seguo la proposta del LEVY, ibid., accolta anche dall’UGOLINI e dal BLASI, e scrivo l’a dreit. Il DE LOLLIS e il DE BARTHOLOMAEIS hanno l’adreit.
 
61. car: car indica qui un motivo, e, come accade di solito in tal caso, la proposizione secondaria introdotta da car precede la principale: cfr. F. DIEZ, Gramm. der romanischen Sprachen, Bonn, 1882, p. 1020; J. COULET, Le troub. Guilhem Montanhagol, Toulouse, 1898, p. 85, n. al v. 38 del n. III. Altri esempi in Sordello al n. XX, v. 40 e al n. XXIV, v. 25.
 
62-63. es ... aclis: ho tradotto un po’ liberamente «è raccolto» [più liberamente ancora si potrebbe tradurre «si trova»] per rendere più chiaro il senso della frase, che è indubbio (il poeta vuol esaltare infatti Adelaide come una donna di vera e nobile virtù). È difficile però stabilire se letteralmente aclis vada inteso nel suo senso primitivo di «inclinato», «rivolto a...» (per cui es aclis equivarrebbe a «è inclinato a d. A.», «piega verso d. A.»), oppure nel senso di «obbediente», «devoto», «sottomesso» (in quest’ultimo caso si potrebbe anche supporre es aclis come equivalente a «rende omaggio», nel senso di «è posto ai suoi servigi», «è cosa sua», con un’immagine tolta dalla sfera del vassallaggio). Il DE BARTHOLOMAEIS traduce «è in servigio di donna A.»; e il BLASI «è riconosciuto a donna A.», - n’Azalais ... de Vizalaina. Vizalaina è la forma provenzale di Vidaliana, che è il nome antico (cfr. AFFÒ, Storia della citta di Parma, Parma, 1792, I, p. 348; la variante Vitaliana compare negli Annales Parmenses Maiores, Mon. Germ. Hist. Script., XVIII, p. 694, 1. 43) dell’odierna Viadana, presso Guastalla. La dama è perciò Adelaide, figlia del conte Alberto di Mangona e moglie di Cavalcabò, signore di Viadana, la quale si separò dal marito, per timore di essere da lui avvelenata, nel 1234. È ricordata anche nella nota tenzone scambiata tra Uc de Saint Circ e Nicoletto di Torino (P. C., 310, 3 - 457, 36; ai cui riferimenti si aggiungano V. DE BARTHOLOMAEIS, Poesie prov. stor., Roma, 1931, II, p. 37 e seg., e F. A. UGOLINI, La poesia prov. e l’Italia, Modena, 1949, p. XXVI e seg. e 64 e segg.) e nella Treva di Guilhem de la Tor (P. C., 236, 5a; cfr. ora le ed. del DE BARTHOLOMAEIS, ibid., II, p. 213 e segg., del BLASI, Le poesie di Guilhem de la Tor, p. 56 e segg. e dell’UGOLINI, ibid., p. XXIV e 51 e segg.). Su di lei cfr. F. TORRACA, Le donne italiane nella poesia provenzale, Firenze, 1901, p. 18 e 43; DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., p. 24 e seg.; F. BERGERT, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle a. S., 1913, p. 80; JEANROY-SALVERDA DE GRAVE, Poésies de Uc de Saint Circ, p. 164; BERTONI, I trov. d’It., p. 62 e 512; DE BARTHOLOMAEIS, ibid., I, p. 215 e seg., II, p. 65; BLASI, ibid., p. 76; UGOLINI, ibid., p. XXVI. - Per la separazione dell’espressione de Vizalaina dal nome a cui si riferisce — fenomeno assai frequente anche con gli aggettivi indicanti feudo o luogo d’origine — cfr. DIEZ, Gramm., 1092 n. e 1098 e seg.; O. KLEIN, Der Troub. Blacassetz, Wiesbaden, 1887, p. 15; C. APPEL, Prov. Inedita, Leipzig, 1892, p. XXVII. Altri es. in Sordello: XVI, v. 73-75; XXIX, v. 18-19; e inoltre, con l’espressione indicante il luogo preceduta da cil, III, v. 43-44; XVII, v. 49-50; XXII, v. 39-40.
 
68. Come risulta dall’apparato, i mss. A e D ricordano qui, in luogo di Cunizza, un’Agneseta o Aineseta. Il DE LOLLIS preferiva appunto questa lezione, osservando (ibid., p. 275): «quando in un dato passo i mss. più antichi danno il nome di una persona i cui rapporti col poeta non offrono nulla di speciale, e i posteriori danno invece il nome di altra che fu notoriamente in relazione col poeta stesso, è lecito concludere che il nome della seconda fu sostituito a quello della prima». E il ragionamento in sé appare tutt’altro che infondato. Occorre osservare però che l’Agneseta di A D non appare identificabile (la proposta del DE LOLLIS, ibid., p. 23, di identificarla con un’Agnesina di Saluzzo è inaccettabile, poiché — come ha mostrato il DE BARTHOLOMAEIS, Il sirventese di Aimeric de Peguilhan «Li fol eli put eil filol», in Studi romanzi, VII, 1911, p. 307 e segg., e Poesie prov. stor., II, p. 66 — non è possibile ravvisare in lei nessuna delle due dame che alla corte di Saluzzo portarono in quel torno di tempo questo nome), e che d’altra parte suscita alquanti dubbi, come si è visto, la dipendenza, ammessa dal De Lollis, dei mss. E e N da un codice affine a I K. Sicché mi sembra preferibile ritenere originaria la lezione na Cuniza; tesi che del resto è stata accolta si può dire da tutti gli studiosi, tranne che dal De Lollis: cfr. oltre al vecchio lavoro del CAVEDONI, Delle accoglienze e degli onori ch’ebbero i trovatori italiani alla corte dei Marchesi d’Este nel sec. XIII, in Memorie d. R. Accad. di Sc. Lett. ed Arti di Modena, II, 1858, p. 298; U. A. CANELLO, Fiorita di liriche prov., Bologna, 1881, p. 175; O. SCHULTZ-GORA, Die provenzalischen Dichterinnen, Leipzig, 1888, p. 15, n. e rec. al vol. del DE LOLLIS, p 239; A. RESTORI, Per un sirventese di Guilhem de la Tor, in Rendiconti del R. Istit. Lombardo di Sc. e Lettere, s. II, vol. XXV, 1892, p. 315, n. 1; DE BARTHOLOMAEIS, Il sirventese di Aimeric de Peguilhan, e Poesie prov. stor., II, p. 66, e Primordi della lirica d’arte in It., Torino, 1943, p. 181 e 183; BERTONI, I trov. d’It., p. 76; BLASI, Le poesie di Guilhem de la Tor, p. 74; UGOLINI, La poesia prov. e l’Italia, p. XXXV e 70. - grazis: per il significato che ha qui grazir cfr. il S. W., IV, p. 180, che elenca il nostro passo tra quelli che documentano il primo significato assegnato al verbo («freundlich aufnehmen, geme sehen, Gefalle finden an, e Sache gutheissen»).

 

 

 

 

 

 

 

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