Rubr. è questo l'unico caso in cui C ed R non concordano nella definizione di genere. Il componimento, però, è inserito nella numerazione progressiva della serie dei vers, così da non lasciar dubbi sulla correttezza dell'attribuzione di C.
1. ss. L'esordio di questo vers, sia per costruzione che per identità dei valori citati e compianti, è vicinissimo a quello del vers VIII.
Per caritat e merce, cfr. THIOLIER-MÉJEAN, pp. 68-70 e 96-97; per enjans e per gli affini barat e galiar, ibidem, pp. 127-133.
17-18. Cfr. XXI, 25-27 « quar savis es clamatz / qui sap aver culhir / ab que dreg no y albir ». A quest'ultimo membro corrisponde in particolare il v. 20 « ab qualque cors » < cursus (RAYN. II, 489; PD, 98; BARTSCH-KOSCHWITZ, p. 503) ' procedura ', quindi ' con qualsiasi mezzo ', anche illecito.
24. mons - necessaria mi è parsa la correzione dei mss. per ripristinare la forma sigmatica del nominativo (cfr. caso analogo al vers XX, 17) in considerazione del fatto che la declinazione, specie in C, è rispettata in percentuale altissima e che solo nel caso di questo sostantivo si riscontrano tredici casi di nom. sigmatico, contro due privi di - s segnacaso.
28. aver - il senso concreto di tale infinito viene fatto reagire non solo dalla compresenza del sost. rictatz (v. 34) ma anche dal confronto con XVIII, 14 « e per aver avera·ls messongiers » dove, in un contesto terminologico piuttosto tecnico, si allude a false testimonianze per corruzione.
33. Per homs R, cfr. II, 47, nota.
35. brius - cfr. MÖLK, Index, p. 134 « Kraft, Macht » a cui si associa anche l'idea del tempo, cfr. PD, 54 « durée ».
Il pendant ideale di tal concetto è nella canso IX, 3 « Quar pretz verays per mort no pert son briu ».
36. Cfr. canso IX, 28 (p. 53) « Pus pretz es frugz e flors e semensa ». MÖLK, notando che semensa è sinonimo di razitz, cita un esempio di Lanfranc Cigala che compendia quello e questo passo « de totz faitz benestan Cim' e raditz, flors e frutz e semensa ». Il pattern sta a simbolo di perfezione come in Arnaut de Maroill (CRESCINI, p. 203 « cims e razitz d'ensenhamen » (cfr. anche APPEL, p. 124; l'idea della assolutezza si traduce, nella dimensione-tempo, in quella dell'eternità.
39. lunaes C - « Pour marquer l'élision, le copiste de C a eu recours à une solution originale dont nous ne connaissons pas d'autre exemple: il soude les deux mots en notant le a et le e par le seul signe de ae liés » (MONFRIN, p. 297).
42-44. Cfr. II, 44, nota.
48. Preferibile alla idea della totalità della distruzione espressa da R totz delitz è l'idea dell'imminenza che è in tost di C, avvalorata anche dall'aggettivo aizitz (PD, 13 « proche, préparé »).
delitz- part pass. di delir < delere, cfr. II, 55, nota.
49. ben apres - l'aggettivo è uno di quei participi passati passivi con valore attivo, per cui si veda MEYER-LÜBKE, III, 16-18 (« rum. inteles; it. inteso, saputo; prov. issernit, saput »): per l'italiano in particolare, cfr. AGENO, p. 289 ss. « appreso, avvertito, considerato, conosciuto, inteso, saputo » (enucleando quelli semanticamente vicini ad apres). Si ricordi che l'epiteto classico di Alfonso X era appunto sabio.
51. fos/fotz - Per questa alternanza, piuttosto comune in Riquier ( III, 67; IV, 38 gardas R; V, 36; VII, 2, 37, 40, 44; XIII, 34 nos < nocet; XIV, 6 fes < fecit; di cui, quest'ultimo e quelli del vers VII in rima con bes, es, come bras del XIV in rima con pas e bas) cfr. CRESCINI, p. 55; RONJAT, II, 89-91; C. APPEL, Provenzalische Lautlehre, Leipzig, 1918, pp. 74-5, compendiati in PERUGI, II, 734 ss.
58. PFAFF pone virgola dopo que dic non rilevando il tono interrogativo dell'espressione. Que dic? è una domanda rivolta a se stesso per il timore di essere stato troppo ardito nell'esplicitare i clamors su Alfonso.
PFAFF « e suarratz » non mi pare dar senso; ANGLADE per primo suggerisce la soluzione adducendo un confronto calzante (p. 72, nota): si tratta di un passo di Sordello (BONI, p. 9, 20-21) in cui il termine compare in una metafora marinaresca « Qu'en la mar suy per lieys profondamens / tant esvaratz, destreitz et esbaitz ». L'aggettivo (cfr. PD, 180 « égaré »; MISTRAL, p. 1080 « esvaria = désorienté ») si riconnette alla radice VARIUS, VARIARE (REW, 9157; FEW XIV, 176 ss. e 182 ss.) e, incentrandosi su un'idea fondamentale di ' instabilità ', si realizza in effetti fisici (' sdrucciolare, barcollare ') e psicologici (' stordire, disorientare '). Un contesto simile di timore e di prudenza nel parlare ad un potente (ancora Alfonso X) è al vers X, 39 « Qu'ieu parli totz esferzitz ».
La lezione di R esv(er)tatz, anche se non irriducibile alle varianti grafiche dell'aggettivo, è più probabilmente risultato di una diversa suggestione: ' ciò che dico è verità ', spiegandosi così l'inserimento della t dopo l'abbreviazione.
Le allusioni ai fatti storici sono questa volta trasparenti: i clamors riguardano Alfonso X che, eletto imperatore dalla maggioranza dell'elettorato nel 1257, ma non ricevendo la conferma papale, non si era ancora deciso, dopo tredici anni, a reclamarla al papa. ANGLADE, p. 71, fa una panoramica di trovatori presso i quali risuonano gli stessi accenti di reclamo e di sprone.
60. arditz - sost. (RAYN. II, 115; SW I, 80) « Hardiesse, courage ».
67. Per aizitz, cfr. CROPP, p. 376, nota 67 « L'apr. aizir est issu du substantif aise qui dérive du participe présent latin adiacens (adiacere) », PD, 13 « être aizitz, avoir l'occasion ». |