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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,012- Folquet de Marselha

 

Ja non volgra q’hom auzis
 
Scheda metrica
 
[541:2]    a7 b7 b7 a7 c7’ a7 b7 c7’    a: is, b: os, c: aigna
 
4 coblas unissonans di 8 versi ciascuna e una tornada di 4 versi. Lo schema è ripreso, con le stesse rime, nella tenzone fittizia del MoMont 305,12 (XIII) e nei sirventesi di BtBorn 80,8 (XXXV) e Palais 315,2 (II), quest’ultimo limitatamente alle coblas I-II (il testo è in coblas doblas: sulla struttura Beltrami 1989, pp. 21-22 e Billy 1989, p. 30): cfr. Beltrami-Vatteroni 1988-94, I, p. 254 (n° 117).
 
Nota al testo
 
Unicum di L, la canzone è vergata in coda alla piccola sezione (7 testi alle cc. 23v-27v) dedicata a Folchetto nel ms. (1) seguita solo da un componimento apocrifo Pos fin’amors mi torn’ en alegrier (GsrSt-Did 168,1; Sakari 1963, p. 313), attribuito al marsigliese in una rubrica a cui il correttore ha affiancato la postilla v(e)l ioseram de sain desider (2). Il testo è messo in relazione da Asperti 1994 con la tradizione provenzale (in senso proprio) isolata nel ms. T (3), alla quale risale un altro testo folchettiano a ms. unico, 155,4 (XXII): se ne veda la Nota al testo. Lo studioso sottolinea in particolare la presenza nel canzoniere vaticano di «traditions anciennes et non pas seulement italiennes» (p. 59) di cui ci restano solo scampoli a fronte della relativa abbondanza riscontrata in T; e, viceversa, di «liens, qui sont plus ponctuels et donc plus significatifs que ceux qu’on a rencontrés dans T, avec les cours apennines des Del Carretto e des Malaspina» (p. 62); osservazioni interessanti e da verificare attraverso un’analisi puntuale del ms., cui si possono aggiungere le indicazioni abbastanza generiche reperibili negli studi (4).

Il testo della poesia non appare corrotto e necessita di pochi e facili interventi (cfr. la n. 2 del Commento; segnalo inoltre due probabili interventi del correttore del codice ai vv. 12 e 34). Il testo è perfettamente leggibile; priva di mende la trascrizione diplomatica di Pelaez 1921, pp. 52-53, mentre registro nell’ed. Stroński, oltre a qualche ‘normalizzazione’ grafica (19 quan, 23 uezer, 26 ginhos) lo scioglimento conpaignos da 9paigos e conpaigna da 9paigna; per dels < ðs si veda il commento al v. 2.

 

Note

(1) Com’è normale nei ‘Zusammengesetztze Handschriften’, un testo (FqMars 155,16 [VIII]) è anteposto alla sezione pur rimanendo all’interno di L², mentre altri due (155,6 [XVII] e 155,22 [II]) sono vergati in L³: per le partizioni interne rimando a Gröber 1877, pp. 433-42. ()

(2) Sulla posizione marginale e l’attribuzione del testo cfr. parte I, § 1.2.2. ()

(3) I due codici sono i soli ad attestare FqRom 155,3 (IV): in L il testo era vergato nella prima delle cc. cadute fra le attuali 32v e 33r e se ne legge solo l’incipit: cfr. Pelaez 1921, p. 10 e inoltre Asperti 1994, p. 75, n. 32 per ulteriori elementi di legame fra i mss. ()

(4) Ms. trecentesco genericamente settentrionale (probabilmente lombardo per Pelaez 1921, pp. 9-10, ma Folena 1990, pp. 14 non esclude, come ritiene di fare il primo, l’origine veneta), pur collegandosi a e tramite una fonte l comune a N (cfr. le coincidenze nell’ordine dei componimenti nella parte I, § 1.1), esorbita probabilmente dall’editio variorum individuata da Avalle (Avalle-Leonardi 1993, p. 76 e 86; per il rapporto con N cfr. Zufferey 1987, p. 104, che ivi collega i due mss. alla «tradition linguadocienne orientale», ossia a EJ, al canzoniere di Miquel de la Tor e al framm. p). Per le fonti utilizzate dal correttore del ms. si veda la Nota al testo di FqMars 155,1 (V). ()

 

 

 

 

 

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