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Longobardi, Monica. I vers del trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgari", 29 (1982-1983), pp. 17-163.

248,048- Guiraut Riquier

5.  ab pauc - cfr. X, 9.
 
7. a saubut - loc. avv. ' pubblicamente ' (PD, 336; SW VII, 405).
a saubutz R: come qui, anche ai vv. 15, 29, 57 (?), il ms. offre la finale affricata -tz dove C mostra la dentale pura -t (ma al v. 63 è il caso contrario). Il particolare rilievo di questa alternanza in rima -tz/t, anche se dovuta ad un ms. quale R, in cui ragioni di improprietà nell'uso dei casi possono essere alla base del fenomeno, merita di esser posto in relazione con le osservazioni sulla ' rima limosina ', offerte in PERUGI, II, p. 737 ss.
 
8. L'espressione è riproposta altrove in Riquier, nel suo valore generico, cfr. PFAFF, p. 112, 298-9 « Car homes paucx e grans Vezem trop... ».
 
9-10. Cfr. III, 1 ss., nota. Approfondendo da THIOLIER-MÉJEAN i valori qui citati, si osserverà che per barat « L'idée de départ est celle de fraude en affaires » (p. 131) e che per galiar, non è estraneo a questo contesto il senso originario di « séduire en trompant » (p. 130): servono a rilevarlo i due aggettivi del verso successivo, plazens e privatz, indicando il primo la forza seduttrice e l'altro l'intimità peccaminosa col male (altrove il mal è definito saboros ' gustoso ', cfr. XI, 20 e XXIII, 50).
 
11. cfr. GUIDA, p. 148 « A congiungere due frasi risulta per contro spesso chiamata la particella que, la quale viene a perdere il valore semantico di cui è solitamente portatrice e non ha altro compito che quello di raccordo ».
 
13. La conoscenza sia del male che del bene è un'aggravante per la colpa, cfr. XV, 1-5 « Qui·s tolgues / e·s tengues / dels mals en que cossen, / e fezes / totz los bes / que conoys ez enten ».
 
14. Il motivo della resa dei conti è molto frequente, cfr. XXI, 37-41 « De doloiros pezars, / de gaugz dous e plazens / sera de·ls falhimens / vils e de·ls bos afars / rendutz meritz » e XXII, 36-7 « quar de mal se deu pena seguir / e de ben far meritz ».
merir - « récompenser » (RAYN. IV, 212).
 
16.  Per qui = cui, cfr. I, 24, nota.
 
20. PFAFF « E per dol » non mi sembra dar senso alla frase. La lettura perdo·l, oltre a dar senso (lo perdono sc. il mondo), considerando che i beni mondani sono effimeri, si allinea con le seguenti costruzioni, con il pronome riferito sempre allo stesso sostantivo (il mondo): v. 21 « qui l'a privat avut », v. 23 « ez a elh perdut », v. 24 « qui mais lo blan ».
conques - è part. pass. sostantivato.
 
28. Per sol (que) + congiuntivo con valore concessivo, cfr. PD, 349; SW VII, 765; per altri esempi di omissione del que, cfr. CRESCINI, p. 178 « sol midons vengues a plazer (la Comtessa de Dia) » e ancora p. 257 e 261 (Gloss. p. 451). Lo stesso uso della cong. concessiva con que omesso, al v. 36.
Interpreto entrambi i relativi come retti, benché sotto grafie diverse (qui... cuy C), normalizzando la grafia del secondo.
C'è in questa espressione un monito velato a non peccare di superbia.
 
31. ab que + congiuntivo « pourvu que » (PD, 1); estamens PD, 175 « condition, conduite? ».
 
36. com que (PD, 84 « combien que »; CRESCINI, p. 369) cfr. v. 58.
 
37. combatut - continua la costruzione passiva di er guerreiatz; questi, ed altri elementi nella strofa (v. 33 « Dieus vol patz » e v. 39 « de bona fe fan escut ») fanno riferimento ad un tipo di guerra difensiva da parte dei buoni cristiani.
 
48. petit - avverbio, cfr. PFAFF, p. 119, 67 « Sos parlars val petit » e P. BEC, Manuel pratique de philologie romane, Paris, 1970-71, I, 422 « Ce glissement de l'adj. vers l'adv. est également attesté en a. fr., depuis les premiers textes ».
 
49. Si prelatz... - è questo l'unico caso in cui Riquier associa nella condanna comune alle altre autorità (cfr. i toni più accesi del contemporaneo Folquet de Lunel, EICHELKRAUT, p. 27, 50 ss.) salvo poi esentarli appena può, e cioè nel vers immediatamente seguente: « En aisso truep voluntos / lo pus de las poestatz, / ja non dirai dels prelatz » (vv. 8-10).
 
53. tot ha valore avverbiale.
 
54. passar - è usato in assoluto per ' passare il mare ', indicando il viaggio in terra santa, cfr. RAYN. IV, 442 e EICHELKRAUT, p. 28, 56-7 « qu'en la terra de Suria / no s'en passesson li pluzor »; in un componimento di Raimond Gaucelm de Béziers (AZAÏS, p. 30), passar con questo valore specifico, ritorna ad ogni strofa « Mas trop d'omes fan semblansa / que passaron e ges non an dezire / don se sabran del passar escondire » (vv. 17-19); in un componimento di Fraire Ramon de Cornet (NOULET-CHABANEAU, p. 82) passatge è mot-refrain. Passo molto simile a questo di Riquier è in Joan Esteve de Béziers (AZAÏS, p. 36) « Si per lo mon fos bos acordamens / que cristias se denhesson amar / e·s volguesson contra·ls Turcx acordar... ».
 
60. Sant Johan è uno dei santi più invocati, cfr. THIOLIER-MÉJEAN p. 186.

 

 

 

 

 

 

 

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